Monologo - Luigi Lo Cascio in “The Bad Guy\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Interpretare il monologo di Nino Scotellaro in The Bad Guy richiede una profonda comprensione del personaggio e della sua situazione emotiva. Nino è un magistrato che ha dedicato la vita alla lotta contro la mafia, solo per trovarsi tradito dal sistema che dovrebbe supportarlo. Questa scena cattura un momento di esasperazione totale: è il culmine di anni di frustrazione e disillusione, un’implosione che si trasforma in uno sfogo.

CI STA PRENDENDO PER IL CULO

STAGIONE 1 EP 1

MINUTAGGIO: 19:40-20:43
RUOLO: Nino Cotellaro

ATTORE: Luigi Lo Cascio
DOVE: Rai Play



ITALIANO


Qualcuno l'ha avvisato. Ma non una settimana prima, o un giorno prima. Un minuto prima che intervenissimo, qualcuno l'ha avvisato, perché... altrimenti voi mi dovete spiegare com'è possibile, perché io veramente non lo so. Ogni volta che stiamo per arrestare a Mariano Suro, questo ci sfugge. Allora i casi sono tre: o ci ha culo... Però minchia, un culo spaziale; o possiede i superpoteri... perché sai, è una possibilità... oppure c'è qualcuno che lo aiuta. Mariano Suro tiene lo stato per i coglioni! Tutti fanno finta che lo vogliono pigliare, non è vero niente! Nessuno lo vule pigliare. 200 omicidi, 28 ergastoli, e questo signore è libero! Sono 15 anni che gli stiamo addosso, e 15 anni che ci facciamo prendere per il culo! Mi sono scassato la minchia di farmi prendere per il culo!

THE BAD GUY

The Bad Guy è una serie che gioca su un mix di thriller, dramma e dark comedy, e racconta una storia di vendetta e identità, il tutto immerso nel contesto della mafia siciliana e della corruzione istituzionale italiana. Nino Scotellaro, magistrato e figura centrale, è un personaggio a tutto tondo, una specie di giustiziere moderno con un passato da uomo di legge che lotta contro la mafia. Con il suo carattere burbero, è lontano dall'eroe perfetto: i suoi rapporti personali sono complicati, sia con la moglie Luvi, avvocata di successo con un passato segnato dalla mafia, sia con la sorella Leonarda, giovane carabiniere che egli stesso ha spinto nella carriera militare.


La serie entra nel vivo quando Nino viene accusato di collusione con la mafia, un’accusa falsa che lo condanna a quindici anni di reclusione. Questo colpo di scena drammatico rovescia completamente la sua vita e trasforma il magistrato che, da instancabile persecutore del boss mafioso Mariano Suro, si ritrova a vestire il ruolo di vittima delle stesse logiche corrotte che cercava di combattere. Il crollo del ponte sullo Stretto di Messina — un tocco distopico che aggiunge uno strano fascino alla serie — segna la sua “morte” ufficiale ma, in realtà, rappresenta la sua rinascita. Creduto morto, Nino emerge dalle acque come una sorta di fantasma, libero dai vincoli della sua vecchia vita e pronto a diventare ciò che tutti temevano: un "cattivo".


Scotellaro, inserendosi nel clan rivale dei Tracina, pianifica una vendetta complessa contro chi lo ha ingannato e chi ha rovinato la sua vita. Infiltrarsi nella criminalità organizzata diventa per lui un modo per riprendere il controllo, ma lo trasforma anche in una figura ambigua, capace di muoversi tra il bene e il male con disinvoltura. La serie, dunque, gioca con il concetto di identità e moralità, esplorando come i confini tra il "buono" e il "cattivo" possano confondersi in un contesto di corruzione e violenza.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo di Nino Scotellaro è intenso, con un tono amaro e disilluso che rispecchia perfettamente il suo stato emotivo e mentale. Attraverso queste parole, Nino esterna tutta la frustrazione accumulata in anni di lotta contro la mafia, soprattutto contro il boss Mariano Suro. L'intensità del linguaggio — volutamente crudo e diretto — contribuisce a trasmettere il peso di una lotta che per lui si è trasformata in una sorta di ossessione senza via d'uscita.


"Qualcuno l'ha avvisato": Questa frase apre il monologo e introduce immediatamente il tema del tradimento e della corruzione. Nino non si limita a dubitare dell’operato della sua squadra, ma sospetta che qualcuno, all'interno dello stesso sistema che dovrebbe supportarlo, sia corrotto e stia ostacolando la cattura di Suro. È una riflessione sul paradosso della giustizia: coloro che dovrebbero proteggere i cittadini sono, almeno in parte, complici dei criminali.


"O ci ha culo... un culo spaziale; o possiede i superpoteri... oppure c'è qualcuno che lo aiuta": Qui, Nino si concede un’amara ironia. Con questa frase, sottolinea la ripetitività quasi assurda della situazione, arrivando a suggerire che Suro abbia poteri paranormali. È un’iperbole che trasmette quanto questa frustrazione lo abbia esasperato al punto da farlo sentire impotente. La ripetizione ironica rende il monologo ancora più amaro, evidenziando la futilità dei suoi sforzi e l’apparente ineluttabilità della situazione.


"Mariano Suro tiene lo stato per i coglioni!": Questa è la frase centrale del monologo, quella che incarna l'accusa più pesante. Nino afferma che Suro non è solo un criminale, ma una figura che domina, soggioga lo stato stesso, creando un’immagine di potere estremo e di controllo sul sistema. È una denuncia potente contro uno stato complice, che sembra incapace (o non intenzionato) a fermare un criminale così pericoloso.


"Mi sono scassato la minchia di farmi prendere per il culo!": Questa frase finale è uno sfogo diretto e senza filtri. Nino espone la sua frustrazione personale, il senso di rabbia e umiliazione che si porta dietro dopo anni di promesse infrante e di obiettivi falliti. È il culmine del suo sfogo, un grido di disperazione e rabbia che esplicita la sua decisione di non accettare più passivamente il gioco che lo ha portato al limite.


In questo monologo, il linguaggio volgare e crudo serve a riflettere anche la realtà brutale e senza fronzoli della sua vita: una battaglia contro un sistema che non è solo indifferente ma attivamente corrotto. Il monologo ci prepara a comprendere meglio la scelta di Nino di trasformarsi, di "morire" simbolicamente per rinascere come qualcun altro, pronto a giocare il sistema alle sue stesse regole. La frustrazione esplosiva di questo discorso è il preludio alla sua decisione di ribaltare il tavolo e di intraprendere la sua vendetta in modo spietato e senza scrupoli.

SUGGERIMENTI PER L'INTERPRETAZIONE

Interpretare questo monologo di Nino Scotellaro richiede una forte intensità e una capacità di far emergere la frustrazione e il senso di disillusione di un uomo che, dopo anni di lotta contro la mafia, si sente tradito dallo stesso sistema che dovrebbe sostenere la sua battaglia.


1. Approccio emotivo: la rabbia trattenuta che esplode


Sottotesto di esasperazione: Nino è al limite, e ogni parola dovrebbe far percepire che la sua pazienza è finita. Non si tratta solo di rabbia, ma di un’esasperazione che è maturata per anni e che ora trabocca. Non sei semplicemente arrabbiato; sei distrutto, esausto, e arrivi a questo discorso come a una confessione di qualcosa che non puoi più sopportare.

Dai alla rabbia una progressione: Inizia con una tensione trattenuta, come se ogni parola fosse un pugno che trattieni. Mentre il monologo procede, lascia che la rabbia prenda più spazio, che esploda progressivamente. Verso la fine, la tensione si trasforma in uno sfogo senza freni.


2. Ritmo e ironia nelle battute


Le tre possibilità (culo, superpoteri, aiuto): Questo passaggio richiede un cambio di ritmo. Fai una pausa prima di iniziare questa lista; è il tuo momento di sarcasmo, quasi di autoironia. Il modo in cui esponi le tre opzioni deve sottolineare quanto siano ridicole. Dai più enfasi a “culo spaziale” e “superpoteri” per creare un contrasto con la serietà della terza opzione, cioè “c’è qualcuno che lo aiuta.” Qui il tono si fa improvvisamente più duro, come un’accusa diretta.

"Mariano Suro tiene lo stato per i coglioni!": Questa è la battuta chiave del monologo, il punto di massimo impatto. Quando pronunci questa frase, fermati, come se volessi far sentire il peso di ogni parola. La voce deve essere più intensa e concentrata, come se stessi facendo una rivelazione decisiva.


3. Linguaggio del corpo


Sguardo: Il tuo sguardo dovrebbe essere quello di un uomo tormentato, che cerca risposte che sa di non poter trovare. Guarda in basso mentre fai una domanda a cui sai già la risposta (“perché io veramente non lo so”), poi, alza lo sguardo, come se stessi cercando di trovare qualcuno o qualcosa a cui puntare il dito.

Gestualità contenuta: All’inizio, usa movimenti limitati, mani strette o leggermente tremanti. Man mano che il monologo prosegue, puoi lasciarti andare a movimenti più larghi e a un’espressività più forte, come un pugno sul tavolo o un gesto di esasperazione, che arrivi a marcare il culmine dell’esplosione di rabbia.


4. Tono di voce e respirazione


Partenza sommessa: Parti con un tono basso, come se stessi quasi parlando a te stesso o a qualcuno che sai ti ha deluso. La voce deve trasmettere una rabbia quasi contenuta, una preparazione alla tempesta che sta per arrivare.

Crescita della tensione: Mentre descrivi le “tre possibilità” (culo, superpoteri, qualcuno lo aiuta), la voce si fa più marcata. La tua respirazione dovrebbe farsi più visibile, quasi affannata, man mano che ti avvicini alla parte finale.

Sfogo finale: Concludi con una voce rauca, stanca, come se questa confessione ti avesse svuotato. La frase “Mi sono scassato la minchia di farmi prendere per il culo” deve essere come un ruggito liberatorio, ma senza urlare. Cerca un tono che sia definitivo, come se non ci fosse più niente da aggiungere, e lascia una pausa finale, dando spazio al silenzio, che diventa parte stessa del tuo monologo.


5. Dai uno sguardo al passato di Nino


Entra nel monologo come un uomo che non ha visto giustizia, che ha dato tutto e che sente che ogni suo sforzo è stato vano. Questa è la frustrazione di una vita spesa per niente. È utile, prima di iniziare, pensare a tutte le promesse mancate, agli arresti mancati, alle accuse di collusione che lo hanno portato fino a qui. Porta con te tutto questo bagaglio emotivo per arricchire la tua interpretazione e rendere ogni parola carica di significato e di dolore.

CONCLUSIONE

Questo monologo segna una svolta per Nino, un punto di rottura che lo condurrà a trasformarsi da magistrato in cerca di giustizia a uomo in cerca di vendetta. Per un attore, portare in scena questa transizione significa non solo mostrare la rabbia, ma far emergere la devastazione di un uomo al limite.

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