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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Christian in Festen segna il momento in cui la patina di rispettabilità e formalità della celebrazione inizia a incrinarsi, aprendo la strada alla rivelazione di un trauma familiare nascosto. Il contesto è quello del sessantesimo compleanno di Helge, il patriarca della famiglia Klingenfeldt, e Christian, il figlio maggiore, ha il compito di tenere il primo brindisi. La scena si sviluppa con una tensione sottile ma crescente: il protagonista introduce il suo discorso in modo apparentemente leggero, creando un’atmosfera quasi giocosa, per poi gettare il primo seme del dramma. L’uso dei due discorsi, il verde e il giallo, funge da espediente narrativo che aumenta l’attesa: Helge sceglie il verde, senza sapere che sta decidendo la propria condanna pubblica. Da qui inizia il racconto di un’infanzia che sembra serena, con aneddoti su giochi e risate condivise con la sorella Linda. Dietro il tono nostalgico e le risate della sala, si avverte qualcosa di irrisolto.
MINUTAGGIO:
RUOLO: Christian
ATTORE: Ulrich Thomsen
DOVE:
ITALIANO
Sono quasi le 7 e vorrei avere l'onore di fare il primo brindisi. È un mio dovere essendo il figlio maggiore, dico bene, Helmut? Ma prima vorrei fare un piccolo discorso... e io ne avrei preparati due, papà. Uno è questo verde e uno è questo giallo. Puoi scegliere, papà. (Suo padre Helge sceglie il verde) Devo dire che quello verde è una scelta interessante, una specie di gioco della verità. E ho deciso d'intitolarlo: "Quando papà faceva il bagno". (Risate dei presenti) Vedete... io ero piuttosto piccolo quando ci siamo trasferiti qui, nella proprietà, e posso dire tranquillamente che fu un'esperienza del tutto nuova. Avevamo tutto lo spazio che ci occorreva... e facevamo un baccano d'inferno! Allora c'era un ristorante qui, dove siamo seduti adesso, e mi ricordo tutte le volte che mia sorella Linda, che adesso è morta, lei ed io... giocavamo qui dentro e mi ricordo tutte le volte che lei metteva qualcosa nel cibo senza che gli ospiti se ne accorgessero e poi, dopo... correvamo nel nostro nascondiglio e lei cominciava a ridere. Ma lei aveva... una risata così contagiosa che non potete neanche immaginare. E dopo non più di due secondi scoppiavamo dalle risate e naturalmente ci scoprivano.
"Festen", diretto da Thomas Vinterberg nel 1998, è un film danese che segna uno dei primi e più celebri esempi del movimento Dogma 95, il manifesto cinematografico creato da Vinterberg e Lars von Trier per promuovere un cinema più essenziale e realistico. La storia ruota attorno alla celebrazione del sessantesimo compleanno di Helge, patriarca della famiglia Klingenfeldt, in un’elegante villa di campagna. Amici e parenti si riuniscono per festeggiare, ma la serata prende una svolta inaspettata quando il figlio maggiore, Christian, decide di rivelare un terribile segreto di famiglia durante il suo discorso.
Con una freddezza quasi rituale, Christian accusa il padre di aver abusato di lui e della sorella gemella Linda, che si è recentemente suicidata. La denuncia, pronunciata davanti a tutti gli ospiti, è accolta inizialmente con incredulità e tentativi di insabbiamento, ma nel corso della serata le tensioni latenti emergono sempre di più.
Gli altri membri della famiglia reagiscono in modi diversi: Michael, il fratello minore, violento e immaturo, passa dall’essere ostile a Christian al fronteggiare il padre; la sorella Helene trova una lettera della defunta Linda che conferma le accuse; la madre, invece, cerca di mantenere la facciata di normalità. Man mano che la verità si fa strada tra le ipocrisie e le convenzioni borghesi, la famiglia e gli ospiti devono confrontarsi con il peso della rivelazione. La tensione culmina quando Helge è costretto ad ammettere le proprie colpe, lasciando spazio a un finale che, pur non essendo catartico, segna una sorta di resa dei conti per i personaggi.
Christian costruisce il discorso in modo graduale, oscillando tra ricordi d’infanzia e allusioni più oscure. L’aneddoto sui giochi con la sorella Linda sembra innocuo, ma contiene già un elemento chiave: Linda, ora morta, aveva un legame speciale con Christian, e la sua assenza pesa sulla scena. L’elemento più significativo è la scelta del titolo del discorso: "Quando papà faceva il bagno". Una frase apparentemente bizzarra, che provoca risate tra gli ospiti, ma che già suggerisce qualcosa di inquietante. L’ironia con cui Christian commenta la scelta del discorso ("una specie di gioco della verità") anticipa ciò che sta per accadere: la festa si trasformerà in una resa dei conti.
Il contrasto tra il tono del protagonista e il contenuto del suo discorso è fondamentale. Christian non attacca direttamente, non grida, non accusa esplicitamente. Piuttosto, inizia con parole pacate e una narrazione evocativa che cattura l’attenzione dei presenti. Il pubblico, sia quello della scena che quello cinematografico, viene coinvolto in un’atmosfera apparentemente spensierata, che però cela una tensione crescente. Le risate dei commensali rendono il tutto ancora più disturbante, perché evidenziano il divario tra la verità che sta per emergere e l’illusione di normalità che tutti vogliono mantenere. Il riferimento alla risata contagiosa di Linda è un passaggio chiave: Christian ne parla con affetto, quasi con malinconia. Ma sapere che Linda si è suicidata trasforma il ricordo in un indizio sul dolore che lei portava dentro. L’idea del ristorante come luogo di gioco, di divertimento infantile, viene presto sovvertita dalla verità più cupa che Christian è sul punto di rivelare.
Questo monologo è un esempio perfetto di come Festen utilizzi la parola e la messa in scena per costruire una tensione psicologica devastante. Christian, con calma apparente, sta preparando il terreno per l’esplosione della verità. Il suo tono misurato contrasta con l’impatto emotivo delle sue parole, rendendo il momento ancora più disturbante. La scelta di non rivelare immediatamente l’orrore del passato, ma di suggerirlo attraverso dettagli e ricordi, rende il monologo ancora più potente. Gli ospiti ridono, ignari di ciò che sta per accadere, e questo amplifica il senso di disagio. Festen gioca sulla fragilità delle convenzioni sociali: una festa in famiglia dovrebbe essere un momento di celebrazione, ma qui diventa un palcoscenico per la distruzione dell’ipocrisia borghese.
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