Monologo - Julianne Nicholson da \"Paradise: Sinatra\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Sinatra è un momento di cruda vulnerabilità per un personaggio che, nel presente della serie, conosciamo come una leader spietata e inflessibile. Ma qui, nel passato, la vediamo sotto una luce completamente diversa: una madre devastata dal lutto, incapace di elaborare la perdita del figlio. Sta cercando disperatamente un appiglio, e si rivolge alla Dr. Gabriela Torabi, una psicologa, non per "guarire", ma per ritrovare quel minimo di funzionalità che le permetta di andare avanti. Questo monologo è essenziale per comprendere cosa ha reso Sinatra la donna che conosceremo in seguito. Il dolore che prova è talmente profondo da aver distrutto il suo matrimonio e la sua stabilità emotiva, ma lei non può permettersi di crollare. C’è ancora qualcuno che dipende da lei: sua figlia, la sua impresa, le migliaia di persone che lavorano per lei. Il suo obiettivo non è trovare pace o accettazione, ma semplicemente essere “efficiente”.

Devo solo essere efficiente

STAGIONE 1 EP 2

MINUTAGGIO: 31:07-33:37

RUOLO: Sinatra
ATTRICE:
Julianne Nicholson
DOVE:
Disney +



INGLESE


Everyone said time would help. But it isn't. It's been six months. So... It's not helping. Time is actually making it worse, because it's taking me further away... from when he was here. You were kind to me then. You helped me. And I need your help. Right now. I have no desire to be... healed. I-I'm... I'm broken forever. My marriage is broken forever. But I have a business, a giant business, where there are tens of thousands of people who rely on me. And I have a daughter. I still have my daughter. And if she so much as sneezes, then my... my heart stops. And I need to be functional for her. I don't need to be healed. I just need to be functional enough that I can think about something other than throwing myself off a fucking roof! I'll pay you. I... you will be richer than your wildest dreams. You won't need a single other client. So, I'll just... She's all I have, so I need you to help me. Please help me. I need you to help me. Will you help me?



ITALIANO


Dicono che il tempo aiuti, ma non è così. Sono passati sei mesi. Non… non mi aiuta. Il tempo sta peggiorando le cose, perché non fa che allontanarmi sempre più… da quando lui c’era ancora. Lei era stata molto gentile, con me. Mi aveva aiutata, e ho di nuovo bisogno di quell’aiuto. Io non ho… bisogno… si, di guarire. Io sarò a pezzi per sempre. Il mio matrimonio è a pezzi per sempre. Ma possiedo un’impresa. Un’impresa enorme, in cui ci sono decine di migliaia di persone che dipendono da me. E ho anche una figlia. Ho la mia bambina, e basta solo che starnutisca che il mio cuore smetta di battere. Devo essere efficiente per lei. Non mi serve guarire. Devo essere efficiente quanto basta per non pensare a cose come buttarmi nel vuoto da un tetto. Io la pagherò. Lei diventerà più ricca di quanto abbia mai immaginato. Non le serviranno altri clienti. Mi ascolti. Mia figlia ha bisogno di me, mi aiuti. Mi aiuti, la prego. Deve aiutarmi. Vuole aiutarmi?

Paradise

Paradise è una serie che prende il thriller politico e lo fonde con la fantascienza distopica, creando un racconto che esplora il potere, la manipolazione e la sopravvivenza in un mondo in cui le regole del passato non valgono più. Ideata da Dan Fogelman, autore di This Is Us, la serie ha debuttato su Disney+ e ha subito catturato l’attenzione per il suo mix di tensione, mistero e critica sociale. La storia ruota attorno a Xavier Collins (Sterling K. Brown), un agente speciale che un tempo era la guardia del corpo del Presidente degli Stati Uniti, Cal Bradford (James Marsden). Quando il Presidente viene assassinato in circostanze misteriose all’interno di una comunità d’élite, Collins si trova invischiato in un’indagine che lo porta a scoprire segreti inquietanti. Ma c’è un elemento che complica tutto: il mondo non è più quello di prima. Una catastrofe – inizialmente poco chiara – ha sconvolto il pianeta, lasciando in piedi solo questa comunità chiusa, abitata dai più potenti esponenti del mondo politico ed economico.

A prendere il controllo dopo la morte di Bradford è una donna enigmatica conosciuta come “Sinatra”, un’oligarca senza scrupoli che governa con pugno di ferro e con una visione chiara: proteggere la sua comunità a ogni costo. Mentre Collins cerca la verità sulla morte del Presidente, inizia a rendersi conto che la vera domanda non è solo chi l’abbia ucciso, ma cosa stia accadendo fuori da quella comunità e quale sia il reale stato del mondo.

La serie utilizza una struttura che alterna passato e presente, unendo episodi autoconclusivi incentrati su singoli personaggi con una narrazione più ampia che svela, pezzo dopo pezzo, il quadro generale. I flashback sono essenziali per capire le dinamiche tra i protagonisti, ma anche il declino del mondo esterno e il ruolo che la comunità ha giocato nella crisi globale.

Come già fatto in serie come Lost, Paradise costruisce ogni episodio intorno a un personaggio o a un evento specifico, mantenendo però un filo conduttore che si dipana lungo l’intera stagione. Ci sono momenti di tensione altissima, seguiti da lunghe sequenze più riflessive che esplorano il significato del potere e delle scelte morali.


L’ambientazione trasmette il senso di isolamento e oppressione che pervade la serie. La comunità di Paradise è lussuosa, curata nei minimi dettagli, ma trasmette un’inquietudine costante: dietro l’eleganza si nasconde un mondo marcio, dominato da giochi di potere e manipolazioni. La fotografia, dai toni freddi e asettici, amplifica questa sensazione di controllo e sorveglianza costante.



Dal punto di vista tematico, la serie affronta in modo diretto la lotta tra apparenza e sostanza. Il Presidente, che in teoria è il leader della comunità, si rivela presto una figura quasi impotente, simbolo di come il potere vero sia nelle mani di chi controlla le risorse e le informazioni. Allo stesso modo, la presenza di una psicologa incaricata di rendere la transizione alla nuova realtà il meno traumatica possibile mostra come la manipolazione psicologica sia un’arma tanto potente quanto la forza bruta.


I Personaggi Chiave


Xavier Collins (Sterling K. Brown): Agente dei Servizi Segreti con un passato difficile, è il punto di vista dello spettatore all’interno della storia. La sua indagine sulla morte di Bradford lo porta a scoprire verità che mettono in discussione tutto ciò in cui credeva.

Cal Bradford (James Marsden): Presidente degli Stati Uniti, il cui omicidio è il punto di partenza della serie. Nei flashback scopriamo il suo rapporto con Collins e la sua posizione ambigua all’interno della comunità.

Sinatra: La donna che, dopo la morte di Bradford, assume il controllo della comunità. È spietata e calcolatrice, capace di qualsiasi cosa pur di mantenere il suo potere.

La Psicologa: Figura chiave nella costruzione della nuova società, il suo ruolo è quello di assicurarsi che i superstiti accettino la nuova realtà senza troppe domande. Il suo episodio dedicato è uno dei più affascinanti della stagione.


Paradise prende elementi del thriller politico e li innesta in un contesto fantascientifico che riecheggia molte paure del presente. Il riscaldamento globale, la paranoia per un possibile conflitto nucleare e la crescente influenza delle oligarchie economiche sono tutti temi che trovano spazio nella narrazione. La figura di Sinatra richiama il concetto di un’élite che si erge a salvatrice dell’umanità, ma che in realtà persegue solo il proprio interesse, un tema che ha fatto discutere molto negli Stati Uniti, soprattutto in relazione a figure come Elon Musk e Jeff Bezos.

Analisi Monologo

Sinatra inizia con una riflessione sul tempo, ribaltando il classico concetto secondo cui il tempo aiuta a guarire le ferite: Dicono che il tempo aiuti, ma non è così. Sono passati sei mesi. Non… non mi aiuta.Questo passaggio mette subito in chiaro il suo stato d’animo: il dolore non si è attenuato, anzi, è peggiorato. E il motivo è terribilmente semplice e doloroso: più tempo passa, più si allontana dal momento in cui suo figlio era ancora vivo. L’idea che il tempo possa portare sollievo è, per lei, una menzogna. Non c’è guarigione, solo distanza crescente da ciò che ha perso. Poco dopo, Sinatra chiarisce il suo punto di vista sulla propria sofferenza: Io non ho… bisogno… sì, di guarire. Io sarò a pezzi per sempre. Il mio matrimonio è a pezzi per sempre.Qui c’è un’interessante oscillazione nel suo modo di parlare: la sua mente sta ancora cercando di capire cosa sta chiedendo alla dottoressa. Parte con una negazione (“Io non ho bisogno…”), poi la corregge con un’affermazione incerta (“sì, di guarire”), e infine arriva alla consapevolezza definitiva: lei non guarirà mai.


Questa non è una richiesta di aiuto per superare il lutto, perché per Sinatra il lutto è ormai parte di lei. Il dolore ha cambiato radicalmente la sua vita, ha distrutto il suo matrimonio e, implicitamente, la persona che era prima. Il problema non è accettarlo, ma trovare un modo per convivere con esso senza lasciarsi schiacciare. Dopo aver riconosciuto che non guarirà, Sinatra introduce l’altro aspetto della sua vita: il dovere. Ma possiedo un’impresa. Un’impresa enorme, in cui ci sono decine di migliaia di persone che dipendono da me.”


Qui emerge la sua mentalità pragmatica: anche se il suo mondo è andato in pezzi, c’è qualcosa che deve ancora funzionare. Il dolore non può permetterle di perdere il controllo. Ma è con la frase successiva che si arriva al cuore emotivo del monologo: E ho anche una figlia. Ho la mia bambina, e basta solo che starnutisca che il mio cuore smetta di battere.Questa è la frase più umana e fragile di tutto il monologo. Sinatra sta dicendo che la sua unica ragione di vita rimasta è sua figlia. E il suo amore per lei è così totalizzante da renderla quasi instabile: basta un semplice starnuto della bambina per farle sentire il terrore di perderla anche lei.


Questo momento è fondamentale perché mostra un punto di svolta nel personaggio. Fino a ora, Sinatra si è divisa tra il dolore per la perdita del figlio e il senso di responsabilità per la sua azienda. Ma questa frase sposta il focus: non è l’azienda che la tiene in vita, è sua figlia. Dopo aver descritto la sua condizione emotiva, Sinatra arriva al punto: Devo essere efficiente per lei. Non mi serve guarire. Devo essere efficiente quanto basta per non pensare a cose come buttarmi nel vuoto da un tetto.”


La parola chiave qui è “efficiente”. Lei non chiede di stare meglio, non chiede di non soffrire. Chiede solo di poter funzionare. Il dolore è così schiacciante che la sua unica speranza è ottenere una stabilità sufficiente per non cadere nella disperazione assoluta. Ed è qui che il monologo prende una piega ancora più forte. Sinatra non sta solo chiedendo aiuto, sta comprando aiuto. “Io la pagherò. Lei diventerà più ricca di quanto abbia mai immaginato. Non le serviranno altri clienti.


In questa frase c’è già il germe della donna che diventerà. Sinatra è abituata a ottenere ciò che vuole con il denaro, e in questo momento di debolezza sta usando l’unico strumento di controllo che ancora possiede. Ma subito dopo, la maschera crolla di nuovo: Mi ascolti. Mia figlia ha bisogno di me, mi aiuti. Mi aiuti, la prego. Deve aiutarmi. Vuole aiutarmi?La ripetizione frenetica di “mi aiuti” mostra che il controllo è solo un’illusione. Sinatra ha provato a fare leva sul denaro, sulla logica, ma alla fine tutto si riduce a un disperato appello umano.

Conclusione

Questo monologo è il punto di rottura di Sinatra, il momento in cui la vediamo nel suo stato più fragile e disperato. È una donna devastata, che non cerca guarigione, ma solo un modo per non essere sopraffatta dal dolore. Quello che rende questo monologo così potente è il contrasto tra il suo tono inizialmente razionale e la sua implosione emotiva finale. All’inizio, cerca di mantenere il controllo, parlando di doveri e responsabilità. Ma alla fine, emerge la verità: è sull’orlo del suicidio, e l’unico motivo per cui non vuole cedere è sua figlia.

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