Monologo - Joaquin Phenix in \"Joker\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Il monologo di Arthur Fleck nel film Joker è un momento che rivela il nucleo del suo stato psicologico e il suo rapporto conflittuale con la società. Arthur esprime il senso di alienazione, invisibilità e disperazione che ha caratterizzato la sua esistenza fino a quel momento. La sua consapevolezza di essere ignorato e trascurato, sia dalle persone intorno a lui che dal sistema di supporto, diventa un catalizzatore per la sua trasformazione in Joker, una figura che cerca di ottenere riconoscimento attraverso il caos.

ORA ESISTO

MINUTAGGIO: 40:00-41:12

RUOLO: Arthur Fleck

ATTORE: Joaquin Phoenix

DOVE: Netflix


INGLESE


I heard this song on the radio the other day, and the guy was singing that his name was Carnival. Which is crazy, because that's my clown name at work. And until a little while ago, it was like nobody ever saw me. Even I didn't know if I really existed. You don't listen, do you? I don't think you ever really hear me. You just ask the same questions every week. "How's your job? Are you having any negative thoughts?" All I have are negative thoughts, but you don't listen anyway. I said, for my whole life, I didn't know if I even really existed. But I do. And people are starting to notice.



ITALIANO


Ho sentito una canzone alla radio l'altro giorno, e l'uomo che la cantava si chiamava Carnival. E' assurdo, perchè quello è il mio nome da pagliaccio, al lavoro. Fino a poco tempo fa era come se non esistesse mai. Io stesso non sapevo se esistevo davvero. Lei non mi ascolta, vero? Credo che non mi abbia mai ascoltato veramente. Mi fa sempre le stesse domande ogni settimana: "Come va il tuo lavoro, hai avuto dei pensieri negativi?" Io ho solo pensieri negativi, ma lei non mi ascolta comunque. Ho detto che per tutta la mia vita neanche io ho mai saputo se esistevo veramente. Ma esisto, e le persone ora cominciano a notarlo.

JOKER

Joker è un film del 2019 diretto da Todd Phillips, che racconta la storia delle origini di uno dei più iconici antagonisti dell'universo di Batman. Il film ha riscosso un enorme successo sia di pubblico che di critica, guadagnando numerosi premi, tra cui l'Oscar al miglior attore per Joaquin Phoenix e alla miglior colonna sonora. Ambientato nella Gotham City degli anni '80, il film segue la discesa nella follia di Arthur Fleck, un uomo emarginato e afflitto da problemi mentali. Arthur lavora come clown e sogna di diventare un comico di successo, ma è costantemente deriso e maltrattato dalla società. Vive con sua madre malata, che lo ha cresciuto con l'idea che lui sia destinato a qualcosa di grande. La realtà che Arthur affronta quotidianamente è quella di una vita di solitudine, povertà e umiliazione.


Dopo una serie di eventi traumatici, tra cui la scoperta di verità devastanti sul suo passato e il licenziamento dal lavoro, Arthur inizia una spirale discendente che lo trasforma gradualmente nel Joker, un criminale anarchico e simbolo del caos. La sua violenza inizia a scatenare una rivolta sociale a Gotham, rendendolo un'icona per i disadattati e gli oppressi della città.


Il film affronta tematiche complesse e attuali, come la malattia mentale, la disuguaglianza sociale, l'alienazione e l'indifferenza della società nei confronti delle persone emarginate. Uno degli aspetti più interessanti è la rappresentazione della discesa psicologica di Arthur: il film ci porta nel suo mondo, facendoci empatizzare con il suo dolore e la sua sofferenza, pur mostrando chiaramente la pericolosità della sua trasformazione.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo del Joker segna una svolta nel suo percorso psicologico. Attraverso queste parole, Arthur esprime la sua crescente consapevolezza del suo isolamento, e anche il suo risentimento verso una società che lo ha sempre ignorato. Arthur inizia parlando di una canzone che ha sentito alla radio, cantata da qualcuno chiamato "Carnival", lo stesso nome che usa come clown sul lavoro. Questo riferimento al suo nome professionale di clown suggerisce come Arthur si senta definito dagli altri come un intrattenitore o un pagliaccio, ridotto a una figura superficiale e disumanizzata. L’idea che il suo nome “da pagliaccio” venga ripetuto anche nella canzone simboleggia la mancanza di autenticità e individualità nella sua esistenza: Arthur sente di essere un non-essere, uno che esiste solo per far ridere gli altri o per essere deriso. Arthur afferma: "Fino a poco tempo fa era come se non esistesse mai. Io stesso non sapevo se esistevo davvero." Questa frase rivela la sua crisi esistenziale. Arthur si sente invisibile agli occhi della società, una persona che passa inosservata, ignorata e irrilevante. È un'espressione profonda di alienazione, dove il senso di sé è legato alla percezione esterna. Per Arthur, il suo valore dipende dalla sua capacità di essere visto dagli altri, e il fatto che non sia mai stato notato lo fa dubitare della sua stessa esistenza.


Lei non mi ascolta, vero?” è una frase che sottolinea l’indifferenza della terapeuta e, per estensione, del sistema che dovrebbe aiutarlo. Arthur si sente trascurato, intrappolato in una routine in cui nessuno presta veramente attenzione al suo dolore o ai suoi problemi. L'accenno alla ripetitività delle domande (“Mi fa sempre le stesse domande ogni settimana”) indica la superficialità del trattamento che riceve. La società, rappresentata qui dal sistema sanitario e dalla terapeuta, lo vede come un paziente da gestire in modo meccanico, senza interesse reale per il suo benessere. La terapeuta non va mai oltre le formalità, incapace di comprendere o di dare peso alla sofferenza interiore di Arthur.


Arthur ammette di avere solo pensieri negativi, una confessione tragica che evidenzia la sua condizione psicologica deteriorata.Ma la terapeuta non se ne preoccupa, come se fosse sorda al suo grido di aiuto. Questa affermazione non solo descrive il suo stato mentale, ma suggerisce anche che Arthur si è rassegnato all'idea di non poter migliorare: il mondo attorno a lui non gli offre alcun supporto.


Arthur conclude dicendo: "Ma esisto, e le persone ora cominciano a notarlo." Questa frase rappresenta una svolta nel suo sviluppo psicologico. Per la prima volta nella sua vita, Arthur sente di esistere perché le persone stanno finalmente prestando attenzione a lui, ma questa attenzione arriva solo dopo che ha iniziato a commettere atti violenti. L'essere notato, per Arthur, è più importante del modo in cui lo è; anche se deve diventare una figura temuta, almeno ora ha un'identità riconosciuta. Questo momento rappresenta l'inizio della trasformazione definitiva in Joker, un uomo che trova nell'anarchia e nella violenza la sua voce.

CONCLUSIONE

Il monologo riflette il tragico percorso di Arthur verso l'autodistruzione e la sua lotta per affermare la propria esistenza in un mondo che lo ha sempre ignorato. La sua presa di coscienza di essere finalmente notato, anche attraverso atti violenti, segna il punto di non ritorno per il personaggio. In ultima analisi, questo passaggio sottolinea come l'indifferenza e l'assenza di ascolto possano portare a conseguenze devastanti, e come Arthur, pur cercando di trovare un posto nel mondo, lo faccia in modo profondamente tragico e distorto.

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