Monologo Maschile - Pier Luigi Pasino in \"La Legge di Lidia Poët, Stagione 2\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Interpretare il monologo di Enrico Poët dalla serie “La legge di Lidia Poët” richiede una profonda comprensione della trasformazione emotiva che attraversa il personaggio. La scena lo vede alle prese con la propria insicurezza e il rispetto per un nuovo orizzonte ideologico, per arrivare infine a un’affermazione sincera e commossa del proprio sostegno alla sorella Lidia e ai principi di giustizia che lei incarna. In questo discorso, Enrico passa dalla reticenza a un impegno sentito, in un crescendo di emozioni che lo rendono vulnerabile e, per questo, autentico agli occhi del pubblico.

SCEGLIERE PER IL FUTURO

EPISODIO 2

MINUTAGGIO: 41:01-44:10
RUOLO: Enrico Poët

ATTORE: Pier Luigi Pasino
DOVE: Netflix


ITALIANO



"Gentili amici, e nuovi compagni di avventura, fino a pochi mesi fa non avrei mai pensato di presentarmi al giudizio degli elettori... Ho sempre creduto... ho sempre creduto di..." Scusate, quello che volevo dire è... è che mi sono sempre limitato, nel corso di tutta la mia carriera, a difendere i diritti dei miei assistiti, nel quadro della legislazione esistente. E non ho mai pensato, prima di adesso che... il rispetto formale della legge, è un valore relativo. Mentre il valore assoluto, risiede in alcuni semplici principi di giustizia. Quando la legge contraddice questi principi, è dovere morale di ognuno di noi, far tutto il possibile per riformala. E' così che di fronte a certi provvedimenti, che dividono il popolo in due parti, in opposizione tra loro, gli uomini contro le donne, la cosa giusta da fare è cancellarli. E riscriverli. E' questo... il compito che mi propongo, se mi permetterete di accedere al Parlamento. E so che molti di voi sorridono perché... sanno che queste sono le idee di mia sorella. E forse mi considerano solo il suo portavoce. Ma io a questo so cosa rispondere. Perché io... io sarei orgoglioso.... di fare da portavoce a questa donna. Perdonatemi, mi sono commosso.

LA LEGGE DI LIDIA POET

La Legge di Lidia Poët” è una serie italiana che ripercorre la storia della prima avvocatessa d’Italia, un personaggio reale e rivoluzionario: Lidia Poët, interpretata con grande intensità da Matilda De Angelis. La serie, ambientata nel tardo Ottocento a Torino, si ispira alla vita di Lidia, che, nel 1883, si vede revocare l’iscrizione all’Ordine degli Avvocati semplicemente perché donna. La sua reazione è immediata: invece di farsi da parte, Lidia diventa una figura di riferimento per chi cerca giustizia, collaborando “dietro le quinte” con lo studio legale del fratello.


La narrazione segue Lidia nel suo percorso professionale e umano: di episodio in episodio, la vediamo occuparsi di casi complessi e, con il suo spirito determinato e anticonformista, sfidare costantemente il sistema giudiziario. Nonostante l’ostilità delle istituzioni, Poët diventa una sorta di investigatrice, unendo le sue competenze legali a una curiosità fuori dal comune. La collaborazione con il fratello Enrico, un uomo dalle vedute più tradizionali, crea un interessante contrasto tra il rigore della legge e il desiderio di giustizia.


La serie sviluppa una struttura episodica in cui ogni puntata è dedicata a un caso diverso, permettendo di esplorare anche i diversi aspetti della società italiana dell’epoca. Si toccano temi sociali come i diritti delle donne, il rapporto tra la legge e l’etica e la lotta di chi è escluso dalla giustizia ufficiale.


Il cuore della serie è la lotta per i diritti delle donne e l’uguaglianza. La figura di Lidia Poët incarna il sogno di emancipazione femminile in un periodo in cui alle donne erano negati i diritti basilari, nonostante fossero già presenti nei settori lavorativi e nella vita pubblica. La serie esplora i limiti imposti alle donne, costrette a combattere non solo contro il sistema giudiziario, ma anche contro una società intrisa di pregiudizi. Una delle questioni più intriganti è il conflitto tra giustizia e legge. La serie mette in discussione l’imparzialità del sistema giudiziario, rivelandone la fragilità e l’ingiustizia intrinseca, specie nei confronti di chi è emarginato. Lidia cerca un equilibrio tra il rispetto delle norme e la lotta per una giustizia autentica, un approccio che le permette di andare oltre i limiti delle leggi scritte per risolvere casi intricati.


La lotta di Lidia per esercitare la sua professione è anche una battaglia per il diritto a essere sé stessa, a dispetto delle convenzioni sociali. Questo tema, molto sentito nella società attuale, fa risuonare la sua vicenda con il pubblico contemporaneo, ricordando l’importanza dell’autodeterminazione e la necessità di sfidare le aspettative sociali. Il rapporto tra Lidia e il fratello rappresenta il conflitto tra vecchio e nuovo, tra chi vuole cambiare il mondo e chi, invece, teme le conseguenze di un sistema sovvertito. È attraverso questo legame familiare che la serie esplora anche le pressioni sociali dell’epoca, ponendo domande su cosa significhi rispettare la famiglia, pur mantenendo la propria identità.


"La Legge di Lidia Poët" punta su una rappresentazione visivamente ricca dell’Italia di fine Ottocento, dove i dettagli storici vengono intrecciati a una narrazione moderna e dinamica.

ANALISI MONOLOGO

Questo discorso di Enrico Poët, riflette una crescita personale e una trasformazione ideologica, con un’apertura che inizia con insicurezza e titubanza, e culmina in una dichiarazione di sostegno incondizionato alla sorella Lidia e ai principi di giustizia che lei rappresenta.

Enrico apre il discorso in modo impacciato, quasi esitante, come se stesse affrontando per la prima volta i propri ideali. Questo inizio esitante serve a mostrare il suo percorso interiore, portando il pubblico a percepirlo come un uomo che si sta avvicinando a un nuovo orizzonte. È un’espediente che umanizza Enrico, avvicinandolo agli ascoltatori con un'onestà che risulta sincera.


La transizione verso una maggiore convinzione arriva quando afferma che “il rispetto formale della legge è un valore relativo,” con la realizzazione che la legge, se in contrasto con i principi fondamentali di giustizia, perde il suo valore assoluto. Questo passaggio rappresenta una svolta: Enrico vuole una legge giusta, un ideale che assorbe da Lidia.


La frase “E so che molti di voi sorridono perché... sanno che queste sono le idee di mia sorella” rappresenta il punto nevralgico del monologo. Qui, Enrico ammette apertamente che Lidia, pur essendo esclusa formalmente dalla professione legale e dalla politica, rappresenta un ideale a cui lui stesso aspira. Lidia non è soltanto la sua sorella minore; è il simbolo di una giustizia più elevata e lungimirante, che sfida le limitazioni del sistema.

Quando dice “io sarei orgoglioso... di fare da portavoce a questa donna,” Enrico sta facendo una dichiarazione di totale supporto ai valori di uguaglianza e giustizia che lei rappresenta. Questo sentimento di ammirazione per Lidia, che sovrasta il suo stesso ego, lo spinge a mettersi in gioco e, a modo suo, a portare avanti la battaglia della sorella in un campo in cui lei non è ancora ammessa: la politica.


Prima di questo discorso, Enrico è sempre stato il legale conservatore, ligio alla legge e attento a non oltrepassare i confini del sistema. Ma qui, confessa di aver compreso che la “legge” è solo un mezzo, e che il vero fine deve essere la giustizia stessa. Questa trasformazione lo rende un personaggio tridimensionale, che si evolve grazie al rapporto con la sorella. Enrico decide di accogliere il ruolo che gli è stato imposto di "portavoce di Lidia," ma con un'ammirazione e una consapevolezza profondamente personali. In questa ammissione, c’è una commozione sincera e un'apertura emotiva rara per un uomo dell'epoca, che accetta di rendersi vulnerabile di fronte al pubblico.


Il discorso di Enrico rappresenta un cambio di paradigma, un’adesione a valori di giustizia e riforma che vanno oltre le convenzioni legali dell’epoca. La dichiarazione pubblica di Enrico riflette il movimento culturale dell’epoca, che stava lentamente cercando di aprire spazi alle donne e di riconoscere la necessità di una società più equa.

SUGGERIMENTI PER L'INTERPRETAZIONE

Interpretare il monologo di Enrico Poët richiede una connessione emotiva e una progressione che conduca lo spettatore dal timore iniziale alla determinazione e alla commozione finale.


1. Inizio esitante e incerto


Tono: Enrico inizia con un’incertezza palpabile. Qui è utile adottare un tono quasi balbettante, come se stesse cercando le parole giuste. Gli errori e le pause, specie nei primi versi, possono aiutare a trasmettere il senso di trovarsi in un contesto nuovo e inaspettato, non abituale per lui.

Sguardo e postura: Gli occhi potrebbero vagare inizialmente, evitando il contatto diretto con il pubblico, e la postura potrebbe essere un po’ rigida, quasi come un riflesso dell’insicurezza del personaggio in quel momento.


2. Primo cambio di tono: la scoperta della giustizia “assoluta”


Progressione verso la convinzione: Il discorso evolve quando Enrico inizia a parlare della giustizia come valore assoluto rispetto alla legge. Qui il tono dovrebbe gradualmente diventare più fermo, come se Enrico stesse comprendendo e affermando queste idee per la prima volta anche a se stesso.

Uso del ritmo: Enfatizzare con brevi pause strategiche prima di parole come “legge” e “giustizia” aiuta a separare i due concetti, come se stesse riflettendo su cosa significhino davvero. Ogni volta che enuncia una nuova idea, la voce dovrebbe diventare un po' più sicura.


3. La dichiarazione del “dovere morale


Tonalità e intensità: Qui Enrico si trova in un punto di svolta; il “dovere morale” è una frase carica di gravità. Usare un tono deciso e abbassare leggermente il volume può dare maggiore intensità, come se stesse condividendo un pensiero intimo ma fondamentale.

Sguardo più fisso e diretto: A questo punto, lo sguardo può fissarsi in avanti, mirando al pubblico, per rendere più incisivo l’effetto delle parole e lasciare trasparire una convinzione appena maturata.


4. Riconoscere il ruolo di portavoce della sorella Lidia


Passare alla vulnerabilità: Quando Enrico ammette di “essere considerato solo un portavoce della sorella,” è fondamentale far emergere l’umiltà. La frase va pronunciata con rispetto e, se possibile, con una leggera pausa che suggerisca una riflessione emotiva.

Sorriso accennato: Un sorriso quasi ironico o di consapevolezza mentre parla di Lidia può mostrare l’affetto e l’ammirazione per la sorella, facendo emergere l’orgoglio di essere accostato alle sue idee.


5. La chiusura emotiva e la commozione


Lacrime trattenute o voce spezzata: Arrivando alla frase “Perché io… io sarei orgoglioso… di fare da portavoce a questa donna,” Enrico è profondamente commosso. Qui la voce può rompersi leggermente, suggerendo una commozione che sta cercando di contenere ma che, alla fine, lo travolge. Non è necessario piangere, ma rendere la voce un po’ più tremula darà autenticità alla scena.

Movimento: A questo punto, un leggero chinarsi verso il pubblico o un gesto verso il cuore (senza esagerare) può aiutare a dare concretezza alle emozioni che sta vivendo. Anche un respiro profondo dopo la pausa può evidenziare il bisogno di riacquistare la compostezza.


6. Sguardo finale e ringraziamento silenzioso


Chiusura con umiltà e autenticità: Dopo la commozione, lo sguardo dovrebbe rimanere basso per un momento, come se Enrico stesse recuperando la propria stabilità emotiva. Poi può alzare gli occhi verso il pubblico con una luce di riconoscenza e un rispetto palpabile, come a comunicare un ringraziamento silenzioso per l’ascolto.

CONCLUSIONE

Il monologo di Enrico è un viaggio emotivo in cui l’attore deve attraversare momenti di insicurezza, riflessione e, infine, orgoglio. La performance deve rendere visibile la tensione tra il rispetto per la legge e l’aspirazione alla giustizia vera, culminando in un’aperta dichiarazione di affetto e ammirazione per la sorella.

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