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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo pronunciato dall’Airone è un passaggio chiave del film di Hayao Miyazaki, che racchiude temi centrali dell’opera: il ciclo della vita e della morte, la decadenza, la perdita della libertà e il peso delle regole imposte da un mondo ormai corrotto. Il monologo viene pronunciato da un Airone in un momento carico di tensione e rassegnazione. L
MINUTAGGIO: 1:10:20:1-11:16
RUOLO: Un airone
ATTORE: -
DOVE: Netflix
ITALIANO
Figliolo, poni fine alle mie sofferenze. Ho un’ala rotta, non posso più volare. La mi stirpe è stata portata in questo inferno con il compito di mangiare i WaraWara. Qui per noi ci sono pochi pesci commestibili. Tutta la mia stirpe soffre la fame. In passato ci libravamo nel cielo, in alto fin dove ci portavano le ali. Ma… finiva sempre nello stesso modo. potevamo solo arrivare su quest’isola. I piccoli che nascono, ormai, stanno dimenticando come si vola. Noi mangiamo i Wara Wara, e poi arriva la ragazza di fuoco e ci brucia. Il mare… che si trova qui… è maledetto.
"Il ragazzo e l'airone" (2023) segna il ritorno di Hayao Miyazaki dopo anni di assenza e, per molti, è il suo film più personale. L'opera si ispira in parte al romanzo E voi come vivrete? di Yoshino Genzaburō, ma si sviluppa in una direzione totalmente originale, intrecciando temi ricorrenti del cinema di Miyazaki con una forte componente autobiografica. Il film segue Mahito, un ragazzo di 12 anni che, dopo la morte della madre in un incendio durante la Seconda Guerra Mondiale, si trasferisce con il padre in una grande villa di campagna. Qui, il padre ha sposato Natsuko, la sorella minore della madre defunta, che aspetta un bambino.
Mahito fatica ad adattarsi alla nuova vita, tormentato dal dolore per la perdita della madre e dalla sensazione di trovarsi in un mondo che non gli appartiene più. È in questo contesto che entra in scena un airone cenerino parlante, una creatura ambigua che lo conduce in un viaggio attraverso una dimensione misteriosa, un luogo in cui il confine tra realtà e sogno si dissolve.
Attraverso questo mondo parallelo, Mahito si confronta con figure enigmatiche, tra cui il misterioso "costruttore della torre", e affronta le proprie paure, scoprendo verità profonde sulla vita, la morte e la memoria.
La creatura, ferita e incapace di volare, si rivolge a Mahito con una richiesta quasi disperata: porre fine alla sua sofferenza. Nel suo discorso emerge una storia di oppressione e decadenza, che riguarda non solo lui ma l’intera stirpe a cui appartiene. L’Airone spiega il destino crudele che è stato imposto alla sua specie: un tempo esseri liberi e capaci di solcare il cielo, ora relegati su un’isola inospitale, costretti a nutrirsi di creature chiamate Wara Wara e a subire un destino ciclico di sofferenza e distruzione. In particolare, la figura della ragazza di fuoco rappresenta un’entità che interviene in questo ciclo con una punizione inevitabile: dopo aver mangiato i Wara Wara, gli Aironi vengono bruciati.
Attraverso queste parole, Miyazaki introduce una riflessione più ampia sulla natura dei cicli imposti da sistemi più grandi dell’individuo, un tema che attraversa tutta la sua filmografia.
L’airone è una metafora potente di un mondo segnato da ingiustizie e regole imposte da una forza superiore. Analizziamo alcuni elementi chiave del suo discorso: “Figliolo, poni fine alle mie sofferenze.” L’Airone si rivolge a Mahito con un tono che richiama una richiesta di pietà. La sofferenza è fisica (l’ala rotta), ma anche esistenziale: non può più volare, simbolo della perdita di libertà e della decadenza della sua specie.
“La mia stirpe è stata portata in questo inferno con il compito di mangiare i Wara Wara.” Qui emerge il tema del ciclo imposto. Gli Aironi non hanno scelto il loro destino, ma sono stati inseriti in una struttura più grande, in cui devono nutrirsi dei Wara Wara per sopravvivere, perpetuando un sistema che li condanna alla sofferenza. “I piccoli che nascono, ormai, stanno dimenticando come si vola.” Questo passaggio è particolarmente significativo: non si tratta solo di un problema fisico, ma di una perdita di identità. Se le nuove generazioni non sanno più volare, significa che la loro essenza sta scomparendo. Il volo è un simbolo di libertà e speranza, e la sua perdita segna la progressiva distruzione di una cultura e di un modo di vivere.
“Noi mangiamo i Wara Wara, e poi arriva la ragazza di fuoco e ci brucia.” Qui si rafforza il concetto di ciclo di punizione: ogni azione porta a una conseguenza inevitabile, in un meccanismo chiuso dal quale gli Aironi non possono uscire. Questo ricorda i cicli della natura o le regole imposte da sistemi gerarchici e sociali in cui gli individui si trovano intrappolati. “Il mare… che si trova qui… è maledetto.” Il mare, spesso simbolo di libertà in altre opere di Miyazaki (Ponyo, Porco Rosso), qui diventa un elemento di condanna, forse un confine invalicabile che tiene prigionieri gli Aironi su quell’isola. Un ribaltamento interessante del suo significato classico.
Miyazaki usa questo monologo per costruire una riflessione più ampia, che riguarda sia il protagonista sia il mondo in cui vive. Così come Mahito cerca un significato nel suo viaggio, anche l’Airone cerca un senso nella propria esistenza, trovando solo disperazione. E forse, proprio per questo, chiede a Mahito di porre fine alle sue sofferenze: un gesto che potrebbe spezzare il ciclo, oppure confermarne l’inevitabilità.
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