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~ LA REDAZIONE DI RC
Interpretare il monologo di Lila in “L’amica geniale” richiede un’immersione totale nelle sue fragilità e nelle sue contraddizioni. Lila è un personaggio complesso, dominato da un’ansia che la consuma e da una percezione sfocata della realtà, dove le cose e le persone perdono i loro confini e si confondono tra loro. Questa “smarginatura” che descrive è al tempo stesso una condizione mentale e una metafora della sua instabilità emotiva e identitaria. Ogni parola che pronuncia rivela una donna in lotta costante, che cerca disperatamente un appiglio per non perdersi, anche quando sa di essere causa del proprio dolore.
STAGIONE 3 EP 4
MINUTAGGIO: 28:00
RUOLO: Lila
ATTRICE: Irene Maiorino
DOVE: Rai Play
ITALIANO
Non te lo so spiegare. Come te lo devo dire…quella macchina si è sfocata, si è smarginata. I contorni, Lenù…i contorni delle cose e delle persone sono delicati, si spezzano come un filo di cotone, per me è stato sempre così. Una cosa si smargina, si scioglie sopra un’altra, si confonde tutto insieme. Io non mi devo mai distrarre, se mi distraggo le cose vere prendono il sopravvento e non si capisce più niente. Fino ad ora pensavo fossero momenti che andavano e venivano, come una specie di febbre da bambini, come quando ti ho raccontato che si era spaccata la pentola di rame. O del Capodanno del ‘58, ti ricordi? Quando i Solara ci hanno sparato addosso, ti ricordi? Gli spari…gli spari furono la cosa che mi spaventò di meno. Quello che mi spaventò furono i colori dei fuochi d’artificio che si fecero assai taglienti, che ci avrebbero potuto squartare, che le scie dei razzi scivolassero sul corpo di mio fratello Rino, come lime, come raspe, avrebbero potuto aprirgli la carne e far sgocciolare fuori da lui un altro fratello mio, molto più disgustoso. Per tutta la vita Lenù, io non ho fatto altro che arginare momenti come a quelli. Mi faceva paura Marcello e mi proteggevo con Stefano, mi faceva paura Stefano e mi proteggevo con Michele, mi faceva paura Michele e mi proteggevo con Nino, mi faceva paura Nino e mi proteggevo con Enzo. Dovrei farti l’elenco di tutte le coperture grandi e piccole che mi sono fatta per starmene nascosta, ma non basta Lenù. La testa trova sempre uno spiraglio per guardare oltre. Il problema è sempre stato questo…la testa. Io non la posso fermare. Devo fare sempre qualcosa, sempre qualcosa. Devo fare, disfare, coprire, ricoprire e poi alla fine rompere, spaccare. Prendi Alfonso, per farti capire,ho sempre sentito che il filo di cotone che lo teneva insieme si stava spezzando. E Michele, che si credeva chissà chi, è bastato trovare la linea di controllo e tirare e l’ho spezzata. L’ho spezzato e l’ho ingarbugliato, insieme a quello di Alfonso. Ma serve a poco, il terrore resta. Se ne sta là tra una cosa normale e l’altra. E aspetta. I buoni sentimenti sono fragili Lenù. L’amore con me non resiste. Non resiste l’amore per un uomo e non resiste l’amore per i figli, presto si buca. Volere bene scorre insieme a volere male. La Oliviero teneva ragione. Io sono malamente, cattiva, non so tenere insieme nemmeno un’amicizia. Tu invece sei gentile e con me hai avuto pazienza. Perciò per favore, se ti dico cose brutte, se ti offendo…tu tappati le orecchie perché non vorrei farlo e invece lo faccio. Non mi lasciare. Non mi lasciare Lenù perché sennò io cado giù.
"L’amica geniale" è una serie televisiva italiana tratta dai romanzi di Elena Ferrante, una delle opere letterarie più amate degli ultimi anni. È una serie che, attraverso quattro stagioni (ognuna basata su uno dei libri della saga), esplora l'intenso rapporto tra due donne, Elena Greco (detta Lenù) e Raffaella Cerullo (detta Lila), che crescono insieme in un rione della Napoli degli anni ’50.
La trama segue Lenù e Lila dalla loro infanzia fino all’età adulta, scandagliando le loro esperienze, conflitti, amori e sfide in una società conservatrice e profondamente segnata dalle disuguaglianze sociali. La narrazione inizia con Lenù, ormai anziana e scrittrice affermata, che riceve notizia della scomparsa di Lila, evento che la spinge a raccontare la loro storia, una storia che rappresenta una sorta di autobiografia collettiva per chiunque sia cresciuto in Italia, in particolare nelle aree più popolari.
La serie, come i romanzi, si sviluppa in quattro principali segmenti:
Infanzia e adolescenza: Lenù e Lila crescono in un contesto povero e violento, dove la mafia locale esercita un controllo sottile e le relazioni di potere sono dure. La loro amicizia nasce e si rafforza tra i giochi e le prime sfide scolastiche. È un rapporto fatto di ammirazione e competizione, dove le differenze tra le due emergono subito: Lenù è studiosa, introversa e obbediente; Lila è ribelle, brillante e desiderosa di sfuggire ai vincoli della sua condizione.
Giovinezza e primi amori: Man mano che crescono, le loro vite iniziano a divergere. Lenù riesce a continuare gli studi e inizia a esplorare il mondo fuori dal rione, mentre Lila si trova incastrata in un matrimonio precoce e infelice, cercando di ottenere un riscatto personale che spesso le sfugge di mano. La serie esplora i loro primi amori, la scoperta della sessualità e le aspirazioni differenti che, pur separandole fisicamente, non riescono mai a rompere il loro legame.
Età adulta e tensioni sociali: Con la loro entrata nell’età adulta, entrambe affrontano i conflitti tra la propria identità e il ruolo che la società si aspetta da loro. Lenù continua a progredire come scrittrice, mentre Lila diventa operaia in una fabbrica, dove si scontra con le dure condizioni lavorative e i movimenti sindacali emergenti. Qui, l’amicizia viene messa a dura prova, sia per il senso di inferiorità che Lenù a volte prova verso Lila, sia per la frustrazione di Lila verso una vita che sente di non poter controllare.
Maturità e separazione: Nella fase finale, Lenù e Lila si confrontano con le loro scelte di vita e il tempo passato. Entrambe hanno vissuto intensamente, spesso in conflitto tra loro, ma mai davvero separate. L’ultimo capitolo si rivela una riflessione amara sulla ricerca della propria identità, sui sogni irrealizzati e sulla complessità dei legami umani. La misteriosa scomparsa di Lila, che apre e chiude la storia, aggiunge un ulteriore strato di mistero alla loro relazione.
Quello che rende “L’amica geniale” una serie potente è la rappresentazione cruda, ma profondamente intima, della vita delle due protagoniste e delle loro interazioni con la società italiana del dopoguerra, una società che cambia lentamente, portandosi dietro retaggi patriarcali e classisti. L’amicizia tra Lenù e Lila, fatta di amore, gelosia, incomprensioni e sostegno reciproco, non è mai idealizzata, ma è sempre trattata con un realismo quasi spietato che porta il pubblico a vivere ogni fase del loro rapporto.
Questo monologo di Lila in "L’amica geniale" è uno dei momenti più intensi e rivelatori della serie, poiché mette a nudo la complessità interiore di un personaggio sfuggente e contraddittorio. Lila confessa a Lenù la natura del suo tormento, un’inquietudine costante che la rende incapace di fermare la mente, di “arginare” il caos che percepisce nella realtà. Emerge qui la fragilità psicologica di Lila, che vive un senso di smarginatura, un disfacimento dei confini tra le cose e le persone, e che dà al monologo un tono quasi allucinato.
La “smarginatura” è un concetto chiave per capire Lila. Per lei, le cose e le persone si “sfocano” e perdono i loro confini, come se l’esistenza fosse una superficie instabile dove nulla è davvero solido. Questa percezione la tormenta sin dall’infanzia, evocando un disagio esistenziale profondo, che rende difficile per lei distinguere la realtà dall’allucinazione. Quando dice “se mi distraggo le cose vere prendono il sopravvento e non si capisce più niente,” esprime la sua paura di perdere il controllo su ciò che percepisce, e quindi su sé stessa. La realtà per Lila è come una tela fragile, che può strapparsi in qualsiasi momento, rivelando qualcosa di mostruoso o di impossibile da sopportare.
Lila cerca costantemente un rifugio da questa angoscia. La sua vita è segnata dal passaggio da una protezione all’altra, passando da uomo a uomo (Stefano, Michele, Nino, Enzo), come se cercasse qualcuno che possa aiutarla a mantenere il suo equilibrio interiore. Ma questo continuo “proteggersi” è solo temporaneo, perché nessuna delle sue relazioni riesce a darle quella sicurezza che cerca disperatamente. Lila ammette che “l’amore con me non resiste,” che anche i buoni sentimenti si deteriorano. Questo rivela il suo pessimismo nei confronti delle relazioni e la sua incapacità di costruire legami stabili, come se ogni tentativo fosse destinato a spezzarsi.
Un altro elemento importante del monologo è l’incessante attività mentale di Lila. Dice: “Io non la posso fermare. Devo fare sempre qualcosa, sempre qualcosa.” Questa frase esprime un’inquietudine quasi compulsiva, che la spinge a distruggere e sabotare anche le cose che costruisce. Lila vive con un’insofferenza radicale verso qualsiasi forma di stabilità, quasi come se la quiete la soffocasse e le provocasse un disagio intollerabile. La mente di Lila sembra diventare il suo peggior nemico, intrappolandola in un ciclo di costruzione e distruzione che riflette il suo conflitto interiore.
Uno dei passaggi più toccanti del monologo è quando Lila ammette che “volere bene scorre insieme a volere male.” Per Lila, il confine tra amore e odio è sottile e mutevole. L’amore che prova è sempre contaminato da un sentimento oscuro, come se fosse incapace di lasciarsi andare senza distruggere, contaminare o far del male. Questa ambiguità è evidente nel suo rapporto con Lenù, l’unica persona che sembra darle un senso di stabilità, ma anche l’unica verso cui esprime costantemente sentimenti ambivalenti.
La parte finale del monologo è un’ammissione di vulnerabilità. Lila chiede a Lenù di non lasciarla, riconoscendo che senza di lei cadrebbe “giù.” Questa è una dichiarazione di quanto Lenù rappresenti l’unico legame stabile nella sua vita. Anche se Lila è convinta di essere “malamente, cattiva,” sa che Lenù ha avuto pazienza con lei, e le chiede di continuare a sopportare le sue ambiguità e crudeltà.
Nel momento culminante del monologo, Lila si spoglia di ogni difesa, chiedendo a Lenù di non lasciarla. È una richiesta che racchiude la sua umanità e vulnerabilità, il riconoscimento che, sotto la superficie, la sua forza è solo una facciata per coprire le sue insicurezze più profonde. Interpretare questo monologo significa portare alla luce il conflitto di una donna che oscilla tra il desiderio di protezione e il bisogno di autodistruggersi, in una continua ricerca di significato.
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