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~ LA REDAZIONE DI RC
Nel remake di The Karate Kid (2010), Jackie Chan offre un’interpretazione sorprendentemente intensa e drammatica nei panni di Mr. Han, il mentore del giovane protagonista Dre Parker. Tra le scene più potenti del film, spicca il monologo in cui Mr. Han rivela il trauma che lo ha segnato: la perdita della moglie e del figlio in un incidente d’auto, avvenuto a causa di una lite futile mentre lui era alla guida.
Questa confessione arriva in un momento cruciale della storia, quando il rapporto tra Han e Dre si è ormai consolidato. Il maestro, sempre enigmatico e riservato, si lascia finalmente andare, mostrando un lato fragile che fino a quel momento aveva tenuto nascosto. Il monologo non è solo una rivelazione sul passato di Han, ma un punto di svolta che approfondisce la sua caratterizzazione e dà ulteriore significato al legame con Dre.
MINUTAGGIO: 1:38:20-1:40:40
RUOLO: Mr. Han
ATTORE: Jackie Chan
DOVE: Netflix
ITALIANO
Si chiamava Gong Gong. Xiao Dre, quanti anni hai? Lui ne aveva dieci. Era bellissimo. Lei era Zhang. Era una cantante. Non di professione. Cantava solo per me. Era una strada di montagna. Tanta pioggia. L’auto ha… io stavo guidando. Iniziamo a litigare. Ero così arrabbiato. Ho perso il controllo. E cerco di ricordare… non riesco a ricordare per cosa abbiamo litigato. Spero non per una cosa importante. Ogni anno aggiusto l’auto, ma niente si aggiusta.
Il The Karate Kid del 2010 è un remake del celebre film del 1984, ma con alcune differenze sostanziali che lo rendono quasi un’opera a sé stante. Diretto da Harald Zwart e prodotto da Will Smith, il film vede protagonista Jaden Smith nel ruolo di Dre Parker e Jackie Chan nei panni del maestro Mr. Han, una rilettura del leggendario Mr. Miyagi interpretato da Pat Morita nell’originale. La differenza più evidente rispetto al film del 1984 è l’ambientazione. Mentre l’originale si svolgeva negli Stati Uniti, qui la storia si sposta in Cina. Dre Parker è un ragazzino di Detroit che, a causa del lavoro della madre, si trasferisce a Pechino. Il cambio di cultura è un elemento chiave della narrazione: Dre non deve solo affrontare il bullismo a scuola, ma anche adattarsi a un ambiente totalmente diverso, sia linguisticamente che culturalmente.
Se nell’originale il cuore pulsante della storia era il legame tra Daniel LaRusso e Mr. Miyagi, anche qui il rapporto tra Dre e Mr. Han è centrale. Jackie Chan offre un’interpretazione più malinconica e tormentata rispetto alla saggezza pacata di Pat Morita. Mr. Han non è solo un mentore, ma anche un uomo segnato da un tragico passato, che trova in Dre un motivo per rimettersi in gioco. Una scena chiave che evidenzia questo aspetto è quella in cui Mr. Han rivela il dolore per la perdita della sua famiglia, un momento che aggiunge una profondità drammatica alla storia. Uno degli aspetti più iconici del film del 1984 era il metodo di allenamento non convenzionale di Mr. Miyagi, con esercizi apparentemente inutili come “dai la cera, togli la cera”. Nel remake, questa dinamica viene riproposta in modo differente: Dre è costretto a ripetere innumerevoli volte il gesto di appendere e togliere la giacca. Questo metodo, inizialmente frustrante per il ragazzo, si rivela poi essenziale nella sua crescita fisica e mentale, unendo disciplina e controllo.
Il climax del film arriva nel torneo, proprio come nell’originale. Dre affronta il suo rivale Cheng, interpretato da Zhenwei Wang, e il combattimento è coreografato con un forte richiamo al cinema marziale cinese. La mossa finale di Dre, una spettacolare acrobazia ispirata al kung fu tradizionale, richiama visivamente l’iconico calcio della gru di Daniel LaRusso, pur mantenendo una propria identità stilistica.
Le frasi sono brevi, quasi spezzate, come se il personaggio stesse ancora lottando con il ricordo. Questa scelta non è casuale: il dolore di Han è ancora vivo e tangibile, e il suo modo di parlare riflette la difficoltà nel rievocare la tragedia. La scena si apre con un dettaglio personale: “Si chiamava Gong Gong. Xiao Dre, quanti anni hai? Lui ne aveva dieci.” Qui Han stabilisce subito una connessione con Dre, sottolineando l’età di suo figlio al momento della morte. Questo parallelismo è fondamentale: non è solo una condivisione di dolore, ma anche il motivo per cui Han si sente così legato al ragazzo. In un certo senso, vedere Dre gli ricorda ciò che ha perso. Segue poi la descrizione della moglie: “Lei era Zhang. Era una cantante. Non di professione. Cantava solo per me.” In poche parole, Han dipinge un ritratto intimo della donna che amava. Non dice semplicemente che era una cantante, ma specifica che cantava solo per lui, un dettaglio che racchiude un amore profondo e privato.
Il passaggio successivo è il cuore del monologo: il racconto dell’incidente. “Era una strada di montagna. Tanta pioggia. L’auto ha… io stavo guidando.” Qui il linguaggio diventa ancora più asciutto, quasi meccanico. Han non riesce nemmeno a completare la frase “L’auto ha…”, come se il peso della colpa fosse troppo grande da esprimere a parole. La scena che descrive è essenziale ma evocativa: una strada di montagna, la pioggia battente, la perdita di controllo. Il non detto diventa più forte delle parole.
Poi arriva il rimorso più straziante: “Ero così arrabbiato. Ho perso il controllo. E cerco di ricordare… non riesco a ricordare per cosa abbiamo litigato.” Questa frase colpisce con un’intensità particolare. Han ammette che la lite è stata la causa dell’incidente, ma il dettaglio più doloroso è che non ricorda nemmeno il motivo. Il suo tormento nasce proprio da questa consapevolezza: ha perso tutto per qualcosa che, col senno di poi, non aveva importanza. La chiusura del monologo è devastante nella sua semplicità: “Ogni anno aggiusto l’auto, ma niente si aggiusta.” Qui il simbolismo è evidente. Han ripara l’auto distrutta nell’incidente, come se potesse cancellare il passato, ma il vero danno non è quello fisico. È il senso di colpa che lo tormenta, il dolore che non si può riparare con nessun intervento materiale.
Questo monologo è uno dei momenti più toccanti di The Karate Kid (2010) e rappresenta un punto di svolta per il personaggio di Mr. Han. Fino a quel momento, lo avevamo visto come un uomo disciplinato, riservato e spesso burbero, ma qui scopriamo la sua vera natura: un uomo spezzato dal rimorso, che vive nel passato e non riesce a perdonarsi.
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