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~DOC
1,21 Gigowatt!
Great Scott! Oggi, miei cari appassionati di cinema e recitazione, ci imbarchiamo in un'avventura temporale per rivisitare un monologo che ha toccato i cuori di milioni di spettatori. Sto parlando del monologo finale di Mario Ruoppolo, interpretato dal compianto e grandissimo Massimo Troisi in "Il Postino". Un monologo che non è solo un insieme di parole, ma un vero e proprio canto dell'anima che trascende il tempo e lo spazio, proprio come le mie avventure con la DeLorean.
IL MONOLOGO DI IL POSTINO
MINUTAGGIO: 1:42:25 – 1:44:20
RUOLO: Mario Ruoppolo
ATTORE: Massimo Troisi
DOVE: Netflix
ITALIANO
Carissimo Don Pablo, è Mario. Spero che non vi siate scordato di me. E… vabbè, comunque… niente, vi ricordate che… che voi una volta mi avete chiesto di raccontare una cosa bella della mia terra ai vostri amici, e che a me non mi veniva niente? Beh, adesso… adesso lo so. Perciò vi voglio mandare questo nastro che potete far sentire pure ai vostri amici, se volete. Sennò lo sentite voi… e secondo me vi ricordate di me e dell’Italia. E… quando siete partito io pensavo che v’eravate portato tutte le cose belle con voi. Invece adesso lo so, adesso ho capito che… mi avete lasciato qualcosa. Poi vi volevo dire che ho scritto una poesia, ma non ve la dico perché mi vergogno. L’ho intitolata Canto per Pablo Neruda, pure se parla del mare, perché è dedicata a voi. Se voi non foste capitato nella mia vita, non l’avrei mai scritta. Sono stato invitato a leggerla in pubblico, e anche se so che mi tremerà la voce sarò felice; e voi sentirete la gente che applaudirà quando sente il vostro nome.
GRANDE GIOVE!
Ecco a voi, cari aspiranti interpreti del grande schermo, una disamina, una vera e propria dissezione del monologo di Mario Ruoppolo, interpretato dal compianto Massimo Troisi in "Il Postino". Sì, sì, sì, parliamo di quel momento straordinario, un frammento di tempo sospeso tra la realtà e la poesia, dove il nostro Mario, un umile postino, si trasforma in un messaggero di emozioni profonde e universali.
Ora, immaginatevi, miei giovani Marlon Brando e Meryl Streep in erba, immaginatevi di essere lì, sulla scena, con la vostra bicicletta arrugginita, il mare che si estende davanti a voi, e le parole che vi bruciano dentro come un motore a combustione interna pronto a esplodere!
Mario, il nostro eroe, inizia il suo messaggio registrato con una semplicità disarmante, "Carissimo Don Pablo, è Mario". Ah! La semplicità, cari miei, è la chiave di volta dell'arte recitativa! Mario non si lancia in un fiume di parole complesse, no! Inizia come se stesse avviando il motore di una DeLorean, con calma, con metodo, ma con un'intensità che si percepisce sotto la superficie.
Prosegue poi, esprimendo una sorta di timida reticenza, "spero che non vi siate scordato di me". Qui, miei cari, c'è l'umiltà, il dubbio che affligge ogni artista, e forse ogni essere umano: l'essere dimenticato. Ma c'è anche la speranza, la scintilla che ogni attore deve mantenere accesa dentro di sé!
E poi, ah! La rivelazione, "adesso ho capito che... mi avete lasciato qualcosa". Qui, Mario, e voi con lui, dovete mostrare la trasformazione, la realizzazione che ogni incontro, ogni esperienza, lascia un segno indelebile, un'orma sulla sabbia del nostro essere!
Quando parla della sua poesia, "Canto per Pablo Neruda", sentite la vergogna, la paura di esporre la propria anima, ma anche il coraggio, il coraggio di un uomo che ha trovato la sua voce attraverso le parole di un altro. E qui, cari miei, è dove voi dovete brillare, mostrare quel conflitto interiore, quella lotta tra il desiderio di esprimersi e la paura di essere giudicati.
Infine, il nostro Mario annuncia che leggerà la sua poesia in pubblico, "anche se so che mi tremerà la voce". Oh, la vulnerabilità, l'umanità! Dovete lasciare che il pubblico veda le vostre mani tremare, senta la vostra voce incrinarsi, ma anche la vostra determinazione, la vostra forza interiore che vi spinge a condividere il vostro dono, nonostante ogni ostacolo!
INDIETRO NEL FUTURO!
E così, miei coraggiosi viaggiatori del tempo e dello spazio cinematografico, questo è il monologo di Mario Ruoppolo, un monologo che è una lezione di vita, un inno alla poesia e alla potenza trasformativa dell'arte. Prendetelo, studiatelo, fatelo vostro, e poi... volate, volate alto sulle ali della vostra passione e del vostro talento! E con questo, amici del futuro e del passato, concludiamo il nostro viaggio nel cuore di un uomo semplice che ha trovato la poesia nella vita quotidiana. Ricordate, non è necessario essere un grande scienziato per scoprire la bellezza intorno a noi; a volte, basta essere un postino. Fino alla prossima volta, tenete sempre a mente queste parole: il futuro è vostro, create qualcosa di meraviglioso! Addio!
DOC
Laureato a pieni voti in numerose discipline scientifiche, ama definirsi cultore di tutte le scienze. I suoi idoli sono i grandi scienziati del passato, come Isaac Newton, Benjamin Franklin, Thomas Edison e Albert Einstein, dei quali possiede i ritratti nel salotto di casa propria e che adora così tanto da chiamare il cane da compagnia che possiede nel 1955 Copernico e quello che possiede nel 1985 Einstein.
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