Monologo Maschile - \"Holes: buchi nel deserto\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Zero in Holes svela il suo passato difficile e il motivo per cui Stanley è finito al campo. Per un attore, questo monologo rappresenta una sfida affascinante, poiché richiede di entrare profondamente nella fragilità e nella vulnerabilità di Zero, un ragazzo che, abituato a vivere ai margini della società, si trova per la prima volta a confessare una verità personale con sincerità disarmante.

La scarpa l'ho rubata io

MINUTAGGIO: 1:29:28-1:30:50
RUOLO: Zero

ATTORE: Khleo Thomas
DOVE: Disney+


INGLESE


Stanley, I got to tell you something.It's my fault you were sent to Camp Green Lake. I stole the shoes. I didn't know they were Sweetfeet's. I mean, a lot of people donated, um, all their old stuff to the homeless shelter. And I saw the shoes and I just... I liked them. I didn't know they were famous. Next thing I know, everyone's bugging out... "The shoes are gone. The shoes are gone. Where are the shoes?" Walking down the street, I heard the sirens coming after me. I got scared. I end up getting busted the next day, lifting a pair of shoes from a Payless.



ITALIANO


Stanley, devo dirti una cosa. E’ colpa mia se ti hanno mandato al campo Lago Verde, le scarpe le ho rubate io. Non sapevo a chi appartenessero. All’Istituto c’era un’asta di raccolta fondi, e la gente aveva donato un sacco di roba vecchia. Ho visto le scarpe e… mi sono piaciute. Non sapevo che fossero famose. Dopo un pò sono tutti impazziti: “Le scarpe sono sparite, dove sono le scarpe?” Mentre ero per la strada, ho sentito le sirene della polizia, ho avuto paura. Il giorno dopo mi hanno arrestato lo stesso, mentre rubavo u paio di scarpe da un negozio.

Holes - Buchi nel deserto

"Holes - Buchi nel deserto" è un film del 2003 diretto da Andrew Davis, tratto dall’omonimo romanzo di Louis Sachar, che ha anche scritto la sceneggiatura. La trama, a prima vista, sembra una classica storia di avventura e formazione, ma si evolve rapidamente in una narrazione ricca di mistero, amicizia e redenzione, affrontando temi come il destino e la capacità di resistere alle ingiustizie.


La storia ruota intorno a Stanley Yelnats IV, un adolescente sfortunato che, a causa di una serie di equivoci, viene ingiustamente accusato di furto. Stanley, il protagonista, fa parte di una famiglia perseguitata dalla sfortuna, che, secondo la leggenda familiare, risale a una maledizione lanciata su uno dei suoi antenati, Elya Yelnats. Per via di questo evento, Stanley è mandato in un campo di rieducazione chiamato Camp Green Lake, un luogo tutt’altro che idilliaco: si tratta di un deserto rovente, dove i ragazzi sono costretti a scavare buche per “forgiare il carattere”, secondo le parole della direttrice, la spietata Signorina Wardon (Sigourney Weaver).


Ogni giorno, Stanley e gli altri ragazzi devono scavare una buca profonda e larga cinque piedi sotto il sole cocente del deserto. Presto, però, Stanley inizia a sospettare che queste buche non servano semplicemente come esercizio correttivo, ma che la direttrice stia cercando qualcosa di preciso, un tesoro forse, nascosto sotto il terreno arido.


Il film intreccia sapientemente più linee temporali. La narrazione principale viene infatti alternata a flashback che svelano eventi del passato, fornendo un quadro sempre più chiaro e complesso. Si scopre così che Green Lake un tempo era una cittadina fiorente, e che vi abitavano personaggi come Kissin' Kate Barlow, una maestra di scuola diventata una leggendaria fuorilegge dopo aver subito una serie di ingiustizie. La storia di Kate e quella della famiglia Yelnats si intrecciano progressivamente, rivelando come le azioni del passato abbiano avuto ripercussioni sul presente di Stanley.


Uno degli aspetti più interessanti del film è la crescita del protagonista e il rapporto che sviluppa con Zero, un altro ragazzo del campo. Zero è inizialmente silenzioso e isolato, ma diventa amico di Stanley in un'alleanza che porterà entrambi a scoprire verità nascoste e a liberarsi dai rispettivi destini.

Analisi monologo

Il monologo di Zero in Holes è un momento di svolta che aggiunge profondità al suo personaggio e getta luce sull’ingiustizia sociale che permea l'intera storia. Questo momento di confessione, oltre a svelare un'importante verità narrativa, offre allo spettatore uno sguardo nella vita difficile di Zero, rivelando la natura di un personaggio che fino a quel momento era stato silenzioso e marginale, quasi invisibile agli occhi degli altri.


Zero confessa a Stanley di essere stato il responsabile del furto delle scarpe per cui Stanley è stato ingiustamente condannato. Le sue parole sono dirette e senza filtri, una sorta di confessione spontanea e sincera, in cui emerge tutta la vulnerabilità di un ragazzo che ha sempre dovuto cavarsela da solo. Non c’è nulla di premeditato nel suo gesto: Zero non rubò le scarpe perché consapevole del loro valore o del loro significato, ma semplicemente perché gli piacevano. È un’azione istintiva, spinta da una semplicità e innocenza disarmante, che mette in luce il suo stato di bisogno e la mancanza di risorse nella sua vita. Non c’è malizia nel suo furto; Zero è un ragazzo abbandonato a sé stesso, che agisce senza conoscere le conseguenze delle sue azioni.


Quando dice, Le scarpe le ho rubate io. Non sapevo a chi appartenessero, la sua ammissione è priva di orgoglio o arroganza. È una confessione onesta, che racchiude l’essenza di Zero: un ragazzo che non si aspettava mai di essere visto, né tantomeno di valere qualcosa. Il suo silenzio e la sua abitudine a nascondersi sono il risultato di un'esistenza vissuta ai margini, dove è stato costretto a rubare per sopravvivere, privato di una rete di supporto e di amore.


Il monologo prosegue con Zero che racconta come, dopo aver sentito le sirene della polizia, si sia spaventato, sottolineando la sua vulnerabilità e il costante senso di pericolo che permea la sua vita. Nonostante la sua giovane età, ha già un rapporto conflittuale con le autorità, un tema che il film sfrutta per criticare il sistema che trascura i giovani emarginati, giudicandoli e punendoli senza comprenderne le motivazioni o le circostanze.


Questa rivelazione crea un ulteriore legame tra Stanley e Zero, fondato sulla verità e sulla condivisione di esperienze dolorose. Stanley, già incolpato ingiustamente per un crimine che non ha commesso, è finalmente in grado di vedere oltre le apparenze di Zero e comprendere le sue difficoltà. E il fatto che Zero si apra così apertamente con Stanley è significativo: non è solo una confessione di colpa, ma un atto di fiducia, un modo per stabilire un contatto autentico in un contesto che li isola e li etichetta come “casi disperati”.

Conclusione

Il monologo di Zero è un atto di coraggio e un momento di trasformazione, in cui emerge l’umanità di un ragazzo che ha sempre dovuto nascondersi per proteggersi. Per l’attore, interpretare questa scena significa abbracciare la semplicità e la vulnerabilità di Zero, trasmettendo la profondità di una vita vissuta in solitudine e la paura nascosta dietro ogni parola.

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