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~ LA REDAZIONE DI RC
Interpretare il monologo di Kate in The Diplomat Stagione 2 è una sfida emozionale che richiede di cogliere a fondo il tormento di una donna intrappolata tra il dovere professionale e il dolore personale. In questo momento di intimità, Kate rivela il peso dell'odio e della frustrazione che prova verso il marito Hal, una repulsione che rappresenta qualcosa di più profondo: un rifiuto per la vita che si è trovata a condurre e per le scelte che l'hanno allontanata dalla sua umanità. Ogni frase è carica di ambivalenza, e la complessità emotiva di Kate diventa ancora più evidente nel momento in cui condivide le sue vulnerabilità, trovandosi quasi obbligata a trasmettere ad altri la stessa capacità di sopportare compromessi e perdite devastanti.
STAGIONE 2 EP 4
MINUTAGGIO: 4:42-6:36
ATTRICE: Keri Russell
PERSONAGGIO: Kate Wyler
DOVE: Netflix
INGLESE
I hated Hal so much. I couldn't breathe. I couldn't, like, hear anything. In meetings, I kept getting lost because I couldn't hear. I would understand if you wanted to leave. I wouldn't want to come in here every day and look at me and walk by Ronnie's desk. You didn't kill Ronnie. Yeah, I know. ( music ends ) And Hal didn't kill this very sweet man named Amir. And a girl called Paulette. I mean, she wasn't a girl, she was a woman, but... she was so young. And they felt like our kids, you know? All of them. All of you. At every embassy. Marriages don't survive the death of a child. Hal and I have, like, hundreds of children at any given time. And some of them... Hal would say, "They understand the risks." "We're called The Other Army. People know that when they sign up." Doesn't help. So now you're me. And I'm Hal. You're not. I kind of am. At some point, you gotta decide if in the aggregate... we're doing good. We may not be. And then you make a choice. In or out. I respect both choices. But if you stay, you have to pretend you don't hate me. You have to pretend even to yourself.
ITALIANO
Odiavo Hal talmente tanto... non riuscivo a respirare. Non riuscivo a sentire niente. Alle riunioni continuavo a distrarmi perché non riuscivo a sentire. Lo capirei, se lei volesse andare via. Io non vorrei vedere qui ogni giorno, vedere me, e passare davanti alla scrivania di Ronnie... Lo so. E Hal non ha ucciso un uomo dolcissimo di nome Amir. E una ragazza di nome Paulette. Cioè, non era una ragazza, era una donna, ma... era così giovane. Ed era come se fossero figli nostri, capisce? Tutti quanti. Tutti voi. A ogni ambasciata. I matrimoni non sopravvivono alla morte di un figlio. Io e Hal abbiamo... centinaia di figli in quel dato momento. E alcuni... Hal direbbe "Loro conosono i rischi. Ci chiamano "l'altro esercito". Sanno in cosa si imbarcano". Non è d'aiuto. Perciò, lei è me. E io sono Hal. A un certo punto, lei deve decidere se, nel complesso, stiamo facendo bene. Magari non è così. E poi deve fare una scelta. Dentro o fuori. Io rispetto entrambe le scelte. Ma se resta, deve fingere di non odiarmi. Deve fingere anche con se stesso.
The Diplomat, serie prodotta da Netflix, si presenta come un intrigante thriller politico che mescola tensione, diplomazia e dinamiche personali. Ambientata in un mondo di intrighi internazionali, la serie segue Kate Wyler, interpretata da Keri Russell, una diplomatica americana di lunga esperienza abituata a missioni complicate, ma abituata a lavorare lontano dai riflettori. La trama ruota attorno al suo trasferimento imprevisto in un ruolo pubblico di grande rilievo: ambasciatrice degli Stati Uniti nel Regno Unito, uno degli incarichi più esposti e delicati della diplomazia statunitense. Kate, inizialmente riluttante e più incline a operare in contesti come quello del Medio Oriente, si ritrova ad affrontare le insidie della politica britannica e le pressioni della sua stessa amministrazione.
La complessità della trama si svela attraverso la lotta di Kate per adattarsi a un contesto che non sente pienamente suo e che richiede, oltre a competenze politiche, un’elevata dose di savoir-faire. La serie esplora il suo tentativo di navigare tra scandali, tradimenti e tensioni geopolitiche, evidenziando le difficoltà di chi deve gestire questioni internazionali complesse mentre vive sotto una costante attenzione mediatica.
Parallelamente, "The Diplomat" dedica ampio spazio alla vita personale di Kate, in particolare al rapporto con il marito Hal, ex ambasciatore con un passato da “star” della diplomazia, che ora vive in una posizione ambigua tra supporto e interferenza.
Hal, interpretato da Rufus Sewell, porta nella trama una dinamica interessante, che a volte sfocia in tensioni ironiche e altre in conflitti, mettendo in luce come vita privata e ruolo pubblico non possano mai davvero separarsi per figure di alto profilo come la protagonista. Questa dimensione personale della serie fornisce un equilibrio alla rigidità dei temi geopolitici, dando al pubblico uno spaccato dell'umanità dietro le figure istituzionali.
Questo monologo di Kate è un momento intimo e intensamente rivelatore in cui si addentra nella complessità delle sue emozioni verso Hal e, più in generale, verso la diplomazia stessa. È un’esplorazione tagliente e dolorosa, dove il disgusto e il senso di colpa si mescolano in un flusso di pensieri che riflette il peso delle sue responsabilità e delle vite perse sotto la sua supervisione.
Kate comincia dichiarando la sua avversione per Hal con parole crude, quasi fisiche: "Odiavo Hal talmente tanto... non riuscivo a respirare. Non riuscivo a sentire niente". Questo odio, questa intolleranza verso Hal, va oltre il semplice disprezzo per il marito: sembra rappresentare un rifiuto per un’intera esistenza che li ha portati a dover sacrificare pezzi della loro umanità. La difficoltà nel riuscire a "sentire" suggerisce che Kate si sia assuefatta a un senso di vuoto, a un annichilimento delle proprie emozioni, una sorta di anestesia emotiva che sembra ormai necessaria per sopravvivere nel suo ruolo.
Il monologo si trasforma in una confessione aperta in cui Kate comprende, o cerca di far comprendere, come il dolore e la perdita abbiano cambiato il suo rapporto non solo con Hal, ma con tutto il mondo diplomatico. Quando dice: "E Hal non ha ucciso un uomo dolcissimo di nome Amir. E una ragazza di nome Paulette", Kate sottolinea la differenza tra lei e il marito. Mentre Hal affronta queste perdite con un distacco pragmatico, quasi cinico, Kate soffre profondamente, percependo ogni membro del personale come un figlio. Questa metafora dei “figli” rende l’idea di come lei senta la responsabilità, e la vulnerabilità, di ogni persona sotto la sua guida. È una confessione di un dolore sotterraneo che riaffiora e si intensifica ogni volta che un collega, una “figlia” o un “figlio”, viene perso.
Hal, invece, giustifica la perdita con una frase pragmatica, dicendo che “sanno in cosa si imbarcano”. Questo tentativo di razionalizzazione non dà sollievo a Kate, ma anzi sembra allontanarla ancora di più dal marito, sottolineando come ognuno di loro affronti il sacrificio in modo opposto. Mentre Hal usa la razionalità come scudo, Kate appare divorata dalla colpa e dalla responsabilità.
Quando Kate dice a una collega “lei è me. E io sono Hal”, ci fa capire che sta cercando di mettere in guardia un’altra persona, forse una giovane diplomatica, sul futuro che potrebbe aspettarla. È un avvertimento: a un certo punto, come Kate, anche lei dovrà scegliere se accettare questa vita, con tutti i suoi compromessi e sacrifici, oppure andarsene. La battuta “se resta, deve fingere di non odiarmi. Deve fingere anche con se stesso” è la chiave emotiva del monologo. Kate sa che, per restare in un mondo tanto duro, questa giovane donna dovrà imparare a chiudere i propri sentimenti, a vivere un’esistenza duale, costretta a celare sia il proprio dolore che il proprio disprezzo.
Interpretare questo monologo richiede una profonda comprensione del conflitto interiore di Kate, una donna intrappolata tra il dovere professionale e il dolore personale.
1. Senti il Peso dell’Odio e della Frustrazione
Inizia con un'intensità quasi trattenuta, come se l’odio che Kate prova fosse talmente radicato da toglierle il respiro. Kate dice di "non riuscire a respirare", quindi fai emergere questa difficoltà iniziale anche a livello fisico: piccole pause nel respiro, un tono basso e carico di peso.
Lascia emergere la frustrazione nel modo in cui pronuncia le parole. L’odio per Hal va oltre il disprezzo personale, è quasi una repulsione per ciò che sono diventati insieme, per una vita che li ha consumati.
2. Mostra il Dolore e la Vulnerabilità di Kate
Il punto in cui Kate parla di Amir e Paulette è cruciale per trasmettere il dolore nascosto di questa donna che si sente responsabile per i suoi collaboratori. Fai una pausa prima di nominare Amir e Paulette, lascia che si percepisca il peso di quelle perdite, come se l'immagine di questi colleghi fosse un fantasma che la tormenta.
Nella frase “E Hal non ha ucciso un uomo dolcissimo di nome Amir. E una ragazza di nome Paulette”, concediti un breve silenzio tra ogni nome. Senti l’emozione crescere, trattenendola appena, come se ogni parola rischiasse di spezzarti la voce.
3. Trasmetti l’Ambivalenza tra Dovere e Sacrificio
Nel passaggio in cui Kate dice che "ognuno di loro era come un figlio", lascia intravedere una sorta di tenerezza soffocata dal rimpianto. Potrebbe esserci un lieve tremolio nella voce, o uno sguardo che si perde, come se ricordasse ogni perdita in un flash emotivo.
Senti la disillusione e il peso del compromesso: Kate deve razionalizzare la morte dei suoi "figli" per sopravvivere emotivamente, ma non riesce davvero a convincersi. Usa un tono più distaccato nel riferire le parole di Hal, “sanno in cosa si imbarcano”, per trasmettere la freddezza della frase e quanto sia distante dalla tua sensibilità.
4. Esprimi la Disillusione e l’Avvertimento Finale
Quando Kate dice alla sua collega “lei è me. E io sono Hal”, è una rivelazione e un avvertimento: se continua a percorrere questa strada, anche la sua collega sarà costretta a vivere questo tormento. Qui dovresti usare un tono quasi dimesso, come una consapevolezza amara.
Nell’ultima battuta, “deve fingere di non odiarmi. Deve fingere anche con se stesso”, trasmetti la consapevolezza di un’illusione necessaria per sopravvivere. È una frase che racchiude il dolore per la perdita di sé: Kate ha accettato di vivere una doppia vita, e ora chiede lo stesso alla sua collega.
5. Costruisci un Ritmo Spezzato e Intimo
Questo monologo non è un discorso uniforme; ogni frase racchiude un diverso carico emotivo. Alterna pause e riprese come se fossi in uno stato di confusione e afflizione, creando un ritmo spezzato. Questo non solo riflette il tormento di Kate, ma rende la performance più autentica e intima.
Ricordati che questo monologo è quasi una confessione. Fallo sembrare un momento di vulnerabilità, come se, anche mentre parla, Kate si rendesse conto della propria fragilità.
Un’interpretazione che segua questi suggerimenti può trasmettere il tormento di Kate in modo completo e potente, rendendo evidente allo spettatore la dualità tra il sacrificio richiesto dalla diplomazia e il dolore personale che, a lungo termine, logora anche i più forti.
Portare in scena questo monologo significa dare voce alla dolorosa consapevolezza di Kate: la sua vita è stata un sacrificio continuo, fatto di compromessi e finzioni necessari a sopravvivere nel mondo della diplomazia. L’attrice deve restituire questa lotta interiore, creando una performance che alterna intensità e delicatezza, trasmettendo sia la resilienza che la disillusione di una donna che chiede a sé stessa, e agli altri, di accettare l’inaccettabile.
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