Monologo - Jessica Paré in \"L'altra metà dell'amore\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo è il monologo del distacco. È il momento in cui Tori decide di voltare le spalle a Paulie in “L’altra metà dell’amore”– non perché non l’ami, ma proprio perché l’ama troppo. In questa scena, Tori parla con Mary, ma in realtà sta parlando a sé stessa, cercando di convincersi che quella decisione sia necessaria, inevitabile. È un punto di rottura, e lo è sia per la storia che per l’evoluzione del personaggio. Qui si consuma una scelta definitiva, e lo fa con parole che mescolano senso di colpa, affetto e rassegnazione.

Confessioni di Paulie

MINUTAGGIO:

RUOLO: Tori

ATTRICE: Jessica Paré

DOVE: Amazon Prime Video

ITALIANO

Senti, Mary, io ti devo parlare di Paulie. Lo so che questa storia è una seccatura per te, ti chiedo scusa. Però tu sei l'unica persona con la quale io... Senti, tu i miei genitori non li conosci, sono borghesi benpensanti, molto religiosi, e credo che non mi guarderebbero più in faccia. E io... io ho bisogno che facciano parte della mia vita. Non saprei come fare se li perdessi. A Paulie io voglio bene, tu lo sai questo. È la mia migliore amica al mondo, e forse è l'unica persona che amerò nella mia vita, allo stesso modo di quella Cleopatra. E ferirla... mi sento mancare il fiato, perché non ha più senso respirare. Però c'è questa vita che devo per forza vivere, okay? C'è il sogno che mio padre e mia madre hanno fatto su di me. E anche se mi sento morire - e mi sento morire, Mary - io non sarò pià la stessa allegra compagna di giochi per lei. E non starò mai più con lei. È finita, è tutto finito. E allora, Mary, dipende tutto da te adesso, perché Paulie avrà una reazione molto dura. Lo sai, è molto sensibile, e quindi avrà un gran bisogno di un'amica. Le sarai più necessaria di quanto tu lo sia mai stata per nessuno, Mary. Pensi di farcela?

L'altra metà dell'amore

“L’altra metà dell’amore” è il titolo italiano del film “Lost and Delirious”, uscito nel 2001, diretto da Léa Pool. Si tratta di un adattamento del romanzo “The Wives of Bath” di Susan Swan, ma il film prende una direzione piuttosto personale rispetto al testo originale. La storia è ambientata in un collegio femminile canadese e viene raccontata dal punto di vista di una ragazza che osserva dall’esterno una relazione che scardina le dinamiche “normali” dell’ambiente in cui si trova.

Mary Bradford (Mischa Barton) è una ragazza introversa, appena iscritta a un collegio femminile. È il suo primo anno lì, e viene accolta nella stanza che condivide con altre due ragazze: Paulie (Piper Perabo) e Tori (Jessica Paré). Le due sembrano fin da subito molto legate, ma Mary inizialmente non capisce quanto. Nel tempo, Mary comincia a notare dettagli, sguardi, comportamenti: capisce che Paulie e Tori sono in realtà coinvolte in una relazione sentimentale e fisica. Una relazione che per loro ha un peso emotivo profondo, ma che deve rimanere nascosta: siamo in un contesto chiuso, dove le apparenze contano più delle verità personali. La famiglia di Tori, in particolare, è molto conservatrice, e lei vive il peso del giudizio con una paura tangibile.

Quando la relazione tra le due ragazze viene scoperta – o, più precisamente, quando Tori viene scoperta dai suoi genitori – succede quello che cambia la traiettoria del film: Tori decide di troncare tutto. Si allontana da Paulie, la rinnega, e comincia a uscire con un ragazzo, cercando di costruirsi un’immagine “normale”, accettabile. Paulie però non riesce ad accettare l’abbandono. Per lei non si trattava solo di una storia d’amore adolescenziale: era la sua identità, la sua verità più intima. Comincia un lento scivolamento verso l’ossessione, verso la disperazione. Non è solo il dolore della perdita, è la negazione di sé da parte di chi amava.

Mary, nel frattempo, è spettatrice di questo dramma. Osserva, riflette, cerca di capire. È il personaggio filtro, quello attraverso cui lo spettatore legge la storia. Lei non giudica mai, ma assorbe. E nel farlo, cresce. Impara che l’amore può essere brutale, che l’identità può essere una gabbia se non viene accettata dagli altri, e che a volte le persone si annientano pur di non sentirsi sole. Il film arriva a un epilogo doloroso. Paulie, devastata dalla perdita di Tori e dalla sensazione di essere stata tradita nella parte più autentica di sé, si lascia andare completamente. In una delle scene finali – intensa, simbolica – compie un gesto estremo, lasciando Mary (e lo spettatore) a fare i conti con la violenza silenziosa del rifiuto.

Analisi Monologo

“Tu i miei genitori non li conosci, sono borghesi benpensanti, molto religiosi, e credo che non mi guarderebbero più in faccia.Tori mette a nudo il contesto in cui è cresciuta: una famiglia rigida, conservatrice, religiosa. Non è solo paura del giudizio: è la paura di essere cancellata. Perdere i genitori, per lei, significa perdere l’intero sistema di riferimento che le ha dato un’identità, anche se finta. E il punto è proprio questo: Tori è talmente modellata sulle aspettative altrui che non riesce a immaginarsi una vita autonoma, fuori da quel copione.

“A Paulie io voglio bene, tu lo sai questo. [...] E forse è l’unica persona che amerò nella mia vita.” Tori non nega mai l’amore per Paulie. Anzi, lo afferma in modo lucido e struggente. Ma proprio perché è così intenso, questo amore diventa insostenibile in un mondo che lo rifiuta. Qui non c'è la retorica della “scelta sbagliata”: c'è un’ammissione cruda. Tori sa che sta facendo del male a Paulie, e lo sta facendo pur sapendo che nessun’altra relazione sarà mai all’altezza. È come se dicesse: “Ti sto lasciando, anche se so che con te ho toccato il punto più alto dell’amore che potrò mai provare.” Questo rende la sua scelta ancora più lacerante.

C’è il sogno che mio padre e mia madre hanno fatto su di me.Non parla di “mio sogno”, ma del sogno degli altri. È una vita prestabilita, già scritta, a cui Tori sente di dover aderire. Non per convinzione, ma per obbligo affettivo, per non perdere l’amore condizionato dei genitori. È un tema che ritorna spesso nei film sul coming of age, ma qui assume una dimensione quasi tragica: Tori è consapevole di stare rinunciando a sé stessa, ma lo fa comunque, come se non avesse alternative reali.

E allora, Mary, dipende tutto da te adesso [...] Le sarai più necessaria di quanto tu lo sia mai stata per nessuno, Mary. Pensi di farcela?Questo è il punto più forte e delicato del monologo. Tori, pur staccandosi da Paulie, non la lascia davvero sola. Cerca un modo per proteggere ciò che non è più in grado di sostenere. E affida quella responsabilità a Mary, che fino a quel momento è rimasta ai margini. È un gesto che mischia colpa e affetto: “Io non posso più esserci per lei, ma tu sì.” Non è solo una richiesta d’aiuto, è un passaggio di testimone emotivo.

Conclusione

Questo monologo è l’atto di rottura definitivo di Tori con Paulie, ma è anche la dimostrazione di quanto quella rottura sia dolorosa, e tutt’altro che priva di amore. Tori non è un’antagonista: è una ragazza intrappolata tra ciò che prova e ciò che deve essere. La sua è una scelta che si compie nel nome della sopravvivenza, non della felicità. In questo senso, il monologo ci mostra la differenza fondamentale tra lei e Paulie: Paulie è disposta a rischiare tutto pur di essere autentica, Tori no. E il prezzo di questa scelta è la perdita dell’unica persona che l’abbia mai capita davvero.

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