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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Matt Murdock in tribunale è uno dei momenti più intensi di Daredevil: Born Again. Si tratta di un discorso che segna una frattura netta nella sua concezione della giustizia, un passaggio doloroso da avvocato idealista a uomo devastato dalla perdita. Foggy Nelson non era solo il suo socio in affari, ma il suo migliore amico, il suo contrappeso morale, e la sua morte lascia un vuoto incolmabile.
STAGIONE 1 EPISODIO 1
MINUTAGGIO: 25:54-28:00
RUOLO: Matt Murdock
ATTORE: Charlie Cox
DOVE: Disney+
INGLESE
As you know, I've stood in this court many times. Delivered summations, called witnesses, and defended the innocent to the best of my ability. Though as I sit here, on the other side of the court, it occurs to me that justice will not be served today. It won't be served because whatever sentence is passed, Foggy Nelson, only his mother called him Franklin, will still be dead. It won't be served because... Apologies, Your Honor. It won't be served because I don't get to see him again. We don't get to see Foggy again today. Or tomorrow. Or ever. Because my friend is dead. killed on the whim of a violent and disturbed man. A self-styled assassin with a grudge, out to m*rder his perceived enemies. But, in the absence of justice, the court can punish this man. And I urge you to do so, to the fullest extent the law allows. 'Cause that punishment, that is the closest any of us will ever get to justice. Thank you, Your Honor.
ITALIANO
Sa che sono entrato in quest’aula molte volte. Ho esposto arringhe, chiamato testimoni. Ho difeso innocenti come meglio potevo. Ora sono qui, dall’altra parte dell’aula. E so che oggi non sarà fatta giustizia. Non sarà fatta perché al di là della sentenza, Foggy Nelson, solo sua madre lo chiamava Franklin, sarà ancora morto. Non sarà fatta perché… Mi scusi vostro Onore. Non sarà fatta perché io non potrò più vederlo. Noi non potremo più vedere Foggy. Oggi. O domani. O mai. Perché il mio nemico è morto. Ucciso per mano di un uomo violento e disturbato. Un sedicente assassino rancoroso. Che uccide chi ritiene suo nemico. Ma in assenza di giustizia la Corte può punire quest’uomo. E io vi invito a farlo, con il massimo della pena prevista. Perché soltanto così otterremo qualcosa che si avvicini alla giustizia. Grazie, vostro onore.
"Daredevil: Born Again" segna il ritorno di Matt Murdock dopo più di sei anni dall’ultima stagione della serie Netflix. La produzione è ora nelle mani dei Marvel Studios, con Dario Scardapane come showrunner e Justin Benson & Aaron Moorhead tra i registi principali. La serie, parte della Fase Cinque del Marvel Cinematic Universe, riprende le fila della storia con un nuovo status quo per Matt, Fisk e gli altri personaggi, introducendo anche nuove figure chiave nell'universo di Hell’s Kitchen. La serie si apre con un’immagine che vuole subito riportarci nell’atmosfera familiare della serie originale: Matt, Foggy e Karen fuori dal loro studio legale, diretti al Josie’s Bar. Ma la tranquillità dura poco. Un’ombra dal passato riemerge: Benjamin “Dex” Poindexter, alias Bullseye, l’ex agente dell’FBI con una mira infallibile che nella terza stagione si era travestito da Daredevil per conto di Fisk. Il suo ritorno porta con sé un colpo di scena devastante: spara a Foggy, uccidendolo sul colpo.
Da qui parte un piano sequenza di quattro minuti che segna il ritorno delle celebri scene d’azione della serie, dirette da Benson & Moorhead con un tocco da thriller cupo e brutale. Matt si lancia all’inseguimento di Dex, ma la sua mente è divisa tra la lotta sul tetto e il suono delle ultime parole di Foggy. Quando si rende conto che il suo migliore amico è morto, agisce d’istinto: getta Dex dal palazzo. Il colpo sarebbe letale per chiunque, ma nel mondo di Daredevil, la morte non è mai certa. L’episodio si chiude con un salto temporale di un anno. Matt ha abbandonato il manto di Daredevil, il quartiere è in ginocchio senza il suo vigilante e Fisk ha annunciato la sua candidatura a sindaco di New York. La città, nel caos, sembra aver bisogno di Daredevil più che mai, ma Matt è convinto di aver chiuso con quella vita.
Daredevil ha sempre ruotato attorno al conflitto interiore di Matt: giustizia contro vendetta, legge contro violenza, uomo contro eroe. Il trauma della morte di Foggy lo spinge definitivamente verso la sua identità civile, ma il senso di colpa rimane. Il suo rapporto con Karen è compromesso, e il loro incontro dopo il processo a Dex lo dimostra: lei vive a San Francisco, e il solo vedere Matt le ricorda ciò che ha perso.
L’ingresso di Heather Glenn, psicologa interpretata da Margarita Levieva, porta una nuova dinamica. Heather è un interesse amoroso storico nei fumetti di Daredevil e qui viene introdotta come una persona che cerca di aiutare Matt a superare il suo passato. Il loro incontro, più che una scintilla romantica immediata, sembra essere un tentativo da parte della serie di bilanciare il dramma con momenti di respiro.
Se Matt ha deciso di lasciarsi alle spalle Daredevil, Fisk ha abbracciato completamente la sua nuova identità pubblica. Il suo obiettivo è il controllo legittimo della città. La sua campagna per diventare sindaco di New York gioca sulla paura e sulla retorica sulla sicurezza, una mossa che rispecchia non solo le sue ambizioni ma anche dinamiche politiche reali. Al suo fianco c’è Vanessa, interpretata nuovamente da Ayelet Zurer, che ha assunto un ruolo attivo nella gestione dell’impero criminale del marito. Il loro rapporto, però, è più teso che mai: Fisk è stato lontano per mesi e Vanessa ha trovato consolazione altrove. La sua relazione con un uomo di nome Adam diventa una fonte di tensione, e se conosciamo Fisk, sappiamo che la sua promessa di non ucciderlo è tutt’altro che solida. Il faccia a faccia tra Matt e Fisk è uno dei momenti più forti dell’episodio. L’incontro tra i due è carico di tensione: entrambi hanno subito cambiamenti profondi, entrambi fingono di essersi lasciati il passato alle spalle. Fisk ironizza sul tentato omicidio di Matt ai danni di Dex, e Matt risponde che, se Fisk tornerà a essere il Kingpin, lui sarà lì a fermarlo. È un gioco di specchi tra due uomini che si considerano moralmente diversi, ma che in realtà sono più simili di quanto vorrebbero ammettere.
La serie sembra voler giocare con il tema del ritorno: Matt cerca di resistere a ciò che è, ma la città continua a richiedere il suo aiuto. Fisk finge di essere un uomo nuovo, ma la sua sete di potere non si è spenta. E il ritorno di vecchi nemici come Bullseye potrebbe far precipitare ogni equilibrio. Con un inizio così forte e un cast che torna in grande stile, "Daredevil: Born Again" ha tutte le carte in regola per riprendere il filo della serie Netflix e portarlo verso nuove direzioni. Resta da vedere se Matt potrà davvero lasciarsi il passato alle spalle o se Hell’s Kitchen avrà ancora bisogno del suo Diavolo.
Matt inizia il discorso con un’osservazione personale: "Sa che sono entrato in quest’aula molte volte. Ho esposto arringhe, chiamato testimoni. Ho difeso innocenti come meglio potevo." Questo incipit serve a stabilire il contrasto tra il passato e il presente. È un uomo abituato a credere nella giustizia, nel peso delle parole e delle prove. Ma oggi tutto è diverso.
Quando afferma "Ora sono qui, dall’altra parte dell’aula. E so che oggi non sarà fatta giustizia.", introduce il cuore del monologo: la sua crisi di fede nel sistema legale. La ripetizione di "non sarà fatta giustizia" sottolinea il senso di impotenza che lo pervade. La giustizia, almeno nel modo in cui lui l'ha sempre concepita, è irraggiungibile perché non può riportare indietro Foggy.
L’uso del nome "Foggy Nelson, solo sua madre lo chiamava Franklin", è un dettaglio che umanizza la perdita. È un modo per ricordare che stiamo parlando di una persona reale, con una storia, degli affetti, qualcosa che va oltre il semplice nome su un fascicolo giudiziario.
Poi arriva la svolta più dura: "Perché il mio nemico è morto. Ucciso per mano di un uomo violento e disturbato." Qui, Matt sta parlando di Bullseye, ma il modo in cui costruisce la frase suggerisce un ulteriore sottotesto: sta descrivendo Dex, ma potrebbe anche riferirsi a se stesso. Dopo tutto, Matt ha gettato Dex giù da un palazzo. È davvero così diverso da lui? È una domanda che resta sospesa nell’aria.
L’ultima parte del monologo segna un compromesso. Matt sa che la giustizia perfetta non esiste, ma invita comunque la Corte a punire l’assassino con "il massimo della pena prevista". È una richiesta quasi pragmatica: non si può ottenere giustizia, ma almeno si può dare una punizione. È una rassegnazione amara, che ci mostra un Matt più cinico, più vicino a quei confini che aveva sempre cercato di non oltrepassare.
Questo monologo è la dimostrazione di quanto la morte di Foggy abbia cambiato Matt. La sua fiducia nella legge è incrinata, il suo dolore lo ha reso più freddo, più vendicativo. Anche se la sua richiesta è formalmente corretta—chiedere il massimo della pena per un colpevole—il modo in cui la formula lascia intendere che non lo fa per un reale senso di giustizia, ma perché è l’unica cosa che gli resta da chiedere. È un momento che segna un nuovo punto di svolta per il personaggio: il Matt Murdock che vediamo qui è un uomo in bilico, più vicino che mai a lasciarsi trascinare dall’oscurità. La domanda che il monologo lascia aperta è se, andando avanti, Matt troverà un modo per riconciliarsi con se stesso o se questa perdita lo condannerà definitivamente.
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