Monologo - Hannah Waddingham da \"Ted Lasso\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Rebecca Welton è uno dei suoi discorsi più potenti e appassionati, in cui prende una posizione netta contro la commercializzazione del calcio e contro chi vede questo sport solo come un’opportunità di profitto. Rebecca, che all’inizio della serie era una donna cinica e distaccata, ha ormai abbracciato il vero significato del Richmond e del calcio in generale. Questo discorso è una dichiarazione di amore e rispetto per il gioco, ma anche una critica feroce alla mentalità degli uomini d’affari che vogliono sfruttarlo solo per il proprio tornaconto.

Il calcio non è solo uno sport

STAGIONE 3 EPISODIO 10
MINUTAGGIO
: 45:12-48:26

RUOLO: Rebecca
ATTRICE:
Hannah Waddingham
DOVE:
Apple TV


INGLESE


What do you think you're doing? Just stop it! I mean, how much more money do any of you really need? Why would you ever consider taking something away from people that means so much to them? This isn't a game. Football isn't just a game. It's one of those amazing things in life that can make you feel sh¡t one moment... And then, like it's Christmas morning the next. It has the ability to make heroes and villains out of ordinary men. People love this game. My father loved this game. You all used to love this game. I'm sure of it. I knew this little boy. Working-class. From Richmond. And he loved football so much, he used to sneak into the matches because his family just couldn't afford the tickets. And one afternoon, he finally got caught. And the security guard smacked him round the face, knocked him on the ground. But that little boy stood up, smiled, kicked the security guard in the bollocks and ran away. Never to return. Until 25 years later, when he walked in and bought the entire club. And on his first day as owner, he went and found that same security guard and gave him a pay rise without any explanation. Just because we own these teams doesn't mean they belong to us. And I don't want to be part of something that could possibly destroy this beautiful game. Because I would hate for all those little kids and grown-ups out there to ever lose access to that beautiful, passionate part of themselves.



ITALIANO


Cosa credete di fare. Smettetela subito. Insomma, di quanti altri soldi avete bisogno. Come potete anche solo considerare di togliere alle persone qualcosa che ha così tan to valore per loro. Non è soltanto un gioco. Il calcio non è soltanto un gioco. E’ una di quelle cose incredibili della vita che un momento ti possono far sentire di merda; e quello dopo ti sembra la mattina di Natale. Ha la capacità di strasformare le persone comuni in eroi o cattivi. La gente ama questo sport. Mio padre amava questo sport. Anche voi un tempo amate questo sport, ne sono certa. Conoscevo un ragazzino, classe operaia, di Richmond. Amava tanto il calcio che si intrufolava a tutte le partite, anche se la sua famiglia non si poteva permettere di comprargli i biglietti. E un pomeriggio, alla fine l’hanno beccato. E uno della sicurezza l’ha colpito dritto in faccia facendolo cadere a terra. Ma quel ragazzino si è rialzato, ha sorriso, gli ha dato un calcio nelle palle ed è scappato via, per non tornare mai più. Ma poi ha fatto il suo ritorno dopo ben venticinque anni, e l’ha fatto per comprare il club. Al suo primo giorno da nuovo proprietario è andato a cercare quella stessa guardia di sicurezza, per dargli un aumento, senza alcuna spiegazione. Solo perché possediamo queste squadre non significa che ci appartengono, e io non voglio far parte di qualcosa che potrebbero distruggere questo bellissimo spot. Perché odierei che l’idea che tutti quei bambini e gli adulti che hanno questa passione possano perdere il contatto con la parte più bella e appassionata che è dentro di loro.

Ted Lasso

"Ted Lasso" è una serie che, sotto l'apparenza di una commedia sportiva leggera, si rivela una narrazione stratificata e ricca di sfumature emotive. Creata da Bill Lawrence, Jason Sudeikis, Joe Kelly e Brendan Hunt, la serie ha debuttato su Apple TV+ nel 2020 e si è rapidamente imposta come un prodotto capace di bilanciare umorismo, introspezione e crescita personale.



La storia segue Ted Lasso (Jason Sudeikis), un allenatore di football americano ingaggiato per allenare una squadra di calcio inglese, l’AFC Richmond, nonostante non abbia alcuna esperienza nel calcio europeo. L’assunzione non è casuale: Rebecca Welton (Hannah Waddingham), la nuova proprietaria del club, vuole distruggere la squadra come vendetta nei confronti del suo ex marito, il precedente proprietario, e pensa che assumere un allenatore incompetente sia il modo migliore per farlo.

Ted arriva in Inghilterra con un atteggiamento genuinamente positivo e un approccio fuori dagli schemi. Nonostante il cinismo iniziale di stampa, tifosi e giocatori, il suo metodo si basa sulla costruzione di fiducia e sul rafforzamento dell’identità della squadra, più che sulla tattica. Nel corso delle tre stagioni, la narrazione si sviluppa non solo attorno alle dinamiche sportive, ma anche ai percorsi di crescita personale dei personaggi.



Prima stagione: accettare il cambiamento


L’inizio è segnato dal contrasto tra l’ottimismo quasi ingenuo di Ted e la freddezza dell’ambiente calcistico britannico. All’interno della squadra, il capitano Roy Kent (Brett Goldstein), un veterano dal carattere burbero, e la giovane star Jamie Tartt (Phil Dunster), arrogante e talentuoso, rappresentano due poli opposti della leadership sportiva. Ted, con il suo metodo poco convenzionale, guadagna gradualmente il rispetto del gruppo, in particolare dell’insicuro Nathan Shelley (Nick Mohammed), inizialmente magazziniere, che Ted promuove a vice-allenatore.

Parallelamente, Rebecca, inizialmente intenzionata a sabotare Ted, si ritrova a cambiare idea, grazie anche all’amicizia con Keeley Jones (Juno Temple), influencer e fidanzata di Jamie, che evolve da semplice presenza mondana a figura chiave nella gestione del club. La stagione si conclude con il Richmond che retrocede, ma con una squadra più coesa e un’idea chiara su come ripartire.



Seconda stagione: affrontare i demoni interiori


Se la prima stagione esplora l’adattamento di Ted a un nuovo mondo, la seconda va più in profondità nel lato emotivo dei personaggi. Ted, nonostante la sua positività, inizia a mostrare segni di attacchi di panico, rivelando un lato più vulnerabile. Il tema della salute mentale prende il centro della scena con l’introduzione della psicologa dello sport Dr. Sharon Fieldstone (Sarah Niles), che sfida Ted a confrontarsi con il dolore irrisolto del suo passato, in particolare la morte del padre.

Nathan, da umile assistente insicuro, diventa sempre più ambizioso e rancoroso, sentendosi trascurato da Ted e sviluppando un’invidia crescente. Il suo arco narrativo culmina con il tradimento, quando lascia il Richmond per unirsi al West Ham, ora di proprietà dell’ex marito di Rebecca.

Intanto, Roy Kent, ritiratosi dal calcio giocato, trova una nuova dimensione come allenatore e partner di Keeley, mentre Jamie, dopo un periodo di crisi, cerca di maturare e diventare un giocatore meno egocentrico. La stagione chiude con tensioni irrisolte e un Richmond pronto a tornare in Premier League.



Terza stagione: chi siamo veramente?


La stagione finale affronta le questioni identitarie di ogni personaggio. Ted deve decidere se restare o tornare negli Stati Uniti per stare con il figlio. Nathan, dopo aver raggiunto il successo al West Ham, si rende conto di aver perso il senso di sé nel suo desiderio di affermazione. Rebecca riflette sul suo ruolo nel club, mentre Roy e Keeley affrontano le difficoltà di una relazione in continua evoluzione.

Sul piano sportivo, l’AFC Richmond, dato per sfavorito, diventa una squadra competitiva grazie a un calcio innovativo ispirato al Total Football, simbolo del superamento dei vecchi schemi e della ricerca di un’identità collettiva. La stagione si conclude con Ted che sceglie di lasciare il club per tornare a casa, Nathan che trova un equilibrio e Rebecca che, anziché vendere il Richmond, lo trasforma in qualcosa di ancora più grande.



Tematiche: più di una serie sportiva


Ted Lasso ribalta il concetto tradizionale di leadership. Il suo metodo non è basato sull’autorità o sulla conoscenza tecnica, ma sulla capacità di comprendere e valorizzare gli altri. Il messaggio è chiaro: vincere non significa solo alzare trofei, ma creare qualcosa di duraturo e significativo.


Salute mentale e vulnerabilità maschile


Uno degli aspetti più innovativi della serie è come affronta la salute mentale, specialmente tra gli uomini. Ted, che all’inizio sembra un ottimista incrollabile, si scopre fragile, segnato da traumi irrisolti. Nathan rappresenta il pericolo dell’insicurezza trasformata in rabbia repressa. Roy Kent, apparentemente duro e inscalfibile, impara a esprimere le proprie emozioni.


Trovare una famiglia fuori dalla famiglia biologica


L’AFC Richmond non è solo una squadra, ma una comunità. Ogni personaggio trova nel club un senso di appartenenza che va oltre il calcio: Rebecca si libera dall’ombra del suo ex-marito, Keeley costruisce una

carriera indipendente, Jamie supera il trauma di un padre tossico.


Il concetto di successo


La serie decostruisce l’idea classica di successo. Ted vince senza vincere trofei, Jamie diventa un leader quando smette di pensare solo a sé stesso, Nathan capisce che l’ambizione fine a sé stessa non porta alla felicità.

"Ted Lasso" è una serie che parte da un’idea semplice – un allenatore di football americano nel mondo del calcio inglese – per raccontare qualcosa di molto più profondo: il valore dell’empatia, il peso delle aspettative, la necessità di affrontare i propri demoni. Lo fa con un tono leggero ma mai superficiale, costruendo personaggi credibili e situazioni che parlano a tutti, che si sia tifosi di calcio o meno.

Analisi Monologo

Rebecca inizia il monologo con un ordine diretto e perentorio: "Cosa credete di fare. Smettetela subito." Questa frase ha un impatto immediato. Rebecca sta imponendo la sua posizione senza esitazione. Il suo tono è quello di una donna che ha trovato la sua voce e che non ha paura di usarla. Poi arriva la domanda che mette in discussione la motivazione di chi vuole stravolgere il calcio: "Insomma, di quanti altri soldi avete bisogno? Come potete anche solo considerare di togliere alle persone qualcosa che ha così tanto valore per loro?"


Qui Rebecca mette in contrapposizione il valore umano del calcio con l’avidità di chi vuole sfruttarlo per guadagnare ancora di più. È una domanda retorica, ma il suo scopo è quello di sottolineare l’assurdità della situazione: come si può anche solo pensare di rovinare qualcosa di così prezioso solo per aumentare i propri profitti? Segue poi un’affermazione che ribalta un’idea comune: "Non è soltanto un gioco. Il calcio non è soltanto un gioco."


Questa ripetizione enfatizza il vero significato dello sport. Per chi lo ama davvero, il calcio è qualcosa di più di una semplice partita: è emozione, appartenenza, identità. Subito dopo, Rebecca descrive la magia del calcio in un modo che cattura perfettamente il suo impatto sulle persone: "È una di quelle cose incredibili della vita che un momento ti possono far sentire di merda; e quello dopo ti sembra la mattina di Natale." Qui c’è una descrizione perfetta di ciò che i tifosi provano durante una partita. Il calcio è imprevedibile, crudele e magnifico allo stesso tempo. È proprio questa imprevedibilità a renderlo così speciale, perché riesce a trasformare chiunque in un eroe o in un cattivo, a seconda del momento.


Poi Rebecca collega il calcio al suo passato e a una persona che ha significato molto per lei: "La gente ama questo sport. Mio padre amava questo sport. Anche voi un tempo amavate questo sport, ne sono certa." Qui emerge il suo lato più personale. Il fatto che Rebecca leghi il calcio a suo padre rende chiaro che per lei questo non è solo un discorso professionale o filosofico: è qualcosa di emotivo.


Subito dopo, racconta una storia che ha il sapore di una leggenda calcistica: "Conoscevo un ragazzino, classe operaia, di Richmond. Amava tanto il calcio che si intrufolava a tutte le partite, anche se la sua famiglia non si poteva permettere di comprargli i biglietti. E un pomeriggio, alla fine l’hanno beccato." Qui Rebecca introduce un aneddoto apparentemente secondario, ma che presto si rivelerà centrale nel messaggio del monologo. Il calcio, in questa storia, non è solo uno sport, ma un sogno, un’ossessione che spinge un bambino a fare di tutto pur di farne parte.

Poi arriva il momento più drammatico della storia: E uno della sicurezza l’ha colpito dritto in faccia facendolo cadere a terra. Ma quel ragazzino si è rialzato, ha sorriso, gli ha dato un calcio nelle palle ed è scappato via, per non tornare mai più." Questo passaggio è il simbolo della resilienza, della passione che non si spegne nemmeno di fronte alle difficoltà. Il bambino non si è arreso, non si è lasciato abbattere. Ha risposto con spirito e carattere, proprio come un vero tifoso, che soffre e cade ma non smette mai di credere.


E poi arriva la rivelazione che cambia tutto: "Ma poi ha fatto il suo ritorno dopo ben venticinque anni, e l’ha fatto per comprare il club." Il bambino è cresciuto, ma il suo amore per il calcio è rimasto intatto. E quando ha avuto la possibilità di tornare, non lo ha fatto per vendetta, ma per dare al club una nuova vita. E il gesto finale è la perfetta chiusura simbolica della storia: "Al suo primo giorno da nuovo proprietario è andato a cercare quella stessa guardia di sicurezza, per dargli un aumento, senza alcuna spiegazione." Questa frase racchiude il vero spirito dello sport e della crescita personale. Il bambino, che un tempo era stato respinto, ora è tornato non per punire, ma per dimostrare che il calcio è più grande della rabbia e del risentimento.

Rebecca conclude con una dichiarazione potente: "Solo perché possediamo queste squadre non significa che ci appartengono, e io non voglio far parte di qualcosa che potrebbe distruggere questo bellissimo sport."


Qui arriva il messaggio più importante del monologo: il calcio non appartiene agli investitori, ai dirigenti o ai proprietari. Appartiene ai tifosi, alla gente che lo ama.

L’ultima frase chiude il discorso con un tocco di emozione sincera: "Perché odierei che l’idea che tutti quei bambini e gli adulti che hanno questa passione possano perdere il contatto con la parte più bella e appassionata che è dentro di loro." Rebecca sta difendendo il diritto delle persone di sognare, di provare emozioni autentiche, di sentirsi parte di qualcosa di più grande di loro.

Conclusione

Questo monologo è una delle dichiarazioni d’amore più sincere e potenti al calcio che la serie abbia mai offerto. Rebecca sta parlando con il cuore, condividendo il motivo per cui il calcio è così importante per milioni di persone. Il calcio, come dice lei, non è solo un gioco. È un linguaggio universale, un’emozione pura, un qualcosa che può unire le persone e renderle parte di una storia più grande di loro. E il suo messaggio è chiaro: se togliamo questo alla gente, se lo trasformiamo in un semplice business, distruggiamo l’anima stessa dello sport.

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