Monologo - Jesse Pinkman e l'auto accettazione in \"Breaking Bad\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Interpretare Jesse Pinkman in questo monologo di Breaking Bad è una sfida emozionale ed espressiva unica: richiede una profondità interpretativa che riesca a rivelare la complessità di un personaggio tormentato, colpevole e disilluso. Jesse si trova in un centro di recupero, ma la sua presenza qui è tutt’altro che una ricerca di redenzione; è lì per sfruttare le persone che incontra, vendendo droga e sprofondando ulteriormente nella sua spirale autodistruttiva. In questo monologo, Jesse esprime la sua disillusione per il concetto di "accettazione di sé" e di "perdono", rivelando un cinismo doloroso verso una morale che sembra perdonare tutto, persino l’impensabile.

ACCETTARSI?

STAGIONE 4 EP 7

MINUTAGGIO: 36:30-38:12
RUOLO: Jesse Pinkman

ATTORE: Aaron Paul
DOVE: Netflix


INGLESE


Why not? Why not? Maybe- Maybe she's right. You know, maybe I should have put it in the paper. Maybe I should have done something different. The thing is, if you just do stuff and nothing happens what's it all mean? What's the point? All right, this whole thing is about self-acceptance. Kicking the hell out of yourself doesn't give meaning to anything. So I should stop judging - and accept- - It's a start. So, no matter what I do, hooray for me because I'm a great guy? It's all good? No matter how many dogs I k*ll, I just what, do an inventory and accept? I mean, you back your truck over your own kid and you, like, accept? What a load of crap! No, y-you know what? Why I'm here in the first place? Is to sell you meth. You're nothing to me but customers! I made you my b*tch. You okay with that? Huh? You accept?



ITALIANO


Perché no? Perché no? Magari ha ragione lei. Avrei potuto darlo a qualcuno o fare un miliardo di altre cose. Il fatto è… che se commetti cattive azioni e non vieni punito, che cosa vuol dire. Che cosa vuol dire? Ah, già, qui pensiamo solo a giungere all’auto-accettazione. Perciò dovrei smettere di giudicarmi e accettarmi? E qualunque cosa faccia… devo dirmi “Bravo Jesse, sei grande! Continua così!” Posso uccidere quanti cani voglio, basta solo che alla fine io riesca a perdonarmi. Tu che facendo manovra hai ammazzato tua figlia, ti sei perdonato? Non dire cazzate. Vuoi sapere una cosa? Sapete perché ho iniziato a venire in questo posto? Per vendervi la roba! Per me siete solo dei clienti. Sto approfittando di te. Ti sta bene la cosa, è? La puoi accettare?

BREAKING BAD

"Breaking Bad" è una serie che ha rivoluzionato il panorama televisivo raccontando una discesa lenta e inesorabile nell'oscurità di un uomo qualunque, Walter White. All'inizio della serie, Walter è un insegnante di chimica in un liceo di Albuquerque, Nuovo Messico. La sua vita è monotona, quasi soffocante: con uno stipendio modesto, una famiglia a cui badare e una diagnosi di cancro ai polmoni in fase avanzata. Questa diagnosi innesca la scintilla di un cambiamento drastico.


Di fronte alla prospettiva della morte e con pochi risparmi, Walter vuole lasciare un’eredità alla sua famiglia, ma l’impresa sembra impossibile finché non incontra per caso un suo ex-studente, Jesse Pinkman, che vive di espedienti e piccoli traffici di droga. Walter ha l’idea di usare le sue conoscenze di chimica per produrre metanfetamina: un modo rapido e illegale per guadagnare i soldi che garantirebbero alla sua famiglia una stabilità economica dopo la sua morte. Ma la scelta di produrre droga porta Walter in un mondo di violenza, tradimenti e un profondo degrado morale. Il tranquillo professore di chimica si trasforma così in “Heisenberg”, una figura pericolosa e spietata.


La serie esplora le conseguenze delle scelte di Walter, sia su di lui che su chi gli sta vicino. Il suo rapporto con Jesse diventa centrale: i due formano una coppia improbabile, legati da una dinamica di dipendenza e conflitto. Anche il personaggio di Skyler, sua moglie, evolve con il tempo, passando dall'essere ignara del lato oscuro del marito a diventare, a suo modo, complice e vittima della sua trasformazione.


"Breaking Bad" è una serie che riesce a bilanciare il dramma personale con un’azione tesa e intricata, giocando costantemente con il concetto di morale e mostrando fino a dove può spingersi una persona per ottenere il potere e la sicurezza che sente di meritare.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo di Jesse Pinkman rappresenta uno dei momenti più crudi e onesti del personaggio. È al centro di recupero, dove dovrebbe confrontarsi con i suoi demoni e le sue scelte, ma il monologo rivela la profonda disillusione e rabbia che Jesse prova verso se stesso, verso la vita e, soprattutto, verso il concetto di “accettazione di sé” che il centro di recupero gli propone. Per lui, il concetto di perdono personale è diventato quasi una barzelletta, una scappatoia per giustificare le azioni peggiori.


Il monologo si apre con una domanda che Jesse si pone ripetutamente: “Perché no?”. È una domanda che va ben oltre il senso immediato. Jesse si chiede perché non dovrebbe continuare a fare azioni orribili, perché non dovrebbe continuare a cadere sempre più in basso. Questa è la sua crisi morale: se nessuno lo giudica e lui non viene punito, che valore hanno le sue azioni? È come se l’assenza di una conseguenza tangibile rendesse insignificante ogni scelta. Questo sentimento è esasperato dalla cultura della “self-acceptance” del centro di recupero, che lui interpreta come un approccio blando, quasi ipocrita, al concetto di riabilitazione.


Quando si scaglia contro gli altri partecipanti, Jesse mette in dubbio la validità del “perdonarsi”. Nomina un altro uomo presente, colpevole di aver causato accidentalmente la morte della propria figlia durante una manovra sbagliata. Con questa frase, Jesse esprime il suo disgusto verso l’idea che ogni peccato possa essere semplicemente “accettato” e che l’autocommiserazione possa servire come espiazione. Per lui, è assurdo che una persona possa arrivare a perdonarsi per un errore che ha distrutto la vita di qualcun altro.


Il climax arriva quando Jesse rivela il motivo per cui si trova lì: non per redimersi o curarsi, ma per spacciare. La sua presenza in quel luogo non ha nulla a che fare con la redenzione, e questo rivela quanto si senta perso e rassegnato. Jesse si vede come una figura priva di speranza, incapace di uscire dal suo inferno interiore e dai suoi errori. Il tono è quasi provocatorio: vuole vedere se, nonostante tutto, gli altri riusciranno a “perdonarlo” e “accettarlo” anche sapendo che li sta sfruttando.


Questo monologo rappresenta la lotta interna di Jesse con la colpa e la vergogna. La sua discesa verso il cinismo sembra essere l’unica reazione possibile al dolore che prova. È come se per lui non ci fosse nessun conforto, nessun rimedio. E questo lo rende un personaggio che lotta, ma che non riesce a scorgere un orizzonte: intrappolato tra il bisogno di espiare e l’incapacità di credere in un modo reale di farlo.

CONCLUSIONE

Portare in scena questo monologo significa incarnare un uomo che, pur anelando alla redenzione, è incapace di perdonarsi e di credere in una possibilità di riscatto. Jesse Pinkman è intrappolato in una lotta contro la propria coscienza, contro la superficialità di chi gli propone una "self-acceptance" che lui non riesce ad accettare. La performance deve lasciare trasparire una ferita aperta, un conflitto mai risolto tra il desiderio di essere punito e il bisogno di trovare pace, una pace che sembra irraggiungibile.

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