Monologo - Lizzy Caplan in \"Zero Day\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Lizzy Caplan, che interpreta Alexandra Mullen in Zero Day, è uno dei momenti chiave della serie. In questa scena, Alexandra cerca di convincere il padre, l’ex presidente George Mullen (Robert De Niro), a riflettere sulle vere implicazioni dell’incarico che gli è stato affidato. Il suo discorso mette in evidenza il cinismo della politica e la pericolosità delle crisi quando vengono sfruttate per scopi di potere, piuttosto che risolte.

Il potere di chi è?

STAGIONE 1 EP 1
MINUTAGGIO:
31:24-32:27

RUOLO: Alexandra Mullen
ATTRICE:
Lizzy Caplan
DOVE:
Netflix


INGLESE


Said every would-be dictator who ever grabbed power. What... I'm sorry, are you actually considering doing this? I haven't decided yet. Okay, Dad, hear me out. Hear me out, please, for one second on this. So let's say that this whole thing turns out to be very simple. Right? That it's Moscow or the Revolutionary Guard or a bunch of neo-Nazis who figured out how to use a computer. It almost doesn't even matter, right? Because not everybody wants an answer. There are people, they see a crisis like this, right? They don't want to resolve it. They want to weaponize it. They'll make you head of the commission. So they're saying, "You hold the gUn. You pull the trigger."


ITALIANO


Lo so, quando io non ci sarò piò voi vi sentirete sperduti. Però ve lo dico subito uagliò, non mi interessa. Perché voi sarete vivi e quindi dovete occuparvi dei ragazzi. Non voglio sentì lagne. Voi dovete diventare una famiglia. L’impresa è difficile, io me ne rendo conto. All’inizio vi sentirete inadeguati perché comunque un pò lo siete. Ma ricordatevi, io ho visto il futuro, e non eravate soli. Eravate in quattro. Quattro è il numero perfetto. Tutte le cose che funzionano sono fatte di quattro: i Beatles, i Clash, ma pure i Pooh, le stagioni, i Moschettieri, i Cavalieri dell’Apocalisse Uagliò… I Fantastici quattro! Ecco, voi sarete i fantastici Quattro. E comunque ragazzi, io qua sono, vi tengo d’occhio.

Zero Day

La miniserie Zero Day, in arrivo su Netflix, si muove tra thriller politico e dramma investigativo, con una trama che tocca tematiche attualissime come la guerra informatica, la disinformazione e i giochi di potere dietro le quinte del governo americano.


Dopo un devastante attacco informatico che ha causato migliaia di vittime e gettato il Paese nel caos, l’ex presidente George Mullen (Robert De Niro) viene incaricato di guidare la Commissione Zero Day, un organismo speciale istituito per individuare i responsabili e scongiurare nuove minacce. Ma più Mullen scava a fondo, più si rende conto che dietro l’attacco si nascondono forze oscure, con interessi che vanno ben oltre il semplice sabotaggio.

Il suo ruolo di leader della Commissione non è privo di ostacoli: la verità sembra sfuggente in un mondo dove la manipolazione delle informazioni è all’ordine del giorno, e alcuni dei personaggi più influenti della politica, della finanza e della tecnologia sembrano avere tutto l’interesse a mantenere la situazione nell’ombra. Mullen si ritrova così a dover affrontare non solo un pericolo esterno, ma anche i fantasmi del suo passato e le conseguenze delle scelte fatte durante la sua presidenza.


La miniserie, con un cast d’eccezione, promette di esplorare il sottile confine tra realtà e cospirazione, ponendo domande inquietanti su quanto sia possibile conoscere davvero la verità in un mondo dominato dalla propaganda e dai giochi di potere.

Analisi Monologo

Il monologo si apre con una frase carica di sarcasmo: "Disse ogni aspirante dittatore una volta assunto il potere." Questo incipit suggerisce che l’uso delle emergenze per consolidare l’autorità è una strategia collaudata nella storia politica. Alexandra, con questo tono pungente, mette subito in discussione la legittimità del ruolo affidato al padre, insinuando che dietro la sua nomina ci siano motivazioni più oscure di quelle dichiarate.

Segue poi una domanda diretta e personale: "Scusa, pensi davvero di accettare?" Qui il tono cambia leggermente, passando dal sarcasmo iniziale a un appello più sincero e urgente. Alexandra sta cercando di far ragionare il padre sulle conseguenze della sua scelta.


Il cuore del monologo arriva con la riflessione sul concetto di crisi e sulla ricerca della verità. "Diciamo che la soluzione risulti essere molto semplice. Ok? C’è dietro Mosca, oppure i pasdaran, o… un gruppo di neo nazisti che hanno imparato a usare il computer. Quasi non importa neanche, no?"
Questa parte del discorso evidenzia un punto cruciale: a volte, la verità diventa secondaria rispetto alla narrativa politica che si vuole costruire. Alexandra sottolinea come, indipendentemente da chi sia il vero responsabile dell’attacco informatico, il problema più grande sia il modo in cui la crisi viene manipolata da chi detiene il potere.


Infine, la chiusura del monologo è la parte più forte e simbolica: "Ti hanno affidato la commissione per dire ‘La pistola è in mano tua. Tu premi il grilletto’." Con questa metafora, Alexandra mette in guardia il padre sul fatto che il suo ruolo potrebbe non essere quello di risolvere il problema, ma di legittimare una risposta già decisa. È un’accusa implicita a chi utilizza la paura come strumento per giustificare azioni drastiche, un tema ricorrente nei thriller politici.

Conclusione

Questo monologo rappresenta un momento di forte tensione tra Alexandra e George Mullen, ma anche uno spunto di riflessione più ampio sulla gestione delle crisi nel mondo contemporaneo. Alexandra si dimostra consapevole dei meccanismi del potere e cerca di aprire gli occhi al padre, che potrebbe essere usato come pedina in un gioco più grande. La sua critica non è solo diretta a Mullen, ma all’intero sistema che trasforma emergenze reali in strumenti di controllo e manipolazione. Un dialogo incisivo, che sintetizza perfettamente uno dei temi centrali di Zero Day: la verità, in politica, è spesso meno importante della narrazione che si sceglie di costruire attorno a essa.

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