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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Guillermo in Il rifugio atomico è una confessione intensa che unisce la freddezza dei numeri alla vulnerabilità di un uomo distrutto dalla perdita e legato da un debito morale all’amico Rafa. In questa scena ambientata nel bunker, Guillermo parla di ricchezza, ansia, amicizia e giustizia, trasformando un discorso privato in un atto di verità.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Emozioni chiave: gratitudine (verso Rafa per il gesto che gli salvò la figlia); colpa/contrizione (per la perdita della figlia e la pressione morale che ha messo sugli altri); orgoglio e vulnerabilità (il milionario che ammette le proprie fragilità); affetto protettivo (promessa di lealtà a Rafa); ambivalenza morale (ammirazione per una scelta dolorosa che tuttavia è stata esigente).
Contesto ideale: incontro di supporto o psicoterapia di gruppo dentro il bunker; confessione privata davanti a un vecchio amico; scena in cui un uomo di potere deve mostrare umanità senza perdere autorità. Ottimo per provini che richiedono un ruolo maschile maturo (45–65 anni) con sfumature complesse.
Episodio 1 – Ritorno all’inferno
La serie si apre con Max, giovane segnato dalla morte della fidanzata Ana in un incidente d’auto e da tre anni di carcere. Una volta scagionato, viene portato dal padre nel bunker Kimera, rifugio di lusso per super-ricchi in vista di una presunta guerra atomica. Dentro ritrova la sua famiglia e quella di Ana, con cui i rancori sono ancora vivi. Durante un pranzo teso, arriva la notizia che il mondo sta subendo un attacco nucleare globale. Ma il colpo di scena finale rivela la verità: fuori non è successo nulla, tutto è una truffa orchestrata da Minerva e il suo gruppo.
Episodio 2 – La più grande truffa dell’umanità
Un flashback svela i retroscena: il bunker è un inganno pianificato nei minimi dettagli, con filmati falsi e attori che simulano gli effetti delle radiazioni. Nel presente, gli ospiti iniziano a vivere momenti di crisi: tentativi di suicidio, conflitti familiari, tradimenti. Rafa viene aggredito, ma Max interviene e dimostra forza. Asia scopre i ricordi di Ana nel telefono e inizia a guardare Max con occhi diversi. La truffa diventa sempre più brutale quando gli ospiti vengono usati per “donare sangue” a un finto malato radioattivo. Il finale è shock: Julia, la dottoressa del gruppo e amante di Minerva, viene spinta nel vuoto e muore.
Minerva mostra il vero motore ideologico della truffa: la volontà di punire i ricchi e ribaltare l’ordine sociale. Julia viene ufficialmente dichiarata suicida, mentre nel bunker gli attriti continuano. Entra in scena Roxan, un’intelligenza artificiale capace di imitare voce e scrittura degli ospiti, permettendo ai truffatori di rispondere ai messaggi esterni senza destare sospetti. Asia recupera di nascosto il telefono di Ana, rischiando grosso con Tirso. Nel finale, Max affronta Yako in uno scontro fisico e lo mette al tappeto, segnando la sua prima vera ribellione. Lo sguardo tra Max e Asia chiude l’episodio, lasciando presagire un legame in crescita.
Sapete cos’è questa? E’ una lista degli amici a cui tengo davvero, che ho lasciato fuori. Sono sette. I miei amici. La mia fortuna ammonta a cinquanta miliardi. Alcuni anni i profitti erano scesi del 28 percento, per la pandemia. La gente era nervosa, c’erano dipendenti da licenziare, dovevo prendere farmaci perché avevo molta ansia. Era una vita che cercavo di moltiplicare la mia fortuna, come un criceto nella ruota. E’ il paradosso assurdo del miliardario: soffrire per una cifra che nella vita non ti cambierebbe un cazzo. E con una irrisoria parte della mia fortuna avrei potuto pagare ai miei amici la permanenza qui nel bunker. Avrei potuto salvarli. E quindi, Rafa, non dire che sei solo. Sei l’unico amico che mi resta al mondo. Non ti lascerò cadere. L’uomo che vedete qui ha fatto qualcosa per me che io non avrei mai fatto. E da allora lo ammiro. Sapete per chi si prova ammirazione? Per le persone che sono migliori di noi. Mia figlia maggiore morì in un incidente d’auto. Guidava suo figlio. Avevano 19 anni. Rafa… fu l’unico testimone. Aveva visto il figlio totalmente ubriaco, prima di uscire in macchina. E io non desideravo altro che vedere quel ragazzo marcire in galera. Gli domandai di deporre contro suo figlio. Doveva scegliere: tra la giustizia, e il sangue. Scelse la giustizia. E lo fece per me. Indipendentemente da quello che è successo, da quello che potrebbe dire la gente, vada come vada, io ci sarò sempre, per te. E sempre, tu potrai contare su di me.
“Sapete cos’è questa? E’ una lista degli amici a cui tengo davvero, che ho lasciato fuori. Sono sette. I miei amici.” → tono colloquiale, quasi ironico; pausa su “sette”; sguardo diretto al gruppo, come per misurare l’effetto.
“La mia fortuna ammonta a cinquanta miliardi. Alcuni anni i profitti erano scesi del 28 percento, per la pandemia.” → voce piatta, da uomo d’affari che cita cifre; piccola pausa dopo “cinquanta miliardi”; tono più cupo su “pandemia”.
“La gente era nervosa, c’erano dipendenti da licenziare, dovevo prendere farmaci perché avevo molta ansia.” → tono sincero, quasi confidenziale; micro-pausa su “farmaci”; abbassare lo sguardo su “ansia”.
“Era una vita che cercavo di moltiplicare la mia fortuna, come un criceto nella ruota.” → ritmo più veloce, gesto circolare della mano.
“E’ il paradosso assurdo del miliardario: soffrire per una cifra che nella vita non ti cambierebbe un cazzo.” → abbassare il tono su “paradosso assurdo”; colpo secco sulla parolaccia.
“E con una irrisoria parte della mia fortuna avrei potuto pagare ai miei amici la permanenza qui nel bunker. Avrei potuto salvarli.” → voce incrinata di rimorso; pausa lunga dopo “salvarli”; occhi bassi.
“E quindi, Rafa, non dire che sei solo. Sei l’unico amico che mi resta al mondo. Non ti lascerò cadere.” → tono diretto, più intimo; sguardo fisso a Rafa; pausa netta su “solo” e “non ti lascerò cadere”.
“L’uomo che vedete qui ha fatto qualcosa per me che io non avrei mai fatto. E da allora lo ammiro.” → tono orgoglioso ma ferito; micro-sorriso amaro su “lo ammiro”; voce più bassa.
“Sapete per chi si prova ammirazione? Per le persone che sono migliori di noi.” → ritmo lento; pausa breve su “migliori di noi”; sguardo che gira nel gruppo, non solo su Rafa.
“Mia figlia maggiore morì in un incidente d’auto. Guidava suo figlio. Avevano 19 anni.” → voce spezzata; rallentare, respirare su “19 anni”.
“Rafa… fu l’unico testimone. Aveva visto il figlio totalmente ubriaco, prima di uscire in macchina.” → tono grave; pausa lunga dopo “Rafa”; scandire “totalmente ubriaco” con durezza.
“E io non desideravo altro che vedere quel ragazzo marcire in galera.” → voce aspra, rabbia trattenuta; sguardo duro, pugno serrato o gesto minimo.
“Gli domandai di deporre contro suo figlio. Doveva scegliere: tra la giustizia, e il sangue.” → tono solenne, ritmo lento; enfatizzare “giustizia” e “sangue”; breve pausa tra i due concetti.
“Scelse la giustizia. E lo fece per me.” → pausa lunga dopo “giustizia”; sguardo diretto, quasi incredulo su “per me”.
“Indipendentemente da quello che è successo, da quello che potrebbe dire la gente, vada come vada, io ci sarò sempre, per te.” → tono caldo, avvolgente; voce più bassa, quasi paterna; sguardo solo a Rafa.
“E sempre, tu potrai contare su di me.” → chiusa intima, lenta; sottolineare “sempre”; pausa finale di silenzio, sguardo fermo.
COME RENDERLO AUTENTICO
Intonazione: alternare tono razionale (quando parla di soldi e numeri) a tono emotivo e vulnerabile (quando parla di amici e della figlia).
Pause: fondamentali su “sette”, “ansia”, “salvarli”, “giustizia” e “sempre”. Rendono il monologo respirato, non una tirata unica.
Sottotesto: sotto ogni frase c’è un uomo che chiede perdono a se stesso.
Sguardo: alternare contatto diretto con Rafa a momenti di introspezione (guardare in basso quando emerge la colpa).
Corpo: gesti minimi, mai teatrali: una mano che stringe il foglio della “lista”, un pugno serrato su “marcire in galera”.
Errore da evitare: trasformarlo in arringa o comizio. È un momento di vulnerabilità, non di potere.
Il monologo di Guillermo in Il rifugio atomico episodio bunker è una confessione di colpa e gratitudine rivolta a Rafa, suo amico di lunga data. Guillermo racconta la sua vita da miliardario, il vuoto esistenziale dietro i numeri e il dolore per la morte della figlia. È un discorso intimo che alterna freddezza logica e vulnerabilità personale.
TEMI DEL MONOLOGO
Colpa e rimorso → il dolore per non aver salvato i suoi amici e per la morte della figlia.
Amicizia e lealtà → riconoscenza verso Rafa, l’unico vero amico rimasto.
Ricchezza e vuoto interiore → il paradosso del miliardario che soffre per cifre irrilevanti.
Giustizia contro legami familiari → Rafa scelse la verità contro il proprio figlio, gesto che Guillermo ammira.
Promessa di fedeltà → “io ci sarò sempre per te” chiude il discorso come voto personale.
FUNZIONE NARRATIVA
Il monologo mostra il lato vulnerabile di Guillermo, finora percepito solo come uomo di potere. Definisce il legame profondo con Rafa, motore emotivo della scena. Contrasta il mondo dei miliardi con il dramma personale, dando profondità al personaggio.
Obiettivo del monologo Mostrare la fragilità di un miliardario che ammette i propri errori e rivela un legame di lealtà con l’amico Rafa. L’obiettivo è esprimere colpa, gratitudine e promessa di fedeltà, passando dal tono pubblico al livello più intimo.
Sottotesto Non è un discorso di potere: dietro le cifre e i ricordi c’è un uomo che cerca perdono. Ogni dato economico serve a sottolineare il vuoto interiore, ogni frase su Rafa è una richiesta implicita di non essere abbandonato.
Azione minima Tenere in mano la “lista” di amici, come oggetto concreto. Gesti sobri: pugno che si stringe parlando di rabbia, mano che cade quando parla della figlia. Sguardo alternato: diretto su Rafa nei momenti chiave, basso nei passaggi più dolorosi.
Dinamica vocale
Inizio (lista e cifre): voce calma, quasi impersonale.
Parte centrale (colpa e amici): tono più caldo, intimo.
Momento della figlia e del processo: voce incrinata, ritmo lento.
Finale (promessa a Rafa): tono fermo e affettuoso, intensità controllata.
Chiusa La frase “E sempre, tu potrai contare su di me” deve essere detta con semplicità assoluta. Pausa finale lunga, lasciando che il silenzio faccia da eco.
Errori comuni
Recitarlo come un arringa pubblica: è un monologo intimo, non un comizio.
Eccesso di pathos: serve vulnerabilità contenuta, non melodramma.
Trascurare i contrasti: senza passaggi tra freddezza (numeri) e dolore (figlia) il monologo risulta piatto.
Non dare centralità a Rafa: tutto il testo è rivolto a lui, il pubblico è secondario.
Quanto dura il monologo? Recitato con pause e ritmo realistico, il monologo di Guillermo dura circa 3 minuti. In audizione può essere adattato in 2 minuti, mantenendo i passaggi su ricchezza, colpa e promessa a Rafa.
Che temi tratta? I temi centrali sono colpa e rimorso, amicizia e lealtà, ricchezza e vuoto interiore, giustizia contro legami familiari. È un testo che alterna logica e confessione emotiva.
È adatto a un’audizione? Sì. È ideale per ruoli maturi e complessi, perché permette di mostrare vulnerabilità, senso morale e capacità di passare da tono razionale a intimo.
Che età di casting copre? Funziona per attori 45–65 anni, fascia in cui la figura di un miliardario segnato da perdite personali risulta credibile.
Qual è la difficoltà interpretativa? Media-Alta. Serve equilibrio tra freddezza e dolore: l’attore deve evitare di trasformarlo in un comizio e mantenerlo confessione personale.
Cosa lo rende speciale rispetto ad altri monologhi? Unisce mondo del potere (business, miliardi, pandemia) a un nucleo intimo di amicizia e perdita familiare. Mostra come un uomo apparentemente invincibile possa rivelare fragilità profonde.
Quali errori evitare in audizione? Recitarlo come un discorso pubblico. Eccesso di pathos melodrammatico. Mancanza di centralità su Rafa, che è il vero interlocutore. Correre sui numeri senza dar loro peso (devono sembrare assurdi nella loro freddezza).
Registi: Jesús Colmenar, David Barrocal e Jose Manuel Cravioto
Sceneggiatura: -
Produttori: -
Cast principale: Joaquín Furriel, Natalia Verbeke, Miren Ibarguren, Carlos Santos
Montaggio: -
Colonna sonora / Musica: -
Direttore della Fotografia: -
Dove vederlo: Netflix
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