Il Monologo di Tano tratto da I Cento Passi

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È più serio di quello che pensavo.

~DOC

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Grandi giornate, miei cari appassionati di cinema e teatro! Oggi, il vostro amico DOC, vi porterà attraverso le pieghe del tempo, direttamente nel cuore di un monologo che ha scosso l'anima della Sicilia e oltre. Parliamo del monologo tratto da 'I Cento Passi' di Gaetano Badalamenti, interpretato magistralmente da Gaetano 'Tony' Sperandeo. Un monologo che non solo racconta, ma dipinge, un quadro di emozioni e realtà sociale. Allacciate le cinture, è ora di viaggiare attraverso le parole!

IL MONOLOGO DI I CENTO PASSI


MINUTAGGIO: 1:16:09 - 1:21:00

RUOLO: Gaetano Badalamenti

ATTORE: Gaetano “Tony” Sperandeo

DOVE: Amazon Prime Video


ITALIANO

Si, lo so che siete a lutto, ma gradirei un caffè… Allora questo caffè me lo faccio io. Perché uno nella vita deve sapere fare tutte cose, anche il caffè. E io il caffè lo so fare. Tutte cose so fare. Sapessi quante volte sono stato solo nella mia vita. E mi sono sempre arrangiato. Oggi io dovevo andare al cimitero a onorare un mio amico che purtroppo non c’è più. E invece me ne sono salito in campagna. Ho pensato a tante cose: ho pensato: ma perché Tano non può onorare il suo amico Impastato? Ma soprattutto ho pensato: perché a Tano non lo vogliono al funerale del suo amico Luigi Impastato? Perché? Forse per questa cosa che ci ho scritta in tasca: Tano Seduto, Viso Pallido. Esperto di lupara e traffico di eroina. Ecco perché non lo vogliono. E come potrebbe onorare il suo amico, se è questo quello che pensano di lui. Tano Seduto Viso Pallido esperto in lupara e traffico di eroina. E allora io mi chiedo: tutta la droga che passa per Punta Raisi, la traffica Tano? Allora tutte le raffinerie che sono nascoste in mezzo alle campagne di Punta Raisi appartengono a Tano? Ma allora questo Tano è un mostro, Tano è il diavolo, Tano è la cattiveria fatta persona, Tano è tinto! E’ tinto… ma chi le dice queste cose. E soprattutto come fa a dirle? L’ha visto a Tano che faceva tutte quelle cose? No, non l’ha visto. L’ha visto a Tano che comprava la droga? Non l’ha visto. Che la raffinava, che se la metteva in tasca, che la portava in America l’ha visto? Non l’ha visto. Non l’ha visto. Però queste cose le dice lo stesso. Me ne stavo in campagna. E pensavo tanto al mio amico Luigi, a lui e a quei suoi picciriddi. Quando venne davanti a me piangendo da me dicendo: “Signor Tano, fatemi travagliare, che non c’ho lavoro. Signor Tano fatemi mangiare”. E Tano Badalamenti che fa: parla con questo, parla con quello, disturba qualche altro amico e ci dice: “Fate lavorare a Luigi, perché c’ha famiglia.” E Luigi comincia a lavorare, comincia a guadagnare i propri piccioli. Si compra questa bella pizzeria, manda i suoi figli a scuola affinché non possano soffrire come lui. Imparino a non sottomettersi come lui. Ma tutto questo grazie a chi: grazie a Tano. Anzi, grazie a Tano Seduto Viso Pallido esperto di lupara e traffico di eroina. Voi adesso mi offrite questo buon caffè. E siamo pari di tutto: di debito, di riconoscenza e di rispetto. Perché io lo so che quando sai fare il bene poi alla fine uno viene odiato, perché è legge di natura. Voi non mi dovete più odiare, perché con questo caffè abbiamo chiuso tutti i conti. E se invece tu, Peppino, vuoi continuare a odiarmi, per me va bene uguale, perché tanto meschino che sei tu a Tano ci fai soltanto ridere. I tuoi insulti non ci arrivano. Perché tu non esisti, tu non ci sei, tu sei un nuddo immischiato cu niente. E nemmeno paura devi avere, perché ci sarà Tano a proteggerti, perché Tano e soltanto Tano che ti dà il permesso di continuare a ragliare come i cavalli.

GRANDE GIOVE!

Ah! Grandi esploratori del palcoscenico e maghi della pellicola, avvicinatevi! Oggi ci addentriamo in un labirinto di parole, un monologo che è un vero e proprio congegno temporale, capace di trasportarci indietro nel tempo, in un'epoca di tumulto e di lotta. Parliamo di "I Cento Passi", un film che è un viaggio nel cuore oscuro dell'umanità e della sua capacità di resistere, di un uomo che si è alzato contro il silenzio con la sola forza della sua voce.


Ecco, il nostro Gaetano Badalamenti, interpretato da quel virtuoso della recitazione Gaetano “Tony” Sperandeo, ci presenta il mondo attraverso la sua visione, e come soffre di fronte a determinate accuse. Nel suo monologo, Badalamenti si dipinge come un uomo d'azione, un uomo che sa fare "tutte cose", persino il caffè, che qui non è solo una bevanda, ma quasi un simbolo.


In un momento di lutto, questo uomo chiede un caffè, e si interroga: perché non può rendere omaggio funebre al suo amico Impastato? Perché è stato marchiato come un mostro, un diavolo, un incarnato di malvagità? Questo è il cuore pulsante del monologo, miei cari interpreti, il conflitto di un uomo che si dibatte contro le etichette che gli sono state appiccicate addosso, a sua detta ingiustamente.


Si difende, nega le accuse, si proclama un benefattore, un uomo che ha dato una possibilità a Luigi Impastato, che ha contribuito a costruire la sua vita e determinare così un presente roseo anche per i suoi figli. Ma la sua figura rimane nell'ombra, macchiata da un'accusa che non può lavare via, che non reputa gli appartenga. E qui, miei cari colleghi del grande schermo, il monologo diventa un pugno nello stomaco, un'esposizione cruda della sua anima.


Badalamenti chiude con una riflessione che è quasi un paradosso scientifico: fare del bene in questo mondo porta all'odio, perché, come in una legge di natura, l'equilibrio deve essere mantenuto. E con un gesto che è quasi un esperimento sociale, offre il caffè come un patto sigillato, un equilibrio ristabilito, ma anche come un addio, un rifiuto di quell'odio che non merita da parte di Peppino, portavoce, è il caso di dirlo, di quelle parole meschine e ingiustificate.


Miei cari artisti, questo monologo è una dimostrazione della potenza delle parole, della loro capacità di muovere le coscienze e di sfruttare dinamiche sociali e popolari. È un monologo che ci interpella direttamente, che ci chiede di riflettere sul nostro ruolo non solo come attori, ma come testimoni della storia.

INDIETRO NEL FUTURO!

E così, con un saluto che è un invito a continuare la vostra ricerca artistica con passione e profondità, vi lascio a contemplare questo monologo, a cercare la verità nascosta nelle pieghe delle parole, perché è lì che si trova la vera essenza del nostro mestiere. E non dimenticate, in ogni ruolo che interpretate, di cercare sempre quella verità, perché è il carburante che alimenta la macchina del tempo del cinema. Grazie, e che la vostra arte sia sempre un viaggio meraviglioso nel tempo e nello spazio!

DOC

Laureato a pieni voti in numerose discipline scientifiche, ama definirsi cultore di tutte le scienze. I suoi idoli sono i grandi scienziati del passato, come Isaac Newton, Benjamin Franklin, Thomas Edison e Albert Einstein, dei quali possiede i ritratti nel salotto di casa propria e che adora così tanto da chiamare il cane da compagnia che possiede nel 1955 Copernico e quello che possiede nel 1985 Einstein.

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