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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Fred lo strambo da Leone il cane fifone è un esempio affascinante di come l’animazione possa esplorare la psicologia oscura di un personaggio attraverso una narrazione apparentemente semplice. L’intero monologo è costruito come una poesia, con un ritmo quasi cantilenante, che nasconde però un’inquietudine crescente. Fred è un personaggio che incarna la follia sotto un’apparente gentilezza, e la sua fissazione per il pelo diventa un simbolo di ossessione, controllo e perversione. Per un attore, interpretare questo monologo significa bilanciare toni di innocenza e malvagità, esplorando la progressione della psiche di Fred da un’affabilità quasi infantile a un vero e proprio disturbo.
MINUTAGGIO: Il monologo attraversa l'episodio
RUOLO: Fred lo strambo
ATTORE: Pino Insegno
DOVE: Cartoon Network
INGLESE
Hello new friend, my name is Fred
the words you hear are in my head.
I say, I said my name is Fred,
and I've been... very naughty.
The story I'm about to tell,
I tell you, I will tell you well,
Is of my dear aunt Muriel,
and just how I've been... naughty.
Voila the farm. My aunt lives here,
with precious pup, and husband dear.
My heart beats fast as I drew near,
I feel so nice... and naughty.
I thought just how excited they,
must be that I would come today,
they'd shout "come Fred! huzzah! hooray!
Dear boy you look so... naughty."
That's when my tired eyes beheld,
a doggy dog, like dog, he smelled,
D-O-G, is what he spelled,
and that's how I spell... naughty.
Alone was I, with tender Courage,
and all his fur, his furry furrage,
which, I say, did encourage,
me, to be... quite naughty.
Courage... your hair...
it reminds me of the first time I knew just how,
I felt, about hair.
It was a day, I'd not forget,
the day that I first met my pet,
oh what a lovely gift to get,
I'd never felt so... naughty.
My fuzzy friend, is what he was,
this darling little ball of fuzz,
And oh, such fuzz, such fuzz, it does,
demand, that I... be naughty.
He looked at me, his fetching eyes,
and fetching fur did hypnotize,
and filled with joy, and filled with sighs,
and that's when I got... naughty.
Now, now... you shouldn't play in the toilet
This dripping hair, this droopy curl,
unfold sweet memories of a girl,
whose tresses, oh, they'd twist and twirl,
and tempt me to be... naughty.
Barbara, my love was named,
and her fair hair, a mane untamed,
until one evening, I'm ashamed,
I got a little... naughty.
The look upon my young love's face,
was sweet as lace,
but in this case,
I realized she... needed space.
I never more was naughty...
well... maybe not never.
Dear cur, your fur and fleece remind,
of nothing found in human kind,
but for one fellow who did find,
me, to be... in a certain mood.
Into my shop, he walked one day,
with bush above, and beard bouquet,
that's no toupee I pray, no way,
I could help but be... you know.
I'd never seen such hair before,
his bangs they sang, his neck it beckoned,
eyebrows, armpits, all were reckoned,
soon I figured what the heck and,
guess how I was... naughty.
Sweet pooch, afraid I'll shave your tail?
Why now, that would be weird!
So ends our little story.
But then my landlords did resume,
to free me from that porcelain tomb,
and ferry to a private room,
your hero, ever doughty.
Good-bye dear aunt, I'll miss your farm,
and Eustace's ebullient charm,
and farewell Courage, what's the harm,
if I was slightly... naughty.
With love,
Fred
ITALIANO
Salve amico sincero,
Mi chiamo Fred e ne vado fiero
Nella mia testa sono le parole che senti
e che il mio nome è Fred lo sanno I Quattro Venti
e sono… malvagio.
La storia a cui stò per dare il via
e che racconterò con rara maestria
è quella di Marilù, la mia cara zia
e di come io sia… malvagio.
Voilà! La fattoria con il cucciolo peloso,
il marito affettuoso, mi invita mia zia!
Iil cor mi batteva forte
mentre si accorciava la via
mi sentivo così carino e… malvagio.
Pensavo alla gioia che mi avrebbero mostrato
agli evviva, agli urrà che avrebbero gridato
e già mi sentivo lusingato e… malvagio.
Ed ecco che il mio sguardo stanco
su di un cane lanoso si posava
come un cane odorava
e tutto in lui di cane era
Io mi senti malvagio…
solo mi ritrovai,
chiuso in quel freddo bagno
con un tenero coso peloso come compagno
ma all'improvviso mi corse un pensiero maligno
e adagio adagio mi sentii… malvagio.
Quando incontrai il mio dolce animaletto lanuginoso
subito capì di avere ricevuto il dono più prezioso
perché mi sentivo malvagio.
Era il mio amico
così pieno di pelo
che non potevi
Non ringraziare il cielo…
fu la morbidezza, la lucentezza a darmi l'ebbrezza
e diventai… malvagio.
Mi guardò con i suoi occhi ammalianti
mi ipnotizzò con i suoi ricci accattivanti
di gioia fui invaso, di ecstasy pervaso
e adagio adagio divenni… malvagio.
Questo pelo gocciolante,
questo Riccio luccicante
una fanciulla che conobbi mi fa venire in mente
Che boccolo ammaliante, non potevi farci niente
e adagio adagio divenni… malvagio.
Barbara lei era
e i suoi capelli un’indomita criniera
ma un dì come in un brutto sogno
e in verità a dirlo mi vergogno…
divenni malvagio.
Della mia dolce amata,
il viso tenero era come Fiordaliso…
Ma quel suo essere candido, ingenuo,
Si trasformò al mio agire,
in un demonio.
Piccolo caro il tuo pelo nessuno assomiglia
non ha famiglia che appartenga al genere umano
se non a quello di un tipo strano
a cui un dì mi capitò
di trovarmi di umore assai malsano
nel mio negozio un giorno
fece la sua entry con in testa un cespuglio
per barba un bouquet
“Che non sia un toupet!” pregai
Non lo era ed esultai
e adagio diventai…
Beh già lo sau
Mai un pelo così veduto avevo
le sue onde gioconde
le basette perfette
sopracciglia, ascelle mai viste più belle
subito mi dissi
“Che diavolo aspetti a tagliare?”
cominciai e
malvagio diventai.
Dal bagno di porcellana mi liberarono
e alla mia casa di cura Mi riportarono
il vostro Eroe per sempre malvagio
Addio cara Marilou,
mi mancherà La tua fattoria
di Giustino l'esuberante allegria
e di Leone l'infinità codardia
Perdonatemi, Perdonatemi
se sono stato un po'... malvagio
Con affetto, fred.
Leone il cane fifone ("Courage the Cowardly Dog" in originale) è una serie animata prodotta da Cartoon Network, creata da John R. Dilworth e trasmessa dal 1999 al 2002. La serie è uno di quei piccoli gioielli d'animazione che ha saputo mescolare sapientemente umorismo, horror e surrealismo, risultando in un'esperienza decisamente fuori dagli schemi, soprattutto considerando che si trattava di un prodotto destinato a un pubblico di bambini.
La storia è ambientata in una fattoria isolata situata a Altrove, una località desertica che rappresenta una sorta di limbo dove il bizzarro e il macabro diventano la normalità. I protagonisti sono tre: Leone, un cane rosa molto affettuoso ma incredibilmente pauroso; Marilù, la sua padrona, una dolce e premurosa signora anziana; e Giustino, il marito scorbutico e burbero di Marilù, sempre scettico riguardo alle minacce soprannaturali che circondano la loro vita quotidiana.
Il filo conduttore della serie ruota attorno a Leone, che nonostante sia un cane terrorizzato da quasi tutto, si trova regolarmente a dover salvare Marilù da pericoli che vanno dall'invasione di alieni e creature mostruose fino a forze malvagie soprannaturali. Ogni episodio segue una struttura relativamente simile: Leone è costretto a superare le sue paure per proteggere Marilù da minacce imprevedibili e spesso surreali, che emergono dal nulla, o meglio, da Altrove. Ogni episodio si conclude generalmente con Leone che, sebbene spaventato e in preda a mille esitazioni, riesce in qualche modo a sconfiggere il male e a riportare la pace nella casa, mentre Giustino, il marito, rimane inconsapevole o scettico di tutto ciò che è successo. La dinamica tra Giustino e Leone è un altro punto interessante, dato che il cane è spesso oggetto di derisione da parte dell'uomo, che lo chiama "stupido cane", anche se Leone sta praticamente salvando la sua vita in continuazione.
Quello che rende Leone il cane fifone unico è il suo mix di generi e atmosfere. Pur trattandosi di una serie animata, non ha paura di affrontare tematiche oscure e momenti davvero inquietanti. L'animazione stessa gioca molto sull'esagerazione e il grottesco, rendendo certi episodi disturbanti, ma allo stesso tempo, bilancia queste tensioni con momenti di umorismo assurdo. C’è un uso intenso di immagini bizzarre, animazioni sperimentali e addirittura momenti in CGI che contribuiscono a un’estetica straniante.
Molte delle storie della serie possono essere interpretate come metafore delle paure umane, specialmente quelle legate all'ignoto e all'isolamento. Il deserto di Altrove è uno spazio quasi onirico dove tutto può accadere, e spesso le creature che appaiono sembrano incarnare paure profonde, come la perdita, l’abbandono o la morte. C’è un costante senso di precarietà, che rispecchia il mondo psicologico di Leone: il cane è costantemente all'erta, perché sa che ogni minima cosa può trasformarsi in una minaccia.
L’aspetto horror è spesso attenuato dal carattere surreale degli episodi, che mescolano il macabro con il comico in una danza strana, ma affascinante. Un esempio tipico è il villain Katz, un gatto malvagio che spesso appare come antagonista, freddo e calcolatore, o Le Quack, un'anatra francese truffaldina e manipolatrice.
Leone è il cuore pulsante della serie. La sua ansia e la sua paura perenne lo rendono un personaggio estremamente umano, nonostante sia un cane animato. È una figura tragica e comica allo stesso tempo, rappresentando chiunque si sia mai sentito sopraffatto dalle proprie paure, ma che alla fine trova il coraggio per affrontarle quando si tratta di proteggere chi ama.
Il suo passato traumatico è rivelato attraverso piccoli frammenti: Leone fu abbandonato da cucciolo e trovato da Marilù, che lo accolse nella sua casa e lo trattò sempre con amore. Questo spiega il suo legame indissolubile con la donna, che lui difende a costo della propria vita, nonostante le sue paure.
Il monologo di Fred lo strambo è una delle sequenze più memorabili e inquietanti dell’intera serie di Leone il cane fifone. Il personaggio di Fred, con la sua fissazione morbosa per il pelo e la sua ossessione crescente, è presentato in un tono che mescola poesia, ironia e tensione psicologica. Attraverso questo monologo, Fred rivela gradualmente la sua natura disturbata, con un linguaggio che sembra quasi giocoso ma che nasconde un'inquietudine sempre più oscura.
Il monologo di Fred è strutturato come una sorta di poesia narrativa in rima, con frasi brevi e ripetizioni che enfatizzano la sua ossessione e il graduale deteriorarsi del suo stato mentale. La ripetizione della parola malvagio funge da leitmotiv, un richiamo costante alla sua natura instabile, che diventa sempre più forte man mano che procede con il racconto. Ogni strofa aggiunge un tassello al puzzle della sua psicopatia, creando un crescendo emotivo che culmina nella piena rivelazione della sua malvagità.
Il fulcro del monologo è la fissazione di Fred per il pelo, un’ossessione che si trasforma lentamente in un desiderio irrefrenabile di tagliare e manipolare ciò che lo attrae. Il pelo rappresenta una sorta di feticcio, una manifestazione fisica della sua perdita di controllo. Questo lo porta ad agire in modo "malvagio", non perché sia intrinsecamente cattivo, ma perché è sopraffatto dal suo impulso. L’ossessione di Fred per il taglio e per la trasformazione del pelo è strettamente legata alla sua identità di barbiere, il che aggiunge una dimensione quasi professionale alla sua malvagità. Ma più di tutto, è la sensualità del pelo – "morbidezza", "lucentezza", "ricci accattivanti" – che lo seduce, trasmettendo un senso di perversione latente.
Un altro aspetto intrigante è la progressiva trasformazione di Fred. All'inizio, si presenta in modo affabile e quasi innocente: "Mi chiamo Fred e ne vado fiero", con un tono apparentemente educato e amichevole. Ma già nelle prime battute si percepisce una leggera distorsione, un preludio all'oscurità che lo domina. Il termine "malvagio" è introdotto quasi con leggerezza, ma più volte lo usa come se fosse una firma, un’etichetta che lentamente lo divora dall'interno. Ogni volta che Fred si sofferma sulla sua attrazione per il pelo, il linguaggio si fa sempre più intimo e sensuale, fino a diventare minaccioso. Questo climax psicologico si esprime nella sua ammissione finale, dove riconosce la sua condizione: "Perdonatemi se sono stato un po'... malvagio".
In questo monologo, Fred ci fornisce una visione inquietante dei suoi rapporti con Leone e gli altri personaggi della serie. Descrive Leone con termini che suggeriscono una fascinazione malata: lo chiama "cagnolino lanoso", "tenero coso peloso", quasi infantilizzando l’animale. Ma dietro questi appellativi affettuosi si cela il pericolo. Fred vede Leone come una fonte di piacere attraverso il suo pelo. Anche il rapporto con Marilù, sua zia, è degno di nota. Marilù rappresenta una figura di accoglienza e amore, ma Fred, nella sua distorta visione del mondo, la vede come parte del suo ambiente in cui può dare sfogo ai suoi impulsi. Giustino, invece, è appena accennato e rappresentato con toni ironici, quasi come una figura secondaria e inconsapevole. Il pelo, elemento centrale del monologo, può essere visto come un simbolo di controllo e desiderio. Per Fred, il pelo rappresenta qualcosa di fisico e tangibile su cui può esercitare potere. Tagliare il pelo diventa una manifestazione del suo tentativo di controllare e ridurre il mondo esterno alle sue ossessioni. Questa fissazione ha anche un sottotesto sessuale: il suo linguaggio diventa man mano più sensuale e invasivo, suggerendo che la sua ossessione per il pelo va oltre il semplice piacere estetico.
Per interpretare il monologo di Fred lo strambo un attore deve riuscire a trovare l’equilibrio tra il tono amichevole e innocuo del personaggio e l’oscurità che si nasconde dietro le sue parole. Il testo è una poesia, ma la sua inquietudine cresce ad ogni verso, ed è importante riuscire a far emergere questa progressione emotiva. Ecco alcuni spunti per affrontare questa interpretazione:
1. Tono di Voce: Ambiguità tra Innocenza e Malizia
Il tono di Fred è affabile, quasi giocoso. Il personaggio si presenta in modo simpatico, ma c’è qualcosa di strano in lui che deve trapelare fin dall’inizio. Potresti usare un tono di voce leggermente cantilenante, un po’ infantile e dolce, come se stessi raccontando una storia ad un bambino. Ma sotto la superficie deve esserci una sfumatura sinistra, quasi impercettibile all’inizio ma che cresce man mano.
Consiglio: Inizia con una voce quasi delicata, accogliente, e lascia che, verso dopo verso, emerga una lieve tensione, un’inquietudine latente. Quando Fred ripete “malvagio”, quella parola può avere ogni volta una sfumatura diversa: a volte è quasi complice, altre volte inquietante, altre ancora divertita o eccitata.
2. Crescita dell’Inquietudine: Dal Giocoso al Perturbante
L’interpretazione deve seguire una traiettoria chiara: iniziare in modo apparentemente innocuo, ma portare gradualmente il personaggio verso l’ossessione e la follia. All’inizio Fred è quasi fiero di essere “malvagio”, come se fosse un titolo che ha conquistato con grazia. Verso la fine, però, il suo linguaggio diventa più ossessivo, più coinvolto, quasi erotico nel descrivere il pelo del cane e il suo desiderio di tagliarlo.
Consiglio: Segui una progressione nel ritmo e nel tono. All’inizio mantieni un ritmo rilassato e naturale, ma man mano che Fred si addentra nei dettagli del pelo, la voce potrebbe diventare più intensa, più vicina, come se stesse rivelando un segreto. L’euforia nel descrivere il pelo deve emergere, trasformando l’eccitazione in qualcosa di pericoloso.
3. Gioca con la Falsa Gentilezza
Fred è un personaggio che sorride mentre dice cose terribili. Questo contrasto tra ciò che dice e come lo dice è fondamentale per trasmettere la sua follia. Puoi giocare molto su questo aspetto, mantenendo un sorriso caloroso anche quando Fred racconta di come diventa “malvagio”. Questo renderà la sua follia ancora più perturbante, poiché sembra inconsapevole del suo stesso lato oscuro, o peggio, consapevole ma completamente a suo agio con esso.
Consiglio: Mentre parli, puoi mantenere un’espressione gentile e un sorriso rassicurante, ma negli occhi, lascia trasparire una scintilla di qualcosa di più oscuro. La contraddizione tra la tua espressione e le tue parole creerà un effetto inquietante.
4. Fisicità: Movimenti Lenti e Calcolati
La fisicità di Fred è importante: i suoi movimenti devono essere controllati, quasi eleganti, come se ogni gesto fosse pensato con cura. Non dovrebbe esserci nulla di brusco, ma piuttosto movimenti adagio, in armonia con il modo in cui il personaggio ripete “adagio adagio divenni malvagio”. Questa lentezza crea una tensione sottile, come se Fred stesse trattenendo una follia che potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Consiglio: Prova a muoverti con lentezza mentre reciti, come se Fred fosse in un sogno o in uno stato ipnotico. Forse potresti toccarti i capelli o mimare il gesto del taglio, sempre con calma e delicatezza, per sottolineare la sua ossessione per la toelettatura.
5. Il Rapporto con il Pubblico
Fred parla direttamente al pubblico o, nel caso della serie, a Leone. Per un attore, questo è un punto chiave: immagina di raccontare la tua storia a qualcuno che è lì con te, qualcuno che vuoi coinvolgere. La relazione con questo interlocutore invisibile (che può essere il pubblico stesso) è centrale. Fred è un personaggio che vuole essere compreso e, in un certo senso, giustificato. È come se cercasse una sorta di approvazione per la sua "malvagità".
Consiglio: Guarda direttamente negli occhi il pubblico o immagina Leone davanti a te. Alterna momenti in cui sembri cercare comprensione e complicità ad altri in cui sembri quasi compiacerti della tua storia, come se fossi fiero della tua “malvagità”. Questo renderà la tua interpretazione più intima e coinvolgente.
6. I Passaggi di Stato Emotivo
Il monologo presenta diversi cambiamenti emotivi, dal dolce all’eccitato, dal compiaciuto all’ossessivo. Devi essere in grado di passare fluidamente da uno stato emotivo all’altro, senza perdere mai di vista il progressivo deteriorarsi della psiche di Fred.
Consiglio: Allena questi cambiamenti in modo sottile, senza renderli troppo espliciti o esagerati. Ogni passaggio deve sembrare naturale, quasi impercettibile, proprio come la follia di Fred si sviluppa senza che lui stesso ne sia consapevole.
7. Il Finale: Tristezza o Orgoglio?
Il finale del monologo è cruciale. Fred sembra pentirsi e chiedere perdono, ma è davvero pentito? Oppure sta solo cercando un modo per chiudere la sua storia con una nota di malinconia teatrale? Puoi scegliere di giocarlo in diversi modi: o come una vera richiesta di perdono, con una nota di tristezza e vulnerabilità, o come un’ultima manifestazione di compiacimento per la sua malvagità.
Consiglio: Sperimenta diverse emozioni nel finale. Potresti provare a renderlo sincero, come se Fred fosse davvero pentito e consapevole del danno che ha fatto. Oppure, potresti interpretarlo come una sorta di chiusura teatrale, dove Fred si bea della sua malvagità fino all'ultimo, con un sorriso soddisfatto.
La chiave per interpretare il monologo di Fred sta nella capacità di far emergere gradualmente la tensione nascosta dietro il suo tono amichevole e leggero. L'attore deve saper giocare con la falsa gentilezza del personaggio e far sentire il pubblico a disagio proprio attraverso la sua apparente normalità. Fred non è consapevole della sua follia, o forse lo è, ma ne gode. È questo equilibrio tra dolcezza e perversione, tra ingenuità e malvagità, che rende il suo monologo così potente e memorabile. Un’interpretazione riuscita saprà trasmettere sia il fascino inquietante di Fred sia la sua inesorabile discesa verso la completa ossessione.
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