Monologo - Jack Nicholson in \"Qualcosa è cambiato\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Qui Melvin Udall si spoglia. È una delle scene più intime di Qualcosa è cambiato e forse una delle più inaspettate, considerando da dove arriva questo personaggio. Se nel primo monologo analizzato sputava veleno per tenere tutti lontani, qui sceglie di farsi vedere. Non è un momento da classico “ti amo”, non è una dichiarazione sentimentale in senso stretto. È più profonda. È una dichiarazione di riconoscimento. E per un personaggio come Melvin, dire a qualcuno "ti vedo" è molto più difficile che dire "ti amo"..

Mi fai sentire bene con me stesso

MINUTAGGIO:

RUOLO: Melvin

ATTORE: Jack Nicholson

DOVE: Amazon Prime Video

ITALIANO

Tu... io forse sono l'unica persona sulla faccia della Terra che sa che sei la donna più in gamba della Terra. Io forse sono l'unico che capisce e apprezza quanto tu sei straordinaria per ogni singola cosa che fai... per quello che fai con Spencer... "Spence"! E per ogni singolo pensiero che hai e per come dici quello che hai in mente e perché quello che dici è quasi sempre legato profondamente con l'essere onesti e buoni. Io... io credo che a molte persone sfugga questo di te e io le osservo e mi chiedo come fanno a non guardarti mentre gli porti da mangiare e sparecchi i loro tavoli senza capire che hanno appena incontrato la donna più straordinaria che esista? E il fatto che io lo capisco, mi fa sentire bene... con me stesso!

Qualcosa è cambiato

Qualcosa è cambiato” (As Good as It Gets) è un film del 1997 diretto da James L. Brooks, con protagonisti Jack Nicholson e Helen Hunt, entrambi premiati con l’Oscar per le loro interpretazioni. Ma quello che sembra un semplice dramma romantico, in realtà è un ritratto scomodo, ironico e spesso doloroso di tre solitudini che si sfiorano e si trasformano a vicenda. Il cuore del film è Melvin Udall, interpretato da Nicholson. Scrittore di romanzi rosa di successo, Melvin è affetto da un disturbo ossessivo-compulsivo che lo costringe a vivere secondo rituali rigidissimi: stessa saponetta ogni volta, posate portate da casa al ristorante, camminare senza mai calpestare le righe del marciapiede. Ma oltre ai suoi rituali, quello che davvero lo isola è il suo carattere abrasivo: è razzista, omofobo, misogino. Praticamente respinge chiunque. Il suo modo di tenere il mondo lontano è la violenza verbale. È brillante, sì, ma anche profondamente solo.

Il secondo nodo della storia è Carol Connelly (Helen Hunt), cameriera in un ristorante frequentato da Melvin. È l’unica che riesce a servirlo senza che lui dia in escandescenze. Anche lei è bloccata nella sua routine: vive con un figlio malato d’asma cronica e ha smesso di pensare a se stessa. La sua vita è tutta concentrata sulla sopravvivenza, sull’affanno del quotidiano.

Il terzo elemento è Simon Bishop, il vicino di casa di Melvin. È un pittore, omosessuale, gentile, e completamente diverso da Melvin. Quando Simon viene brutalmente aggredito durante una rapina, la sua vita crolla. Non ha più soldi, non riesce più a dipingere, e la sua fiducia nel mondo è a pezzi.

Dopo l’aggressione, Simon è costretto a chiedere aiuto. Melvin, che odia il cane di Simon ma finisce per affezionarvisi quando si ritrova a badarci per un po’, si ritrova coinvolto nella situazione. Inizia così una strana forma di co-dipendenza emotiva: Carol si allontana dal ristorante per seguire il figlio, e Melvin — per tenerla nel suo equilibrio quotidiano — le procura un medico di alto livello. Inizia ad aiutarla. Allo stesso tempo, Melvin si ritrova coinvolto in un viaggio on the road con Simon e Carol per andare a trovare i genitori di Simon. Un viaggio che spacca le loro difese, li mette a nudo e li avvicina in modi che nessuno dei tre si aspettava.

Melvin, a un certo punto, dice a Carol: “Tu mi fai venire voglia di essere un uomo migliore.” È una frase che ha fatto storia, certo, ma nel contesto del film ha un peso diverso. Non è una dichiarazione d’amore romantica. È la confessione di un uomo che si è sempre sentito inadatto, difettoso, e che grazie a quella relazione prova — forse per la prima volta — a cambiare. Non a diventare perfetto, ma semplicemente “meglio”. E questo è il vero tema del film: la fatica del cambiamento quando sei convinto di non essere fatto per stare con gli altri.

Analisi Monologo

Tu... io forse sono l'unica persona sulla faccia della Terra che sa che sei la donna più in gamba della Terra.” La frase parte in modo goffo, ripetitivo. C'è l'esitazione di chi non è abituato a esprimere emozioni. Non è fluida, non è elegante, è sincera proprio perché è impacciata. Ma poi arriva il cuore del discorso: “forse sono l’unico”.  Melvin sta dicendo due cose insieme:

1- “Tu sei straordinaria.”

2 - “Gli altri non se ne accorgono.”

E quindi, anche in un momento di tenerezza, resta l’uomo che si sente fuori dal mondo insieme a lei. Ma per una volta, quel sentirsi ai margini diventa una connessione e non un muro. “Per quello che fai con Spencer… ‘Spence!’. Qui si ferma, corregge se stesso. Sta cercando di usare lo stesso tono affettuoso che usa Carol con il figlio. Questo piccolo dettaglio è fondamentale: Melvin sta imparando il linguaggio dell'intimità. Piccoli tentativi, con errori e aggiustamenti. “Per ogni singolo pensiero che hai e per come dici quello che hai in mente…” Qui si sofferma su un altro aspetto: la coerenza morale di Carol. La sua schiettezza, la sua bontà. E attenzione a come Melvin la descrive: non parla solo delle sue azioni, ma dei suoi pensieri.

Come a dire: “io ti conosco anche dentro, e quello che sei dentro è ciò che conta di più”.

“Mi fa sentire bene... con me stesso.” Questo è il culmine. Non sta solo dicendo che lei è straordinaria. Sta dicendo: “La tua presenza migliora la mia percezione di me stesso.” E qui c’è un ribaltamento rispetto alla sua frase più famosa: “Tu mi fai venire voglia di essere un uomo migliore.” Questa invece è ancora più personale. Dice: Mi fai sentire di valore. Perché io vedo te, e in quel vedere c’è qualcosa di bello anche in me. Non c’è romanticismo convenzionale. C’è il bisogno disperato di condividere una visione, di costruire un’intimità basata sulla comprensione reciproca.

Conclusione

Questo monologo non è una dichiarazione da film rosa. Non è nemmeno una richiesta. È un dono. Melvin sta dicendo: io ti ho vista per come sei, e questo cambia me. Non è perfetto, non è elegante, e soprattutto non è qualcosa che lui sa fare bene. Ma è vero. E nel contesto del film — e del personaggio — è un atto di coraggio enorme. È il momento in cui l’uomo che costruiva muri con le parole, usa finalmente le parole per abbatterli.

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