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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo di Marcello Mastroianni in Otto e Mezzo segna uno dei momenti più significativi del film e del percorso interiore del protagonista, Guido Anselmi. Dopo una lunga crisi creativa ed esistenziale, caratterizzata da dubbi, fughe e tentativi di controllo sulle persone e sulle situazioni, Guido giunge a una consapevolezza tanto improvvisa quanto liberatoria. Queste parole sono la sintesi della sua accettazione: del caos della vita, dell’impossibilità di avere tutte le risposte, della necessità di vivere senza cercare di definire tutto razionalmente. Il tono è quasi mistico, come se il protagonista avesse finalmente trovato una verità semplice e autentica dopo tanta confusione.
MINUTAGGIO:
RUOLO: Guido Anselmi
ATTORE: Marcello Mastroianni
DOVE: Tim Vision
ITALIANO
Ma che cos'è questo lampo di felicità che mi fa tremare, mi ridà forza, vita? Vi domando scusa, dolcissime creature; non avevo capito, non sapevo. Com'è giusto accettarvi, amarci. E come è semplice! Luisa, mi sento come liberato: tutto mi sembra buono, tutto ha un senso, tutto è vero. Ah, come vorrei sapermi spiegare. Ma non so dire... Ecco, tutto ritorna come prima, tutto è di nuovo confuso. Ma questa confusione sono io, io come sono, non come vorrei essere adesso. E non mi fa più paura dire la verità, quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato. Solo così mi sento vivo, e posso guardare i tuoi occhi fedeli senza vergogna. È una festa la vita: viviamola insieme! Non so dirti altro, Luisa, né a te né agli altri: accettami così come sono, se puoi. È l'unico modo per tentare di trovarci.
"Otto e Mezzo" (1963) di Federico Fellini è un viaggio nella mente di un regista in crisi creativa ed esistenziale. La trama segue Guido Anselmi (Marcello Mastroianni), un affermato cineasta che, dopo il successo dei suoi film precedenti, si trova bloccato nella realizzazione del suo nuovo progetto. Ritiratosi in una località termale per rilassarsi e trovare ispirazione, viene costantemente assediato da produttori, attori e giornalisti che lo pressano per avere risposte sul film, mentre lui stesso è paralizzato dall’incertezza.
La narrazione si sviluppa alternando presente, sogni, ricordi e fantasie, componendo un mosaico frammentato che riflette il caos interiore di Guido. Il protagonista si muove tra la moglie Luisa (Anouk Aimée), stanca delle sue bugie e infedeltà, e l’amante Carla (Sandra Milo), con cui vive un rapporto superficiale e passionale. Nel frattempo, l’ideale femminile e salvifico è incarnato da Claudia (Claudia Cardinale), un’attrice che Guido immagina come la musa perfetta per il suo film, ma che in realtà non può offrirgli nessuna risposta concreta.
Il film procede come un flusso di coscienza, in cui il protagonista si rifugia nei suoi ricordi d’infanzia, nelle visioni oniriche e nelle proprie insicurezze. Il punto di svolta arriva quando Guido, sopraffatto dalle pressioni e dalla consapevolezza della propria incapacità di dare un senso alla sua opera, decide di annullare il film. Ma proprio nel momento in cui sembra aver toccato il fondo, arriva un’epifania: accettare il caos della vita e della creatività. Il film si chiude con una scena corale in cui Guido, riconciliatosi con sé stesso, guida un enorme cerchio di personaggi in una danza che celebra l’esistenza così com’è: confusa, dolorosa, ma anche piena di bellezza e gioco. "Otto e Mezzo" è una riflessione sul processo creativo, sull’identità e sull’incapacità di separare arte e vita. Fellini costruisce un film che non segue una narrazione lineare, ma si sviluppa come un sogno, portando lo spettatore dentro la mente di un uomo che cerca disperatamente di dare ordine al proprio mondo interiore.
Il monologo si apre con un’immagine folgorante: “Ma che cos’è questo lampo di felicità che mi fa tremare, mi ridà forza, vita?”. Guido non ha più bisogno di costruire illusioni, né per sé né per gli altri. La sua crisi non si è risolta con una risposta chiara, ma con l’accettazione del fatto che la vita stessa è un flusso di emozioni contrastanti, in cui felicità e confusione coesistono. La svolta emotiva del personaggio emerge nella frase: “Vi domando scusa, dolcissime creature; non avevo capito, non sapevo”. Guido si rivolge alle persone che ha ferito, in particolare alla moglie Luisa, ma anche a tutte le figure femminili della sua vita, che fino a quel momento aveva visto come oggetti di desiderio, ispirazione o frustrazione. Ora, invece, le riconosce come esseri umani indipendenti, portatori di verità che lui non aveva mai compreso.
L’elemento chiave del monologo è l’idea di accettazione: “Ecco, tutto ritorna come prima, tutto è di nuovo confuso. Ma questa confusione sono io, io come sono, non come vorrei essere adesso”. Qui Guido smette di cercare di dare ordine alla sua vita e comprende che l’unico modo per essere autentico è accogliere il proprio disordine interiore. Il conflitto tra l’uomo e l’artista, tra il bisogno di controllo e il desiderio di abbandonarsi alla vita, trova una sintesi in queste parole.
La frase “È una festa la vita: viviamola insieme!” rappresenta il culmine del suo percorso. Non c’è più il tentativo di trovare un senso ultimo, ma solo la volontà di condividere il viaggio con gli altri. La richiesta rivolta a Luisa – “Accettami così come sono, se puoi” – è un appello alla comprensione reciproca, il riconoscimento che nessuna relazione può basarsi sull’ideale di perfezione, ma solo sull’accettazione dell’altro nella sua totalità.
Questo monologo è il punto di arrivo del viaggio interiore di Guido e di Otto e Mezzo. È la dichiarazione di una resa consapevole, non come fallimento, ma come liberazione dalla necessità di dare una forma rigida alla vita e all’arte. Fellini, attraverso Guido, ci mostra che l’unico modo per esistere davvero è smettere di fuggire da sé stessi e accogliere la realtà, con tutte le sue contraddizioni. Da qui nasce la scena finale, quella danza circolare in cui il protagonista, ormai riconciliato con sé stesso e con il mondo, può finalmente unirsi agli altri in un gioco senza fine.
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