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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Ted Lasso durante la conferenza stampa è una risposta diretta alle offese ricevute da Nathan Shelley, ma invece di reagire con rabbia o risentimento, Ted sceglie di rimanere fedele a sé stesso. Questa scena è fondamentale perché dimostra ancora una volta la sua filosofia di vita: non lasciarsi trascinare dal rancore e affrontare le critiche con umorismo e gentilezza. Dopo la loro rottura, Nate ha attaccato Ted con parole dure, mettendo in dubbio il suo valore come allenatore e come persona. In un altro contesto, un allenatore potrebbe rispondere con altrettanta aggressività o difendendosi in modo serio e strategico. Ma Ted non è così. Lui sa che non serve alimentare l’odio e che la sua vera forza sta nella sua capacità di sdrammatizzare e rimanere positivo, anche quando gli altri cercano di ferirlo.
STAGIONE 3 EPISODIO 1
MINUTAGGIO: 33:16-35:34
RUOLO: Ted Lasso
ATTORE: Jason Sudeikis
DOVE: Apple TV
INGLESE
I thought it was hilarious. I mean, he came and got us, didn't he? No doubt about that. Hey, but that's Nate the Great for you, you know? He's the same way on the pitch. He'll find the tiniest little weakness in a team and just want to attack that, you know? I mean, uh, he's a junkyard dog, man. And smart. They're real lucky to have him over there at West Ham. I wish him the best of luck. I guess I am a little surprised that's all he could come up with. Especially against me. You know, not one joke about me being a dumb American? Come on, man. It's sitting there. I mean, I'm so dumb... Y'all are supposed to say, "How dumb are you?" Well, I mean, it's just classic joke structure. Give it a shot. I mean, I'm so dumb... Okay. I'm so dumb that the first time I heard y'all talking about Yorkshire pudding, I thought it was a fancy word y'all had for dog poop. Yeah. I mean, I'm so dumb… Well, whenever I text someone over here about money, I still spell "pounds" L-B-S. Look, man, I'm not a great coach. Probably ain't. I've been doing this sport now for three years, and I still get a chuckle every time someone talks about a handball violation. Yeah, and not one crack about my appearance? About this mustache? I... I... I look like Ned Flanders is doing cosplay as Ned Flanders. When I talk, it sounds like Dr. Phil hasn't gone through puberty yet. Yeah. I'm more corny than Kevin Costner's outfield. Ooh, I lost you on that one. Yeah. I... I guess y'all don't really like baseball here, so why would you like movies about it? The, uh... Well, hey, how about this one? Regarding my panic attacks, I've had more psychotic episodes than Twin Peaks.
ITALIANO
L’ho trovato esilarante. Insomma, ne ha detto delle belle, vero non c’è dubbio. Infatti lo chiamano Nate il Grande, capite? E in campo è lo stesso, lui trova il più piccolo punto debole di una squadra e va ad aggredire quello, capite? E’ un pò come un cane rabbioso, ed è furbo. Sono fortunati ad averlo al West Ham e gli auguro tutto il meglio. Sono un pò sorpreso che non gli sia venuto altro in mente, soprattutto su di me. Neanche una battuta sul fatto che sono un americano scemo. Ma dai, era scontata. Insomma sono così scemo… E voi dovreste dire… “Quanto sei scemo”. E’ la struttura della battuta. Insomma, sono così scemo da credere che il budino dello Yorkshire fosse un vostro eufemismo per dire “cacca di cane”. Insomma… sono così scemo… Si, allora vediamo, ogni volta che qualcuno dice la parola: “Pound”, ancora non so se parla di peso o di valuta. Lo ammetto, non sono un grande allenatore, probabilmente. Si, sono su questo sport da tre anni, ormai, ancora mi viene da ridere quando qualcuno dice: “Fallo di mano”. Si, e nemmeno una battuta sul mio aspetto, o sui miei baffi? Insomma, sembro Ned Flanders che fa un Cosplay di Ned Flanders. Quando parlo sembro il dottor Phil che non ha superato la pubertà. Sono più sognatore di Kevin Kostner nel suo campo. Questa… non l’avete capita… sapete, “L’uomo dei sogni”? Beh, se qui non vi piace il baseball, probabilmente non vi piaceranno neanche i film che ne parlano.
E che ne dite questa? Riguardo i miei attacchi di panico. Ho più episodi psicotici io di Twin Peaks.
"Ted Lasso" è una serie che, sotto l'apparenza di una commedia sportiva leggera, si rivela una narrazione stratificata e ricca di sfumature emotive. Creata da Bill Lawrence, Jason Sudeikis, Joe Kelly e Brendan Hunt, la serie ha debuttato su Apple TV+ nel 2020 e si è rapidamente imposta come un prodotto capace di bilanciare umorismo, introspezione e crescita personale.
La storia segue Ted Lasso (Jason Sudeikis), un allenatore di football americano ingaggiato per allenare una squadra di calcio inglese, l’AFC Richmond, nonostante non abbia alcuna esperienza nel calcio europeo.
L’assunzione non è casuale: Rebecca Welton (Hannah Waddingham), la nuova proprietaria del club, vuole distruggere la squadra come vendetta nei confronti del suo ex marito, il precedente proprietario, e pensa che assumere un allenatore incompetente sia il modo migliore per farlo.
Ted arriva in Inghilterra con un atteggiamento genuinamente positivo e un approccio fuori dagli schemi. Nonostante il cinismo iniziale di stampa, tifosi e giocatori, il suo metodo si basa sulla costruzione di fiducia e sul rafforzamento dell’identità della squadra, più che sulla tattica. Nel corso delle tre stagioni, la narrazione si sviluppa non solo attorno alle dinamiche sportive, ma anche ai percorsi di crescita personale dei personaggi.
Prima stagione: accettare il cambiamento
L’inizio è segnato dal contrasto tra l’ottimismo quasi ingenuo di Ted e la freddezza dell’ambiente calcistico britannico. All’interno della squadra, il capitano Roy Kent (Brett Goldstein), un veterano dal carattere burbero, e la giovane star Jamie Tartt (Phil Dunster), arrogante e talentuoso, rappresentano due poli opposti della leadership sportiva. Ted, con il suo metodo poco convenzionale, guadagna gradualmente il rispetto del gruppo, in particolare dell’insicuro Nathan Shelley (Nick Mohammed), inizialmente magazziniere, che Ted promuove a vice-allenatore.
Parallelamente, Rebecca, inizialmente intenzionata a sabotare Ted, si ritrova a cambiare idea, grazie anche all’amicizia con Keeley Jones (Juno Temple), influencer e fidanzata di Jamie, che evolve da semplice presenza mondana a figura chiave nella gestione del club. La stagione si conclude con il Richmond che retrocede, ma con una squadra più coesa e un’idea chiara su come ripartire.
Seconda stagione: affrontare i demoni interiori
Se la prima stagione esplora l’adattamento di Ted a un nuovo mondo, la seconda va più in profondità nel lato emotivo dei personaggi. Ted, nonostante la sua positività, inizia a mostrare segni di attacchi di panico, rivelando un lato più vulnerabile. Il tema della salute mentale prende il centro della scena con l’introduzione della psicologa dello sport Dr. Sharon Fieldstone (Sarah Niles), che sfida Ted a confrontarsi con il dolore irrisolto del suo passato, in particolare la morte del padre.
Nathan, da umile assistente insicuro, diventa sempre più ambizioso e rancoroso, sentendosi trascurato da Ted e sviluppando un’invidia crescente. Il suo arco narrativo culmina con il tradimento, quando lascia il Richmond per unirsi al West Ham, ora di proprietà dell’ex marito di Rebecca.
Intanto, Roy Kent, ritiratosi dal calcio giocato, trova una nuova dimensione come allenatore e partner di Keeley, mentre Jamie, dopo un periodo di crisi, cerca di maturare e diventare un giocatore meno egocentrico. La stagione chiude con tensioni irrisolte e un Richmond pronto a tornare in Premier League.
Terza stagione: chi siamo veramente?
La stagione finale affronta le questioni identitarie di ogni personaggio. Ted deve decidere se restare o tornare negli Stati Uniti per stare con il figlio. Nathan, dopo aver raggiunto il successo al West Ham, si rende conto di aver perso il senso di sé nel suo desiderio di affermazione. Rebecca riflette sul suo ruolo nel club, mentre Roy e Keeley affrontano le difficoltà di una relazione in continua evoluzione.
Sul piano sportivo, l’AFC Richmond, dato per sfavorito, diventa una squadra competitiva grazie a un calcio innovativo ispirato al Total Football, simbolo del superamento dei vecchi schemi e della ricerca di un’identità collettiva. La stagione si conclude con Ted che sceglie di lasciare il club per tornare a casa, Nathan che trova un equilibrio e Rebecca che, anziché vendere il Richmond, lo trasforma in qualcosa di ancora più grande.
Tematiche: più di una serie sportiva
Ted Lasso ribalta il concetto tradizionale di leadership. Il suo metodo non è basato sull’autorità o sulla conoscenza tecnica, ma sulla capacità di comprendere e valorizzare gli altri. Il messaggio è chiaro: vincere non significa solo alzare trofei, ma creare qualcosa di duraturo e significativo.
Salute mentale e vulnerabilità maschile
Uno degli aspetti più innovativi della serie è come affronta la salute mentale, specialmente tra gli uomini. Ted, che all’inizio sembra un ottimista incrollabile, si scopre fragile, segnato da traumi irrisolti. Nathan rappresenta il pericolo dell’insicurezza trasformata in rabbia repressa. Roy Kent, apparentemente duro e inscalfibile, impara a esprimere le proprie emozioni.
Trovare una famiglia fuori dalla famiglia biologica
L’AFC Richmond non è solo una squadra, ma una comunità. Ogni personaggio trova nel club un senso di appartenenza che va oltre il calcio: Rebecca si libera dall’ombra del suo ex-marito, Keeley costruisce una carriera indipendente, Jamie supera il trauma di un padre tossico.
Il concetto di successo
La serie decostruisce l’idea classica di successo. Ted vince senza vincere trofei, Jamie diventa un leader quando smette di pensare solo a sé stesso, Nathan capisce che l’ambizione fine a sé stessa non porta alla felicità.
"Ted Lasso" è una serie che parte da un’idea semplice – un allenatore di football americano nel mondo del calcio inglese – per raccontare qualcosa di molto più profondo: il valore dell’empatia, il peso delle aspettative, la necessità di affrontare i propri demoni. Lo fa con un tono leggero ma mai superficiale, costruendo personaggi credibili e situazioni che parlano a tutti, che si sia tifosi di calcio o meno.
Il monologo si apre con una battuta che ribalta la tensione: "L’ho trovato esilarante. Insomma, ne ha dette delle belle, vero? Non c’è dubbio." Ted non si offende, ma trova divertente l’attacco di Nate. Questo spiazza completamente chi si aspettava una reazione piccata o difensiva. Con questa semplice frase, Ted dimostra che non permetterà a Nate di toccarlo emotivamente.
Poi continua con un elogio inaspettato:
"Infatti lo chiamano Nate il Grande, capite? E in campo è lo stesso, lui trova il più piccolo punto debole di una squadra e va ad aggredire quello, capite? È un po’ come un cane rabbioso, ed è furbo. Sono fortunati ad averlo al West Ham e gli auguro tutto il meglio." Qui Ted dimostra una straordinaria maturità emotiva. Invece di attaccare Nate, lo riconosce per il suo talento e lo elogia. Anche la metafora del cane rabbioso è interessante: non è necessariamente un insulto, ma un modo per dire che Nate ha un atteggiamento aggressivo e determinato, una qualità utile nel calcio, anche se potenzialmente autodistruttiva.
Poi arriva un passaggio che mostra quanto Ted sia perfettamente consapevole della sua immagine pubblica: "Sono un po’ sorpreso che non gli sia venuto altro in mente, soprattutto su di me. Neanche una battuta sul fatto che sono un americano scemo. Ma dai, era scontata." Qui Ted anticipa le critiche con autoironia. Non si difende dicendo "non sono scemo", ma le prende di petto e le trasforma in battute. Questo non solo smonta gli attacchi, ma fa anche ridere chi lo ascolta, portando il discorso su un terreno che gli è più congeniale.
Segue poi una sezione in cui Ted si prende apertamente in giro, dimostrando che nessuno potrebbe prenderlo meno sul serio di quanto faccia lui stesso: "Insomma, sono così scemo… E voi dovreste dire… 'Quanto sei scemo'. È la struttura della battuta." Qui sta facendo un gioco meta-comico, spiegando il funzionamento stesso dell’umorismo. È un modo per abbattere ulteriormente la tensione e sottolineare che lui è sempre in controllo della situazione, anche quando è il bersaglio delle critiche.
Poi snocciola una serie di battute sulla sua esperienza da americano in Inghilterra: "Sono così scemo da credere che il budino dello Yorkshire fosse un vostro eufemismo per dire 'cacca di cane'." "Ogni volta che qualcuno dice la parola 'Pound', ancora non so se parla di peso o di valuta." Queste osservazioni giocano sul suo essere un outsider, ma anziché viverlo come una debolezza, Ted lo trasforma in un punto di forza. Mostra di essere autoironico e perfettamente consapevole delle sue difficoltà, disinnescando così ogni tentativo di umiliarlo.
Poi passa a prendersi in giro sul suo ruolo di allenatore: "Lo ammetto, non sono un grande allenatore, probabilmente. Sì, sono in questo sport da tre anni ormai, ancora mi viene da ridere quando qualcuno dice: 'Fallo di mano'." Questa è una delle frasi più intelligenti del monologo, perché Ted accetta la sua inesperienza senza scusarsi per essa. Invece di difendersi, si prende gioco di sé stesso, dimostrando che non ha bisogno di convincere nessuno del suo valore.
Poi arriva il momento in cui si concentra sul suo aspetto: "E nemmeno una battuta sul mio aspetto, o sui miei baffi? Insomma, sembro Ned Flanders che fa un Cosplay di Ned Flanders." "Quando parlo sembro il dottor Phil che non ha superato la pubertà."
Queste battute servono a dimostrare che niente può davvero ferirlo, perché lui è il primo a scherzare su sé stesso. È un modo incredibilmente efficace per neutralizzare gli insulti di Nate: se Ted stesso è il primo a ridere di lui, allora gli attacchi perdono qualsiasi potere.
Il monologo si chiude con una battuta cinematografica: "Sono più sognatore di Kevin Costner nel suo campo. Questa… non l’avete capita… sapete, 'L’uomo dei sogni'? Beh, se qui non vi piace il baseball, probabilmente non vi piaceranno neanche i film che ne parlano." Questa chiusura è perfetta perché mostra ancora una volta la sua leggerezza. Dopo tutto ciò che è stato detto, Ted non cerca di chiudere con una dichiarazione forte o con una difesa personale, ma con un’osservazione scherzosa e un riferimento culturale che, volutamente, sa che pochi capiranno. È il suo modo per dire: Non prendo tutto questo troppo sul serio, e nemmeno voi dovreste farlo.
Questo monologo è una dimostrazione perfetta della forza di Ted Lasso. Invece di combattere il fuoco con il fuoco, sceglie di rispondere con umorismo e positività, rifiutando di scendere al livello dell’odio e del risentimento. Ted ammette di non essere un grande allenatore, di essere ingenuo e di avere difficoltà con la cultura inglese, ma lo fa con un sorriso.
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