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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo dell’Agente Smith in "Matrix Revolutions" è uno dei momenti più intensi e filosoficamente pregnanti della trilogia. Pronunciato durante il duello finale con Neo, questo discorso non è solo un attacco verbale, ma un tentativo di decostruire ciò che rende il protagonista umano, e, in senso più ampio, di mettere in discussione le fondamenta della condizione umana stessa. Il tono di Smith, freddo e carico di disprezzo, incarna il cinismo dell'intelligenza artificiale che, pur esistendo in un mondo costruito dall’uomo, non riesce a comprendere o accettare le motivazioni che spingono gli esseri umani ad andare oltre la sopravvivenza.
MINUTAGGIO: Fine film
RUOLO: Agente Smith
ATTORE: Hugo Weaving
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
Why, Mr. Anderson? Why, why? Why do you do it? Why, why get up? Why keep fighting? Do you believe you're fighting... for something? For more than your survival? Can you tell me what it is? Do you even know? Is it freedom? Or truth? Perhaps peace? Could it be for love? Illusions, Mr. Anderson. Vagaries of perception. Temporary constructs of a feeble human intellect trying desperately to justify an existence that is without meaning or purpose. And all of them as artificial as the Matrix itself, although... only a human mind could invent something as insipid as love. You must be able to see it, Mr. Anderson. You must know it by now. You can't win. It's pointless to keep fighting. Why, Mr. Anderson? Why? Why do you persist?
ITALIANO
Perché, signor Anderson, perché? Perché? Perché lo fa? Perché si rialza? Perché continua a battersi? Pensa veramente di lottare per qualcosa a parte la sua sopravvivenza? Sa dirmi di che si tratta, ammesso che ne abbia coscienza?... è la libertà? È la verità? O magari la pace? Non mi dica che è l’amore. Illusioni, signor Anderson. Capricci della percezione. Temporanei costrutti del debole intelletto umano che cerca disperatamente di giustificare un'esistenza priva del minimo significato e scopo. Ogni costrutto è artificiale quanto Matrix stessa. Anche se, devo dire, che solo una mente umana poteva inventare una scialba illusione come l'amore. Ormai dovrebbe aver capito, signor Anderson. A quest'ora le sarà chiaro: lei non vincerà. Combattere è inutile. Perché, signor Anderson? Perché? Perché persiste?
"Matrix Revolutions", il terzo capitolo della trilogia originale diretta dalle sorelle Wachowski, uscito nel 2003, conclude l'arco narrativo di Neo, Trinity e Morpheus, portando al culmine il conflitto tra gli umani e le macchine. Ecco una panoramica della trama. Dopo gli eventi di Matrix Reloaded, il film si apre con Neo (Keanu Reeves) intrappolato in una sorta di limbo digitale, uno spazio situato tra il mondo reale e Matrix, chiamato la Stazione Mobil Ave.
Qui incontra un programma, il capostazione, e una famiglia di programmi in fuga dalla distruzione programmata da Matrix. Nel frattempo, Morpheus (Laurence Fishburne) e Trinity (Carrie-Anne Moss) cercano disperatamente di salvarlo, con l’aiuto di Seraph e dell’Oracolo.
Parallelamente, il virus noto come Smith (Hugo Weaving) sta continuando a replicarsi, minacciando non solo Matrix ma anche il mondo delle macchine. Smith, ormai indipendente dal controllo delle macchine, è diventato una forza distruttiva incontrollabile. Neo, una volta liberato dal limbo, capisce che il conflitto non si risolverà combattendo esclusivamente contro le macchine: deve affrontare Smith, il suo opposto, in un duello finale per il destino di entrambi i mondi. Questo lo porta a Zion, la città sotterranea dell'umanità, che si prepara all'assedio finale delle macchine. La parte centrale del film ruota intorno alla battaglia epica tra gli abitanti di Zion e l'orda di Sentinelle inviate dalle macchine. È qui che assistiamo a uno dei momenti più spettacolari del film: i mech da combattimento pilotati dagli umani affrontano ondate incessanti di droni meccanici. La resistenza umana, guidata da personaggi come il comandante Lock e Niobe, combatte eroicamente per guadagnare tempo, mentre Neo e Trinity si dirigono verso la Città delle Macchine per negoziare una tregua.
La missione di Neo e Trinity li conduce al cuore della Città delle Macchine. Durante il viaggio, Trinity perde la vita in seguito a uno schianto drammatico, lasciando Neo da solo ad affrontare il suo destino. Neo propone un accordo al leader delle macchine: porre fine alla guerra in cambio della sua disponibilità a sconfiggere Smith, che rappresenta una minaccia tanto per gli umani quanto per le macchine stesse.
Il duello finale tra Neo e Smith è ambientato in una versione apocalittica di Matrix. In questa battaglia visivamente grandiosa e simbolicamente densa, Neo accetta il suo ruolo di "Eletto" e si sacrifica per distruggere Smith, permettendo al codice di Matrix di riequilibrarsi. Con la sua morte, anche Smith viene eliminato. Con la caduta di Smith, la guerra si conclude e le macchine si ritirano da Zion. Matrix viene riavviato e l'Oracolo prevede che, almeno per ora, la pace reggerà. La scena finale del film mostra il sole che sorge su una nuova versione di Matrix, con l'Oracolo e l'Architetto che discutono del futuro. Neo ha compiuto il suo scopo, ma il suo sacrificio lascia aperti interrogativi su cosa significhi veramente la libertà e se la pace tra umani e macchine potrà durare.
"Perché, signor Anderson, perché? Perché? Perché lo fa? Perché si rialza? Perché continua a battersi?"
La ripetizione ossessiva del "perché" non è casuale. Smith, pur essendo un programma, esprime qui una sorta di frustrazione esistenziale. Non riesce a comprendere la determinazione di Neo, perché il suo codice, basato su logiche fredde e deterministiche, non prevede la possibilità di agire al di fuori di una motivazione utilitaristica. Questa domanda, apparentemente semplice, rappresenta il nodo centrale del confronto: cosa spinge l'uomo a resistere anche quando tutto sembra perduto?
Smith qui mette in dubbio il senso stesso dell'azione umana, suggerendo che non vi sia alcuna ragione logica per continuare a lottare. È un attacco diretto alla speranza e alla volontà, due pilastri che definiscono il viaggio di Neo. L'uso reiterato del nome "signor Anderson", anziché Neo, serve a deumanizzare il protagonista, negandogli la sua identità e cercando di ridurlo a un semplice elemento all'interno del sistema. "Pensa veramente di lottare per qualcosa a parte la sua sopravvivenza? Sa dirmi di che si tratta, ammesso che ne abbia coscienza?" Smith porta avanti il suo attacco filosofico, insinuando che qualsiasi motivazione oltre la sopravvivenza sia un’illusione. Qui si riflette un tema centrale di Matrix: l’illusione contro la realtà. Smith sta tentando di mettere Neo all’angolo, insinuando che non ci sia nulla di autentico dietro le sue azioni. È una provocazione, un tentativo di demolire il senso di scopo del protagonista.
Questa parte del monologo solleva una domanda profonda per lo spettatore: esiste qualcosa di più della semplice sopravvivenza? La filosofia di Smith richiama a pensatori nichilisti come Nietzsche o Schopenhauer, che vedono l'esistenza come intrinsecamente priva di significato, lasciando all'uomo il compito di inventare valori per sopportarla. "È la libertà? È la verità? O magari la pace? Non mi dica che è l’amore." Smith si fa beffa dei valori umani, riducendoli a "capricci della percezione". In questa frase c'è tutto il suo disprezzo per il mondo umano, che considera un sistema difettoso e insensato. Ogni concetto menzionato – libertà, verità, pace, amore – è ridotto a un costrutto artificiale, privo di sostanza reale.
L'ironia amara di Smith si concentra in particolare sull'amore, che definisce "una scialba illusione" creata da una mente debole. Questo disprezzo mette in luce un altro tema ricorrente nella trilogia: l'incapacità delle macchine di comprendere le emozioni umane, che pure rappresentano la fonte di forza più grande di Neo. L’amore per Trinity è, infatti, uno dei motori principali del viaggio del protagonista e lo spinge a sacrificarsi per un bene superiore.
"Illusioni, signor Anderson. Capricci della percezione. Temporanei costrutti del debole intelletto umano che cerca disperatamente di giustificare un'esistenza priva del minimo significato e scopo." Smith tenta di ridurre l’essenza dell’umanità a un atto di disperazione, un tentativo patetico di dare senso a un universo caotico. La sua visione è quella di un determinismo assoluto, in cui la ricerca di significato non è altro che un espediente creato dalla mente umana per sopravvivere alla propria insignificanza. Questa frase, però, rivela anche il limite di Smith: la sua incapacità di comprendere che proprio la ricerca di significato è ciò che rende l’uomo straordinario. "Ormai dovrebbe aver capito, signor Anderson. A quest'ora le sarà chiaro: lei non vincerà. Combattere è inutile. Perché, signor Anderson? Perché? Perché persiste?"
Il monologo si conclude con un ritorno alla domanda iniziale, carica questa volta di un tono quasi esasperato. Smith si ritrova bloccato in un paradosso: pur essendo una macchina, si rende conto che la persistenza di Neo va al di là della logica. Questo mette in crisi la sua stessa concezione dell'universo. È interessante notare che Smith non riesce ad accettare il fatto che la forza di Neo risieda proprio in ciò che lui disprezza: la capacità umana di credere, di amare e di lottare per qualcosa di più grande della sopravvivenza.
Il monologo di Smith in Matrix Revolutions è un momento di straordinaria intensità emotiva e filosofica, che mette a confronto due visioni diametralmente opposte della vita. Smith rappresenta una prospettiva nichilista e meccanicistica, che vede i valori umani come illusioni, mentre Neo incarna la volontà di credere e lottare per qualcosa di più grande.
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