Monologo - Marie e l'arte di Malcom in Malcom & Marie

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO


"Malcolm & Marie" di Sam Levinson è come un acuto esame delle dinamiche di potere tra creatore e musa, artista e ispirazione. Attraverso il vivido microcosmo di una relazione amorosa, il film svela le sfide etiche e creative che si nascondono dietro il processo artistico, portando allo scoperto il delicato equilibrio tra l'autenticità personale e l'espressione artistica. Un monologo di Marie, si erge come fulcro di questa indagine, mettendo in luce le complesse dinamiche che governano l'appropriazione delle esperienze altrui nell'arte. Questo articolo esplora il monologo di Marie, sollevando questioni fondamentali su chi abbia il diritto di raccontare determinate storie e quali siano le responsabilità dell'artista nei confronti della propria materia.


IL MONOLOGO DI MARIE



MINUTAGGIO: 36:57-40:15

RUOLO: Marie

ATTRICE: Zendaya

DOVE: Netflix


INGLESE


All right, how about we cut the bullshit, Malcolm? Since everybody’s fucking being honest tonight, how about you be honest? Hmm? About the real reason you were there for me. I was good fucking material. Hmm? That’s why you stuck by me. Because I was a story. It was a world of emotions you weren’t used to seeing so fucking close. And because I was 20 years old and I’d never been loved the way you loved me or thought you loved me, I didn’t realize what I was to you. A fucking movie. A tragedy. One that you could continue watching for as long as you were there for me. And tonight, in that fucking audience, I watched the whole shit play out. So don’t pretend like it was a selfless fucking act, Malcolm. It’s literally the basis of your art and it is the reason why all these people are calling you brilliant and brave and fearless. “So tell us, Malcolm. How were you able to breathe life into the character of Imani? How were you able to channel the voice of a young woman so well, so authentically?”. “Hmm. Well, Jennifer, that’s a good question. I guess you could say I stole it. I ripped it off. Not a literal theft, a spiritual one.” You’re a fucking fraud. The reason you didn’t thank me tonight is because you already know that. You have nothing new to say. All you can do is fuckin’ mimic. Be a fucking parakeet, a goddamn cockatoo. I mean, God forbid you are ever alone, and have to dream up another original idea. What are you going to write, Malcolm? Huh? Yourself? Give me a fucking break. You don’t have the balls. You don’t have the gravitas, the fucking introspection to look at yourself and your flaws and your shortcomings and the fact that you may not be the next Spike Lee or Barry Jenkins because those motherfuckers had something new to say. Something true to themselves and their fucking experience. You say the film is about shame and guilt. Correct? Your words, not mine. All right. Well, I have a question for you, Malcolm. Whose fucking shame? Whose guilt? What the fuck do you know about shame and guilt? You have two parents, no bad habits other than being a fucking prick, and a college education. Your mother is a therapist. Your father is a professor. Your sister works for a think tank in D.C. But out here, on these streets, these smiling fucking rich people, they think you know what it’s like to scrap. Think you fucking lived it. Give me a break. You’re more privileged than the white girl who works for the LA Times, who thinks she’s doing a public service by lifting up your mediocre ass.



ITALIANO


La piantiamo con le puttantate, Malcom? Visto che è la notte delle verità, perché non tiri fuori la tua? Sul vero motivo per cui mi sei rimasto accanto. Ero un'ottima ispirazione. Mh? Non sei rimasto per questo? Ero una storia da raccontare, un casino di emozioni che tu non avevi mai visto da vicino. Perché avevo solo 20 anni mai stata amata come mi amavi, o come credevo che mi amassi, non capivo che cosa ero per te. Un maledetto film. Una tragedia, che avresti potuto continuare a guardare finché non mi fossi rimasto accanto. E stasera in quella platea del cazzo ho visto tuta quella merda proiettata, quindi non farlo passare per altruismo. In pratica è il fondamento della tua arte. E il motivo per cui ti definiscono il genio impavido della macchina da presa. "Raccontaci, Malcom. Come sei riuscito a infondere vita nel personaggio di Imani. Come sei riuscito a dare voce a una giovane donna così bene, con tanta autenticità". "Beh, Jennifer, ottima domanda, si potrebbe dire che l'ho rubata. Che l'ho copiata. Non un furto vero, ma spirituale." Sei un ciarlatano. E stasera non mi hai ringraziato perché tu lo sai bene. Tu non hai niente di nuovo da dire. Sei solo capace di imitare. Cazzo. Non sei altro che un pappagallo, un cacchio di Cacatua, Dio non voglia che tu rimanga da solo, e che debba farti venire un'altra idea originale, di che cosa scriverai, Malcom? Eh? Di te. Ma vedi di farmi il piacere. Tu non hai le palle. Tu non hai la solennità, e nemmeno l'autoanalisi per poter riconoscere i tuoi difetti, tutti i tuoi limiti, e il fatto che potresti non essere il prossimo Spike Lee o Beerry Jerkins, perché qui figli di puttana hanno portato innovazione, raccontando le loro verità, la loro cazzo di esperienza. Hai detto che il tuo film parla di vergogna e colpa, giusto? Parole tue, non mie. Bene, avrei una domanda per te. La vergogna di chi? La colpa di chi? Ma che cazzo ne sai tu di vergogna e colpa? Hai due genitori, non hai vizi, beh, stronzaggine a parte, e anche una laurea. Tua madre è psicoterapeuta, tuo padre è professore, tua sorella lavora a Washington in un think tank. Ma qui, in questo ambiente, i miliardari dai finti sorrisi credono che tu sappiano cosa vuol dire fare la fame. Credono che tu ci sia passato. Ma fammi il piacere. Sei più privilegiato della tipa bianca dell'LA Times, che è convinta di fare del servizio pubblico elevando la tua mediocrità.


Malcom e Marie


"Malcolm & Marie" è un film drammatico in bianco e nero, diretto da Sam Levinson, uscito nel 2021. Quest'opera cinematografica ruota attorno ai protagonisti Malcolm, un regista cinematografico interpretato da John David Washington, e Marie, la sua ragazza, interpretata da Zendaya. Il film esplora la complessità delle relazioni romantiche, del processo creativo e delle dinamiche di potere all'interno di una coppia.


Marie è quindi una figura centrale nel film, intorno alla quale ruotano molti dei conflitti emotivi e narrativi. Ex attrice, la sua vita e le sue esperienze personali diventano una fonte non riconosciuta di ispirazione per il film che Malcolm ha appena presentato e celebrato, un punto di tensione che esplode durante la narrazione. Marie è complessa, multidimensionale e profondamente umana; attraverso di lei, il film esplora temi come la vulnerabilità, il riconoscimento e la dipendenza emotiva. La notte in cui il film si svolge, al ritorno dalla première del film di Malcolm, diventa il palcoscenico di una lunga serie di discussioni e rivelazioni tra i due. Marie critica Malcolm per non averla ringraziata e riconosciuta come fonte di ispirazione durante il suo discorso alla première, segnando l'inizio di una profonda introspezione sui loro ruoli sia nella relazione personale sia nel processo creativo.


"Malcolm & Marie" si distingue per il suo approccio minimalista, avvalendosi unicamente delle performance dei due attori e di una location unica, che intensifica il focus sulle dinamiche interpersonali e sui dialoghi. Il personaggio di Marie, con la sua complessità e la sua profondità emotiva, offre a Zendaya l'opportunità di esplorare un ruolo drammatico intenso e sfaccettato, diverso dai suoi ruoli precedenti, mettendo in luce la sua versatilità come attrice.


ANALISI DEL MONOLOGO


Il monologo di Marie in "Malcolm & Marie" è un pezzo di narrazione intensamente potente che incapsula molti dei temi centrali del film: la relazione tra vita personale e creatività artistica, la dipendenza emotiva, e la ricerca dell'autenticità versus l'appropriazione. Marie affronta Malcolm con una franchezza devastante, mettendo a nudo le dinamiche di potere nella loro relazione e nel processo creativo di lui. All'inizio, Marie sfida Malcolm a riconoscere il vero motivo per cui è rimasto con lei: non tanto per amore, ma perché la vedeva come una fonte di ispirazione, una "storia da raccontare". Questo rivela la complessità di come le esperienze personali vengono spesso sfruttate nell'arte, sollevando questioni di etica e autenticità. Marie si sente usata, ridotta a mero materiale per il lavoro di Malcolm, piuttosto che essere valorizzata come partner.


Quando Marie accusa Malcolm di essere un "ciarlatano", sottolinea la sua percezione che lui non abbia effettivamente nulla di nuovo da dire. La sua arte, secondo Marie, si basa sull'imitazione e l'appropriazione, non su un genuino processo creativo. Questa è una critica acuta all'interno del mondo dell'arte e del cinema, dove l'originalità e l'autenticità sono spesso valutate al di sopra di tutto. La rabbia di Marie raggiunge l'apice quando mette in discussione la capacità di Malcolm di comprendere concetti come la vergogna e la colpa, che lui afferma di esplorare nel suo film. Marie evidenzia il divario tra le esperienze di vita di Malcolm e quelle dei personaggi che pretende di rappresentare, mettendo in luce il suo privilegio e mettendo in discussione la sua autenticità come narratore.


Questo monologo funge da catalizzatore per una riflessione più ampia sull'industria cinematografica e artistica in generale. Mette in discussione chi ha il diritto di raccontare certe storie e su che base. Sfida l'idea che il successo artistico possa o debba derivare dallo sfruttamento delle esperienze altrui senza riconoscimento o comprensione autentica.

In conclusione, il monologo di Marie sottolinea la tensione tra arte e etica, amore e potere, autenticità e appropriazione, provocando il pubblico a riflettere sul valore e sul costo della creazione artistica.


Conclusioni


Il monologo di Marie in "Malcolm & Marie" trascende la semplice critica personale per toccare corde profonde nell'etica della creazione artistica. Marie sfida Malcolm e il pubblico a considerare le implicazioni dell'appropriazione delle esperienze altrui, sollevando questioni di privilegio, potere e responsabilità creativa. Questa disamina non lascia spazio a risposte semplici, bensì apre a ulteriori riflessioni sull'impatto dell'arte nella vita delle persone e sulle responsabilità che gli artisti portano nel raccontare storie che vanno oltre la loro personale esperienza.


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