Monologo Maschile - Oriol Paulo in \"L'ultima notte a Tremor\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Interpretare il monologo di Alex da “l’Ultima notte a Trevor” richiede un’immersione profonda nel suo stato mentale, un viaggio in cui realtà e delirio si fondono in un’ossessione disperata di trovare un senso nel caos che lo circonda. Alex è un compositore che vive le sue visioni attraverso il pianoforte, uno strumento che diventa per lui un mezzo per esplorare le proprie paure, confondere i ricordi e cercare una risposta a eventi inspiegabili. L’attore dovrà utilizzare la musica come estensione dei pensieri di Alex, trasformando il monologo in un flusso viscerale in cui ogni nota suonata e ogni pausa riflettono il tormento di un uomo in bilico tra lucidità e follia.

PIANOFORTE E IMMAGINI

MINUTAGGIO: 6:12-11:36
RUOLO: Alex

ATTORE: Oriol Paulo
DOVE: Netflix


ITALIANO



Oggi è lunedì, 6 marzo. Tutto ha inizio con un forte temporale. piovono pesci, ancora non so perché, prò cominica quando si rompe lo steccato. Non so quando è successo. So solo che quando arriva Maria i pesci smettono di cadere. Maria arriva alla porta. E' ferita. Chiede aiuto. Leo è morto in quel momento. Maria muore nella mia casa. Ma la polizia trova il cadavere nellla sua, anche quello di Leo, perché? Chi sposta il cadavere fino a lì. Prima. Prima dei pesci, Leo e Maria sono vivi a casa loro. Poi arrivano gli scagnozzi col furgone rosso. Questa notte mi spiavate. Sapete che vi ho scoperti, e questo fa precipitare gli eventi. Lo state facendo da giorni. C'è qualcun altro, che scende dal furgone. Un sesto uomo arriva fin qui. lui è il capo. Sei tu, Ramiro? Vieni per me. Vuoi vendicare la morte di Estrella? E' questo? Non ti biasimerei. Ma perché ammazzare lei o Maria. Perché? Forse.. può essere che i tuoi uomini abbiano sbagliato casa. Sperano di trovare me. Devono eliminare i testimoni. Ammazzano Leo, ma Maria riesce a scappare. Come? Perché? Se i tuoi uomini pensavano di essere a casa mia, perché sei venuto qui? Forse... forse tu sai perfettamente dove vivo. Maria e Leo potevano avvisare la polizia, erano d'intralcio. Vuoi occupartene personalmente, è così? Non ti biasimerei. Sei sparito. Sparito davanti ai miei occhi. Tu non sei mai arrivato qui. Quando Maria arriva qui, la pioggia di pesci si ferma.T u non sei qui. Che Maria venisse, non rientrava neimiei piani. Ti nascondi, temi che Maria possa avvisare la polizia, o me. Forse... Maria mi salva la vita. Senza saperlo. No, qualcosa non torna. Tu non te ne vai. Nessuno se ne va. Dopo la sparatoria, qualcuno prende il furgone e arriva qui. Sto portando il corpo di Maria nel bagagliaio o vivo nella mia visione. Perché si accaniscono su Leo? Perché trascinano Maria fino a casa sua? Io... io dove sono. Perché non faccio nulla per impedirlo. Niente ha più senso. Non so neanche se sei tu, Ramiro. Se non sei tu, allora chi cazzo è. Pensa, Alex, pensa. Devo unire i pezzi del Puzzle, prima del prossimo temporale e prima che piovano pesci. Ma quando è che accadrà. Lo steccato. Lo steccato rotto è il punto di non ritorno. Però quando si romperà. O sono io, nel mio delirio a causare la morte come hai fatto tu Mamma.

L'ULTIMA NOTTE A TREMOR

"L'ultima notte a Tremor" è una serie che immerge lo spettatore in una tensione psicologica e sensoriale unica, mescolando dramma umano e atmosfere da thriller soprannaturale. Al centro della storia c’è Álex (Javier Rey), un compositore in crisi creativa e personale, che si rifugia nel villaggio remoto di Tremor per tentare di riscoprire la sua vena artistica, ormai soffocata da un divorzio che lo ha allontanato dai figli. È una scelta che rappresenta più una fuga che una ricerca, ma Tremor, con le sue sfumature quasi oniriche, sembra essere il luogo perfetto per lui.


La sua nuova dimora, una casa isolata che un tempo era abitata da un ornitologo, è un posto singolare e simbolico: ogni angolo suggerisce un legame profondo con la natura, come se la stessa casa custodisse i segreti della vita che Álex cerca disperatamente. La coppia vicina, Leo e María, si rivela presto come un sostegno ambiguo, quasi a metà strada tra la realtà e la metafora: sono personaggi che, con i loro silenzi e le loro piccole stranezze, sembrano interpretare quel bisogno di serenità che Álex sta inseguendo, ma che gli sfugge costantemente.


In questa apparente tranquillità, Álex incontra Judy, una donna enigmatica con un passato carico di sofferenza. Tra loro si instaura subito una connessione speciale, una sorta di complicità che accende speranza e calore nella vita di Álex. Proprio nel momento in cui sembra ritrovare un po’ di stabilità, una svolta surreale travolge la sua vita: durante una tempesta, viene colpito da un fulmine, evento che segna l'inizio di un viaggio verso un abisso di allucinazioni e sogni lucidi.


Queste visioni lo trascinano in un vortice in cui il confine tra realtà e immaginazione si dissolve, facendogli rivivere traumi e ricordi sepolti. Le allucinazioni non sono semplici fenomeni isolati; in queste, Álex si confronta con il ricordo della madre, una figura quasi mistica che sosteneva di avere un potere intuitivo. Questo confronto lo costringe a esplorare i suoi rapporti familiari, lasciandosi attraversare da una furia e da una vulnerabilità che diventano via via più difficili da contenere. Il fulmine, più che un evento accidentale, sembra un richiamo a un destino ineluttabile, un tema che la serie approfondisce nella contrapposizione tra destino e libero arbitrio.

Il conflitto tra controllo e abbandono al destino è il filo conduttore della storia, che trasforma la serie in una riflessione sulle seconde occasioni e sulle scelte che segnano le nostre vite. In un crescendo di tensione, ogni decisione presa da Álex sembra portarci più vicini al nocciolo della sua crisi interiore, in una battaglia tra l’uomo e le sue paure più profonde.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo di Álex è un momento incredibilmente denso e disorientante, riflettendo il suo stato mentale sempre più instabile e ossessionato dal bisogno di trovare un senso agli eventi surreali che gli accadono intorno.


La pioggia di pesci è il primo elemento surreale del monologo, un evento inspiegabile che ricorda i presagi nei racconti biblici o nei miti popolari. Quest'immagine assurda e onirica suggerisce che Álex si trovi in una realtà distorta, dove il confine tra normale e straordinario è completamente infranto. Questo evento può rappresentare la rottura psicologica di Álex, o persino una sorta di allerta sul destino che sta per abbattersi su di lui e sugli altri personaggi.


La narrazione di Álex è un flusso di pensieri senza un ordine cronologico definito: passato, presente e futuro si mescolano. Ogni evento sembra sospeso in una linea temporale frammentata, creando una disconnessione che rispecchia il suo stato mentale confuso. Il tempo non è stabile: non è un elemento oggettivo ma piuttosto un fluido, una visione frammentata che lascia intuire come la sua percezione sia ormai completamente alterata, proprio come il suo senso di controllo sulla propria vita.


L’idea del puzzle riflette il bisogno disperato di Álex di trovare un significato in quello che vive, di dare un senso al caos che lo circonda. Questa metafora del puzzle rappresenta il suo tentativo di ordinare il disordine, di afferrare la realtà, mentre è in balia di allucinazioni e paure. Si interroga sui dettagli, rivede ogni elemento come fosse un detective, e il suo disperato bisogno di “unire i pezzi” è l’unico modo che ha per ancorarsi a qualcosa che gli sembri concreto.


Il personaggio di Ramiro sembra essere il catalizzatore delle sue paure e del senso di colpa, un volto sul quale proietta il bisogno di trovare un colpevole per ciò che è accaduto. Álex lo vede come un nemico, un avversario che forse è mosso dalla sete di vendetta per la morte di Estrella. Tuttavia, Álex non è nemmeno sicuro che Ramiro sia davvero coinvolto: Ramiro diventa un simbolo della paranoia, l’ombra di un pericolo costante che incombe ma che non è mai completamente chiaro.


La figura della madre, con il suo “istinto” per prevedere il futuro, simboleggia il peso del destino e della predestinazione che grava su Álex. Lui la nomina come se fosse un eco interiore, una voce che gli ricorda il suo stesso passato e la sua paura di essere predestinato a causare morte e sofferenza, come in un ciclo ineluttabile. Álex sembra preoccupato di aver ereditato questa maledizione dalla madre, una sorta di fatalità che lo lega agli eventi, rendendolo un mero spettatore impotente.


Io… io dove sono. Perché non faccio nulla per impedirlo.” Questa frase è lacerante: mostra un senso di impotenza e colpa che tormenta Álex. La domanda sul perché non agisca rispecchia il conflitto interiore tra il desiderio di intervenire e la paura di peggiorare le cose. Forse si sente paralizzato da un terrore così profondo da renderlo incapace di agire, o forse sente che, qualunque cosa faccia, gli eventi seguiranno comunque un corso prestabilito.


Lo “steccato rotto” è il punto di non ritorno, un segnale che identifica un confine invisibile superato il quale non si può più tornare indietro. Questo è il simbolo definitivo del monologo: è il segnale che la situazione è ormai sfuggita di mano, sia nella realtà sia nella mente di Álex. La sua domanda finale, se sia lui stesso a causare la morte come fece la madre, lascia intravedere un profondo senso di colpa e una paura irrazionale di essere la causa di tutto questo dolore, il vero motore della distruzione attorno a lui.

SUGGERIMENTI PER L'INTERPRETAZIONE

Per un attore che deve interpretare questo monologo, la presenza del pianoforte è fondamentale: Alex vive le sue visioni attraverso la musica, e il suonare diventa un’estensione del suo stato mentale, un mezzo che amplifica la sua confusione, il suo dolore, e la sua ossessione.


1. Usare il Pianoforte come Strumento di Esplorazione

Il piano è quasi un altro personaggio che risponde agli stati emotivi di Alex. Consiglio di cominciare con una melodia lenta e incerta, che riflette l’oscillare di Alex tra confusione e lucidità. Man mano che il monologo si sviluppa e le domande si fanno più pressanti, lascia che la tensione emotiva si rifletta nell’intensità e nel ritmo della musica.

L’attore potrebbe usare il pianoforte per "parlare" con sé stesso. Ogni volta che si addentra in una nuova domanda o scoperta, può variare la melodia, passando da accordi più lievi a note più dure, quasi dissonanti, quando il discorso tocca i punti di maggiore tensione.


2. La Connessione Viscerale tra Mani e Parole

Le mani di Alex sono fondamentali: il modo in cui tocca i tasti deve rispecchiare il suo stato mentale. Inizia con movimenti leggeri, quasi incerti, che poi diventano sempre più nervosi, come se il ritmo irregolare del suo pensiero trovasse un eco nei tasti.

Quando Alex pronuncia frasi come “Tu non sei qui” o “Io… io dove sono”, l’attore potrebbe interrompere brevemente il suonare, lasciando cadere le mani come se fossero senza forze, prima di riprendere. Questa pausa crea una tensione in cui lo spettatore percepisce il vuoto interiore e il bisogno disperato di Alex di riempire quel vuoto con risposte.


3. Oscillare tra Lucidità e Follia


Alex è in uno stato di trance quasi ipnotico mentre suona e parla: l’attore dovrebbe cercare di alternare momenti di lucidità a momenti di totale immersione nelle visioni. Nei momenti più chiari, Alex dovrebbe fissare un punto indefinito, come se stesse davvero cercando di risolvere un enigma davanti a lui. Nei momenti più onirici o deliranti, può chiudere gli occhi, lasciandosi trasportare completamente dalla musica, come se stesse vedendo le scene proiettarsi nella sua mente.

Questo effetto trance potrebbe culminare nei momenti più intensi del monologo, come quando parla dello steccato rotto o della morte di Maria e Leo. Qui, l’attore può lasciarsi trasportare da un suonare più passionale e disordinato, con note che esplodono come se rappresentassero frammenti della realtà che si infrangono.


4. Giocare con le Pause e l’Intensità della Voce

La voce dovrebbe avere sfumature che seguono il ritmo e l’intensità della musica. Ad esempio, quando Alex pronuncia frasi come “Io… io dove sono. Perché non faccio nulla per impedirlo”, è essenziale dare un senso di perdita, una fragilità che emerge dalla difficoltà di pronunciare queste parole.

Nelle domande ripetute, come “Perché? Come? Perché?”, la voce può abbassarsi, caricandosi di un’urgenza sommessa. L’attore può provare a sussurrare o a parlare in tono più soffocato, come se Alex non volesse neanche ascoltare le risposte, quasi fossero troppo dolorose da affrontare.


5. Incorporare la Rabbia e la Paranoia Progressiva


Verso la fine del monologo, la paranoia e la rabbia diventano quasi esplosive. Qui l’attore dovrebbe passare a un suonare più aggressivo, con colpi sui tasti che riflettono la frustrazione e la disperazione di Alex. La voce può diventare più graffiante, anche spezzata, come se ogni frase gli costasse uno sforzo immenso, una resistenza a cedere alla follia.

La menzione di Ramiro e della madre dovrebbe risvegliare una rabbia latente. Questi nomi sono "spettri" per Alex, figure che personificano le sue paure e ossessioni. Pronunciarli può avvenire in modo più netto, come se l’attore stesse dando finalmente un volto alla sua angoscia.


6. Il Momento del Silenzio Finale


Alla fine, dopo aver pronunciato le ultime parole sullo "steccato rotto" e il “punto di non ritorno,” suggerisco un momento di pausa assoluta, dove le mani di Alex si fermano sui tasti senza suonare, come se il personaggio fosse in bilico sull’orlo di un abisso. Questo silenzio finale crea un vuoto che lascia trasparire l’idea che, forse, Alex non troverà mai una risposta – o che la risposta, qualunque essa sia, sia semplicemente troppo difficile da accettare.

CONCLUSIONE

Per portare a termine questo monologo, l’attore deve riuscire a rappresentare Alex come un’anima fratturata, consumata dal bisogno di unire i pezzi di un puzzle che forse non avrà mai soluzione. Ogni tocco dei tasti, ogni pausa e sfumatura vocale deve trasmettere l’angoscia, la rabbia e il senso di colpa che attanagliano Alex, culminando in un momento di silenzio finale che lascia lo spettatore sospeso, di fronte a un abisso che riflette l’oscura bellezza e l’impossibilità di comprendere completamente il proprio destino.

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