Monologo - \"Il Grinch\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Il monologo del narratore nel film d’animazione Il Grinch del 2019 rappresenta un momento chiave per comprendere la profondità del personaggio principale. Attraverso versi poetici e uno stile narrativo coinvolgente, il testo svela il passato traumatico del Grinch, offrendo al pubblico una chiave per interpretare il suo comportamento apparentemente cinico e misantropo. Questo passaggio diventa quindi il fulcro emotivo del film, trasformando una semplice favola in una storia di empatia e guarigione.

LA SOLITUDINE DEL GRINCH

MINUTAGGIO: 15:35-16:56
RUOLO: Salvatore Todaro

ATTORE: Pierfrancesco Favino
DOVE: Netflix


INGLESE


He walked through the crowd and the sound, and the lights. And his ears heard the thump of theirjoy and delights. And it took him right back to his earliest years, to that lost, lonely boy who cried all of those tears. That lost, lonely boy, isolated and sad with no home of his own, no mom and no dad. And as the Grinch looked around, he felt downright scared as he remembered that Christmas where nobody cared. Where nobody showed, not even a flea, and there were no cards, no gifts, and no tree. And as he watched other kids, one thing became clear, that this was the single worst day of the year. And now here it was, that day once again when he felt all those feelings he felt way back when. When he'd watch Whos young and old all sit down to feast, and they'd feast, and they'd feast, and they'd feast, feast, feast, feast. They'd feast on Who-pudding, and rare Who roast beast. Which is something the Grinch could not stand in the least. And then they'd do something he liked least of all. Every Who down in Who-ville, the tall and the small, would stand close together with Christmas bells ringing. They'd stand hand-in-hand and the Whos would start singing. Yes, he couldn't recall without feeling the sting. So the Grinch finally declared... I must stop this whole thing.



ITALIANO


Camminò nella folla,

Tra le luci e il clamore,

Con le orecchie ferite

Dalla gioia e buonumore

Ritornò dritto indietro

Ai suoi primi anni

A quel bimbo tutto solo

Che piangeva i suoi affanni

Quel bimbo piccolo e solo

Che sperduto e triste sta

Senza avere una casa,

Né una mamma, né un papà.

E così guardandosi intorno

Era smarrito e spaventato

Ricordando il Natale in cui nessuno

A lui aveva badato

E da lui nessuno era andato,

Neanche un insetto,

E non ci fu un regalo, né un albero,

O un biglietto.

E guardando gli altri bimbi,

Gli fu tutto chiaro:

Questo dell'anno era il giorno più amaro

Ed ecco, ora, quel momento è tornato

Soffre come soffriva in quel giorno tanto odiato

Quando tutti, giovani e vecchi,

Seduti facevano festa,

E poi festa, e poi festa,

E poi festa, festa, festa, festa.

Facevano festa ai Chi-Dolci,

E alla Chi-Caldarrostita

Tutte cose che il Grinch detestava da una vita.

E poi facevano quello che più orrore gli fa:

Grande o piccino, ogni Chi a Chissarà,

Si stringe al vicino,

Per sentire le campane suonare,

E poi mano nella mano in coro,

I Chi si mettono a cantare.

Si, non poteva pensarci

Senza pena provare.

Così il Grinch dichiarò...

"Questa storia devo fermare."

IL GRINCH (2019)

Il film d'animazione "Il Grinch" del 2019 è una reinterpretazione del celebre racconto di Dr. Seuss, reso famoso anche dalla versione live-action del 2000 con Jim Carrey. Questa versione, prodotta da Illumination Entertainment, è diretta da Scott Mosier e Yarrow Cheney e punta su un tono più familiare e meno cupo rispetto alla versione precedente, pur mantenendo il cuore della storia intatto. Il Grinch vive isolato nella sua caverna sopra il villaggio di Chissarà (Whoville), accompagnato dal suo fedele cane Max. È un personaggio burbero e solitario, consumato da un senso di antipatia per la gioia e lo spirito natalizio che pervade il villaggio durante le festività. La sua avversione per il Natale è amplificata dal fatto che i Chi festeggiano con un'euforia rumorosa e contagiosa, qualcosa che il Grinch non riesce a sopportare.


Quest'anno, però, i Chi decidono di rendere il Natale ancora più spettacolare, con celebrazioni più grandi del solito. Questo spinge il Grinch a pianificare un audace colpo: rubare il Natale, eliminando ogni traccia di festeggiamenti dal villaggio. Si traveste da Babbo Natale, costruisce una slitta trainata da Max e si prepara per il suo piano malvagio.


Parallelamente, veniamo introdotti a Cindy-Lou Chi, una bambina del villaggio con una missione del tutto opposta a quella del Grinch. Cindy-Lou vuole incontrare Babbo Natale per chiedergli un favore speciale: aiutare sua madre, che lavora incessantemente per prendersi cura della famiglia. La storia di Cindy-Lou si intreccia inevitabilmente con quella del Grinch quando lei e i suoi amici cercano di catturare Babbo Natale, senza sapere che è proprio il Grinch travestito.


Durante la notte del suo furto, il Grinch si trova faccia a faccia con la gioia innocente di Cindy-Lou e il suo desiderio altruista. Questo momento, insieme al risveglio del villaggio che celebra comunque il Natale, gli fa capire che il significato del Natale va oltre i regali e le decorazioni. La trasformazione del Grinch è graduale ma inevitabile: comprende l'importanza dell'amore, della comunità e della condivisione. Alla fine, restituisce tutto ciò che aveva rubato e partecipa alla celebrazione del Natale con i Chi, trovando finalmente un posto nel loro mondo.

Questa versione si distingue per un approccio più leggero e un'estetica visivamente accattivante, in linea con lo stile di Illumination. Il Grinch, doppiato da Benedict Cumberbatch nella versione originale, è meno cinico e più vulnerabile rispetto alla versione di Jim Carrey. Inoltre, il personaggio di Cindy-Lou è più sviluppato, diventando una figura centrale per il cambiamento del Grinch.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo, recitato dal narratore nel film d’animazione Il Grinch del 2019, rappresenta un momento cruciale per comprendere la psicologia del personaggio e il suo rapporto con il Natale. È un passaggio poetico che, attraverso rime e ritmi cadenzati, approfondisce il trauma infantile del Grinch e collega il suo comportamento attuale al dolore del passato.

Il monologo è scritto in versi, in pieno stile Dr. Seuss, con rime regolari e una musicalità che lo rende orecchiabile, quasi cantilenante. Questo ritmo serve a mantenere una leggerezza adatta a un pubblico di tutte le età, ma il contenuto emotivo sottostante è sorprendentemente profondo. L'uso della ripetizione, come nel crescendo "festa, festa, festa, festa," amplifica il senso di esasperazione del Grinch, trasformando la gioia collettiva dei Chi in una cacofonia opprimente ai suoi occhi.


La sezione centrale del monologo rivela le radici della misantropia del Grinch. Da bambino, era isolato e abbandonato, senza una famiglia né qualcuno che si prendesse cura di lui durante il periodo natalizio. Questa esperienza ha fissato nella sua mente il Natale non come un’occasione di celebrazione, ma come un promemoria della sua solitudine.

"Senza avere una casa, né una mamma, né un papà": L’assenza di stabilità familiare dipinge un quadro di isolamento emotivo e sociale. "Neanche un insetto": Questa esagerazione, tipica dello stile di Dr. Seuss, enfatizza il completo abbandono vissuto dal Grinch, sottolineando quanto fosse trascurato. Questo passaggio fa empatizzare con il Grinch, trasformandolo da semplice "cattivo" in una figura complessa e tridimensionale.


Quando il narratore descrive il ritorno dei ricordi infantili, il Grinch non si limita a ricordare: rivive quella sofferenza. Il Natale per lui è diventato sinonimo di rifiuto e angoscia, un ciclo perpetuo che si rinnova ogni anno, amplificando il suo odio per tutto ciò che rappresenta la festività. "E guardando gli altri bimbi, gli fu tutto chiaro": Questo è un momento chiave, dove il Grinch comprende razionalmente la sua avversione. Non si tratta solo di fastidio per i canti o le luci, ma di un dolore profondamente radicato.

La sezione finale del monologo segna il passaggio dal ricordo alla decisione.


L'insistenza sull'immagine dei Chi che si stringono in coro rappresenta per il Grinch il culmine dell'ipocrisia e della sofferenza. Non potendo più tollerare questa celebrazione che lo esclude e lo ferisce, il Grinch decide di "fermare questa storia". "Questa storia devo fermare": È un momento di sfida e determinazione. Da un punto di vista narrativo, prepara il terreno per l'azione principale del film: il furto del Natale. Da un punto di vista psicologico, però, mostra un uomo che, invece di affrontare il proprio trauma, tenta di cancellarne la causa esterna.

CONCLUSIONE

Il monologo trasforma il Grinch in una figura complessa e umana. Attraverso il racconto del suo passato e del dolore che il Natale rappresenta per lui, il pubblico è portato a vedere oltre la sua burbera facciata, trovando in lui una figura che incarna il conflitto tra vulnerabilità e rabbia. Questo momento poetico non solo arricchisce la trama, ma sottolinea il messaggio centrale del film: il bisogno universale di amore, comprensione e appartenenza, elementi che, alla fine, trasformano il Grinch da antagonista a simbolo di rinascita emotiva.

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