Monologo - Joe Alwyn in\"Harriet\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Gideon Brodess in Harriet è uno dei momenti più rivelatori del film. Gideon, il figlio del proprietario della piantagione in cui Harriet Tubman (all’epoca ancora Minty) è cresciuta, rappresenta un oppressore con una dinamica particolare: il suo rapporto con Harriet è personale, radicato in un passato condiviso, ma sempre segnato da un'inevitabile disuguaglianza.

Il signore non ascolta i Negri

MINUTAGGIO: 8:20-10:02

RUOLO: Gideon Brodess
ATTORE:
Joe Alwyn
DOVE:
Netflix


INGLESE

Lord don't listen to niggers, Minty. Now, I've been telling you that since we were kids. Since the time I had typhoid as a boy and Mama had you sittin' me. The first thing I saw when I opened my eyes was your little black face praying. Scared the fever right out of me. Now, I got used to your face... but that praying... always made my skin crawl. What the hell were you thinking, hiring a lawyer? You think Daddy would just let you all go free... damn near half his property... just like that? He warned me. "Boy, having a favorite slave is like having a favorite pig. "You can feed it, you can play with it, give it a name..." "One day... "you might have to eat it or sell it. "You know it and the pig knows it. "And if you have to sell it, there's no more guilt "than separating piglets. And if you have to eat it, you'll forget its name." I hope one day I forget yours. Come on home. Come on, I said.


ITALIANO


Il Signore non ascolta i Negri, Minty. Te lo ripeto da quando eravamo bambini. Da quella volta che ho avuto il tifo da ragazzo, e mia madre ti ha fatto sedere accanto a me. La prima cosa che ho visto quando ho aperto gli occhi è stata la tua piccola faccia nera che pregava. E’ andata via la febbre dallo spavento. Ho fatto l’abitudine alla tua faccia. Ma quel tuo pregare… mi faceva accapponare la pelle. Cosa credevi di fare assumendo un avvocato? Credevi che mio padre vi avrebbe liberati tutti così, quasi la metà della sua proprietà senza dire niente? Mi aveva avvertito… “Puoi avere uno schiavo prediletto, ma è come avere un maiale prediletto. Puoi dargli da mangiare, ci puoi giocare, dargli un nome… ma un giorno potresti doverlo mangiare o vendere. Lo sai tu, e lo sa il maiale. Se devi venderlo non avere il rimorso di separarlo dai porcellini. E se lo devi mangiare, scordati il suo nome.” Spero di scordare il tuo, un giorno. Andiamo a casa. Andiamo, ho detto.

Harriet

"Harriet" (2019), diretto da Kasi Lemmons, racconta la storia vera di Harriet Tubman, un’icona della lotta contro la schiavitù negli Stati Uniti. Il film segue il suo percorso da schiava in fuga a leader dell’Underground Railroad, una rete segreta che aiutava gli schiavi a raggiungere la libertà negli stati del Nord. Nel 1849, Araminta "Minty" Ross (interpretata da Cynthia Erivo) è una giovane schiava in una piantagione nel Maryland. Quando il suo padrone rifiuta di concederle la libertà promessa e minaccia di venderla, Minty decide di scappare. Affronta un viaggio solitario e pericoloso verso la Pennsylvania, dove la schiavitù è abolita. Qui cambia il suo nome in Harriet Tubman e inizia una nuova vita da donna libera.


Nonostante il pericolo, Harriet sente di non poter abbandonare la sua famiglia e decide di tornare nel Maryland per liberarli. Inizia così la sua attività come guida dell’Underground Railroad, sfruttando la sua conoscenza del territorio e la sua abilità nel muoversi senza essere scoperta. Conduce diverse missioni, riuscendo a liberare numerosi schiavi, diventando una delle figure più ricercate del Sud. La sua fama cresce e, con l’inizio della Guerra Civile, si unisce all’Unione come spia e stratega militare, contribuendo a operazioni che liberano centinaia di schiavi. Il film mostra il suo coraggio e la sua incrollabile determinazione nel combattere per la libertà, trasformandola in una delle figure più influenti della storia americana.

Analisi Monologo

Gideon apre il discorso con un’affermazione categorica e sprezzante: "Il Signore non ascolta i Negri, Minty." È una frase che annulla in un colpo solo la fede, la speranza e la dignità di Harriet, cercando di farla sentire insignificante. Il tono non è di semplice odio: c’è un’aria di paternalismo malato, di un uomo che si convince di conoscere una verità assoluta e la impone come un dato di fatto.


Subito dopo, Gideon rievoca un ricordo d’infanzia: la prima volta che ha visto Harriet pregare. È un’immagine che lo ha segnato, ma non in senso positivo. Dice che la febbre gli è passata "dallo spavento", il che suggerisce che, sin da bambino, l’idea di una schiava che pregava – che osava rivolgersi a Dio come fosse sua pari – lo turbava profondamente. Il contrasto qui è evidente: Harriet ha sempre visto la preghiera come una fonte di forza e connessione con Dio, mentre per Gideon è un’inquietante aberrazione dell’ordine naturale delle cose. La parte più agghiacciante del monologo arriva quando Gideon cita le parole di suo padre: "Puoi avere uno schiavo prediletto, ma è come avere un maiale prediletto."


Qui la brutalità della mentalità schiavista si manifesta senza filtri. Il paragone con un maiale non è casuale: riduce Harriet a una semplice proprietà, un oggetto da usare fino a quando non è più conveniente possederlo.


L’idea che lo schiavo possa provare sentimenti, che possa avere un’identità e dei legami, è completamente annullata: se serve, si può venderlo senza rimorso, e se bisogna "mangiarlo" – metafora per sfruttarlo fino all’osso – non bisogna farsi troppi scrupoli. La frase più crudele è forse questa: "E se lo devi mangiare, scordati il suo nome." Il nome è ciò che dà identità a una persona. Dire di voler dimenticare il nome di Harriet equivale a cancellarne l’esistenza, a negarle il diritto di essere qualcuno.


Dopo aver cercato di ridurre Harriet a un oggetto, Gideon chiude con un ordine: "Andiamo a casa." Non dice "torna a casa", ma "andiamo", come se ci fosse ancora un legame, come se fosse naturale che lei tornasse con lui. È un ultimo, disperato tentativo di riaffermare il controllo su di lei.

Conclusione

Questo monologo è il ritratto perfetto di un oppressore che si aggrappa disperatamente al potere che sente sfuggirgli dalle mani. Gideon cerca di mascherare la sua frustrazione con il disprezzo, con il sarcasmo, con il linguaggio della supremazia, ma il sottotesto è chiaro: Harriet lo ha già sconfitto. Ed è questo che lo spaventa più di tutto.

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