Monologo Joanne (Kristen Bell) in Nobody Wants This 2 Episodio 8: Analisi e suggerimenti

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~ LA REDAZIONE DI RC

Analisi del monologo di Joanne da "Nobody Wants This 2"

Il monologo di Joanne in Nobody Wants This 2, episodio 8, è uno dei passaggi più emotivamente densi dell’intera stagione. Kristen Bell porta in scena un momento di confessione intima, in cui la protagonista affronta il suo passato familiare e il bisogno profondo di stabilità. Perfetto per attrici tra i 28 e i 40 anni, il monologo è ideale per audizioni drammatiche e ruoli complessi.

  • Scheda del monologo

  • Contesto del film

  • Testo del monologo (estratto+note)

  • Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa

  • Come prepararlo per un'audizione

  • Finale del film (con spoiler)

  • FAQ

  • Credits e dove trovarlo

Scheda del monologo

Film: Nobody wants this 2 (2025)
Personaggio: Joanne
Attrice: Kristen Bell
Minutaggio: 19:09-20:01 (Episodio 8)

Durata: 1 minuto

Difficoltà: Alta (emotivamente crudo e sottile)

Emozioni chiave: Ferita antica mai sanata (rabbia silenziosa). Dolore retroattivo dell'infanzia. Ansia per l’instabilità familiare.

Contesto ideale per un attore: Questo monologo è perfetto per scene di confronto emotivo in drammi familiari o romantici, Personaggi femminili tra i 25 e i 40 anni, segnati da un passato turbolento, ma capaci di trasformarlo in introspezione

Dove vederlo: Netflix

Contesto della serie: "Nobody Wants This 2"

Nobody Wants This è una serie dramedy corale, brillante nei dialoghi e affilata nei conflitti, che ruota intorno a un gruppo di personaggi legati da amicizie, legami familiari e relazioni romantiche complicate. Al centro della narrazione troviamo Joanne e Noah, una coppia apparentemente molto distante per stile di vita, cultura e religione: lei è ironica, indipendente, razionale; lui è un rabbino, guidato da fede, ritualità e senso di comunità.

Attorno a loro si muovono personaggi altrettanto sfaccettati: Morgan, sorella maggiore di Joanne, protagonista di relazioni sempre al limite tra l’ego e l’instabilità; Sasha ed Esther, una coppia sposata che cerca di sopravvivere all’ordinario senza perdere la propria identità; Ashley, voce cinica e tagliente del podcast che le ragazze conducono insieme; e infine Andy, terapeuta di Morgan ma anche – paradossalmente – suo compagno, in un rapporto che sfida ogni dinamica terapeutica o sentimentale convenzionale.

La serie si muove tra episodi di vita quotidiana, feste ebraiche, cene disastrose, sedute di terapia di coppia, equivoci e piccoli drammi urbani. È una storia fatta di nevrosi moderne e desideri profondi: trovare una forma d’amore che sia autentica senza perdere sé stessi.

La seconda stagione approfondisce i nodi più difficili: il tema della conversione religiosa, le crisi di identità, il bisogno di appartenenza, la paura del fallimento, e soprattutto la domanda che accompagna ogni personaggio: Quanto posso cambiare per essere amato, senza smettere di essere me stesso?

Testo del monologo + note

Ok. Sono stata cresciuta da due che non avrebbero mai dovuto sposarsi. Sono rimasti insieme fin troppo, ed è stato tremendo. Per vedere i miei come li hai visti tu stasera, io avrei ucciso, quando ero piccola. Ho cambiato tante scuole, semplicemente perché cercavo di fuggire dalla mia vita. Avere una madre che diventava una persona diversa ogni anno era destabilizzante, mi causava ansia. Adesso desidero soltanto normalità e stabilità. Non credevo che le avrei mai trovate. E tu pensi che adesso che possa averle io preferisca scappare via? No, infatti. Perché lo sai qual è il sogno? Voler fare sesso con qualcuno che ti trasmette sicurezza. Non credevo che esistesse. 

“Ok. Sono stata cresciuta da due che non avrebbero mai dovuto sposarsi.” : tono iniziale piatto, rassegnato; piccola pausa dopo “Ok” per far emergere una frustrazione latente; sguardo fermo, come a introdurre qualcosa che trattiene da tempo.

“Sono rimasti insieme fin troppo, ed è stato tremendo.”: la parola “tremendo” non va urlata; voce più bassa, quasi un sussurro amaro; occhi che sfuggono per evitare l’emozione che sale.

“Per vedere i miei come li hai visti tu stasera, io avrei ucciso, quando ero piccola.”: leggera ironia nel “avrei ucciso”, ma subito rientra nel dolore.

“Ho cambiato tante scuole, semplicemente perché cercavo di fuggire dalla mia vita.”: piccola pausa dopo “scuole”; il verbo “fuggire” va pronunciato con una nota di autocoscienza, come se non l’avesse mai detto a nessuno prima d’ora.

“Avere una madre che diventava una persona diversa ogni anno era destabilizzante, mi causava ansia.”: accentuare “ogni anno” con un velo di incredulità.

“Adesso desidero soltanto normalità e stabilità.”: tono deciso ma sommesso; “soltanto” sottolineato con dolcezza e fermezza insieme, come chi chiede il minimo indispensabile.

“Non credevo che le avrei mai trovate.”: piccola pausa prima di “mai”; tono che si incrina leggermente, sguardo lontano come se si stupisse della possibilità.

“E tu pensi che adesso che possa averle io preferisca scappare via?”: tono più diretto, quasi provocatorio ma senza rabbia; enfatizzare “io” e “scappare via” con fermezza, ma senza alzare la voce.

“No, infatti.”: detta con decisione, sguardo fermo negli occhi dell’interlocutore, pausa breve ma netta prima della frase successiva.

“Perché lo sai qual è il sogno?” : pausa piena di significato dopo “il sogno”; tono più intimo, come se si preparasse a dire qualcosa di profondamente personale.

“Voler fare sesso con qualcuno che ti trasmette sicurezza.”: dire con vulnerabilità, senza ironia né provocazione; tono morbido, quasi stupito della propria stessa frase.

“Non credevo che esistesse.”: chiusa semplice e sincera; tono basso e profondo, leggero accenno di commozione; lascia un piccolo silenzio dopo la battuta.

Analisi del monologo di Joanne da "Nobody Wants This 2"

Joanne si apre in un momento di vulnerabilità. Dopo aver visto i suoi genitori finalmente complici, rivive tutto ciò che non ha avuto da bambina: un’infanzia segnata da instabilità, traslochi, cambi di scuola e una madre imprevedibile. È un monologo che parla di traumi familiari, desiderio di normalità e di intimità emotiva come forma di guarigione.

“Sono cresciuta con due persone che non avrebbero mai dovuto sposarsi.” Incipit diretto e disarmante. Nessuna metafora, nessuna perifrasi: il dolore viene dichiarato senza filtri, con una frase che subito crea tensione emotiva. “Sono rimasti insieme troppo a lungo. E per me è stato un inferno. Qui emerge la dinamica tossica: l’aver assistito a una relazione sbagliata che ha inciso sulla sua crescita. È un dolore sedimentato, ma ancora presente. “Da piccola avrei dato tutto per vedere i miei genitori come li hai visti tu stasera.” . Joanne non è invidiosa, ma ha una reazione naturale di desiderio per qualcosa che non ha mai avuto. La battuta va gestita con delicatezza, lasciando trasparire il rimpianto più che la rabbia. “Ho cambiato scuola più volte di quante riesca a contare. Cercavo solo una via di fuga.”“Mia madre cambiava personalità ogni anno. Non c’era mai un punto fermo.” Madre instabile, figlia senza fondamenta. La frase suggerisce una madre insicura, forse depressa, forse narcisista, e una figlia sempre costretta ad adattarsi. Qui l’intonazione dev’essere più dolce, quasi rassegnata. “Ora voglio solo una cosa: normalità. Stabilità. E non pensavo fosse possibile.” Il desiderio nascosto. Una delle battute chiave. Qui entra il cuore del monologo: Joanne è stanca di drammi. Vuole qualcosa di semplice, ma solido. Va letta con desiderio e insieme con gratitudine.

“E tu pensi che io, ora che potrei averle… voglia scappare?” Rottura del meccanismo. C’è una rabbia controllata, una sorta di “basta” implicito. Va detto con chiarezza, guardando negli occhi l’interlocutore. “No, non è così.” Risposta secca, conclusiva. Pausa netta prima e dopo. È un’affermazione di identità: “Io non scappo”. “Vuoi sapere qual è il mio sogno?” Virata poetica. Il tono si fa più morbido, più intimo. Sta per dire qualcosa di delicato e, in un certo senso, rivoluzionario per lei. “Aver voglia di fare l’amore con qualcuno che ti faccia sentire al sicuro.” La vulnerabilità più profonda. Qui si manifesta il bisogno di intimità sana, dopo una vita di insicurezze. È una battuta che va lasciata sospesa per un attimo. È lì che vive tutto il suo peso. “Non pensavo che potesse esistere.” Chiusa dolce-amara. Va detta con leggerezza, non con tristezza. È la consapevolezza che quel sogno ora è reale. Un momento di epifania pacata.

Come preparare il monologo di Joanne da "Nobody Wants This 2"

STEP PRATICI PER IL MONOLOGO ED ERRORI DA EVITARE

Obiettivo del monologo: Far comprendere all’altro personaggio (e al pubblico) che il desiderio di stabilità di Joanne nasce da un passato instabile, non dalla paura di amare. L’obiettivo emotivo è essere vista per la prima volta davvero.

Sottotesto: “Non sono fragile, ma sono stanca di scappare. E con te non voglio farlo.” Tutto il monologo è guidato da questo pensiero nascosto: non giustificarsi, ma finalmente dire le cose come sono, senza maschere. La vulnerabilità è reale, ma non è debolezza.

Azione minima: Togliere una barriera. Non con un gesto fisico plateale, ma con lo sguardo e la voce. Rendere visibile la stanchezza. Non si piange, ma si lascia intravedere la fatica.

Dinamica vocale consigliata: Inizio controllato, quasi difensivo. Progressivo cedimento della voce nelle frasi centrali ("Ho cambiato tante scuole...", "Mi causava ansia"). Rinascita nella seconda metà: le parole diventano più piene, più chiare. Finale con tono intimo e autentico: "Non credevo che potesse esistere" va detto quasi sussurrato, come una scoperta privata.

Chiusa: "Non credevo che potesse esistere." Va lasciata in sospensione, come se il pensiero fosse appena nato. Lo sguardo può cadere verso il basso, oppure restare su chi ascolta, cercando conferma.

Errori comuni:

Recitarlo come un momento di rottura: Non è un confronto. È una confessione dolce e spiazzante.
Esagerare il dolore familiare: Non serve. Joanne parla da adulta, non da vittima.
Mancare la transizione da trauma a desiderio: Il monologo evolve: da dolore a speranza, da instabilità a possibilità.

Il finale di "Nobody Wants This 2" (Spoiler)

Il decimo episodio della stagione 2, “Noah, ti presento Joanne”, si apre con una rottura: Joanne e Noah hanno deciso di lasciarsi, ma per non rovinare la festa di fidanzamento di Morgan e Andy, fingono ancora di stare insieme. Ma è solo una maschera: le crepe sono profonde, e la loro relazione sembra davvero arrivata alla fine.

In parallelo, anche Morgan è in crisi. Dopo settimane di incertezze, si rende conto di non amare più Andy. Prova a lasciarlo durante la festa, ma lui la sorprende mostrandole una profonda comprensione dei suoi schemi emotivi. È un momento ambiguo, che la spiazza. Joanne, dal canto suo, continua a oscillare tra la frustrazione e la delusione: Noah le propone di aspettare ancora sei mesi prima di decidere davvero sulla convivenza, ma per lei è solo un altro modo di rimandare. E stavolta, dice no.

Le tensioni esplodono. Morgan rompe il fidanzamento. Sasha e Esther si osservano da lontano, incapaci di capire se restare insieme li stia aiutando o distruggendo. Noah e Joanne, esausti, si lasciano sul serio: non hanno più risposte, non hanno più un piano.

Eppure, proprio quando tutto sembra crollare, arriva un cambio di prospettiva inaspettato.


Esther fa notare a Joanne come, in fondo, lei sia già ebrea: non per conversione religiosa, ma per valori, per sensibilità, per modo di affrontare il dubbio. È una sorta di epifania sommessa, una rivelazione che non ha bisogno di cerimonie.

Joanne corre da Noah. E lo trova. I due si guardano come all’inizio, ma con tutta la stanchezza e la consapevolezza accumulata nel tempo. Noah le dice che la ama, a prescindere da tutto. E Joanne, finalmente libera, risponde: “Allora sei fortunato.”

Si baciano. E ci lasciano con una speranza concreta: non che sarà facile, ma che sarà reale.

FAQ sul monologo di Joanne da "Nobody Wants This 2"

  • Quanto dura il monologo? Circa 50 secondi.

  • Che temi tratta? Il monologo esplora instabilità familiare, ricerca di normalità, paura dell’intimità e desiderio di fiducia. È una riflessione profonda sul passato e su ciò che significa sentirsi finalmente al sicuro.

  • Che sottotesto ha il monologo? Joanne vuole che l’altro comprenda che non sta scappando, ma sta scegliendo consapevolmente una relazione che le dia stabilità. C’è bisogno di essere vista e accolta, non giudicata.

  • Qual è l'obiettivo emotivo del personaggio? Joanne cerca di comunicare che nonostante il suo passato turbolento, ora è pronta a fidarsi di qualcuno. È una confessione d’amore inaspettata, ma molto razionale.

Credits e dove vederlo

Registi: Hannah Fidell, Karen Maine, Greg Mottola, Oz Rodriguez e Lawrence Trilling
Produttori: Fatigue Sisters Productions, Double Wide Productions

Cast principale: Joanne (Kristen Bell), Noah (Adam Brody), Morgan (Justine Lupe), Sasha (Timothy Simons) Esther (Jackie Tohn),

Dove vederlo: Netflix

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