Monologo - Kirk Douglas in \"Orizzonti di gloria\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo del colonnello Dax, interpretato da Kirk Douglas in Orizzonti di gloria, è il culmine emotivo e morale del film. Si svolge nel tribunale militare, dove Dax, ex avvocato, difende tre soldati accusati ingiustamente di codardia. La sua arringa è tanto un atto d’accusa contro la corte quanto un disperato appello all’umanità dei giudici. Il suo discorso non è solo una difesa legale, ma una denuncia dell’intero sistema militare, in cui l’onore viene sacrificato per convenienza e i soldati diventano carne da macello per le ambizioni dei superiori. Kubrick costruisce la scena in modo essenziale, lasciando che siano le parole di Dax a riempire lo spazio, senza musica o distrazioni.

Mi vergogno di essere un uomo

MINUTAGGIO:

RUOLO: Kirk Douglas
ATTORE:
Kim Rossi Stuart
DOVE:
Amazon Prime Video



INGLESE


There are times when I am ashamed to be a member of the human race and this is one such occasion...I protest against being prevented from introducing evidence that I consider vital to the defense, the prosecution presented no witnesses, there has never been a written indictment of charges made against the defendants, and lastly, I protest against the fact that no stenographic record of this trial has been kept. The attack yesterday morning was no stain on the honor of France, but this court-martial is such a stain...Gentlemen of the court, to find these men guilty will be a crime to haunt each of you to the day you die. I can't believe that the noblest impulse in man, his compassion for another, can be completely dead here. Therefore, I humbly beg you show mercy to these men.




ITALIANO


Signori della corte, vi sono occasioni in cui io mi vergogno di appartenere al genere umano, e questa è una di quelle. Mi è impossibile di riassumere le risultanze della difesa dato che la corte non mi ha mai concesso di provare le mie argomentazioni. Protesto che mi sia stato impedito di offrire delle testimonianze che considero vitali per la difesa. L'accusa non ha portato testi, non è stato redatto l'atto formale delle accuse mosse agli imputati, e infine protesto contro il fatto che non sia stato compilato un resoconto stenografico del processo. L'attacco di ieri mattina non è stato un'onta alla nostra bandiera, e meno che mai un disonore per i combattenti di questa nazione, ma questa corte marziale è un'onta e un disonore per la Francia. Un processo così condotto è un'offesa a ogni principio di giustizia. Signori della corte, dichiarandoli colpevoli commettereste un delitto che vi ossessionerebbe fino alla fine dei vostri giorni. Non posso credere che il più nobile impulso dell'uomo, la pietà verso il prossimo, manchi completamente qui. Quindi vi prego umilmente: abbiate pietà di questi uomini.

Orizzonti di gloria

"Orizzonti di gloria" (Paths of Glory, 1957) di Stanley Kubrick è un film sulla guerra che si trasforma in una riflessione sul potere, l’ingiustizia e l’assurdità dei conflitti. Ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, segue le vicende di un reparto dell’esercito francese incaricato di un attacco suicida contro una postazione tedesca, conosciuta come "il Formicaio". Il generale Mireau (George Macready), spinto dall’ambizione e dalle pressioni dei superiori, ordina al colonnello Dax (Kirk Douglas) di guidare i suoi uomini in un assalto quasi impossibile. L’attacco, come previsto, si rivela un massacro: i soldati vengono falciati dal fuoco nemico e alcuni non riescono neanche a uscire dalle trincee.


Di fronte al fallimento, Mireau cerca un capro espiatorio per salvare la propria reputazione e ordina un processo per codardia contro tre soldati scelti arbitrariamente: il caporale Paris (Ralph Meeker), il soldato Arnaud (Joe Turkel) e il soldato Ferol (Timothy Carey). Dax, ex avvocato, assume la loro difesa in un tribunale militare fittizio, dove il verdetto è già deciso. Nonostante i suoi sforzi, i tre vengono condannati alla fucilazione.


La scena dell’esecuzione è gelida e inesorabile: i soldati vengono giustiziati senza che la loro innocenza abbia avuto alcun peso. Dopo l’esecuzione, emerge un dettaglio compromettente: Mireau aveva ordinato di sparare sulla propria fanteria per costringerla ad avanzare. Il generale viene rimosso dal comando, ma non per senso di giustizia, bensì per proteggere la reputazione dell’esercito. Nel finale, Dax osserva i suoi uomini che, per un attimo, dimenticano la brutalità della guerra mentre ascoltano una prigioniera tedesca cantare in una taverna. Il momento di commozione collettiva viene bruscamente interrotto quando Dax riceve l’ordine di riportarli al fronte, a combattere un’altra battaglia senza senso.

Analisi Monologo

Dax inizia con una dichiarazione potente: "vi sono occasioni in cui io mi vergogno di appartenere al genere umano, e questa è una di quelle." La sua è un’ammissione di sconforto di fronte a un sistema corrotto e privo di empatia. È la frase di un uomo che sa di star parlando a sordi, ma che non può fare a meno di gridare l’ingiustizia che vede.


Quando gli viene chiesto se contesta l’obiettività della corte, Dax risponde con un’accusa dettagliata: il processo è stato una farsa, senza prove, senza testimoni, senza una reale possibilità di difesa. Non si sta giudicando la condotta dei soldati, ma si sta cercando un capro espiatorio per coprire il fallimento dell’alto comando. La scelta delle parole è precisa e mirata: questa corte marziale è un'onta e un disonore per la Francia. Dax trasforma l’ingiustizia in un atto di tradimento verso i principi che la nazione dovrebbe rappresentare.


Nella parte finale del monologo, il colonnello abbandona la logica giuridica per rivolgersi direttamente alla coscienza dei giudici: "Non posso credere che il più nobile impulso dell'uomo, la pietà verso il prossimo, manchi completamente qui." Dopo aver smontato la legittimità del processo, Dax cerca di risvegliare l’umanità in chi deve emettere la sentenza. L’uso della parola "pietà" è significativo: non sta più parlando di giustizia, ma di qualcosa di più elementare, più antico e universale.

Conclusione

Questo monologo è l’espressione più chiara della sua tesi: la guerra non distrugge solo i corpi, ma anche i principi su cui si fondano le società. Dax non riesce a salvare i soldati, ma con le sue parole riesce a smascherare la crudeltà e l’ipocrisia dell’alto comando. La sua richiesta di pietà cade nel vuoto, perché la corte ha già deciso, ma la sua voce è l’unica che porta un’eco di giustizia in un mondo che l’ha completamente dimenticata. Kubrick, con questo monologo, mostra come la guerra sia fatta anche di giochi di potere in cui gli uomini al fronte sono solo pedine sacrificabili.

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