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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo, pronunciato da Paul (Marlon Brando) in Ultimo tango a Parigi, è uno dei momenti più intensi del film. Il suo racconto, apparentemente frammentario e disordinato, è un flusso di ricordi d'infanzia che mescola dolore, rancore e una malinconia nascosta. Paul, un uomo segnato dal lutto e dalla disillusione, sta cercando di aprirsi a Jeanne (Maria Schneider), ma lo fa senza sentimentalismi, con un linguaggio crudo e quasi brutale. È un momento in cui il personaggio abbassa la maschera cinica che ha indossato fino a quel punto, lasciando intravedere il vuoto che lo abita.
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INGLESE
My father was a...a drunk. Tough, whore fucker, bar fighter, super masculine, and he was tough. My mother was very...very poetic. And also a drunk. All my memories when I was a kid was of her being arrested nude. We lived in this small town. Farming community. We lived on a farm. Well, I'd come home after school and she'd be gone -- in jail or something. And I used to have, I used to have to milk a cow. Every morning and every night. And I liked that. But I remember one time I was all dressed up to go out and take this girl to a basketball game. And I started to go out and my father said, "You have to milk the cow." And I asked him, "Would you please milk it for me?" And he said, "No, get your ass out there." So I went out, and I was in a hurry and didn't have time to change my shoes, and I had cow shit all over my shoes, and on the way to the basketball game it smelled in the car. And ... I don't know... I just... I can't remember very many good things. Some. There was a farmer, very nice guy. Old guy, very poor and worked real hard, and I used to work in a ditch draining land for farming,. And he wore overalls, and he smoked a clay pipe. Half the time he wouldn't put tobacco in it. And I hated the work. It was hot and dirty, broke my back. All day long I'd watch the spit which would run down the pipe stem and hang on the bowl of the pipe. And I used to make bets with myself on when it was gonna fall off. And I always lost. I never saw it fall off. I'd just look around and it'd be gone and then the new one would be there. And then we had a beautiful... Well, my mother taught me to love nature. And...I guess that was the most she could do. And in front of our house, we had this big field, meadow...it was a mustard field in the summer, and we had a big black dog named Dutchy, and she used to hunt for rabbits in that field. But she couldn't see them, and so she'd have to leap up in this mustard field, look around very quickly to see where the rabbits were, and it was very beautiful. She never caught the rabbits.
ITALIANO
Mio padre era un... ubriacone, rozzo, attaccabrighe, sparaballe, super... puttaniere. Era... un tipo duro. Mia madre era molto... molto poetica. Ubriacona, anche lei. E... ti ricordo una volta, quando... quand'ero bambino, che l'avevano arrestata tutta nuda, vivevamo in un paesetto, una comunità agricola, una specie di fattoria. Tornavo dalla scuola e lei... non c'era. Si trovava in galera, o chissà dove. Io... sì, io dovevo mungere la mucca, ogni mattina e ogni sera. Non mi piaceva ma... mi ricordo una volta che m'ero... vestito perché avevo invitato una ragazza a una partita di pallacanestro. Stavo già uscendo quando mio padre dice: "Devi andare a mungere la vacca". E io dico: "Mi fai il piacere di farlo tu per me?". E lui grida: "No! Mungi la vacca e non rompere". Era molto tardi quando uscii, neanche il tempo di cambiarmi... le scarpe erano... tutte sporche di me**a di vacca e quando arrivai dalla ragazza, la macchina puzzava tutta di me**a anche lei. Ah, non lo so, non mi riesce mai di trovare dei bei ricordi. Uno, forse. C'era un brav'uomo, un nostro vicino, era vecchio e così povero, s'ammazzava di fatica... io scavavo un fosso per lo scolo delle acque, proprio al confine... lui portava una tuta e fumava una grande pipa. Sai, il più delle volte non ci metteva il tabacco, lui odiava il lavoro. C'era caldo e polvere e... mi faceva male la schiena e mi... allora mi mettevo a guardare la sua saliva che scivolava lungo il cannello e si raccoglieva all'estremità della pipa... e scommettevo con me stesso sul momento in cui sarebbe caduta la goccia... mai l'ho imbroccata, non l'ho mai vista cadere la goccia. (Pausa) Quando ero stufo di scommesse me ne andavo in giro per la campagna. Noi avevamo un bellissimo... sai mia madre mi aveva insegnato ad amare la natura e... ed è tutto quello che ha saputo insegnarmi. (Pausa) E lì davanti alla casa avevamo una enorme... distesa, un campo, coltivato a senape... e avevamo un cane nero molto bravo. Si chiamava Dutch e correva per tutto il campo a caccia di conigli ma non riusciva a vederli... così doveva fare dei gran balzi al di sopra della senape e dare occhiate velocissime per vedere dov'erano i conigli e questo... mi sembrava molto bello, anche se i conigli non li ha presi mai
"Ultimo tango a Parigi" (1972), diretto da Bernardo Bertolucci, è un film che racconta una storia di passione, solitudine e alienazione attraverso l’incontro tra due sconosciuti in una Parigi malinconica e decadente. La trama ruota attorno a Paul (Marlon Brando), un uomo americano di mezza età che ha appena perso la moglie suicida, e Jeanne (Maria Schneider), una giovane parigina che sta per sposarsi. I due si incontrano per caso in un appartamento vuoto che entrambi stanno visitando per affittarlo. Senza nemmeno conoscersi, si lasciano travolgere da una relazione carnale fatta di anonimato e totale distacco dalla realtà esterna. Paul impone una regola precisa: nessuno dei due deve rivelare nulla della propria vita.
Mentre Paul cerca di anestetizzare il dolore con questa relazione senza legami emotivi, Jeanne è divisa tra la passione con lui e la sua vita fuori dall’appartamento, dove il suo fidanzato Tom (Jean-Pierre Léaud), giovane regista ambizioso, la coinvolge nel suo mondo fatto di romanticismo e progetti cinematografici. Con il passare del tempo, l’anonimato che aveva reso la relazione intensa comincia a sgretolarsi. Paul, sempre più coinvolto, rivela a Jeanne dettagli della sua vita e le chiede di iniziare una vera relazione. Ma quando l’incantesimo dell'anonimato svanisce, Jeanne si sente soffocare e decide di troncare. Il film culmina in un finale tragico e ambiguo che lascia aperte molte interpretazioni sul significato della storia.
Il monologo è costruito su una serie di immagini scollegate che riflettono la frattura interiore di Paul. Inizia con una descrizione aspra e spietata dei suoi genitori: il padre è un violento e donnaiolo, la madre è una donna fragile e autodistruttiva. Il loro ritratto emerge attraverso episodi brevi e incisivi, come l'arresto della madre completamente nuda o l'atteggiamento autoritario del padre che obbliga Paul a mungere la mucca. Questi ricordi trasmettono un senso di abbandono e sopraffazione: Paul è cresciuto in un ambiente inospitale, privo di affetto e sicurezza. La scena della mungitura, in particolare, è emblematica della sua condizione: il ragazzo che si prepara per un appuntamento, ma viene bloccato da un padre inflessibile, finendo per presentarsi sporco e umiliato. È un’immagine che sintetizza il fallimento della sua giovinezza e l’incapacità di vivere momenti di gioia senza che qualcosa li rovini.
Quando Jeanne gli chiede se ha almeno un ricordo felice, Paul si aggrappa a una scena di vita rurale: un vecchio vicino di casa, un uomo povero che odia il lavoro, e la sua pipa. L’attenzione si sposta su un dettaglio apparentemente insignificante: la saliva che scivola lungo il cannello della pipa, un’immagine ipnotica e quasi assurda, che diventa metafora di un’attesa infinita, di un qualcosa che non arriva mai. Qui il monologo assume un tono sospeso, come se Paul fosse intrappolato in un limbo tra passato e presente, tra memoria e dolore. L’ultimo frammento del monologo cambia ancora prospettiva. Paul ricorda il suo legame con la natura, trasmesso dalla madre, e il suo cane, Dutch, che saltava tra i campi di senape cercando di catturare conigli che non riusciva mai a prendere. È un'immagine dolce e malinconica, un piccolo momento di bellezza in un’infanzia segnata dall’oppressione. Il cane che salta senza mai raggiungere il suo obiettivo diventa simbolo di un’esistenza fatta di tentativi vani, di una ricerca che non porta mai a una vera soddisfazione.
Questo monologo è uno dei momenti chiave del film perché ci permette di vedere Paul in una luce diversa. Fino a quel punto, il suo personaggio era apparso come un uomo cinico e violento, ma qui emerge la sua fragilità. La narrazione frammentata e il linguaggio crudo trasmettono la sua difficoltà nel dare un senso alla propria storia, mentre l’alternanza tra dolore e nostalgia mostra il contrasto tra l’amarezza della sua esperienza familiare e il desiderio di trovare qualcosa di bello a cui aggrapparsi.
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