Monologo Maschile - Jarl Kulle in \"Fanny e Alexander\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Gustav Adolf Ekdahl, pronunciato durante una cena di famiglia in Fanny e Alexander, è una delle dichiarazioni più esplicite della filosofia di vita degli Ekdahl. In un film che contrappone la libertà creativa alla rigidità del dogmatismo, Gustav Adolf incarna la visione più edonistica e umana dell'esistenza: vivere nel “piccolo mondo” senza lasciarsi sopraffare dall’angoscia del caos e della sofferenza. Il suo discorso è un inno alla vita vissuta nel presente, un’esortazione ad accettare le contraddizioni del mondo senza cercare risposte assolute.

Noi Ekdahl...

MINUTAGGIO: Metà film

RUOLO: Gustav Adolf Ekdahl
ATTORE:
Jarl Kulle
DOVE:
Amazon Prime Video



INGLESE


We Ekdahls have not come into the world to see through it. Never think that. We are not equipped for such excursions. We might just as well ignore the big things. We must live in the little world. We will be content with that and cultivate it and make the best of it. Suddenly death strikes. Suddenly the abyss opens. Suddenly the storm howls, and disaster is upon us. All that we know. But let us not think of all that unpleasantness. We Ekdahls love our subterfuges. Rob a man of his subterfuges and he goes mad and begins lashing out. Damn it all, people must be intelligible! Otherwise we don't dare to love them or speak ill of them. We must be able to grasp the world and reality so we can complain of their monotony with a clear conscience. Don't be sad, dear splendid artists. Actors and actresses, we need you all the same. It is you who must give us our supernatural shivers, or better yet, our innermost diversions. The world is a den of thieves and night is falling. Evil breaks its chains and runs through the world like a mad dog. The poison affects us all, us Ekdahls and everyone else. No one escapes, not even Helena Viktoria or little Aurora. So it shall be. Therefore let us be happy while we are happy. Let us be kind, generous, affectionate and good. It is necessary, and not at all shameful... to take pleasure in the little world. Good food... gentle smiles... fruit trees in bloom, waltzes. My dearest friends, I'm done talking, and you can take it as you like: The sentimental ramblings of an uneducated restaurateur or the pitiful babbling of an old man. I don't care. I hold a little empress in my arms. It's tangible yet immeasurable. One day she will prove everything I just said wrong. One day she will not only rule the little world, but everything. Everything.



ITALIANO


Noi Ekdahl, appunto, non siamo venuti al mondo per scrutarlo a fondo, no davvero. Noi non siamo preparati, attrezzati, per questo tipo di... per certe indagini, no. La cosa migliore è quella di mandare all'inferno i grandi contesti. Ecco, noi vivremo in piccolo, nel piccolo mondo. E ci accontenteremo di quello. Lo coltiveremo e lo useremo nel modo migliore. La morte colpisce all'improvviso e all'improvviso si spalanca l'abisso. All'improvviso infuria la tempesta e la catastrofe ci sovrasta. Noi tutto questo lo sappiamo, ma ci rifiutiamo di pensare a queste cose sgradevoli. Noi Ekdahl amiamo i nostri trucchi e stratagemmi. Togliete a un uomo i suoi marchingegni e vedrete che perderà la testa e menerà colpi in aria. La gente deve essere aperta, che diavolo!, comprensibile, altrimenti non avremo il coraggio né di amarla né parlarne male. Il mondo, come anche la realtà, devono essere concepibili, così che possiamo tranquillamente e in piena coscienza lamentarci della sua monotonia. No, non rattristatevi, miei cari, meravigliosi, grandi artisti, ve ne prego. Attori, attrici, abbiamo ugualmente un immenso bisogno di voi, perché sarete voi che ci darete i nostri brividi soprannaturali e soprattutto anche i nostri piaceri terreni. Il mondo è una tana di ladroni e la notte sta per calare. Il male strappa le catene e vaga nel mondo come un cane impazzito, e tutti ne siamo contaminati: noi Ekdahl come qualsiasi altra persona. Nessuno vi sfugge, nemmeno lei, Helena Victoria, o la piccola Aurora. La vita è fatta così: è questo il motivo per il quale dobbiamo essere felici quando siamo felici, ed essere gentili, generosi, teneri, buoni. Proprio per questo motivo è necessario e tutt'altro che vergognoso essere felici, gioire di questo piccolo mondo: della buona cucina, dei dolci sorrisi, degli alberi da frutta che sono in fiore, o anche di un valzer... E ora, miei cari e amati amici, potete tirare un respiro di sollievo. Io ho finito di parlare e voi prendetela pure come vi pare, magari con i rigurgiti sentimentali d'un povero ignorante o il balbettio farneticante di un vecchio... tanto, tanto non me ne importa niente. Tengo in braccio una piccola dolce imperatrice. Una cosa tangibile eppure incommensurabile. Un giorno mi dimostrerà che ho avuto torto in tutto quello che ho detto ora. Un giorno lei dominerà non soltanto sul piccolo mondo, ma su tutto, su ogni cosa, su ogni cosa!

Fanny e Alexander

"Fanny e Alexander" (1982) è uno degli ultimi film di Ingmar Bergman e rappresenta una sorta di sintesi del suo cinema, mescolando elementi autobiografici, atmosfere fiabesche e riflessioni sul potere dell’immaginazione. La storia è ambientata all’inizio del Novecento in Svezia e segue la famiglia Ekdahl, una famiglia borghese e teatrale che vive in un mondo colmo di calore, arte e affetti. Il punto di vista principale è quello di Alexander e di sua sorella Fanny, due bambini che crescono in un ambiente sereno, dominato dalla vitalità della loro madre Emilie e dalla figura carismatica della nonna Helena.


La morte improvvisa del padre, Oscar Ekdahl, cambia tutto. Emilie si risposa con il vescovo Edvard Vergérus, un uomo austero e autoritario che impone ai bambini e alla loro madre una vita di rigidità e privazioni. La casa del vescovo si trasforma in una prigione, dove Alexander viene punito per il suo spirito ribelle e la sua fantasia. La seconda parte del film segue il tentativo di fuga di Fanny e Alexander, orchestrato dall’ebreo Isak Jacobi, amico della famiglia. Qui il racconto assume toni quasi onirici e surreali, con episodi che mescolano misticismo e magia. Il film si chiude con un ritorno alla dimensione familiare e teatrale degli Ekdahl, ma con una consapevolezza diversa: la fantasia e l’arte possono essere rifugi, ma la realtà conserva sempre le sue ombre.

Analisi Monologo

Il monologo si sviluppa su un’alternanza tra cinismo e ottimismo, consapevolezza e illusione. Gustav Adolf riconosce la natura crudele e imprevedibile della vita (“La morte colpisce all'improvviso e all'improvviso si spalanca l'abisso”), ma anziché cercare risposte nel dogma o nella filosofia, propone una strategia di sopravvivenza: chiudersi in un microcosmo fatto di piaceri semplici, relazioni autentiche e arte.


L’idea di “vivere in piccolo” è una scelta consapevole. Per Gustav Adolf, la realtà è concepibile solo attraverso i “trucchi e stratagemmi” che gli uomini creano per non soccombere all’assurdità dell’esistenza. Qui si manifesta un tema ricorrente in Fanny e Alexander: il teatro e l’arte non sono solo forme di intrattenimento, ma strumenti per dare senso alla vita. Per questo si rivolge agli attori e li esorta a continuare a esistere, perché il loro ruolo è essenziale per mantenere viva la magia che rende il mondo sopportabile.


Ma il monologo non si ferma all’edonismo. Gustav Adolf ammette che nessuno sfugge al male, nemmeno gli Ekdahl, apparentemente protetti nel loro piccolo universo. Ma proprio questa consapevolezza lo porta a un’ultima, fondamentale affermazione: proprio perché il mondo è crudele, è necessario concedersi la felicità senza sensi di colpa. Un invito a godere della vita senza rimorsi, a trovare bellezza nelle piccole cose – un valzer, un sorriso, un albero in fiore.


Il finale del monologo è un passaggio chiave. Stringendo tra le braccia una bambina, una “piccola dolce imperatrice”, Gustav Adolf accetta implicitamente la possibilità di essere smentito. Lei forse crescerà e dimostrerà che il piccolo mondo non basta, che esiste qualcosa di più grande e significativo. Con questa conclusione, il monologo non impone una verità assoluta, ma lascia aperta la porta al dubbio e al cambiamento.

Conclusione

Questo monologo racchiude il cuore tematico di Fanny e Alexander: il contrasto tra un’esistenza vissuta con leggerezza e la consapevolezza del dolore. Gustav Adolf non nega il male nel mondo, ma sceglie di non lasciarsi schiacciare dalla sua ombra. La sua visione è una dichiarazione di resistenza umana, un invito ad abbracciare la felicità senza vergogna. Il film, pur mettendo in scena conflitti tra razionalità e immaginazione, religione e arte, non dà una risposta definitiva su quale sia il modo giusto di vivere.

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