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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Conquest è un momento che rivela una sfaccettatura inaspettata di un personaggio noto per la sua brutalità. Conquest è uno dei Viltrumiti più spietati e letali nell’universo di Invincible, un guerriero veterano che ha trascorso secoli a conquistare pianeti per l'Impero Viltrumita. È un antagonista che, fino a questo punto, sembra incarnare la pura violenza senza esitazioni o dubbi.
Eppure, in queste parole emergono solitudine, frustrazione e un barlume di vulnerabilità che contrastano con la sua immagine di distruttore implacabile. Il suo discorso ci permette di intravedere un essere che, nonostante la sua forza e il suo status, si sente estraneo persino tra i suoi simili. Questa introspezione porta a una riflessione più ampia sulla natura dell'obbedienza, del successo e dell'isolamento.
STAGIONE 3 EPISODIO 8
MINUTAGGIO: 24:04-25:23
RUOLO: Conquest
ATTORE: Jeffrey Dean Morgan
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
I am so lonely.
All the other Viltrumites are scared of me.
No one talks to me.
No one wants to be my friend.
They think I am unstable.
They send me from planet to planet,
committing atrocities in their name.
And as I get better at it,
they fear me more and more.
I am a victim of my own success.
"Conquest." I don't even get a real name,
only a purpose.
I am capable of so much more
and no one sees it.
Some days I feel so alone
I could cry, but I don't.
I never do.
Because what would be the point?
Not a single person
in the entire universe would care.
Take it to your grave.
ITALIANO
Mi sento così solo.
Gli altri Viltrumiti hanno paura di me.
Nessuno parla con me.
Nessuno vuole essermi amico. Credono sia instabile.
Mi mandano di pianeta in pianeta, a commettere atrocità in loro nome.
E più divento bravo e capace, più tutti loro mi temono.
Sono vittima del mio stesso successo.
Conquest... non ho neanche un vero nome.
Solo uno scopo.
Sono in grado di fare ben altro, nessuno di loro lo vede.
Certi giorni vorrei solo piangere, ma non lo faccio. Non lo faccio mai.
Perché a che cosa servirebbe?
Non c'è una sola persona nell'Universo a cui importerebbe.
Portalo nella tomba.
"Invincible" è una serie a fumetti creata da Robert Kirkman, con disegni di Cory Walker e Ryan Ottley, pubblicata da Image Comics tra il 2003 e il 2018. È una storia di supereroi che, pur seguendo alcuni archetipi classici, riesce a sovvertire molte aspettative con una narrazione che mescola dramma familiare, azione brutale e crescita personale del protagonista. Nel 2021, Invincible è diventata una serie animata per adulti prodotta da Amazon Prime Video, mantenendo la violenza esplicita e la profondità narrativa del fumetto. Il suo successo ha consolidato l'opera come una delle migliori reinterpretazioni del genere supereroistico degli ultimi anni.
Il protagonista, Mark Grayson, è un normale adolescente… fino a quando scopre di avere superpoteri. Suo padre, Omni-Man, è il più potente eroe della Terra, un alieno del pianeta Viltrum che ha giurato di proteggere il pianeta. Quando Mark inizia a sviluppare abilità simili, si allena per seguire le orme del padre, adottando l'identità di Invincible. Ma quello che sembra un classico racconto di formazione prende presto una piega diversa. Omni-Man non è chi sembra essere e il suo vero scopo sulla Terra è molto più oscuro. Da questo momento, la storia di Mark diventa un viaggio di crescita, lotta e scoperte devastanti. Il fumetto esplora il concetto di eredità, responsabilità e violenza nel mondo dei supereroi in un modo che raramente si vede nelle storie mainstream. Kirkman usa l'apparente semplicità del genere per raccontare qualcosa di più crudo e realistico, sia nelle dinamiche familiari che nelle battaglie, spesso spietate e senza conseguenze edulcorate.
L'adattamento di Amazon Prime Video è stato acclamato per la fedeltà al fumetto e per la qualità della narrazione. Steven Yeun (Mark), J.K. Simmons (Omni-Man) e Sandra Oh (Debbie, la madre di Mark) danno voce ai personaggi con interpretazioni intense, contribuendo alla drammaticità di molte scene.
L'animazione richiama lo stile classico dei cartoni americani anni 2000, ma con un contrasto netto tra il design pulito e la violenza esplicita, che esplode in momenti improvvisi e scioccanti. Una scelta che amplifica l’impatto di alcune scene, come lo scontro tra Mark e Omni-Man nel finale della prima stagione. Rispetto al fumetto, la serie introduce alcuni cambiamenti narrativi, anticipando eventi e approfondendo alcuni personaggi secondari. Questo ha permesso di creare una storia più coesa per la televisione, mantenendo comunque lo spirito dell’opera originale.
Sovversione del genere: prende i cliché dei supereroi e li destruttura, mostrando le conseguenze reali delle battaglie e dei poteri sovrumani.
Costruzione del mondo: presenta un universo ricco di personaggi secondari interessanti, tra alleati e nemici, che rendono il tutto più credibile e avvincente.
Dinamiche familiari: il rapporto tra Mark, suo padre e sua madre è il vero cuore della storia. Le emozioni dietro il tradimento di Omni-Man sono più devastanti di qualsiasi scontro fisico.
Animazione e doppiaggio: il cast vocale e lo stile visivo contribuiscono a dare peso ai momenti drammatici, rendendo Invincible più di un semplice spettacolo d’azione.
Il tono del monologo è malinconico, quasi rassegnato. Conquest non si lamenta per ottenere compassione, ma esprime un senso di consapevolezza amara della sua condizione. "Mi sento così solo. Gli altri Viltrumiti hanno paura di me." Qui viene subito stabilito il tema centrale: la solitudine. Nonostante sia uno dei guerrieri più temuti e rispettati, Conquest non ha legami reali con nessuno. La sua forza, che dovrebbe renderlo un leader tra i Viltrumiti, lo ha invece isolato.
"Mi mandano di pianeta in pianeta, a commettere atrocità in loro nome." Questo passaggio enfatizza la sua funzione puramente strumentale all'interno dell'Impero Viltrumita. Non ha una vera identità al di fuori del ruolo che gli è stato assegnato. "E più divento bravo e capace, più tutti loro mi temono." Il paradosso del successo: invece di garantirgli rispetto o appartenenza, le sue abilità lo rendono un’arma temuta, persino dai suoi stessi alleati. Questo riflette una tematica ricorrente nel genere supereroistico—più un personaggio diventa potente, più si allontana dagli altri.
"Conquest... non ho neanche un vero nome. Solo uno scopo." Qui viene messo in discussione il concetto stesso di identità. Il nome "Conquest" non è un nome proprio, ma un'etichetta, una missione incarnata. Senza uno scopo, cosa rimane di lui? "Certi giorni vorrei solo piangere, ma non lo faccio. Non lo faccio mai. Perché a che cosa servirebbe?" La repressione emotiva è evidente. Conquest riconosce il proprio dolore, ma lo soffoca perché sa che nessuno lo ascolterà o si preoccuperà per lui. Questa rassegnazione rafforza l’idea che la cultura Viltrumita non lascia spazio alla debolezza."Non c'è una sola persona nell'Universo a cui importerebbe." Questa frase è il punto di rottura emotivo del monologo. È la conferma definitiva che il suo isolamento è assoluto. Anche tra una razza che valorizza solo la forza, Conquest è considerato un’anomalia.
"Portalo nella tomba." Una chiusura gelida e definitiva. Il suo unico sfogo è seppellire queste emozioni dentro di sé e continuare ad adempiere al suo scopo. È un ordine che si autoimpone, un mantra che gli permette di sopravvivere in un sistema che non gli offre altro.
Il monologo di Conquest aggiunge profondità a un personaggio che, altrimenti, sarebbe semplicemente una macchina di morte. È un momento che sfida l’idea di potere assoluto: essere il più forte non significa essere il più rispettato o il più felice. Questa introspezione lo rende un antagonista più interessante. Nonostante la sua crudeltà, è difficile non provare almeno un minimo di empatia per la sua condizione. È la dimostrazione che anche i Viltrumiti, nella loro ossessione per la superiorità, possono essere vittime del sistema che li ha creati.
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