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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo introduttivo di Lancillotto nel film King Arthur è una potente narrazione che introduce lo spettatore alla reinterpretazione storica del mito arturiano. Questo discorso stabilisce le fondamenta tematiche del film, concentrandosi sulla lotta per la libertà, sul peso dell'eredità e sul contrasto tra storia e mito.
MINUTAGGIO: 00:36-4:29
RUOLO: Lancillotto
ATTORE: Ioan Gruffudd
DOVE: Netflix
INGLESE
By 300 AD, the Roman Empire extended from Arabia to Britain. But they wanted more. More land. More peoples loyal and subservient to Rome. But no people so important as the powerful Sarmatians to the east. Thousands died on that field. And when the smoke cleared on the fourth day, the only Sarmatian soldiers left alive were members of the decimated but legendary cavalry. The Romans, impressed by their bravery and horsemanship, spared their lives. (on screen) 452 AD Lancelot (voiceover, during flashback): In exchange, these warriors were incorporated into the Roman military. Better they had died that day For the second part of the bargain they struck indebted not only themselves... but also their sons, and their sons, and so on, to serve the empire as knights. I was such a son. Our post was Britain--or at least the southern half, for the land was divided by a 73-mile wall built three centuries before us to protect the empire from the native fighters of the north. So, as our forefathers had done, we made our way and reported to our Roman commander in Britain, ancestrally named for the first Artorius, or Arthur.
ITALIANO
Nel 300 d.C. i Romani estendevano il loro impero dall’Arabia alla Britannia, ma bramavano di più. Più terre, più popoli sottomessi a Roma, e più di altri, il grande e potente popolo dei Sarmati ad Est. A migliaia morirono sul campo di battaglia; e quando il quarto giorno il fuoco si diradò, gli unici soldati sarmati sopravvissuti appartenevano alla decimata ma leggendaria cavalleria. I romani, colpiti dal coraggio e dall’abilità di quei cavalieri, risparmiarono loro la vita. In cambio, questi guerrieri furono incorporati nell’esercito romano. Sarebbe stato meglio che fossero morti quel giorno. Poiché la seconda parte del patto che strinsero, impegnava non solo loro stessi, ma anche i loro figli, e i figli dei figli dopo di loro, a servire l’impero come cavalieri. Io ero uno di quei figli. La nostra guarnigione era di stanza in Britannia, nella parte sud di quella terra che era divisa da un muro di centodiciassette chilometri, costruito tre secoli prima del nostro arrivo, per difendere l’impero dalle popolazioni guerriere del Nord. E così, come i nostri padri prima di noi, ci presentammo al nostro comandante romano in Britannia, a cui era stato dato il nome ancestrale del primo, Artorius, o… Artù.
"King Arthur" è un film del 2004 diretto da Antoine Fuqua, che offre una reinterpretazione del leggendario re Artù, distaccandosi dalle versioni classiche dei miti arturiani. Il film è ambientato in un periodo più realistico rispetto alle solite leggende medievali, puntando su una narrazione storica dell’epoca in cui l’Impero Romano stava ritirandosi dalla Britannia.
La storia segue Artù (Clive Owen), un ufficiale romano-britanno che, insieme ai suoi cavalieri, è incaricato di difendere la frontiera dell’Impero Romano contro i continui attacchi dei popoli barbari. I suoi fedeli compagni, i Cavalieri della Tavola Rotonda, includono personaggi iconici come Lancillotto, Galvano, Bors, Tristano e Dagonet, ma in questa versione sono presentati come guerrieri sarmati, un gruppo di cavalieri che combattono sotto la bandiera di Roma.
Artù, cresciuto con l'ideale dell'impero romano e del cristianesimo, sogna un futuro di pace e libertà per la Britannia, ma si trova in conflitto con i Sassoni invasori guidati da Cerdic e suo figlio Cynric. Al contempo, inizia a prendere consapevolezza della corruzione e del declino di Roma, e si rende conto che il futuro della sua terra è nelle mani dei Britanni e non dell'Impero.
Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda sono soldati al servizio di Roma e combattono per la libertà dopo aver completato un lungo periodo di servitù militare. L'ultima impresa è quella di salvare una famiglia romana, tra cui c'è un vescovo, da una zona pericolosamente vicina all'avanzata sassone.
Durante questa missione, Artù incontra Ginevra (Keira Knightley), qui presentata come una guerriera celtica e non come la solita dama della corte. Ginevra diventa una figura centrale nella battaglia per la liberazione della Britannia.
L'alleanza tra i Cavalieri e le tribù celtiche locali diventa fondamentale per resistere all'invasione sassone. Ginevra e Merlino, leader dei Britanni e qui raffigurato come un druido piuttosto che un mago, aiutano Artù a comprendere che il futuro della Britannia dipende dall'unione dei suoi popoli nativi.
Il climax del film culmina in una grande battaglia contro i Sassoni al Vallo di Adriano, dove Artù e i suoi cavalieri, insieme agli alleati celtici, devono difendere la Britannia dall'invasione. Qui Artù abbandona definitivamente l’idea di servire Roma e abbraccia il suo ruolo come leader dei Britanni, diventando il leggendario Re Artù.
Il monologo inizia con un riferimento specifico all’espansione dell’Impero Romano nel 300 d.C., ponendo immediatamente la narrazione all’interno di un quadro storico concreto. L’intenzione è chiaramente quella di differenziarsi dalle versioni più leggendarie della storia di Re Artù, immergendo lo spettatore in una visione più realistica e storicamente plausibile. L’idea di Roma come una potenza insaziabile, desiderosa di conquistare sempre più territori e popoli, stabilisce il tono: la guerra è una costante, e il dominio di Roma è il centro della vicenda.
La figura dei Sarmati è centrale in questo monologo. Vengono descritti come un popolo guerriero dell'Est, e la narrazione li introduce con una battaglia epica che risulta fatale per molti di loro, tranne che per un piccolo gruppo appartenente alla leggendaria cavalleria. Questa immagine di guerrieri valorosi, sopravvissuti a una lotta devastante, evidenzia il coraggio e l'abilità che li caratterizza, tratti che saranno essenziali per il loro ruolo all'interno del film.
La decisione dei Romani di risparmiare la vita ai cavalieri, colpiti dal loro valore, introduce un dilemma morale: ciò che può sembrare un atto di clemenza in realtà è una condanna a una servitù perpetua. L’idea di un patto che riguarda i sopravvissuti, ma anche i loro discendenti, genera un senso di fatalismo. Questo tema di schiavitù ereditaria viene enfatizzato da una frase molto potente: "Sarebbe stato meglio che fossero morti quel giorno". Si sottolinea che la vita risparmiata non è una vita libera, ma una vita vincolata a un destino di servitù militare, una condizione da cui sembra impossibile sfuggire.
Lancillotto si presenta come uno dei figli dei cavalieri sarmati. Questo elemento personale aggiunge una dimensione intima al monologo. Siamo di fronte ad una storia vissuta, in cui i protagonisti sono uomini vincolati da un destino imposto dai loro padri. L’idea di ereditare il servizio militare dai genitori amplifica il peso della loro condizione: la libertà non appartiene a loro, ma è un bene che non hanno mai conosciuto.
Il riferimento alla Britannia e al Vallo di Adriano ci aiuta a comprendere il contesto geografico e politico in cui si svolge la vicenda. Il muro di 117 chilometri costruito dai Romani per proteggere i loro territori dalle popolazioni guerriere del Nord simboleggia la divisione tra civiltà e barbarie, tra controllo e caos. Serve anche come un richiamo all’impermanenza del dominio romano e al fatto che le forze del Nord, rappresentate dai Sassoni nel film, sono una minaccia costante.
Il monologo termina con l’introduzione del personaggio centrale: Artù. Viene presentato come il comandante romano in Britannia, il cui nome deriva dal leggendario Artorius. Questo suggerisce l’intenzione del film di collegare il personaggio storico di Artù a un ufficiale romano, mantenendo un ancoraggio alla storia, ma allo stesso tempo evocando il mito. L'eredità del nome Artorius o Artù diventa un simbolo del legame tra il passato e il presente, tra storia e leggenda.
Il monologo di Lancillotto è un’anticipazione dei conflitti e dei temi centrali del film King Arthur. Attraverso la narrazione di un passato vincolato dalla schiavitù ereditaria, si crea un senso di fatalismo e sacrificio che permea l’intera vicenda. Allo stesso tempo, la menzione di Artù, figura che incarna il legame tra storia e leggenda, preannuncia la lotta per la libertà e l’autodeterminazione, offrendo una rilettura della leggenda arturiana in chiave più realistica e drammatica.
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