Monologo Maschile - Roy Kent in \"Ted Lasso 2\"

Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!


Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Roy Kent è un momento di introspezione profonda, in cui il personaggio riflette sul suo passato e sul suo rapporto con il fallimento. Roy, per tutta la serie, è stato il simbolo del duro che non si piega, del leader che si impone con grinta e disciplina. Ma sotto questa corazza c’è un uomo che ha dovuto affrontare il più grande incubo di ogni atleta professionista: il momento in cui realizzi di non essere più all’altezza.

Non ero più un atleta

STAGIONE 2 EPISODIO 2

MINUTAGGIO: 43:59-45:45

RUOLO: Roy Kent

ATTORE: Brett Goldstein

DOVE: Apple TV

INGLESE

Last season I was there, we played a match against Arsenal, and we fսck¡ng murdered 'em. But I played like sh¡t. Right?I did. That was the first time, ever, I thought, "I can't keep up anymore. I'm not good enough." And that was all I could think about for the rest of the year. I knew it was only gonna get worse. So at the end of the season, I left. Everyone was shocked. The club was shocked. The fans. The press. Yeah. I didn't wanna be one of them broken-down footballers just taking up space until they're dropped, years after they should have been. Yeah, well, a lot of folks think it's better to quit than to be fired, you know? Yeah. But going back there today... there's a part of me... thinking maybe I should have stayed... and just fսck¡ng... enjoyed myself. But that is not who I am, I guess. Not yet.

ITALIANO

L’ultima stagione con il Chelsea abbiamo giocato contro l’Arsenal, e li abbiamo letteralmente distrutti. Ma io ho giocato di merda. Giusto? Mhm… Si, è così… E’ stata la prima volta in assoluto che ho pensato: “Non riesco più a tenere il passo, non sono più bravo”. E non sono riuscito a pensare ad altro per il resto della stagione. Poteva solo andare peggio. Così a fine stagione ho lasciato. Erano tutti scioccati. Il club era scioccato. I tifosi, la stampa. non volevo essere uno di quei calciatori in decadenza che occupa spazio finché non ti mollano, e che doveva ritirarsi anni prima. Ma tornando lì prima c’era una parte di me che pensava che dovevo restare, soltanto per il gusto di divertirmi porca troia. Ma non sono fatto così, immagino. Non ancora.

Ted Lasso

"Ted Lasso" è una serie che, sotto l'apparenza di una commedia sportiva leggera, si rivela una narrazione stratificata e ricca di sfumature emotive. Creata da Bill Lawrence, Jason Sudeikis, Joe Kelly e Brendan Hunt, la serie ha debuttato su Apple TV+ nel 2020 e si è rapidamente imposta come un prodotto capace di bilanciare umorismo, introspezione e crescita personale.

La storia segue Ted Lasso (Jason Sudeikis), un allenatore di football americano ingaggiato per allenare una squadra di calcio inglese, l’AFC Richmond, nonostante non abbia alcuna esperienza nel calcio europeo.


L’assunzione non è casuale: Rebecca Welton (Hannah Waddingham), la nuova proprietaria del club, vuole distruggere la squadra come vendetta nei confronti del suo ex marito, il precedente proprietario, e pensa che assumere un allenatore incompetente sia il modo migliore per farlo.

Ted arriva in Inghilterra con un atteggiamento genuinamente positivo e un approccio fuori dagli schemi. Nonostante il cinismo iniziale di stampa, tifosi e giocatori, il suo metodo si basa sulla costruzione di fiducia e sul rafforzamento dell’identità della squadra, più che sulla tattica. Nel corso delle tre stagioni, la narrazione si sviluppa non solo attorno alle dinamiche sportive, ma anche ai percorsi di crescita personale dei personaggi.



Prima stagione: accettare il cambiamento


L’inizio è segnato dal contrasto tra l’ottimismo quasi ingenuo di Ted e la freddezza dell’ambiente calcistico britannico. All’interno della squadra, il capitano Roy Kent (Brett Goldstein), un veterano dal carattere burbero, e la giovane star Jamie Tartt (Phil Dunster), arrogante e talentuoso, rappresentano due poli opposti della leadership sportiva. Ted, con il suo metodo poco convenzionale, guadagna gradualmente il rispetto del gruppo, in particolare dell’insicuro Nathan Shelley (Nick Mohammed), inizialmente magazziniere, che Ted promuove a vice-allenatore.

Parallelamente, Rebecca, inizialmente intenzionata a sabotare Ted, si ritrova a cambiare idea, grazie anche all’amicizia con Keeley Jones (Juno Temple), influencer e fidanzata di Jamie, che evolve da semplice presenza mondana a figura chiave nella gestione del club. La stagione si conclude con il Richmond che retrocede, ma con una squadra più coesa e un’idea chiara su come ripartire.



Seconda stagione: affrontare i demoni interiori


Se la prima stagione esplora l’adattamento di Ted a un nuovo mondo, la seconda va più in profondità nel lato emotivo dei personaggi. Ted, nonostante la sua positività, inizia a mostrare segni di attacchi di panico, rivelando un lato più vulnerabile. Il tema della salute mentale prende il centro della scena con l’introduzione della psicologa dello sport Dr. Sharon Fieldstone (Sarah Niles), che sfida Ted a confrontarsi con il dolore irrisolto del suo passato, in particolare la morte del padre.

Nathan, da umile assistente insicuro, diventa sempre più ambizioso e rancoroso, sentendosi trascurato da Ted e sviluppando un’invidia crescente. Il suo arco narrativo culmina con il tradimento, quando lascia il Richmond per unirsi al West Ham, ora di proprietà dell’ex marito di Rebecca.

Intanto, Roy Kent, ritiratosi dal calcio giocato, trova una nuova dimensione come allenatore e partner di Keeley, mentre Jamie, dopo un periodo di crisi, cerca di maturare e diventare un giocatore meno egocentrico. La stagione chiude con tensioni irrisolte e un Richmond pronto a tornare in Premier League.



Terza stagione: chi siamo veramente?


La stagione finale affronta le questioni identitarie di ogni personaggio. Ted deve decidere se restare o tornare negli Stati Uniti per stare con il figlio. Nathan, dopo aver raggiunto il successo al West Ham, si rende conto di aver perso il senso di sé nel suo desiderio di affermazione. Rebecca riflette sul suo ruolo nel club, mentre Roy e Keeley affrontano le difficoltà di una relazione in continua evoluzione.

Sul piano sportivo, l’AFC Richmond, dato per sfavorito, diventa una squadra competitiva grazie a un calcio innovativo ispirato al Total Football, simbolo del superamento dei vecchi schemi e della ricerca di un’identità collettiva. La stagione si conclude con Ted che sceglie di lasciare il club per tornare a casa, Nathan che trova un equilibrio e Rebecca che, anziché vendere il Richmond, lo trasforma in qualcosa di ancora più grande.



Tematiche: più di una serie sportiva


Ted Lasso ribalta il concetto tradizionale di leadership. Il suo metodo non è basato sull’autorità o sulla conoscenza tecnica, ma sulla capacità di comprendere e valorizzare gli altri. Il messaggio è chiaro: vincere non significa solo alzare trofei, ma creare qualcosa di duraturo e significativo.


Salute mentale e vulnerabilità maschile


Uno degli aspetti più innovativi della serie è come affronta la salute mentale, specialmente tra gli uomini. Ted, che all’inizio sembra un ottimista incrollabile, si scopre fragile, segnato da traumi irrisolti. Nathan rappresenta il pericolo dell’insicurezza trasformata in rabbia repressa. Roy Kent, apparentemente duro e inscalfibile, impara a esprimere le proprie emozioni.


Trovare una famiglia fuori dalla famiglia biologica


L’AFC Richmond non è solo una squadra, ma una comunità. Ogni personaggio trova nel club un senso di appartenenza che va oltre il calcio: Rebecca si libera dall’ombra del suo ex-marito, Keeley costruisce una carriera indipendente, Jamie supera il trauma di un padre tossico.


Il concetto di successo


La serie decostruisce l’idea classica di successo. Ted vince senza vincere trofei, Jamie diventa un leader quando smette di pensare solo a sé stesso, Nathan capisce che l’ambizione fine a sé stessa non porta alla felicità.

"Ted Lasso" è una serie che parte da un’idea semplice – un allenatore di football americano nel mondo del calcio inglese – per raccontare qualcosa di molto più profondo: il valore dell’empatia, il peso delle aspettative, la necessità di affrontare i propri demoni. Lo fa con un tono leggero ma mai superficiale, costruendo personaggi credibili e situazioni che parlano a tutti, che si sia tifosi di calcio o meno.

Analisi Monologo

Il monologo si apre con un ricordo preciso: "L’ultima stagione con il Chelsea abbiamo giocato contro l’Arsenal, e li abbiamo letteralmente distrutti. Ma io ho giocato di merda. Giusto? Mhm… Si, è così…" Questa prima frase stabilisce immediatamente il contrasto tra il successo della squadra e il suo fallimento personale. Anche in una partita in cui il Chelsea ha dominato, lui ha percepito qualcosa di diverso: il primo segnale della sua fine come giocatore.


Segue poi il passaggio più significativo: "È stata la prima volta in assoluto che ho pensato: ‘Non riesco più a tenere il passo, non sono più bravo’." Qui Roy mette a nudo la sua insicurezza in un modo che raramente lo vediamo fare. Il calcio è sempre stato la sua vita, il suo modo di esprimersi, di imporsi sul mondo. Ammettere che il suo corpo non risponde più come una volta è devastante.


La frase successiva è altrettanto potente: "E non sono riuscito a pensare ad altro per il resto della stagione. Poteva solo andare peggio." Questo dettaglio è fondamentale perché mostra come la paura del declino possa diventare un’ossessione. Una volta che Roy ha avuto quel pensiero, non è più riuscito a liberarsene. Questo è un fenomeno comune tra gli atleti di alto livello: il dubbio può insinuarsi nella mente e, una volta lì, diventa quasi impossibile ignorarlo.


Poi arriva la decisione drastica: "Così a fine stagione ho lasciato. Erano tutti scioccati. Il club era scioccato. I tifosi, la stampa." Roy non ha aspettato che il declino diventasse evidente agli altri. Ha preso il controllo della sua uscita di scena, scegliendo di andarsene prima che gli altri potessero dirgli che era il momento. Questo è perfettamente in linea con il suo carattere: Roy Kent non accetta di essere uno tra tanti, e preferisce andarsene con dignità piuttosto che farsi mettere da parte lentamente.


Poi arriva una frase che chiarisce ancora meglio la sua scelta: "Non volevo essere uno di quei calciatori in decadenza che occupa spazio finché non ti mollano, e che doveva ritirarsi anni prima." Questo è il timore che lo ha spinto a lasciare. Non voleva diventare un peso, non voleva restare oltre il dovuto e vedere il suo status erodersi giorno dopo giorno. Qui si percepisce il suo bisogno di controllo, la sua incapacità di accettare un lento declino. Ma poi c’è un’ammissione inaspettata, che ribalta tutto: "Ma tornando lì prima c’era una parte di me che pensava che dovevo restare, soltanto per il gusto di divertirmi porca troia." Questa è la confessione più importante. Per la prima volta, Roy si chiede se ha fatto la scelta giusta. Ha sempre pensato che il calcio fosse solo una questione di eccellenza, di prestazione, di essere il migliore. Ma ora realizza che forse avrebbe potuto continuare solo per il piacere di giocare.


L’ultima frase è amara e sincera: "Ma non sono fatto così, immagino. Non ancora." Roy riconosce che non è ancora pronto per accettare la vulnerabilità, per giocare senza essere il migliore, solo per il piacere di farlo. È un uomo che si è costruito attorno a regole rigidissime e che non sa ancora come liberarsi da esse.

Conclusione

Questo monologo è un passaggio fondamentale nel percorso di Roy Kent. Per la prima volta, mette in dubbio una delle scelte più importanti della sua vita. La sua paura del declino lo ha spinto a lasciare il calcio troppo presto? Ha rinunciato alla cosa che amava per proteggere il suo orgoglio? Queste domande restano aperte, ma ciò che conta è che Roy sta iniziando a guardarsi dentro con maggiore onestà.

Entra nella nostra Community Famiglia!

Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno

Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.


Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.

© Alfonso Bergamo - 2025

P.IVA: 06150770656

info@recitazionecinematografica.com