Monologo Maschile - \"Beauty in Black\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Interpretare un personaggio come Jules in “Beauty in Black” richiede di calarsi nei panni di un manipolatore carismatico, abituato a esercitare il controllo senza mai perdere il sangue freddo. In questo monologo, Jules trasmette autorità e intimidazione attraverso il linguaggio, il tono e i movimenti, rendendo chiaro quanto il suo potere si estenda oltre le mura del club.

NIENTE, CAPITO?

EPISODIO 2

MINUTAGGIO: 26:15-28:30
RUOLO: Jules

ATTORE: Charles Malik Whitfield
DOVE: Netflix



INGLESE


But now your face is all on the camera in the hospital. You lucky I got people in there. But you ain't seen nothin' and you don't know nothin'. Do you hear me? Nothing.Nothing. You gonna go back to the house and clean up your room and go head back to the club. And you are not to come back to this hospital ever again. Do you hear me? Huh? I mean, haven't I been good to you and all the other girls that work for me? Hm? Yeah, you facing 30 years. Thirty years in prison. I worked that out. You didn't even have to see a judge. [tense music continues] We made an agreement. All you had to do, work for me. Pay off your debts. But no. These antics... These antics just won't do, my friend. I set you up with a wealthy guy. What you do? [in whiny voice] "Oh, he's weird. He's weird." You... You... You need to learn how to be more appreciative. That's what you need to do. Do you understand? All I need is for you and all the other girls just to honor your agreement. That's it. Can you do that for me? Don't make me have this conversation with you again.



ITALIANO



Ora la tua faccia è su tutte le telecamere dell'ospedale! Per fortuna ho delle persone all'interno. Ma tu non hai visto niente, e non sai niente di niente. Hai capito? Niente. Niente! Sai cosa fai adesso? Te ne vai a casa, pulisci la tua stanza, e te ne torni subito al club. E non devi mai più mandare in quell'ospedale, è chiaro? Hai capito? Dimmi, non sono stato buono con te, e con tutte le ragazze che lavorano per me? Si? Rischiavi 30 anni. Trenta anni in prigione! Ho risolto io la cosa, non hai neanche incontrato un giudice. Abbiamo stretto un accordo! Non dovevi fare altro che lavorare per me, per ripagare i tuoi debiti. Ma no. Questi scherzetti... questi scherzetti non vanno bene amica mia. Ti sistemo un uomo ricco e tu che fai? "Oh, è strano, è strano!" Tu... tu devi imparare a essere più riconoscente. Ecco che cosa devi fare. Sono stato chiaro? L'unica cosa che io voglio è che tu e le altre ragazze onoriate l'accordo semplicemente. Solo questo. Riesci a farlo per me?... Non costringermi a rifare questa conversazione.

BEAUTY IN BLACK

"Beauty in Black" su Netflix è una serie che ci trasporta in due mondi pieni di contrasti, entrambi profondamente radicati nell’ambiente culturale di Atlanta. La serie ricorda per certi versi la cruda estetica come Empire o P-Valley, e intreccia il mondo dei saloni di bellezza e il sottobosco dei club di spogliarello.


Al centro della trama ci sono Kimmie (Taylor Polidore Williams) e Mallory (Crystle Stewart), due donne apparentemente agli antipodi ma unite da una fame di riscatto che le spinge a superare barriere sia sociali che personali. Kimmie, ballerina esotica al Magic City, rappresenta quella parte di Atlanta invisibile e spesso giudicata, dove le donne lavorano per mantenersi o fuggire da situazioni difficili. Kimmie è giovane, indurita dalle circostanze, e ha una fragilità che la rende il personaggio perfetto per esplorare il tema del giudizio e della vulnerabilità.


Mallory, invece, è una figura affermata e sicura di sé, un’imprenditrice che ha costruito un impero di successo nel settore della cura dei capelli. Il suo personaggio si muove nel mondo delle aziende di bellezza, dove apparire impeccabili e mantenere una reputazione è parte del lavoro. Ma sotto il suo carisma e la sua professionalità, c'è una donna consapevole della lotta necessaria per emergere, soprattutto in un mercato competitivo e dominato da forti pregiudizi.


La città, con le sue contraddizioni e la sua ricchezza culturale, amplifica l’autenticità di questo racconto, dove moda, musica e cultura urbana sono parte integrante delle vite dei protagonisti. “Beauty in Black” offre una prospettiva che va oltre la superficie, rivelando come i protagonisti facciano di tutto per sopravvivere e, al tempo stesso, affermarsi. Kimmie, scartata dalla propria famiglia, vede nel club un modo per esprimersi, ma anche una prigione dalla quale vuole fuggire. Mallory, invece, naviga con maestria nel mondo degli affari ma trova nell’amicizia con Kimmie una parte di sé che aveva sepolto nella corsa verso il successo. La loro relazione evolve con sfumature che esplorano la solidarietà femminile, i conflitti di classe e l’ambizione, senza mai presentare soluzioni facili.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo di Jules, il capo del club, è una dichiarazione di potere e controllo, una manipolazione sottile e fredda che rivela il vero volto di chi domina un ambiente in cui chi lavora è spesso incastrato in una dinamica senza via d'uscita. La scena si apre con un tono accusatorio e subito intriso di minacce velate, impostando Jules come una figura quasi paterna e protettiva, ma in realtà manipolatrice e spietata.


Il linguaggio di Jules è incisivo e scandito: il ripetere ossessivo di “niente” martella l’idea di totale obbedienza e silenzio. È come se volesse rimuovere qualsiasi potenziale pensiero o ricordo da parte dell’ascoltatore – “non hai visto niente, e non sai niente di niente” non lascia spazio a nessuna replica. In questo, si dimostra un personaggio abituato ad esercitare un controllo assoluto sulle persone intorno a sé, uno che sa di possedere risorse e agganci che lo rendono potente e inaccessibile.


Quando Jules parla di “persone all'interno” dell'ospedale, lascia intendere che il suo potere si estende ben oltre i confini del club, svelando un sistema di corruzione che gli permette di muoversi liberamente anche in luoghi in cui le persone normali sarebbero vincolate alla legge. La sua rete di contatti è il suo vantaggio strategico, e lui lo ricorda al suo interlocutore per ribadire quanto lei sia alla sua mercé.


Jules introduce l’idea del “debito” come una trappola emotiva: “Non sono stato buono con te? Rischiavi 30 anni.” Le sue parole sono un monito che costringe l’altra persona a ricordare quanto gli deve, enfatizzando un senso di gratitudine forzata e innaturale. Quella che in un primo momento sembra essere una generosità – il “salvare” qualcuno dalla prigione – diventa in realtà una forma di schiavitù, un debito che non verrà mai saldato.

Nel momento in cui Jules accenna al suo “sistemare un uomo ricco”, entriamo nella parte più disturbante della dinamica. Il punto cruciale arriva quando Jules esprime frustrazione per la “mancanza di riconoscenza.” La sua domanda “Non sono stato buono con te?” è uno specchio perverso: pretende gratitudine per la libertà che ha sottratto. Questa richiesta di riconoscenza da parte delle ragazze non è altro che una forma di abuso psicologico. Vuole che si sentano in debito, colpevoli per non essere “abbastanza riconoscenti.” E qui si intravede il meccanismo che porta le vittime a rimanere in trappola, sentendosi incapaci di rompere l'accordo che lui stesso ha imposto.


Questa chiusura gelida – “Non costringermi a rifare questa conversazione” – è una minaccia senza veli, che sottolinea come qualsiasi tentativo di liberazione o ribellione sarà soffocato.

SUGGERIMENTI PER L'INTERPRETAZIONE

La forza di questa interpretazione sta nell’equilibrio tra controllo, minaccia velata e apparente preoccupazione. Ecco alcuni suggerimenti per rendere il personaggio credibile e carismatico, ma anche inquietante e manipolativo.


1. Costruire un Tono di Voce Calmo ma Autoritario

Suggerimento: Jules non urla mai; sa che il suo potere sta nel controllo e nella sicurezza di sé. Usa un tono di voce basso e calmo, che però non lascia spazio a dubbi o repliche. Inizia parlando con una certa tranquillità, come chi è abituato a dare ordini e a essere ascoltato, ma con una sfumatura di durezza.

Esercizio: Prova a recitare il monologo mantenendo la voce calma ma ferma, come se ogni parola fosse scolpita nella pietra. Anche nei momenti di tensione, evita scatti o cambi di tono troppo bruschi: la minaccia di Jules è efficace proprio perché non mostra mai una vera e propria rabbia, ma solo una sorta di controllo assoluto.


2. Espressioni Facciali: Il Sorriso Manipolatore

Suggerimento: Jules potrebbe accennare a sorrisi freddi, quasi paterni, per far sentire il suo interlocutore “ingrato.” Usa queste espressioni nei momenti in cui Jules cerca di far sentire l’altro in debito o “poco riconoscente.”

Esercizio: Prova a sorridere appena mentre dici frasi come “Non sono stato buono con te?” o “Rischiavi 30 anni.” Questo tipo di sorriso distorto è un modo per comunicare superiorità e controllo, come a dire che solo lui conosce davvero ciò che è “meglio” per chi lavora per lui.


3. Uso degli Sguardi per Aumentare la Tensione

Suggerimento: Lo sguardo è una delle armi più forti di Jules. Quando vuole intensificare la minaccia, fissare intensamente l’interlocutore può far trasparire tutta la sua forza e il dominio che esercita. Nei momenti in cui ripete “niente, niente,” uno sguardo fermo e quasi penetrante aiuta a comunicare che non accetterà repliche.

Esercizio: Recita il monologo davanti a uno specchio e prova a sperimentare con il contatto visivo. Allenati a mantenere uno sguardo fisso e imperturbabile, anche quando termini la frase. Un silenzio glaciale seguito da uno sguardo prolungato può dare l’idea di una minaccia sottintesa più efficace di qualsiasi urlo.


4. Pausa e Ritmo: Creare Suspense tra le Parole

Suggerimento: Jules sa come mettere pressione senza dover accelerare; sa che il suo interlocutore è già teso. Usa pause tra le frasi per creare suspense, come quando dice “Rischiavi 30 anni… Trenta anni in prigione!” L’eco delle sue parole, insieme alla pausa, amplifica la percezione di minaccia.

Esercizio: Prova a fare pause strategiche, soprattutto prima delle parole chiave (“niente,” “trenta anni,” “scherzetti…”). Queste pause devono sembrare naturali, non forzate, ma funzionali a tenere in sospeso l’altra persona, come un predatore che gioca con la preda.


5. Movimenti Misurati: Il Potere della Calma

Suggerimento: Jules non è impulsivo; i suoi movimenti devono essere lenti e misurati. Un piccolo spostamento del corpo, uno sguardo fisso o un cambio di posizione possono trasmettere la tensione senza bisogno di gesti eccessivi.

Esercizio: Recita il monologo stando fermo e prova a muoverti solo in momenti specifici, come quando cambi discorso o minacci velatamente (“Non costringermi a rifare questa conversazione”). L’obiettivo è comunicare che Jules è a suo agio nel suo potere e non ha bisogno di agitarsi per ottenere obbedienza.


6. Intonazione e Ripetizioni: Sottolineare il Controllo

Suggerimento: Il monologo di Jules ha delle ripetizioni che puoi usare per rinforzare il concetto di dominio. La ripetizione di “niente” e “trenta anni” può essere detta con un tono più basso e glaciale, per imprimere ancora più paura.

Esercizio: Recita le parole ripetute (come “niente” o “scherzetti”) con una leggera variazione, per esempio sussurrando o abbassando la voce, come per dare enfasi e rendere chiaro che queste parole non sono dette casualmente.


7. Costruire Empatia (da Evitare): Interpretazione per Staccarsi dal Personaggio

Suggerimento: Anche se Jules potrebbe sembrare gentile, è importante ricordare che è un manipolatore freddo. Non cercare di costruire empatia; piuttosto, concentrati sul mostrare il suo lato più calcolatore e spietato. Questo distacco lo rende più minaccioso, perché è chiaro che per lui le altre persone sono solo strumenti.

Esercizio: Prima di iniziare il monologo, concentrati sull’idea di superiorità e possesso, come se fossi un re o un boss che ha il potere di decidere delle vite altrui. In questo modo, il distacco risulterà più naturale e renderà Jules ancora più credibile come figura di potere.

CONCLUSIONE

Per incarnare Jules bisogna padroneggiare la tensione tra calma apparente e sottile pericolosità. Attraverso pause misurate, sguardi penetranti e un tono pacato ma autoritario, l’attore può restituire un personaggio che non ha bisogno di alzare la voce per terrorizzare chi lo ascolta. Interpretarlo significa esplorare la psicologia di un uomo che controlla ogni situazione e ogni persona intorno a sé, rendendo tangibile il lato più oscuro del potere.

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