Monologo - Toni Collette in \"Hereditary - Le radici del Male\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Il monologo di Annie in Hereditary è un momento davvero forte del film, che offre una finestra diretta sui traumi personali e familiari della protagonista. Attraverso le sue parole, si rivela una rete di lutti, colpe e relazioni manipolatorie che delineano il peso psicologico che Annie si porta dietro. Il monologo descrive il difficile rapporto con la madre appena scomparsa, ed esplora anche temi più ampi come l'ereditarietà del trauma, il senso di colpa e il tentativo di trovare una propria identità all'interno di una famiglia segnata da una lunga scia di sofferenza.

NON SO COSA PENSARE

MINUTAGGIO: 20:13-23:10
RUOLO: Annie Graham

ATTRICE: Toni Collette

DOVE: Amazon Prime Video


INGLESE


My name's Annie. My mom died a week ago. So I'm just here for trying it. I have a lot of resistance to things like this, but I came to these a couple years ago. Well, I was forced to come and I guess it, um... I guess it helped. So, um... My mom was old and she wasn't all together there at the end. And we were pretty much estranged before that, so it really wasn't a huge blow. But I did love her. And she didn't have an easy life. She had DID, which became extreme at the end. And dementia. And my father died when I was a baby from starvation, um, because he had psychotic depression and he starved himself, which I'm sure was just as pleasant as it sounds. And then there's my brother. My older brother had schizophrenia and when he was 16 he hanged himself in my mother's bedroom and of course the su1c1de note blamed her accusing her of putting people inside him. So. That was my mom's life. And then she lived in our house at the end before hospice. We weren't even talking before that. I mean, we were and then we weren't. And then we were. She's completely manipulative. Until my husband finally enforced a no-contact rule, which lasted until I got pregnant with my daughter. I didn't let her anywhere near me when I had my first, my son, which is why I gave her my daughter, who she immediately stabbed her hooks into. And I just... I felt guilty again. I felt guilty again. When she got sick, not that she was really even my mom at the end, and not that she would ever feel guilty about anything. And I just don't want to put any more stress on my family. I'm not even really sure if they could... Could give me that support. And I just... I just feel like... I just sometimes feel like it's all ruined. And then I realize that I am to blame. Or not that I'm to blame, but I am blamed!



ITALIANO


Mi chiamo Annie. Mia madre è morta da una settimana, perciò sono qui per provarci. Ho molte resistenze su cose come queste, ma sono... sono già venuta qui un paio di anni fa. Costretta a venire. E credo che in fondo mi abbia anche aiutata, perciò... mia madre era vecchia, e non più tanto in sé, alla fine. E c'eravamo piuttosto allontanate prima di questo, quindi non è stato un colpo così duro. Però io... in realtà... le volevo bene. E non ha avuto una vita facile. Aveva avuto un disturbo dissociativo grave, alla fine. E demenza. E mio padre è morto che io ero piccola. Morto di fame. Aveva una depressione psicotica. Si lasciò morire di fame, immaginate quanto sia stato gradevole. E poi c'è mio fratello. Mio fratello maggiore era schizofrenico. A 16 anni si impiccò nella camera da letto di mia madre, sul biglietto d'addio dava la colpa a lei, accusandola di avergli messo delle persone dentro. Ecco qua. Questa è la vita di mia madre. Ha vissuto a casa nostra prima dell'Ospice, nemmeno ci parlavamo prima di quello. Cioè, prima si, poi un periodo no, poi di nuovo si. Lei è talmente manipolatrice. Finché mio marito impose la regola del "Nessun contatto", che durò finché rimasi in cinta di mia figlia. Non le avevo consentito di avvicinarsi a me con il primo figlio, ed è per questo che le diedi mia figlia, su cui puntò immediatamente i suoi artigili. E sì, io... mi sentii colpevole, di nuovo colpevole. Quando lei si è ammalata, non che fosse veramente mia madre alla fine, né che si sarebbe sentita colpevole. Cosa... non voglio mettere altro peso sulla mia famiglia. Non so neanche se mi possa dare questo tipo di sostegno. A volte sento come... come se tutto fosse rovinato. E mi rendo conto che la colpa è tutta mia. O forse non è mia. Che è a me che viene data.

HEREDITARY - LE RADICI DEL MALE

"Hereditary" è un film horror psicologico del 2018 scritto e diretto da Ari Aster, al suo debutto come regista di un lungometraggio. Il film ha ottenuto un ampio riconoscimento per la sua atmosfera inquietante, la sua costruzione lenta e l'intensa performance di Toni Collette. È diventato rapidamente uno dei film più discussi e apprezzati del genere horror moderno. La storia ruota attorno alla famiglia Graham, che inizia a vivere eventi paranormali dopo la morte della matriarca, Ellen, che porta anche alla luce segreti della famiglia. La figlia di Ellen, Annie (interpretata da Toni Collette), cerca di gestire il lutto insieme a suo marito Steve (Gabriel Byrne) e i due figli, Peter (Alex Wolff) e Charlie (Milly Shapiro).


Dopo la morte di Ellen, eventi inquietanti iniziano a colpire la famiglia. La situazione peggiora dopo una tragica e improvvisa morte in famiglia, che intensifica l’angoscia e il senso di colpa di Annie. Man mano che la tensione cresce, emerge il coinvolgimento di Ellen in una misteriosa setta e i segreti oscuri del suo passato. Il film si muove tra la tragedia personale, il dramma psicologico e l'occultismo, culminando in un finale disturbante e sovrannaturale.


"Hereditary" esplora temi come il trauma familiare, il lutto e l'eredità, sia in senso psicologico che soprannaturale. Il film parla di come i traumi possano trasmettersi di generazione in generazione, e di come il passato, rappresentato da segreti e tradizioni familiari, possa influenzare pesantemente il presente.



Toni Collette dà vita ad un'interpretazione intensa e travolgente di una madre che lentamente si sgretola a causa del dolore e del terrore. Anche gli altri membri del cast, in particolare Alex Wolff e Milly Shapiro, hanno ricevuto lodi per le loro interpretazioni. "Hereditary" è stato considerato un capolavoro dell’horror moderno. I critici hanno elogiato la capacità del film di combinare orrore psicologico e sovrannaturale in modo intelligente e scioccante. È stato lodato anche per il suo rifiuto di affidarsi ai soliti "jump scare", preferendo invece un orrore più sottile e strisciante. Il film è considerato un'importante aggiunta al cosiddetto "elevated horror", un sottogenere che si concentra più sullo sviluppo dei personaggi e sulle tematiche emotive e psicologiche piuttosto che sui classici cliché dell'horror. Registi come Ari Aster, insieme a Jordan Peele e Robert Eggers, sono stati pionieri di questa nuova ondata di horror autoriale che ha riscosso grande successo sia tra il pubblico che tra la critica.

ANALISI MONOLOGO

Annie parla della morte di sua madre con una certa distanza emotiva, quasi come se cercasse di razionalizzare la sua mancanza di dolore. Si percepisce un distacco affettivo nella sua dichiarazione iniziale: "non è stato un colpo così duro". Questo suggerisce una relazione tesa e complicata tra lei e la madre, un tema che attraversa tutto il film e contribuisce a rendere più complesso il suo processo di lutto. Nonostante il distacco, Annie confessa di aver amato sua madre, ma questo sentimento sembra soffocato da colpa e risentimento. Uno dei temi centrali del film è l'idea dell'ereditarietà, biologica, emotiva e psicologica. Annie descrive una serie di eventi traumatici nella sua famiglia: il suicidio del fratello schizofrenico, la morte di suo padre per depressione psicotica, e i problemi mentali della madre. Questo crea un quadro di sofferenza multigenerazionale, che viene trasmessa come una sorta di "eredità maledetta" a ogni nuovo membro della famiglia. Annie si sente implicitamente parte di questa catena di dolore, come se fosse condannata a ripetere questi cicli.


Annie descrive sua madre come "manipolatrice", un termine che utilizza per spiegare il loro rapporto altalenante. La figura della madre viene dipinta come un'entità dominante e invasiva, qualcuno che ha cercato di controllare ogni aspetto della sua vita, in particolare i suoi figli. Il senso di colpa che Annie prova per aver ceduto il controllo di sua figlia alla madre è palpabile, e sembra rappresentare uno dei punti di maggiore conflitto interiore. Annie menziona un disturbo dissociativo e la demenza che ha afflitto sua madre. Parlando della malattia della madre, Annie afferma "non che fosse veramente mia madre alla fine", suggerendo un senso di rifiuto verso la figura materna che, in qualche modo, si riflette in lei stessa. Annie teme di diventare come sua madre o di perpetuare i traumi generazionali, e questa paura la dissocia ulteriormente da se stessa.


Annie è chiaramente schiacciata dal senso di colpa e dalla responsabilità, una sensazione che emerge chiaramente verso la fine del monologo: "Mi rendo conto che la colpa è tutta mia. O forse non è mia. Che è a me che viene data". Questo riflette l'incertezza psicologica e l'autoaccusa che alimenta il suo trauma. Annie non è sicura se i problemi che affliggono la sua famiglia siano di sua responsabilità o se le siano stati imposti, ma ciò che è certo è che si sente sopraffatta dal peso del passato.

CONCLUSIONE

Questo monologo rappresenta uno dei nuclei emotivi del viaggio di Annie, un viaggio segnato dal peso insostenibile del passato e dalla paura di ripetere gli stessi errori familiari. Annie lotta con il senso di colpa e l'impotenza di fronte a un'eredità di traumi. E' un monologo che ci aiuta anche a comprendere meglio il contesto psicologico che alimenta l'orrore del film. L'orrore è in casa, nella psiche, nella vita di tutti i giorni.

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