Monologo - Kerri Kenney-Silver in \"The Four Seasons\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Anne arriva durante una scena apparentemente semplice ma carica di significati: una cerimonia, un momento di condivisione in cui ci si aspetta che le parole siano solenni, magari perfette. Invece Anne – interpretata da una Kerri Kenney-Silver capace di un equilibrio misuratissimo tra sarcasmo e dolcezza – sceglie un tono sorprendentemente autentico. È una dichiarazione d’amore, sì, ma completamente priva di retorica. È quasi una contro-dichiarazione rispetto a quello che ci si aspetterebbe in un momento così. Un momento che, nel contesto della serie, acquista un peso ulteriore perché sappiamo già che questa relazione sta per essere spezzata.

Il punto è che ti amo

STAGIONE 1 EP 2

MINUTAGGIO: 24:50-26:48

RUOLO: Anne

ATTRICE: Kerri Kenney-Silver

DOVE: Netflix

INGLESE

In arrivo :)

ITALIANO

Grazie. Ehm... Siamo fortunati ad avervi qui oggi. Grazie, papà. Ehm, al mio matrimonio avevo letto una mia poesia in cui "nozze" faceva rima con "cozze", perciò... sono lieta di poter rimediare. Sarà una lettura breve. "Nick. Ti amo. Non ogni istante di ogni giorno. Sarei falsa a dirlo. E' un amore ancora più grande. Ti amor nei momenti buffi, come quando a Santorini pretendesti di guardare "Speed 2 - Senza limiti" in greco. Ti amo nei momenti più ardui. Come quando nostra figlia arrivò troppo presto, e tu con coraggio trasformasti la sala d'attesa nel tuo ufficio per le otto settimane successive. Amo che sai sempre sorprendermi. Che si tratti di iscriverti inspiegabilmente a judo a 47 anni. O di comprarmi un enorme forno per ceramiche e istallarlo da solo, anche se il rivenditore aveva detto: "va istallato da un professionista". Ti amo. Punto. Mi infastidisci da impazzire, e so che anche io infastidisco te. Sarei molto onorata se ci infastidissimo a vicenda in salute e malattia, finché morte non ci separi". Ho avuto un pizzico di tempo in più per prepararmi. E' ingiusto ma... Ok, caro. Il tuo turno.

The four Seasons

La trama di The Four Seasons si sviluppa attorno a un’idea tanto semplice quanto potente: cosa succede quando il tempo – quello vero, che scava lentamente sotto la superficie delle cose – inizia a logorare ciò che sembrava saldo, e lo fa sotto gli occhi di chi ti conosce da sempre? Ambientata nel corso di un anno e strutturata in otto episodi, ognuno legato simbolicamente a una stagione, la serie Netflix creata da Tina Fey, Lang Fisher e Tracey Wigfield prende spunto dall’omonimo film del 1981 di Alan Alda per raccontare le microfratture e i terremoti emotivi che colpiscono tre coppie di amici di lunga data: Kate e Jack, Nick e Anne, Danny e Claude.

Il punto di rottura arriva subito, durante quella che dovrebbe essere una vacanza tranquilla tra vecchi amici: Nick (Steve Carell), senza troppi giri di parole, annuncia di aver lasciato Anne (Kerri Kenney-Silver), sua moglie da venticinque anni, per Ginny (Erika Henningsen), una donna più giovane, spontanea e del tutto estranea al mondo emotivo e culturale del gruppo. Da lì, il castello di equilibri consolidati comincia lentamente a crollare.

Ogni episodio mette in scena un passo in quel percorso di svelamento a cui ogni personaggio è costretto: le maschere sociali, le abitudini, le dinamiche ormai automatiche all’interno di ogni coppia vengono messe in discussione. Ginny, in questo contesto, non è solo una presenza ingombrante: è la miccia che riaccende i fuochi sopiti del desiderio, della rabbia, della nostalgia. Ma soprattutto è lo specchio attraverso cui ciascuno è costretto a guardarsi per ciò che è diventato. Ciò che rende The Four Seasons interessante è il modo in cui tratta i legami di lunga durata: non li celebra, non li demolisce, ma li osserva con onestà e ironia. Kate e Jack (Tina Fey e Will Forte), ad esempio, incarnano il dilemma di una coppia che ha confuso la complicità con l’abitudine. Danny e Claude (Colman Domingo e Marco Calvani), invece, affrontano quelle piccole crepe invisibili che si insinuano anche nelle relazioni più equilibrate.

La scelta di legare ogni tappa della serie a una stagione dell’anno funziona anche come struttura narrativa che scandisce il progressivo smantellamento delle certezze. La primavera è la rinascita, l’inizio del cambiamento. L’estate porta la confusione e la voglia di lasciarsi andare. L’autunno introduce il disincanto, mentre l’inverno è il momento della resa dei conti.

Analisi Monologo

La chiave di tutto è la tonalità ambivalente: Anne apre con l’autoironia ("al mio matrimonio avevo letto una poesia in cui 'nozze' faceva rima con 'cozze'") e ci prepara subito a qualcosa che sarà tutt’altro che convenzionale. Questo non è un discorso da film romantico: è qualcosa di vissuto, imperfetto, reale. Il passaggio più denso è proprio quando dice: "Ti amo. Non ogni istante di ogni giorno. Sarei falsa a dirlo. È un amore ancora più grande." Qui c’è una dichiarazione di poetica dell’amore adulto. Un amore che non ha bisogno di performance costanti o di perfezione, ma si misura nella resistenza, nella sopportazione reciproca, nella memoria condivisa. La frase è costruita come un gesto di verità: rompe la retorica del “ti amerò per sempre ogni secondo”, ma rilancia con qualcosa di più concreto e paradossalmente più profondo.

L’uso degli aneddoti è un altro punto forte del discorso: momenti comici (la visione di Speed 2 in greco), momenti difficili (la nascita prematura della figlia), momenti assurdi (il forno per ceramiche). Ogni esempio non è scelto a caso: ciascuno mostra un frammento dell’amore che Anne ha costruito e riconosciuto in Nick. Eppure, proprio perché conosciamo già la direzione che prenderà la loro storia, ogni frase si colora di una malinconia retroattiva. Come se il pubblico ascoltasse una lettera d’amore a qualcosa che sta per svanire. Infine, la chiusura: "Sarei molto onorata se ci infastidissimo a vicenda in salute e malattia, finché morte non ci separi." È una riscrittura secca e bellissima delle promesse matrimoniali. Toglie l’enfasi, ma ne conserva il senso più profondo: l’accettazione dell’altro, anche (e soprattutto) nei suoi difetti. Il verbo “infastidire” qui è usato con affetto disarmante: è un modo per dire “ti ho scelto, con tutto quello che comporta”.

Conclusione

Questo monologo è uno dei momenti più centrali di The Four Seasons perché mette a nudo l’essenza della serie: l’amore non è un’idea astratta, ma un accumulo di momenti piccoli, di imperfezioni condivise, di scelte quotidiane. È un discorso che, pur essendo rivolto a un marito in una scena pubblica, sembra anche rivolgersi a sé stessa. Una forma di autocoscienza, un saluto, forse. E proprio per questo, acquista una potenza narrativa doppia: è insieme dichiarazione e addio, ricordo e consapevolezza.

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