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~ LA REDAZIONE DI RC
Interpretare il monologo di Kris Kringle in Miracolo sulla 34ª strada richiede di andare oltre l'immagine allegra e stereotipata di Babbo Natale, entrando nel cuore di un personaggio che rappresenta la lotta tra fede e scetticismo. Kris è un uomo vulnerabile, consapevole della realtà difficile in cui vive. Il monologo rivela il suo desiderio profondo di mantenere viva la capacità delle persone di credere, in particolare quella di Dorey Walker, una donna disillusa che rappresenta un mondo sempre più cinico.
MINUTAGGIO: 41:10-42:37
RUOLO: Kris Kringle
ATTORE: Richard Attenborough
DOVE: Disney+
INGLESE
Oh, but there is. I'm not just a whimsical figure who, uh... ...wears a charming suit and affects a jolly demeanor. You know, I'm a symbol. I'm a symbol of the human ability to be able... ...to suppress the selfish and hateful tendencies... ...that rule the major part of our lives. If you can't believe... ...if you can't accept anything... ...on faith... ...then you're doomed for a life dominated by doubt. I like you very much, Mrs. Walker. You're a fine woman. And you know... ...I think you'll make an excellent test case for me, you and your daughter. If I could make you believe... ...then there'd be some hope for me. If I can't, well, I'm finished.
ITALIANO
Il male c’è. Non sono solo una figura stravagante che indossa un costume rosso acceso e assume atteggiamenti bislacchi. Come ha detto lei io… sono un simbolo. Il simbolo della capacità che hanno gli esseri umani di reprimere quelle egoistiche, odiose tentazioni che regolano gran parte della nostra vita. Se lei non è capace di credere non può accettare niente per fede. Allora è condannata ad una vita dominata dal dubbio. Io ho molta simpatia per lei signora… signora Walker. Lei è una brava donna. Sa, lei rappresenta un eccellente, valido esame per me. Lei e sua figlia. Se riuscirò a farla credere ancora, allora ci sarà speranza per me. In caso contrario, per me sarà la fine.
"Miracolo sulla 34ª strada" del 1994 è un remake dell’omonimo classico del 1947, e segue una trama dolce e riflessiva che unisce il senso del Natale alla forza della fede e della speranza. Diretto da Les Mayfield e con protagonista Richard Attenborough nei panni di Kris Kringle, il film ci porta a New York durante la stagione natalizia, esplorando una storia che ruota attorno al tema della fede, ma con una declinazione molto concreta e in sintonia con la sensibilità moderna.
La storia si apre con Dorey Walker (interpretata da Elizabeth Perkins), una manager del grande magazzino Cole's, uno dei principali luoghi di shopping di New York. Dorey è scettica riguardo alle favole e alle illusioni natalizie, e questo scetticismo è stato trasmesso anche alla sua figlia, Susan (Mara Wilson), una bambina che non crede a Babbo Natale.
Quando Kris Kringle, un anziano gentile e dalla barba bianca, viene assunto per interpretare Babbo Natale da Cole's, si crea attorno a lui una serie di eventi straordinari. Kris non solo sembra "interpretare" il ruolo in modo perfetto, ma afferma di essere davvero Babbo Natale, conquistando con il suo calore e il suo spirito natalizio i clienti e il personale del negozio, in particolare Susan. Il suo coinvolgimento, però, lo mette presto in conflitto con i concorrenti di Cole's e con un sistema legale scettico e impassibile, tanto che finisce in tribunale per dimostrare la sua identità.
L'intero climax del film ruota attorno a questo processo legale, dove il fidanzato di Dorey, Bryan (Dylan McDermott), fa di tutto per difendere Kris e convincere tutti che, in qualche modo, è davvero Babbo Natale. In un'udienza che coinvolge addirittura le istituzioni, i protagonisti vengono chiamati a interrogarsi su cosa significa davvero credere in qualcosa, soprattutto per chi, come Susan e Dorey, non ha mai fatto esperienza di questo tipo di fede.
Il messaggio di fondo è molto chiaro: il vero miracolo natalizio è nel riuscire ad aprirsi alla possibilità di qualcosa di più grande e bello, anche quando sembra difficile o fuori portata. Con un finale toccante e una
rappresentazione affettuosa di Kris Kringle, "Miracolo sulla 34ª strada" del 1994 riesce a regalare allo spettatore uno spunto di riflessione sulla magia del Natale e sul potere delle convinzioni umane, rendendolo un film che molti continuano a guardare come parte delle celebrazioni natalizie.
Questo monologo di Kris Kringle è il cuore di Miracolo sulla 34ª strada e riflette in profondità il senso della storia.
Kris inizia con un'affermazione diretta: "Il male c'è." Non è una frase detta alla leggera, perché in un film in cui tutto sembra girare attorno alla gioia e alla bellezza del Natale, questa frase introduce una cruda consapevolezza. In questa visione, Kris non rappresenta solo il bene, ma anche una resistenza al male, inteso come egoismo, indifferenza e cinismo. Non si limita al ruolo del "vecchio gentile" con il costume rosso, ma vuole incarnare il simbolo della capacità umana di superare le tentazioni che ci portano a mettere da parte l'amore e la compassione.
Con la frase "Se lei non è capace di credere non può accettare niente per fede," Kris arriva al nucleo del conflitto interiore di Dorey Walker. Non si tratta solo di credere in Babbo Natale, ma di riuscire a fidarsi della bontà del mondo e di accogliere un po' di quella "magia" che il Natale porta con sé. Questa è una critica sottile ma profonda a tutti coloro che, come Dorey, trovano più facile vivere nell'apatia e nel dubbio, convinti che la realtà sia solo ciò che si può vedere o misurare.
Kris mostra una grande empatia per Dorey: "Io ho molta simpatia per lei." È una frase che conferma la sua natura profondamente umana e compassionevole. Non vede Dorey come un'antagonista, ma come una sfida positiva, qualcuno da "salvare" proprio attraverso il potere della fede. Questa sfida è per lui una missione: far riscoprire a lei e a sua figlia la capacità di credere.
"Se riuscirò a farla credere ancora, allora ci sarà speranza per me. In caso contrario, per me sarà la fine." Questa frase è densa di significato: Kris sta dicendo che la sua stessa esistenza come Babbo Natale dipende dalla capacità umana di credere. In un certo senso, lui è un riflesso della fede collettiva. La sua "fine" rappresenterebbe la perdita della magia natalizia, una rinuncia collettiva alla speranza e alla fiducia. Con questa frase, il film fa un appello diretto al pubblico, ricordando che il Natale, e ogni forma di "miracolo", esiste solo se siamo disposti a credere in esso.
Questa scena è una svolta per Dorey e per lo spettatore. La vulnerabilità di Kris nel voler essere creduto, la sua sincerità disarmante, creano un ponte emotivo che rende impossibile restare distaccati. Non è più solo una figura fantastica, ma una presenza che, in qualche modo, incarna i valori e le emozioni che vogliamo vivere durante il Natale.
Portare in scena questo monologo significa incarnare la fede stessa: il desiderio di Kris di vedere le persone riscoprire la speranza è ciò che gli dà vita. Attraverso uno sguardo gentile, gesti misurati e una voce carica di significato, l’attore può far emergere non solo l’amore di Kris per l’umanità, ma anche la sua paura di essere dimenticato in un mondo che rischia di perdere la magia.
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