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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Lord Pentious da Hazbin Hotel 2 è una potente confessione di colpa e passività, perfetta per audizioni drammatiche. In meno di due minuti, il personaggio rivive l’errore che lo ha condannato all’inferno: non aver fatto nulla. Una scena intima, contenuta e intensa, che permette all’attore di lavorare sulla vergogna trattenuta e sulla memoria dolorosa. In questa analisi trovi sottotesto, ritmo, voce, indicazioni interpretative e consigli per prepararlo in provino.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Durata: 2 minuti
Contesto ideale per un attore Perfetto per: scene confessionali (dramma giudiziario, thriller psicologico, film storici) personaggi moralmente ambigui
Dove vederlo: Amazon Prime Video
Un mese dopo la battaglia contro gli Esorcisti, l’Hazbin Hotel è al centro dell’attenzione: pieno di nuovi ospiti e giornalisti attratti dalla possibilità di vendicarsi sugli angeli. Charlie, profondamente segnata dalla morte di Sir Pentious, trascura i suoi doveri fino a quando, spinta da suo padre, decide di riaffermare lo scopo originale dell’Hotel: la redenzione. Questo allontana la maggior parte degli ospiti, ad eccezione di Baxter, interessato a studiare il concetto di redenzione. Intanto, Vox, Velvette e Valentino approfittano del malcontento per iniziare i loro piani di conquista del Paradiso. La puntata si chiude con la rivelazione che Sir Pentious è stato redento e accolto nel Paradiso. Nel Paradiso, Sir Pentious viene interrogato da Sera e dalla Parola di Dio. Racconta la sua storia e rivela di essere stato testimone del primo omicidio di Jack lo Squartatore senza denunciarlo per paura. Per il suo sacrificio durante la battaglia all’Hotel, viene riconosciuto come redento. Nonostante gli sforzi di Emily per farlo integrare, la consapevolezza di non poter mai lasciare il Paradiso lo porta alla depressione. Lute, profondamente scossa dalla nuova politica celeste, decide di vendicare Adam, rifiutando gli ordini di Sera. Quest’ultima, intanto, è tormentata dal senso di colpa e prende la drastica decisione di isolare il Paradiso dagli altri regni per evitare nuove vendette.

Beh, un tempo ero un inventore londinese. Ero una specie di eremita. Non uscivo, non socializzavo, non avevo amici. Avevo il mio lavoro e le mie macchine, ma… avevo l'abitudine ad osservare. Le persone, in particolare. Mi dava l’illusione che facessero parte della mia vita. Ero affascinato da tutte quelle vite che potevo vedere, e da tutti i momenti a cui assistevo. Alcuni momenti più privati di altri… Ripensandoci me ne vergogno tantissimo. Ma un giorno, mi misi ad osservare una giovane donna che passava. una creatura meravigliosa. Leggiadra, così piena di vita. E poi vidi… e io non feci nulla. Sapevo chi era stato, e non feci nulla! Era un mio cliente, un uomo potente. Avrei potuto, avrei potuto fare qualcosa! Consegnare quell’uomo alla giustizia ma io… non l’ho fatto. Non so se è stata la paura o l’apatia, ma io… io… quell’uomo uccise altre cinque donne. Altre cinque! E seguitai a non fare nulla! E lui non fu mai arrestato. Ho portato quella colpa con me nella tomba. E sono finito all’inferno. E me lo sono meritato.
“Beh, un tempo ero un inventore londinese.” Tonalità neutra, quasi cronachistica; come se stesse aprendo un diario.
“Ero una specie di eremita. Non uscivo, non socializzavo, non avevo amici.” Tono spento, voce piana, come chi ammette qualcosa di cui non va fiero.
“Avevo il mio lavoro e le mie macchine, ma… avevo l'abitudine ad osservare.” “Avevo il mio lavoro…” con un tono meccanico, quasi a minimizzare.
“Le persone, in particolare. Mi dava l’illusione che facessero parte della mia vita.” “Le persone…” è un inciso: va detto con un tono quasi nostalgico.
“Ero affascinato da tutte quelle vite che potevo vedere, e da tutti i momenti a cui assistevo.” Qui il tono si fa più caldo, curioso, ma c’è sempre qualcosa di trattenuto.
“Alcuni momenti più privati di altri… Ripensandoci me ne vergogno tantissimo.” Pausa intensa dopo “privati”, come se si stesse auto-censurando.
“Ma un giorno, mi misi ad osservare una giovane donna che passava. una creatura meravigliosa.” “Ma un giorno…” segnala una svolta narrativa, con tono più carico.
“Leggiadra, così piena di vita. E poi vidi… e io non feci nulla.” “Leggiadra” e “piena di vita” vanno dette con tenerezza distante, come se la stesse ancora guardando.
“Sapevo chi era stato, e non feci nulla!” Prima parte calma, seconda parte esplode con rabbia repressa.
“Era un mio cliente, un uomo potente.” Ritmo più lento, tono amaro, come se fosse disgustato da se stesso.
“Avrei potuto, avrei potuto fare qualcosa!” Ripetizione da auto-flagellazione.
“Consegnare quell’uomo alla giustizia ma io… non l’ho fatto.” “Ma io…” va interrotto da un respiro spezzato.
“Non so se è stata la paura o l’apatia, ma io… io…” Le ripetizioni (“io… io…”) sono fondamentali: vanno dette con crescente difficoltà nel respirare, come se stesse annegando nella vergogna.
“quell’uomo uccise altre cinque donne. Altre cinque!”“Altre cinque!” è una pugnalata emotiva: voce rotta, piena di rimorso.
“E seguitai a non fare nulla!” Detto con violenza contro se stesso, ma senza alzare la voce.
“E lui non fu mai arrestato.” Tono piatto, morto. Come se avesse esaurito le forze. Pausa dolorosa dopo “mai”
“Ho portato quella colpa con me nella tomba. E sono finito all’inferno.” Voce più ferma, più consapevole, come se accettasse la sentenza.
“E me lo sono meritato.” Voce ferma, voce piena, ma senza alzare il tono.
Tra i momenti più intensi della seconda stagione di Hazbin Hotel, il monologo di Lord Pentious nell’episodio Cantastorie (Storyteller) si distingue per il suo tono umano, tragico e privo di spettacolarità. Un uomo, o meglio, un’anima dannata, racconta la colpa che lo ha condannato all’inferno: non un crimine commesso, ma un’azione non compiuta.
Lord Pentious rivela di essere stato, in vita, un inventore solitario a Londra, immerso nel lavoro e nelle sue macchine. Non aveva amici né relazioni reali, ma osservava la vita degli altri da lontano, come se rubasse una connessione che non gli spettava. Un giorno, osservando una giovane donna, assiste a un evento terribile: un omicidio. Sa chi è il colpevole — un suo cliente influente — e sceglie di non fare nulla. Non lo denuncia. Non parla. Non interviene. L’uomo ucciderà altre cinque donne. E lui continuerà a restare in silenzio. Pentious porta questo peso fino alla tomba, e ammette“Sono finito all’inferno. E me lo sono meritato.”

Obiettivo del monologo Ammettere una colpa mai confessata. Pentious vuole solo dire finalmente la verità. Non giustifica, non drammatizza. La sua unica intenzione è mettere a nudo ciò che ha fatto — o meglio, ciò che non ha fatto — e accettarne il peso.
Sottotesto “Sono colpevole. Non come assassino, ma come complice silenzioso.”
Azione minima Non cercare il pubblico. Non cercare approvazione. Racconta come se nessuno dovesse ascoltarti, ma come se tu avessi bisogno di dirlo una volta, prima di sparire. Il corpo bloccato nel ricordo. Ogni tanto il respiro si fa più corto, ma non c'è mai un crollo completo.
Dinamica vocale consigliata
Inizia con tono narrativo, distaccato, quasi neutro.
Lascia spazio alle pause naturali (tra “io… io…”, ad esempio).
La voce deve incrinarsi solo nei punti chiave, mai diventare teatrale.
La parte “altre cinque! E seguitai a non fare nulla!” può avere un picco emotivo, ma subito dopo il tono torna spento, quasi vuoto.
Chiusa “E me lo sono meritato.” Va detta con assoluta semplicità. È l’accettazione finale, priva di qualsiasi tentativo di cercare compassione. Respira prima di dirla. Una micro-pausa che dica: “È così. E basta.”
Errori comuni da evitare
Drammatizzare troppo: il dolore non va mostrato, va trattenuto.
Accelerare il racconto: ogni frase ha bisogno del suo spazio.
Recitare come se fosse una denuncia: non c’è rabbia, c’è solo vergogna e rimorso.
Usare troppi gesti: il corpo deve rimanere contenuto, quasi chiuso.
Dimenticare il contesto del personaggio: Pentious è già all’inferno. Questa non è una richiesta di assoluzione, è una confessione postuma.
Quanto dura il monologo? Il monologo dura circa 1 minuto e 40 secondi nella versione originale.
Che temi tratta? Il monologo affronta temi di: colpa morale, omissione di responsabilità, rimorso retrospettivo, passività distruttiva, assenza di redenzione.
Qual è la difficoltà principale? Contenere l’emozione. Il rischio è drammatizzare troppo. Il testo richiede verità interiore, pause piene, e capacità di reggere il silenzio.
Il monologo ha uno sfogo emotivo? No. Ha un punto di rottura interno, ma non esplode mai. Il momento più forte (“altre cinque!”) è breve e subito rientra nel tono cupo e lineare del racconto.
Registi: Vivienne Medrano
Sceneggiatura: Vivienne Medrano
Produttori: Jes Anderson, Paula Haifley, Samantha Daley
Musiche: Thomas Ryan (ep. pilota), Parry Gripp (ep. pilota e sigla), The Living Tombstone, Andrew Underberg, Evan Alderete, Gooseworx (compositori)
Dove vederlo: Amazon Prime

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