Monologo maschile - \"Kakegurui\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo del padre di Kira, ci apre uno spiraglio non solo sulla logica interna al mondo di Kakegurui (o del suo universo parallelo), ma anche sulla mentalità dell’élite che plasma i suoi figli in strumenti di potere. Non c’è la tensione del gioco qui, ma qualcosa di forse ancora più inquietante: la calma apparente del potere consolidato. Il contesto è una cerimonia: un momento ufficiale, fatto di parole preparate, sorrisi tirati, applausi obbligati. Ma sotto la superficie patinata del brindisi e del riconoscimento pubblico, si nasconde un messaggio molto più cupo: l’autorità non è concessa, si prende. E chi devia dalla linea viene cancellato con eleganza.

La mia figlia preferita

STAGIONE 1 EP 9

MINUTAGGIO: 21:22-22:50

RUOLO: Genitore di Kira e Riri

DOVE: Netflix

ITALIANO

Amici! Tutti voi, avvicinatevi per favore, venite qui, vi ringrazio! Un brindisi… a Keyko e Jo Jabami. Senza Keiko e Jo nessuno di noi sarebbe qui. Loro due ci hanno uniti, ci hanno fatto prosperare, ma… a volte anche i buoni amici perdono… di vista ciò che importa. Quando Keyko e Jo hanno lasciato la retta via, è toccato a tutti noi rimettere le cose a posto. Conoscevamo i rischi, e sapevamo cosa andava fatto. E, detto questo, è ora di annunciare chi sarà il rappresentante scolastico del comitato. Un passo cruciale verso grandi cose. E io credo che… nessuno sappia cosa sia la lealtà meglio… di mia figlia. Riri. Mi hai reso molto fiero, figliola. Ai vecchi amici, e al sangue fresco!  

Kakegurui

"L’adattamento anime di “Kakegurui” disponibile su Netflix porta su schermo l’omonimo manga di Homura Kawamoto e Tōru Naomura, e lo fa con uno stile visivo fortemente teatrale, quasi espressionista, che riflette bene la natura esasperata del suo mondo. La storia si svolge all’interno dell’Accademia Privata Hyakkaou, un’istituzione scolastica privata frequentata quasi esclusivamente da rampolli di famiglie potenti: politici, industriali, gente che in futuro sarà al vertice della società giapponese. Ma, a differenza delle tipiche scuole d’élite, qui il valore degli studenti non è misurato in voti o in sport... bensì nella loro abilità nel gioco d’azzardo. E quando parliamo di gioco d’azzardo, intendiamo vere e proprie battaglie psicologiche in cui gli studenti si scontrano scommettendo soldi, status e, nei casi peggiori, la propria libertà individuale. Chi perde e si indebita troppo finisce per diventare un "animale domestico", uno schiavo sociale all’interno dell’istituto. Una gerarchia feroce, regolata più da sadismo che da merito, in cui il Consiglio Studentesco domina con pugno di ferro.

L’ordine imposto viene messo in discussione dall’arrivo di Yumeko Jabami, una studentessa dal volto dolce e dalle maniere eleganti, che però si rivela fin da subito completamente ossessionata dal gioco. A differenza degli altri, Yumeko non gioca per vincere o per salire nella gerarchia sociale. Gioca per il brivido della scommessa, per il piacere puro del rischio, per il momento in cui la razionalità si rompe e rimane solo l’adrenalina. Ed è proprio questo che la rende una mina vagante: non è corruttibile, non si lascia intimidire, non ha niente da perdere. Il suo modo di approcciarsi al gioco rompe le regole psicologiche su cui si fonda la gerarchia dell’accademia, e inizia a mettere in crisi gli equilibri di potere. Uno dopo l’altro, i membri del consiglio studentesco – tutti personaggi con tendenze teatrali e strategiche, tra sadismo e delirio di controllo – tentano di eliminarla. Ma Yumeko si dimostra in grado non solo di sopravvivere, ma anche di esporre le trappole, ribaltare gli schemi e spingere i suoi avversari verso il panico e la perdita di controllo.

Analisi Monologo

Amici! Tutti voi, avvicinatevi per favore, venite qui, vi ringrazio!” L’attacco è da classico uomo pubblico: affabile, inclusivo, padrone della situazione. Sta parlando a un pubblico che non ha bisogno di convincere, solo di rassicurare. È un’oratoria di potere: la voce del leader che detta la narrazione. Un brindisi… a Keyko Jo Jabami. Senza Keiko e Jo nessuno di noi sarebbe qui. Loro due ci hanno uniti, ci hanno fatto prosperare...” Qui il padre di Kira fa qualcosa di sottile: elogia due figure che sono state rimosse. Le cita come pionieri, li celebra pubblicamente… ma già prepara il terreno per il colpo di spugna. È una tecnica da manuale: prima si riconosce il valore di chi si vuole screditare, poi si legittima la loro esclusione come necessaria. ...ma a volte anche i buoni amici perdono di vista ciò che importa.” Ecco il passaggio-chiave. Un’accusa travestita da comprensione. Keiko e Jo (che peraltro portano lo stesso cognome di Yumeko — Jabami — e quindi rappresentano forse un legame familiare o simbolico) sono caduti in disgrazia, e la causa viene narrata in modo vago e collettivo, come se la loro caduta fosse un errore naturale, inevitabile, che altri più saggi hanno dovuto “correggere”.

Quando Keyko e Jo hanno lasciato la retta via, è toccato a tutti noi rimettere le cose a posto.È in questa frase che si scopre l’essenza del potere: la retta via non è un principio morale, ma un’adesione al sistema. Chi devia va rimosso. E la decisione non è individuale — “è toccato a tutti noi” — ma collettiva. Così nessuno ha colpa, ma tutti hanno responsabilità. Conoscevamo i rischi, e sapevamo cosa andava fatto.” Qui l’eleganza del discorso lascia intravedere un nucleo molto più oscuro. “Sapevamo cosa andava fatto” è una formula pulita per dire: li abbiamo eliminati. Non necessariamente in senso fisico, ma certamente simbolico, politico, sociale. Questo passaggio riassume una forma di giustizia privata vestita da necessità collettiva. “E, detto questo, è ora di annunciare chi sarà il rappresentante scolastico del comitato.Il discorso scivola nel pratico, come se nulla fosse. Non c’è tempo per il lutto o per la memoria: si passa immediatamente alla sostituzione. Un’altra dinamica tipica del potere freddo: nessuno è indispensabile, tutti sono sostituibili.

“E io credo che… nessuno sappia cosa sia la lealtà meglio… di mia figlia. Riri. Mi hai reso molto fiero, figliola.La designazione di Riri è l’apice della strategia. Dopo aver parlato di lealtà tradita, il padre offre al pubblico la nuova incarnazione della fedeltà al sistema: sua figlia. Riri non viene solo premiata per merito, ma per adesione ideologica. Non è solo una nomina, è un’investitura dinastica, una trasmissione di potere e valori. Ai vecchi amici, e al sangue fresco!Il brindisi finale è l’ultima pennellata: saluta il passato con un sorriso (ipocrita) e guarda al futuro come un rinnovo controllato del potere. I “vecchi amici” sono stati rimossi, ma onorati. Il “sangue fresco” è il nuovo ingranaggio della stessa macchina.

Conclusione

Questo monologo è una lezione su come il potere si narra a se stesso, su come si travestono i tagli come necessità, le epurazioni come doveri morali, le successioni dinastiche come meritocrazia. Il padre di Kira non è un villain caricaturale: è la faccia rassicurante del controllo, quella che sorride mentre taglia teste, metaforicamente o meno.

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