Monologo Maschile - Javier Bardem in \"Skyfall 2\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Interpretare il monologo di Raoul Silva in Skyfall significa entrare nella mente di un personaggio profondamente segnato dalla sofferenza, dalla disillusione e dalla sete di vendetta. Silva, interpretato da Javier Bardem è un uomo trasformato in un fantasma vivente, un ex agente tradito dal sistema che aveva servito con lealtà. La sua missione di vendetta contro M, che considera responsabile della sua rovina, è mossa da un dolore personale e viscerale..

Guardami mamma

MINUTAGGIO: 1:22:16-1:23:43
RUOLO: Raoul Silva

ATTORE: Javier Bardem
DOVE: Amazon Prime Video


INGLESE


"Regret is unprofessional?" They kept me for five months in a room with no air. They tortured me and I protected your secrets. I protected you. But they made me suffer and suffer and suffer. You betrayed me. So, I had only one thing left. My cyanide capsule in my back left molar. You remember, right? So, I broke the tooth and bit into the capsule. It... burned all my insides, but I didn't die. Life clung to me like a disease. And then I understood why I had survived. I needed to look in your eyes one last time.



ITALIANO


“Il rimorso è per principianti”. Mi hanno rinchiuso per cinque mesi in una camera senza aria. Mi hanno torturato per mesi. Ma io ho protetto i tuoi segreti, e ho protetto te. Ma mi hanno fatto soffrire, e soffrire, e soffrire. Finché mi sono reso conto che eri stata tu a tradirmi. Mi hai tradito tu. Quindi non mi restava che una cosa sola: la mia capsula di cianuro impiantata nel primo molare. Ce la ricordiamo, vero? Così mi sono morso il dente e… ho morso la capsula. E mi ha… bruciato tutto gli organi interni. Ma non sono morto. La vita si è attaccata a me come una malattia. E allora ho capito perché ero sopravvissuto. Dovevo guardarti negli occhi un’ultima volta, M.

Skyfall

"Skyfall" è il ventitreesimo film della saga di James Bond, diretto da Sam Mendes e interpretato da Daniel Craig nel ruolo dell’agente segreto più iconico del cinema. L’uscita del film nel 2012 ha rappresentato un ritorno alle origini di Bond, introducendo allo stesso tempo un lato più umano e vulnerabile del personaggio, mai esplorato fino a quel momento.

La trama di "Skyfall" ruota attorno a una missione fallita che mette in pericolo la sicurezza dell’intero MI6. Il film si apre con un’operazione a Istanbul che vede Bond impegnato nel recupero di un hard drive contenente una lista di agenti NATO sotto copertura.


Durante un inseguimento adrenalinico, Bond viene ferito accidentalmente da un colpo sparato dalla collega Eve (Naomie Harris) sotto ordine della direttrice dell'MI6, M (interpretata da Judi Dench), scomparendo in un fiume e facendo credere a tutti di essere morto. In realtà, Bond sopravvive, ma decide di sparire dalla circolazione, vivendo in incognito e isolato dal mondo.


La sua assenza non dura a lungo: un devastante attacco terroristico colpisce la sede dell'MI6 a Londra, con M stessa nel mirino. È allora che Bond torna in azione, richiamato dal senso di lealtà verso M e spinto dal desiderio di vendetta contro l’autore degli attentati. Il nemico in questione è Raoul Silva (Javier Bardem), un ex agente dell'MI6 con un passato di tradimenti e un conto in sospeso con M. Silva è una figura tormentata, un nemico che sfrutta il cyberspazio per colpire il sistema dall’interno, cercando di distruggere l’agenzia e vendicarsi su chi, secondo lui, l’ha abbandonato.


Bond inizia a indagare sui metodi di Silva, ma nel corso della sua missione, il film scava anche nel suo passato, portandolo fino a Skyfall, la tenuta della sua famiglia in Scozia. Qui, il film assume una tonalità quasi intima: Skyfall rappresenta le radici di Bond e il luogo dove ha dovuto affrontare i traumi dell’infanzia. Questo confronto con il passato diventa una metafora del suo tentativo di ritrovare se stesso e di risolvere un conflitto interiore che ha sempre tenuto nascosto. È anche il luogo dove si svolge l’atto finale del film, uno scontro a metà tra l’azione classica e l’atmosfera cupa di un western gotico, in cui Bond e M devono fronteggiare Silva e i suoi uomini.

Analisi monologo

Questo monologo di Raoul Silva, interpretato da Javier Bardem in Skyfall, è una delle scene più intense e disturbanti del film. Qui, Bardem ci regala uno dei ritratti più complessi e dolorosi di un villain nella saga di James Bond, e lo fa esplorando il trauma, la sete di vendetta, e una psiche profondamente segnata dalla sofferenza.


Silva inizia il monologo con un'affermazione che racchiude il suo approccio alla vita e alla sopravvivenza: "Il rimorso è per principianti." È un’introduzione dura e glaciale che mette subito in chiaro il suo disprezzo per la debolezza, inclusa quella che deriva dal rimpianto. Silva si percepisce come un sopravvissuto, uno che è andato oltre la morale e la compassione. Non c'è pietà né compassione nelle sue parole, solo una furia fredda, destinata a M, la figura a cui ha rivolto una volta la sua lealtà cieca.


La seconda parte del monologo svela l’orrore e la tortura che Silva ha subito. Il tono cambia: non c'è rabbia pura, ma il freddo racconto di qualcuno che ha vissuto un’esperienza al limite della disumanità. Essere rinchiuso per mesi, soffrire a lungo, sentirsi tradito da chi pensava di servire. Bardem riesce a trasmettere un dolore silenzioso ma devastante, dove l’orrore di ciò che ha vissuto è solo suggerito, ma non per questo meno potente. Silva sottolinea quanto a lungo abbia protetto i segreti dell’MI6, ma soprattutto, quanto a lungo abbia protetto M. Questo passaggio è fondamentale, perché mette in evidenza la sua visione distorta di lealtà e amore: per lui, M rappresentava il suo mondo, una guida. Silva è stato un devoto. Ed è proprio qui che il tradimento ha l’impatto più violento.


La descrizione della capsula di cianuro e dell’atto di mordersi il dente è scioccante, sia per il contenuto sia per il modo in cui Bardem la recita. È come se il dolore fosse ancora presente, un ricordo fisico, bruciante. Silva ha tentato di togliersi la vita, ma ha dovuto farlo in modo così drastico, per sfuggire a un’agonia che percepiva come interminabile. Il momento in cui racconta di essersi morso il dente e poi di aver bruciato tutti gli organi interni ci porta a immaginare la scena con un’intensità quasi viscerale. È come se Bardem portasse in scena una persona sopravvissuta alla morte, un morto vivente, che vive ancora perché la sua stessa sofferenza non gli ha permesso di morire.


La rivelazione più inquietante arriva alla fine: "La vita si è attaccata a me come una malattia." Silva non vede più la vita come una condizione positiva, ma come una condanna. È sopravvissuto non per qualche miracolo o desiderio di continuare, ma per compiere un atto finale: guardare M negli occhi un’ultima volta. Questo momento rivela la verità della sua missione. E’ un tentativo di riconnettersi con chi ha causato il suo dolore, come se avesse bisogno di una chiusura. Silva è quasi un’anima in pena, che deve concludere il suo ciclo di sofferenza per liberarsi della "malattia" della vita.

Conclusione

Portare in scena Silva significa mostrare al pubblico un villain che incarna una sofferenza corrosiva e un odio che si nutre di ricordi dolorosi. La sfida dell’attore sta nel trattenere l’emotività esplosiva di Silva, lasciando intravedere il conflitto interiore che lo anima, senza mai cadere nell’eccesso. Al termine del monologo, Silva è una figura tragica, una vittima della sua stessa lealtà che ha scelto di vivere solo per compiere la propria vendetta.

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