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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Ben nel film La casa dei fantasmi (2023) rappresenta un momento chiave per il suo personaggio, non solo per approfondirne il passato, ma anche per dare al pubblico uno sguardo intimo sulla sua vulnerabilità e il senso di colpa che lo tormenta. Questo monologo non è semplicemente una confessione, ma un'occasione per Ben di affrontare il peso della perdita e di svelare la motivazione che guida le sue azioni nel presente. Attraverso un linguaggio semplice e diretto, emerge il lato umano del personaggio, rendendolo uno dei più autentici e complessi del film. L’analisi del monologo ci permette di esplorare come il dolore, il rimpianto e il bisogno di redenzione siano al centro del suo arco narrativo.
MINUTAGGIO: 1:13:56-1:16:19
RUOLO: Ben
ATTORE: Lakeith Stanfield
DOVE: Disney+
INGLESE
No, it's not that, Harriet. He wants me. I think he wants me to be his last soul. No. Ben, look at me. You're not alone. My wife died in a car accident. What was she like? She was the best. Yeah, she was just herself. And she liked to dance. She couldn't dance, but she liked to. She also was the world's slowest runner. She'd say, "Let's go running"... and she was eating a cheesesteak while she said this. Talking about, "I'm getting my carbo load." She was the type of person that just included everyone. And I was... I was kinda the opposite. People made me nervous. You have no social skills at all. It's true. And there's... no way I could have gotten to where I've gotten without her. Then one day, she... She decided she was gonna go get some tater tots. She liked tater tots. She asked me to go with her. And I just couldn't do it because I was frustrated. I had so much work, and so many things I still had to do. So, I... So, I went off. And I said, "Not right now, I'm doing something." And then, she left. Apparently, she stopped off to get some ice cream... at a little Baskin Robbins. She got into an accident... and about 20 minutes later... she was gone, and... So, that's why I put all my time and energy... dedicated to finishing the camera. Because I just wanted to see her one more time. She died alone. And I feel like she didn't know that I loved her.
ITALIANO
No, no, non è questo… Harriet… lui vuole me. Vuole che io sia la sua ultima anima. Mia moglie è morta in un incidente d'auto. Era la migliore. Sì, era sempre se stessa e le piaceva ballare. Non era capace, ma le piaceva. E nella corsa era davvero una lumaca. Diceva: “Andiamo a correre!” mentre mangiava un panino farcito di ogni cosa. “Mi servono i carboidrati,” diceva. Sapete, lei era il tipo di persona che coinvolgeva tutti, mentre io ero esattamente l'opposto. La gente mi rendeva nervoso, sapete? Non sarei mai potuto arrivare dove sono senza di lei. Poi, un giorno, è andata a prendere le crocchette del cane. Le piacevano tanto. Mi ha chiesto di accompagnarla, e io non l'ho fatto perché ero frustrato. Avevo tanto lavoro, ancora tante cose da fare. E così mi sono arrabbiato e ho detto: “Ora non posso, ho troppo da fare.” E dopo… lei è uscita. A quanto pare si è anche fermata a prendere un gelato da Baskin-Robbins. Ha avuto un incidente circa venti minuti dopo. È morta. E quindi è per questo che ho dedicato il mio tempo, le mie energie, per portare a termine la fotocamera. Perché volevo vederla ancora una volta. È morta da sola. E ho paura che non sapesse che l'amavo.
"La casa dei fantasmi" (2023), diretto da Justin Simien, è un adattamento moderno e rivisitato della celebre attrazione di Disneyland, la Haunted Mansion, e un tentativo di riportare al cinema l’atmosfera gotica e ironica della versione del 2003 con Eddie Murphy.
La storia segue Gabbie (interpretata da Rosario Dawson), una madre single che, insieme a suo figlio Travis, si trasferisce in una sontuosa ma inquietante villa a New Orleans, acquistata a un prezzo sorprendentemente basso. Non ci vuole molto prima che la nuova abitazione riveli il suo lato oscuro: la casa è infestata da un gruppo di fantasmi che non sembrano avere intenzione di lasciare tranquilli i nuovi inquilini. Per affrontare questa situazione soprannaturale, Gabbie chiama in aiuto un gruppo di personaggi tanto diversi quanto improbabili: Ben (Lakeith Stanfield), un astrofisico caduto in depressione dopo una tragedia personale; Padre Kent (Owen Wilson), un prete eccentrico con un lato da truffatore; Harriet (Tiffany Haddish), una medium dotata di grande energia ma poca precisione; e Bruce (Danny DeVito), uno storico con un’insana passione per i misteri paranormali. Insieme formano una squadra strampalata e mal assortita, ma decisa a indagare sui segreti della villa e liberarla dalle entità spettrali.
La trama si sviluppa come una miscela di horror leggero e commedia, con un ritmo che alterna momenti di tensione (sempre gestiti in modo accessibile per un pubblico ampio) a scene comiche basate sulle interazioni e i contrasti tra i protagonisti. Col progredire della storia, emergono dettagli sui fantasmi che infestano la villa, rivelando non solo i loro legami con la casa, ma anche una minaccia più grande rappresentata dal fantasma del Cappellaio (Jared Leto), un'entità oscura e manipolatrice. Il film riesce a bilanciare il tono scanzonato con una vena di malinconia, esplorando temi come il lutto, la perdita e il senso di appartenenza. Lakeith Stanfield, in particolare, offre una performance sorprendentemente emotiva per un progetto del genere, dando profondità al suo personaggio e rendendo Ben una figura centrale non solo nella trama, ma anche nell’aspetto tematico del film.
Ben comincia con una frase quasi interrotta: "No, no, non è questo…", una scelta che riflette lo stato caotico della sua mente e la difficoltà di affrontare ciò che sta per dire. Questo avvio spezzato ci introduce subito a un Ben esitante, quasi reticente, che si ritrova costretto a rivelare un dolore profondo per dare senso al pericolo che lo circonda (il fantasma del Cappellaio che lo perseguita). Qui emerge un parallelismo interessante: il tormento interiore di Ben e il "fantasma" che lo perseguita non sono altro che due facce della stessa medaglia, entrambi rappresentazioni di un passato che non riesce a lasciarsi alle spalle. Il cuore del monologo è il ricordo della moglie, descritta con dettagli specifici che la rendono viva non solo nella mente di Ben, ma anche per lo spettatore. La sua personalità, le sue abitudini, come il mangiare un panino prima di correre o fermarsi per un gelato, danno vita a una figura reale e calorosa. Questi dettagli rendono ancora più pesante il rimorso che Ben prova per non averla accompagnata quel giorno. È interessante notare come il contrasto tra i due personaggi — lei solare e coinvolgente, lui riservato e introverso — venga utilizzato per sottolineare quanto la moglie fosse il suo contrappeso emotivo, il suo sostegno.
La parte centrale del monologo, dove Ben racconta dell'incidente, è la più emotivamente potente. L’uso di un linguaggio semplice e quotidiano ("Era andata a prendere le crocchette del cane", "Si è fermata da Baskin-Robbins") amplifica l’impatto della tragedia. Non c’è nulla di straordinario in questi gesti, e proprio per questo la morte della moglie sembra tanto più ingiusta e crudele. È qui che emerge il senso di colpa paralizzante di Ben: non solo non l’ha accompagnata, ma si è lasciato sopraffare dalla frustrazione e dal lavoro, perdendo l'occasione di trascorrere un momento insieme. La frase "E ho paura che non sapesse che l’amavo" racchiude il cuore del suo rimorso, trasformandolo in un’espressione universale di paura e rimpianto che tocca profondamente chiunque abbia vissuto una perdita. La confessione sul suo lavoro — la costruzione della fotocamera per vedere i fantasmi — lega il suo trauma personale alla trama principale del film. Non si tratta solo di un oggetto funzionale, ma di una manifestazione del desiderio disperato di Ben di rimediare al passato, di avere un’altra possibilità per esprimere il suo amore e alleviare il suo senso di colpa. In questo contesto, il monologo diventa il motore emotivo che dà profondità alla sua lotta contro le forze soprannaturali.
Il monologo di Ben è una finestra sul suo passato e sul suo tormento interiore, trasformando un personaggio apparentemente chiuso e diffidente in una figura profondamente umana e comprensibile. La struttura del discorso, intrecciata tra ricordi affettuosi e rimpianti dolorosi, rende questa scena una delle più memorabili del film. Non è solo un momento di introspezione, ma un atto di connessione emotiva con gli altri personaggi e con il pubblico. Attraverso parole semplici ma evocative, Ben svela il peso del lutto e la paura universale di non aver fatto abbastanza per chi amiamo. Questo monologo non solo arricchisce il suo personaggio, ma getta luce sui temi centrali del film: la perdita, la colpa e la possibilità di redenzione, temi che, pur immersi in un contesto fantastico, trovano risonanza nella realtà quotidiana.
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