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Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Lucas in Stranger Things 5 è uno dei momenti più emotivi e intimi dell’intera stagione, una scena che mette l’attore di fronte a una verità nuda: parlare a qualcuno che ama e che non può rispondere. Questo monologo mescola paura, urgenza, senso di responsabilità e un affetto che resta sospeso tra speranza e perdita.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Finale del film (con spoiler)
Credits e dove trovarlo
Minutaggio: 25:00-26:30 (Episodio 2)
Durata: 1 minuto 30 sec
La storia si apre con un flashback del 1983, in cui Will viene catturato dal Demogorgone e consegnato a Vecna, che sembra avviare un piano a lungo termine. Nel 1987, Hawkins è ormai una città in quarantena dopo l’invasione del Sottosopra. I ragazzi, Mike, Dustin, Lucas e Will cercano di mantenere viva la memoria di Eddie e continuano la loro battaglia contro Vecna, mentre la città è presidiata dall’esercito. Undi (Eleven) si allena duramente con Hopper e Joyce, mentre varie squadre dei protagonisti tentano di coordinarsi tramite radio per localizzare Vecna, ormai introvabile da tempo. Durante una ricognizione militare nel Sottosopra, Hopper rimane isolato e Will percepisce attraverso una visione, come se fosse dentro la mente del Demogorgone, che una minaccia sta raggiungendo la casa di Mike e Nancy.
In quel preciso momento, infatti, Holly, la sorellina, viene attaccata dal Demogorgone nella sua stanza Holly riesce a fuggire inizialmente, ma viene comunque rapita e trascinata nel Sottosopra. Nancy e Mike scoprono che la bambina parlava di un misterioso “Signor Cosè”. Indagando e interrogando la loro madre Karen ferita, scoprono che il vero nome dell’entità è Henry. I pezzi si incastrano: Cosè è Vecna, che ha manipolato Holly prima del rapimento. Undi e Hopper si inoltrano nel Sottosopra per cercare la bambina. Nel frattempo, Will capisce che Vecna sta usando un legame mentale con lui e riesce a percepire ciò che Holly vede e sente, come se Vecna stesse sfruttando la sua connessione per comunicare o spiare attraverso i bambini presi di mira. Infine una visione rivela che Holly è nella “casa” di Henry, una versione illusoria e idilliaca creata da Vecna: non è l’unica, perché lui vuole radunare tutti i bambini che ha scelto come vittime...

Vorrei darti notizie migliori. Magari al prossimo aggiornamento ti dirò, Undi e Hop hanno salvato Holly, Vecna è morto e adesso sono tutti a casa a festeggiare. Ma se… se c'è una cosa che ho imparato, è che non sarà per niente facile. Undi è pazzesca... Ma non può farcela da sola. Le occorrerà tutto il nostro aiuto. Serve che il gruppo la supporti, il gruppo al completo. Per questo sono qui, la battaglia finale sento che è iniziata oggi. E Max, nulla vinceremo senza di te. Se ho ragione, ci resta poco tempo, quindi se pensi che prima o poi ti risveglierai, fallo fallo subito, ti prego. Anche un cenno mi basta per capire che sei ancora lì. Ti prego Max. Ti prego.Risvegliati.
"Vorrei darti notizie migliori.": attacco dolce, tono basso; piccola pausa prima di parlare, come se cercasse le parole; sguardo fisso su Max, quasi un sorriso triste.
"Magari al prossimo aggiornamento ti dirò, Undie e Hop hanno salvato Hollie, Vecna è morto e adesso sono tutti a casa a festeggiare.": ritmo leggermente più vivace, come se stesse “inventando” una bella storia per lei; alleggerisce la voce sul finale “a festeggiare”, ma senza crederci davvero; breve sguardo perso nel vuoto quando nomina la festa, poi ritorna su Max.
"Ma se… se c'è una cosa che ho imparato, è che non sarà per niente facile.": il primo “se” esce incerto, quasi spezzato; pausa sul tratto “c'è una cosa che ho imparato”, come se stesse mettendo ordine nei pensieri; su “non sarà per niente facile” la voce si fa più ferma, realistica, senza enfasi.
"Undi è pazzesca.": frase quasi sorridendo, come quando parli con orgoglio di un’amica; sguardo che si scalda un attimo, piccolo respiro dopo il punto.
"Ma non può farcela da sola.": il “ma” è una ricaduta a terra; il tono torna serio, più grave; sguardo che si abbassa un istante, come se sentisse di non aver fatto abbastanza finora.
"Le occorrerà tutto il nostro aiuto.": include sé stesso nel “nostro”; leggero accento su “tutto”; qui l’obiettivo è convincere Max che fa ancora parte della squadra: sguardo di nuovo su di lei, quasi a chiederle silenziosamente di firmare questo “patto”.
"Serve che il gruppo la supporti, il gruppo al completo.": ripetizione usata per caricare di senso “al completo”; pausa brevissima dopo il primo “gruppo”, sul secondo la voce si ammorbidisce, come se il sotto-testo fosse: “anche tu”.
"Per questo sono qui, la battaglia finale.": detto con calma, non eroico; è più una confessione che un proclama; micro-pausa dopo “qui”, poi “la battaglia finale” quasi sottovoce, come se gli facesse paura nominarla.
"Sento che è iniziata oggi.": tono più interiore, come se parlasse a sé stesso oltre che a lei; sguardo che scivola un secondo verso il nulla, percependo il pericolo, poi torna sul volto di Max.
"E Max, nulla vinceremo senza di te.": il nome “Max” va guardandola dritta, come un richiamo; brevissima pausa dopo il nome; su “senza di te” la voce si incrina appena, trattenendo l’emozione.
"Se ho ragione, ci resta poco tempo, quindi se pensi che prima o poi ti risveglierai, fallo fallo subito, ti prego.": parte più lunga, quasi un flusso; ritmo che accelera leggermente, come un’ansia che sale; il doppio “fallo” non va urlato, ma caricato di urgenza; il “ti prego” esce più morbido, quasi spezzato dal respiro.
"Anche un cenno mi basta per capire che sei ancora lì.": qui il tono si abbassa, intimo; sguardo fisso su una mano, un dito, un dettaglio del corpo; “mi basta” va detto con una resa dolce, come se davvero si accontentasse del minimo pur di non perderla.
"Ti prego Max.": pausa prima di dirlo, respiro pieno; il nome “Max” è un colpo secco, ma sussurrato; qui può affiorare la commozione più evidente sugli occhi, non per forza sulla voce.
"Ti prego.": secondo “ti prego” più fragile del primo, può essere quasi un filo di voce; lo sguardo può scendere, come se avesse paura della risposta che non arriva.
"Risvegliati.": una sola parola, detta dopo una pausa netta; tono deciso ma non gridato, come un comando che nasce dall’amore; lascia un lungo silenzio dopo, restando in ascolto, corpo proteso verso di lei.
Il monologo di Lucas accanto a Max funziona come un’unica onda emotiva: inizia con il tentativo di proteggere lei, e sé stesso, dietro a un tono rassicurante, ma finisce inevitabilmente per scoperchiare tutta la sua paura. La prima frase, “Vorrei darti notizie migliori”, è già una resa. Lucas parte con voce bassa, quasi un soffio, come se avvicinarsi troppo alla verità potesse spezzarlo. Quando immagina un futuro in cui “Undie e Hop hanno salvato Hollie, Vecna è morto e tutti festeggiano”, cerca di colorare la scena con un’energia un po’ più viva, come si racconta una storia a qualcuno che si ama per non farlo soffrire. Ma non ci crede fino in fondo. Il suo sguardo si illumina mentre descrive la festa, poi lentamente si spegne: quel mondo migliore è una fantasia.
È in quel punto che Lucas cade nel vero. Il doppio “se”... “Ma se… se c’è una cosa che ho imparato…” rivela la lotta tra dire la verità o continuare a fingere. Le parole gli escono spezzate, come se dovesse superare un ostacolo interno prima di continuare. Quando dice che “non sarà per niente facile”, la voce diventa più ferma. È il suo modo di prendere posizione: niente bugie, non più. Il nome di Undi lo fa quasi sorridere — “Undi è pazzesca” — è una parentesi luminosa, un momento di orgoglio sincero. Ma il rimbalzo emotivo è immediato: “Ma non può farcela da sola.” Qui il tono scende, e lo sguardo anche. È una consapevolezza che pesa. L’ombra della responsabilità ricade su tutti, e soprattutto su Max. Quando parla del “gruppo”, Lucas le sta ricordando cosa sono sempre stati: una squadra che funziona solo se ogni pezzo è al suo posto. Ripete “il gruppo al completo” proprio per includerla. È come dirle: “Tu sei parte di questo. Non puoi non esserlo.” Nel dirlo, si siede più vicino, come se potesse farle sentire la sua presenza fisica, oltre alle parole. “Per questo sono qui, la battaglia finale.” Non è un proclama eroico, è quasi un’ammissione: è venuto perché le cose stanno precipitando. Il tono è morbido, carico di quel coraggio fragile che hanno solo gli adolescenti quando devono crescere troppo in fretta. “Sento che è iniziata oggi.” Lo dice guardando un punto lontano, come se provasse a comprendere un pericolo che non sa nominare fino in fondo.
Ed è qui che Lucas entra davvero nel cuore del monologo. Quando pronuncia “E Max…” recupera il contatto visivo. Il nome è un gesto affettivo, un ponte. “Nulla vinceremo senza di te.” La sua voce si incrina quasi impercettibilmente, ma resta contenuta. Non vuole piangere, non ora. È la frase più onesta: dice a Max che serve, che la sua assenza pesa come un vuoto reale, che il gruppo è monco senza di lei. Ed è anche l’unico momento in cui ammette fino in fondo la sua paura: perdere Max, e perdere la guerra. La parte che segue è un crescendo di urgenza. “Se ho ragione, ci resta poco tempo…” le parole iniziano a uscire più veloci, quasi tutte nello stesso respiro. L’idea che il tempo stia finendo lo manda nel panico, e il panico gli fa chiedere direttamente quello che vuole: “fallo, fallo subito, ti prego.” Il doppio “fallo” è istintivo, una richiesta che supera il controllo. Non è un ordine: è un grido trattenuto. Quando dice che gli basterebbe “anche un cenno”, la voce torna piccola. Qui Lucas si piega verso Max, le parla come si parla a qualcuno che potrebbe scivolare via da un momento all’altro. Il suo desiderio non è eroico, non è grandioso: vuole solo la prova che lei c’è ancora.
Il finale “Ti prego Max. Ti prego. Risvegliati.”è il punto più vulnerabile. Ogni ripetizione è più fragile della precedente. Prima la chiama con il nome, poi toglie il nome e rimane solo la supplica. Infine dice “Risvegliati” lasciando un silenzio che si allunga, come se quel silenzio fosse l’unica risposta possibile. Non c’è tanto dolore qui, quanto amore nudo: la disperata speranza che dallo spazio immobile del coma arrivi un segno, anche minimo. In tutta la scena, la chiave non è la tragedia, ma l’intimità.

Vecna prende di mira un altro bambino: Derek. Il piano dei ragazzi è attirare il Demogorgone a casa sua e inserirgli una ricetrasmittente, così da seguire il mostro fino al nascondiglio di Vecna. Intanto Holly, nella falsa realtà costruita da Henry, scopre messaggi misteriosi e si addentra nel bosco, spiata da una creatura. Undi e Hopper combattono contro una squadra dell’esercito nel Sottosopra e distruggono un’arma sonica che stava bloccando i poteri della ragazza, riuscendo poi a riprendere la ricerca della bambina. Will conferma che Vecna sta “raccogliendo” bambini e che il suo legame mentale con la mente alveare non si è mai del tutto spezzato . L’episodio si apre con Derek, ancora sotto shock, che si sveglia nel fienile dove Joyce e gli altri stanno cercando di proteggerlo. La donna tenta di farlo ragionare, ma Derek vuole scappare: Vecna gli ha detto tutt’altro. Proprio allora il Demogorgone irrompe nel fienile. Will, che continua ad avere visioni dal punto di vista della creatura, “vede” tutta la scena attraverso i suoi occhi. Joyce prova a difendere il bambino con un’accetta, ma la svolta arriva quando Steve piomba dentro guidando un’auto e investe il Demogorgone.
L’idea folle è seguirlo nel portale, sfruttando la scia della creatura. La macchina entra nel Sottosopra per un soffio, con a bordo Steve, Dustin, Jonathan e Nancy. Nel Sottosopra, la nebbia è così fitta che a un certo punto perdono di vista il Demogorgone e si schiantano contro un muro viscido, tipico delle superfici organiche create da Vecna. Intanto Will continua a “sentire” il Sottosopra: ha nuove visioni di bambini sedati, collegati a tentacoli come se fossero respiratori viventi. Capisce che Vecna sta seguendo uno schema: vede quattro spirali, un numero che si ripeterà fino ad arrivare a dodici bambini rapiti.
Nel frattempo, Max e Holly danno un nuovo tassello al mistero. Holly, attirata da una lettera scritta da Henry/Vecna, attraversa un passaggio nel muro e viene raggiunta da Max, viva e cosciente dopo la lunga degenza. Max la conduce in un luogo surreale: una casa immersa in una savana luminosa. Spiega alla bambina che ciò che vede non è reale, ma un ricordo composito, la prigione mentale in cui Henry intrappola le sue vittime.
Per recuperare i bambini sequestrati dai militari, Robin propone un piano in stile La Grande Fuga: entrare da un tunnel sotterraneo e liberare i piccoli prigionieri. Ma serve una talpa, qualcuno dall’interno… Derek è l’uomo giusto, ma le cose precipitano e, proprio quella notte… Arriva Vecna.
Regista: Matt e Ross Duffer
Sceneggiatura: Matt e Ross Duffer
Produttore: Stephanie Slack Margret H. Huddleston
Cast: Winona Ryder (Joyce Byers) David Harbour (Jim Hopper), Finn Wolfhard( Mike Wheeler), Gaten Matarazzo (Dustin Henderson) Caleb McLaughlin (Lucas Sinclair) Noah Schnapp (Will Byers) Millie Bobby Brown (Undici / Jane Ives)
Dove vederlo: Netflix

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