Monologo maschile - George Mullen in \"Zero Day\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di George Mullen (Robert De Niro) in Zero Day è un momento di forte tensione emotiva e politica. La scena si svolge in un contesto di caos e divisione, dopo l’attacco informatico, mentre la società americana è sull’orlo di una crisi interna. Mullen si trova a dover placare una folla divisa tra rabbia, paura e sfiducia nel governo. Il suo discorso cerca di riportare l’unità, ma rivela anche il suo stesso conflitto interiore: da un lato, comprende il malcontento della gente, dall’altro cerca di convincerla a non cadere nella trappola della paranoia e della disinformazione.

La confusione è quello che vuole il nemico

STAGIONE 1 EP 1
MINUTAGGIO:
19:21-20:37

RUOLO: George Mullen
ATTORE:
Robert De Niro
DOVE:
Netflix


INGLESE


What's the matter with you? This is exactly what they want us to do. You're right. I don't know. Neither do you. None of us do. But if we keep shouting at each other like this, what will we accomplish? We're Americans. What are we doing? We're supposed to be standing up for each other, supposed to be helping each other. What, you think you're doing the right thing? No, you're not. You're afraid. And you think if you get worked up over some bullshit conspiracy nonsense that that won't make you afraid? No. You're not behaving like an American nor a patriot. You're here standing up for the little guy? The working man? There are working men and women buried right beneath our feet, right here! You don't trust the government? I get that. It hasn't always come through for everybody, but this isn't about the government or the 1% or whatever the hell you want to call them. It's about somebody out there that hates us, that stands against everything that we stand for, everything that makes us who we are. And they found a way to hurt us. It's that simple. And right now, these people need to get back to work and get those people out. And you need to let them. You want to stand by and offer your support and prayers? That's great. But please, just do it from behind the barricades.



ITALIANO


Ehi, basta! Ehi, basta, fermi per favore! Ma che cosa fate, è esattamente quello che vogliono loro! E’ vero, non so chi siano, ma non lo sa nessuno. Ma se continuiamo a litigare tra noi che cosa otterremo! Siamo Americani! Che stiamo facendo? Dovremmo proteggerci a vicenda, dovremmo aiutarci! Lei crede di fare la cosa giusta, no? Si sbaglia! Ha paura! E crede che lasciandosi prendere da qualche puttanata cospiratoria alla fine non avrà più paura? No! Non si sta comportando da americano o da patriota. Volete difendere i lavoratori, i più deboli? Beh, ci sono lavoratori e lavoratrici sepolti qui sotto i vostri piedi. Non vi fidate del governo? Lo capisco. Non ha spalleggiato tutti sempre, ma qui non si parla del governo, o dell’un per cento di come volete chiamarli, ma di qualcuno, là fuori, che ci odia, che è contro ogni cosa che sosteniamo, ogni cosa che fa di noi quello che siamo. Hanno trovato il modo per colpirci, semplice. Ora queste persone devono poter liberare i feriti, lasciateli fare! Volete rimanere a offrire preghiere e sostegno? Bene! Ma per favore, fatelo da dietro le transenne!

Zero Day

La miniserie Zero Day, in arrivo su Netflix, si muove tra thriller politico e dramma investigativo, con una trama che tocca tematiche attualissime come la guerra informatica, la disinformazione e i giochi di potere dietro le quinte del governo americano.


Dopo un devastante attacco informatico che ha causato migliaia di vittime e gettato il Paese nel caos, l’ex presidente George Mullen (Robert De Niro) viene incaricato di guidare la Commissione Zero Day, un organismo speciale istituito per individuare i responsabili e scongiurare nuove minacce. Ma più Mullen scava a fondo, più si rende conto che dietro l’attacco si nascondono forze oscure, con interessi che vanno ben oltre il semplice sabotaggio.

Il suo ruolo di leader della Commissione non è privo di ostacoli: la verità sembra sfuggente in un mondo dove la manipolazione delle informazioni è all’ordine del giorno, e alcuni dei personaggi più influenti della politica, della finanza e della tecnologia sembrano avere tutto l’interesse a mantenere la situazione nell’ombra. Mullen si ritrova così a dover affrontare non solo un pericolo esterno, ma anche i fantasmi del suo passato e le conseguenze delle scelte fatte durante la sua presidenza.


La miniserie, con un cast d’eccezione, promette di esplorare il sottile confine tra realtà e cospirazione, ponendo domande inquietanti su quanto sia possibile conoscere davvero la verità in un mondo dominato dalla propaganda e dai giochi di potere.

Analisi Monologo

Il monologo si apre con un’esclamazione ripetuta e perentoria:

"Ehi, basta! Ehi, basta, fermi per favore!" La folla è sul punto di esplodere in uno scontro fisico o verbale. Mullen usa un tono autoritario per imporsi sulla confusione.


Subito dopo, cerca di far ragionare le persone: "Ma che cosa fate, è esattamente quello che vogliono loro!" Con questa frase introduce il concetto di un “nemico esterno”, una minaccia non ancora identificata che però sta ottenendo il risultato desiderato: seminare il caos tra gli americani stessi. Il suo intento è chiaro: far capire alla folla che, litigando tra loro, stanno facendo il gioco di chi li vuole distruggere.


Mullen ammette subito di non avere risposte certe: "È vero, non so chi siano, ma non lo sa nessuno." Questa affermazione è interessante perché, invece di rassicurare con certezze fittizie, si appella alla realtà: la confusione regna sovrana, e questo è il vero pericolo. Poi arriva la domanda chiave: "Ma se continuiamo a litigare tra noi, che cosa otterremo?" Qui Mullen sposta il focus dal problema (l’attacco informatico e i suoi responsabili) alla reazione del popolo americano. Sta dicendo che la vera minaccia non è solo l’attacco, ma la loro incapacità di rimanere uniti.

Segue poi un richiamo patriottico: "Siamo Americani! Che stiamo facendo? Dovremmo proteggerci a vicenda, dovremmo aiutarci!" Il tono diventa più emotivo, richiamando l’idea dell’unità nazionale, tipico dei discorsi post-tragedia. Mullen cerca di risvegliare un senso di appartenenza comune, facendo leva su uno dei principi fondamentali della retorica politica americana: la solidarietà tra cittadini.


Poi si rivolge direttamente a qualcuno tra la folla: "Lei crede di fare la cosa giusta, no? Si sbaglia! Ha paura! E crede che lasciandosi prendere da qualche puttanata cospiratoria alla fine non avrà più paura? No!Qui Mullen attacca apertamente chi si sta facendo trascinare dalle teorie del complotto. Il suo discorso si fa più personale e diretto: non sta più parlando a una folla generica, ma a un individuo specifico, cercando di scuoterlo. Sottolinea che la paura sta spingendo la gente a credere a narrazioni infondate, ma che questo non porterà alcuna soluzione.

Subito dopo, introduce un argomento più forte: "Non si sta comportando da americano o da patriota." Questa è una frase potente, perché tocca l’identità stessa di chi lo ascolta. Mullen ribalta la retorica di chi si considera “patriota” opponendosi al governo, facendo invece passare il messaggio che il vero patriottismo è rimanere uniti e non lasciarsi trascinare dal panico.

Poi arriva il passaggio più drammatico e concreto: "Volete difendere i lavoratori, i più deboli? Beh, ci sono lavoratori e lavoratrici sepolti qui sotto i vostri piedi." Con questa frase Mullen richiama le vittime dell’attacco, sottolineando che chi afferma di lottare per il popolo dovrebbe prima di tutto rispettare coloro che hanno perso la vita. È una frase che punta dritto al senso di colpa della folla, mettendo in discussione la loro rabbia.


Mullen poi riconosce la sfiducia della gente nel governo: "Non vi fidate del governo? Lo capisco. Non ha spalleggiato tutti sempre, ma qui non si parla del governo, o dell’un per cento, o di come volete chiamarli..." Questa è una mossa intelligente: invece di negare le critiche al sistema, le accetta e le riconosce come valide. Questo gli permette di mantenere credibilità, evitando di sembrare un semplice difensore dello status quo.

Nel climax del discorso: "Ma di qualcuno, là fuori, che ci odia, che è contro ogni cosa che sosteniamo, ogni cosa che fa di noi quello che siamo. Hanno trovato il modo per colpirci, semplice.Qui Mullen semplifica la situazione in termini di “noi contro loro”. Anche se prima ha criticato la paranoia e le teorie del complotto, ora lui stesso usa una retorica simile, identificando un nemico esterno. Questo crea una contraddizione interessante: sta cercando di placare la folla, ma usa gli stessi meccanismi emotivi che spesso portano alla radicalizzazione.


Chiude il discorso con un appello pratico e immediato: "Ora queste persone devono poter liberare i feriti, lasciateli fare!" "Volete rimanere a offrire preghiere e sostegno? Bene! Ma per favore, fatelo da dietro le transenne!" Dopo l’emotività, Mullen torna alla concretezza. Il suo obiettivo principale è ripristinare l’ordine e permettere i soccorsi. Con questa frase, concede alla folla un modo per sentirsi utile senza ostacolare i soccorritori

Conclusione

Questo monologo è una perfetta dimostrazione del carisma di Mullen e del suo ruolo nella serie. Da una parte, è un leader esperto, capace di placare una folla in tumulto con un discorso emotivo e strategico. Dall’altra, è anche un uomo che lotta con il peso della verità e della percezione pubblica. Il suo discorso è costruito per colpire emotivamente: parte dalla paura della folla, la riconosce, la smonta e poi la canalizza in una direzione più costruttiva. Ma allo stesso tempo, nella sua retorica emerge una contraddizione: mentre critica la disinformazione, lui stesso crea una narrativa semplificata ("qualcuno là fuori ci odia"), alimentando il bisogno di trovare un nemico.

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