Monologo - Lindsay Lohan in \"Genitori in Trappola\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo è uno dei momenti più dolci e toccanti di "Genitori in trappola", un perfetto esempio del mix tra emozione e leggerezza che caratterizza il film. Annie, che in realtà è Hallie sotto mentite spoglie, riesce a mettere a nudo la mancanza fondamentale nella sua vita con una semplicità disarmante, sottolineando quanto sia importante la figura paterna per lei, pur non avendola mai conosciuta prima.

Papa!

MINUTAGGIO: 47:38-48:30
RUOLO:
Annie
ATTRICE:
Lindsay Lohan
DOVE:
Dsney+



INGLESE


Exactly. It's because in my whole life - I mean, you know, for the past eight weeks - I was never able to say the word "Dad." Never. Not once. And if you ask me, a dad is an irreplaceable person in a girl's life. Think about it. There's a whole day devoted to celebrating fathers. Just imagine someone's life without a father. Never buying a Father's Day card. Never sitting on their father's lap. Never being able to say, "Hi, Dad!" or, "What's up, Dad?" or, "Catch you later, Dad." I mean, a baby's first words are always "Dada," aren't they? Let me see if I get this. You missed being able to call me "Dad?"



ITALIANO


Esattamente. Vedi, è perché in tutta la mia vita, cioè, ecco, in queste otto settimane, non ho mai avuto l’occasione di dire la parola “papà”. Mai. Neanche una volta. E secondo me, sì, un papà è una persona insostituibile nella vita di una ragazza. Pensaci. Durante l’anno c’è un giorno in cui si festeggia il papà. Come si deve sentire qualcuno che non ce l’ha? Niente biglietto per la festa del papà, niente coccole in braccio al papà, niente frasi tipo: “Ciao papà”, o “Come va, papà”? o “Ci vediamo, papà”. Insomma, la prima parola che dice un bambino è pa-pa, non è così?

Genitori in trappola

"Genitori in trappola" (titolo originale: The Parent Trap) è una commedia familiare del 1998 diretta da Nancy Meyers. Si tratta di un remake dell’omonimo film del 1961, basato sul romanzo Das doppelte Lottchen di Erich Kästner. Il film è diventato un classico della fine degli anni ’90, grazie anche alla brillante interpretazione di una giovanissima Lindsay Lohan, che qui debutta interpretando un doppio ruolo.


La storia segue Hallie Parker e Annie James, due ragazze di undici anni che si incontrano per caso durante un campo estivo. Nonostante le prime scintille di antipatia, le due scoprono di essere sorelle gemelle separate alla nascita: Hallie è cresciuta con il padre Nick, un viticoltore in California, mentre Annie è stata allevata dalla madre Elizabeth, una stilista londinese. I genitori si erano separati quando le bambine erano neonate, decidendo di dividere la famiglia senza mai dirlo alle figlie. Le gemelle, sconvolte ma entusiaste della scoperta, mettono in atto un piano per riunire i genitori. Alla fine del campo estivo, si scambiano i ruoli: Hallie parte per Londra fingendosi Annie, e Annie vola in California fingendosi Hallie.


Le cose si complicano quando Hallie, fingendosi Annie, scopre che il padre sta per sposare Meredith Blake, una giovane donna interessata soprattutto alla fortuna economica di Nick. Le gemelle si riuniscono e decidono di intervenire, portando i genitori a una vacanza forzata insieme per tentare di farli innamorare di nuovo.

Analisi Monologo

Il linguaggio usato è semplice, quasi infantile, ma profondamente efficace. Annie/Hallie utilizza frasi brevi e dirette, che colpiscono non solo il padre ma anche lo spettatore. Esprime un bisogno universale con naturalezza: l’assenza di un genitore è una mancanza che segna, soprattutto nei piccoli gesti quotidiani come pronunciare la parola “papà”. L’accumulo di esempi – “niente biglietto”, “niente coccole”, “niente frasi tipo…” – crea una sensazione di vuoto, amplificando l’impatto emotivo.


Il tono del monologo è sincero e vulnerabile, ma non melodrammatico. Hallie/Annie non cerca di suscitare pietà nel padre, quanto piuttosto di condividere una riflessione personale che lui, come genitore, possa capire. Questa vulnerabilità non è mai pesante, ma esprime un desiderio profondo di connessione. Questo discorso non riguarda solo la mancanza di un padre, ma anche il bisogno di appartenere, di avere una figura di riferimento che dia un senso alla propria vita. Hallie/Annie sta affermando che avere un padre non è solo un ruolo biologico, ma una presenza insostituibile nella crescita di una bambina. È come se stesse dicendo: “Non ho mai avuto la possibilità di essere una figlia a tutto tondo”.


Hallie, abituata ad avere un padre, si cala nei panni di Annie, che invece è cresciuta senza. Questo monologo ci fa riflettere anche su come le due vite delle gemelle siano complementari: ciascuna ha avuto solo metà della famiglia che avrebbe dovuto avere. Nel farlo, Hallie sottolinea indirettamente quanto sia ingiusta la separazione dei genitori e quante esperienze fondamentali siano mancate a entrambe. Nick, il padre, è visibilmente colpito. Questo è un momento che lo porta a vedere la figlia in una luce nuova, iniziando a comprendere quanto sia importante il suo ruolo nella vita di Annie (o Hallie, nel caso specifico). Allo stesso tempo, il pubblico si trova inevitabilmente a empatizzare con la bambina: tutti possono comprendere il desiderio di amore e di connessione familiare.

Lindsay Lohan interpreta questo momento con grande naturalezza. Il suo tono di voce è dolce, ma non artificioso, e riesce a bilanciare il peso emotivo del discorso con una leggerezza che lo rende autentico. È una scena che dimostra la sua sorprendente maturità attoriale, nonostante la giovane età.

Conclusione

Questo monologo, pur breve, è un piccolo gioiello che riesce a essere commovente senza risultare pesante, riflettendo uno dei temi centrali del film: il bisogno umano di legami autentici.

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