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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Ted Lasso rivolto alla psicologa sportiva, la Dr. Sharon Fieldstone, è un momento rivelatore del suo carattere e del suo rapporto con la vulnerabilità. Fino a questo punto della serie, Ted è sempre stato il simbolo dell’ottimismo e della resilienza, un uomo che affronta ogni situazione con un sorriso e una battuta pronta. Ma dietro questa facciata si nasconde un dolore profondo che lui stesso fatica ad affrontare.
STAGIONE 2 EPISODIO 7
MINUTAGGIO: 15:00-16:15
RUOLO: Ted
ATTORE: Jason Sudeikis
DOVE: Apple TV
INGLESE
'Cause I think it's bullshit. You don't know me. We don't have history. And yet you just expect me to spill my guts about all the gory details of my life. The fights, the mistakes, my deep dark secrets. But you ain't listening 'cause you care about me. No. No, you're only listening to me 'cause you're paid to listen to me. You're getting paid to just jot down your little notes and diagnose my tears. And then what? Probably just blame it on my folks, right? I mean, you say you're only interested in the truth. And yet here you are, charging an hourly rate for only 50 minutes of work. Like I said, it's bullshit.
ITALIANO
Secondo me è una stronzata. Tu non mi conosci. Non abbiamo trascorsi. Eppure ti aspetti che mi metta a nudo e ti racconti i dettagli più turpi della mia vita. I litigi, gli errori, i miei segreti più oscuri. Ma se mi ascolti non è perché mi vuoi bene. No. Tu mi ascolti solo perché sei pagata per ascoltarmi. Vieni pagata per buttare giù appunti e… e fare una diagnosi sulle mie lacrime. E poi dare la colpa ai miei genitori. Insomma, tu dici che ti interessa solo la verità, ma ti fai pagare un’ora e cinquanta minuti di lavoro. Una vera cazzata, come dicevo.
"Ted Lasso" è una serie che, sotto l'apparenza di una commedia sportiva leggera, si rivela una narrazione stratificata e ricca di sfumature emotive. Creata da Bill Lawrence, Jason Sudeikis, Joe Kelly e Brendan Hunt, la serie ha debuttato su Apple TV+ nel 2020 e si è rapidamente imposta come un prodotto capace di bilanciare umorismo, introspezione e crescita personale.
La storia segue Ted Lasso (Jason Sudeikis), un allenatore di football americano ingaggiato per allenare una squadra di calcio inglese, l’AFC Richmond, nonostante non abbia alcuna esperienza nel calcio europeo.
L’assunzione non è casuale: Rebecca Welton (Hannah Waddingham), la nuova proprietaria del club, vuole distruggere la squadra come vendetta nei confronti del suo ex marito, il precedente proprietario, e pensa che assumere un allenatore incompetente sia il modo migliore per farlo.
Ted arriva in Inghilterra con un atteggiamento genuinamente positivo e un approccio fuori dagli schemi. Nonostante il cinismo iniziale di stampa, tifosi e giocatori, il suo metodo si basa sulla costruzione di fiducia e sul rafforzamento dell’identità della squadra, più che sulla tattica. Nel corso delle tre stagioni, la narrazione si sviluppa non solo attorno alle dinamiche sportive, ma anche ai percorsi di crescita personale dei personaggi.
Prima stagione: accettare il cambiamento
L’inizio è segnato dal contrasto tra l’ottimismo quasi ingenuo di Ted e la freddezza dell’ambiente calcistico britannico. All’interno della squadra, il capitano Roy Kent (Brett Goldstein), un veterano dal carattere burbero, e la giovane star Jamie Tartt (Phil Dunster), arrogante e talentuoso, rappresentano due poli opposti della leadership sportiva. Ted, con il suo metodo poco convenzionale, guadagna gradualmente il rispetto del gruppo, in particolare dell’insicuro Nathan Shelley (Nick Mohammed), inizialmente magazziniere, che Ted promuove a vice-allenatore.
Parallelamente, Rebecca, inizialmente intenzionata a sabotare Ted, si ritrova a cambiare idea, grazie anche all’amicizia con Keeley Jones (Juno Temple), influencer e fidanzata di Jamie, che evolve da semplice presenza mondana a figura chiave nella gestione del club. La stagione si conclude con il Richmond che retrocede, ma con una squadra più coesa e un’idea chiara su come ripartire.
Seconda stagione: affrontare i demoni interiori
Se la prima stagione esplora l’adattamento di Ted a un nuovo mondo, la seconda va più in profondità nel lato emotivo dei personaggi. Ted, nonostante la sua positività, inizia a mostrare segni di attacchi di panico, rivelando un lato più vulnerabile. Il tema della salute mentale prende il centro della scena con l’introduzione della psicologa dello sport Dr. Sharon Fieldstone (Sarah Niles), che sfida Ted a confrontarsi con il dolore irrisolto del suo passato, in particolare la morte del padre.
Nathan, da umile assistente insicuro, diventa sempre più ambizioso e rancoroso, sentendosi trascurato da Ted e sviluppando un’invidia crescente. Il suo arco narrativo culmina con il tradimento, quando lascia il Richmond per unirsi al West Ham, ora di proprietà dell’ex marito di Rebecca.
Intanto, Roy Kent, ritiratosi dal calcio giocato, trova una nuova dimensione come allenatore e partner di Keeley, mentre Jamie, dopo un periodo di crisi, cerca di maturare e diventare un giocatore meno egocentrico. La stagione chiude con tensioni irrisolte e un Richmond pronto a tornare in Premier League.
Terza stagione: chi siamo veramente?
La stagione finale affronta le questioni identitarie di ogni personaggio. Ted deve decidere se restare o tornare negli Stati Uniti per stare con il figlio. Nathan, dopo aver raggiunto il successo al West Ham, si rende conto di aver perso il senso di sé nel suo desiderio di affermazione. Rebecca riflette sul suo ruolo nel club, mentre Roy e Keeley affrontano le difficoltà di una relazione in continua evoluzione.
Sul piano sportivo, l’AFC Richmond, dato per sfavorito, diventa una squadra competitiva grazie a un calcio innovativo ispirato al Total Football, simbolo del superamento dei vecchi schemi e della ricerca di un’identità collettiva. La stagione si conclude con Ted che sceglie di lasciare il club per tornare a casa, Nathan che trova un equilibrio e Rebecca che, anziché vendere il Richmond, lo trasforma in qualcosa di ancora più grande.
Tematiche: più di una serie sportiva
Ted Lasso ribalta il concetto tradizionale di leadership. Il suo metodo non è basato sull’autorità o sulla conoscenza tecnica, ma sulla capacità di comprendere e valorizzare gli altri. Il messaggio è chiaro: vincere non significa solo alzare trofei, ma creare qualcosa di duraturo e significativo.
Salute mentale e vulnerabilità maschile
Uno degli aspetti più innovativi della serie è come affronta la salute mentale, specialmente tra gli uomini. Ted, che all’inizio sembra un ottimista incrollabile, si scopre fragile, segnato da traumi irrisolti. Nathan rappresenta il pericolo dell’insicurezza trasformata in rabbia repressa. Roy Kent, apparentemente duro e inscalfibile, impara a esprimere le proprie emozioni.
Trovare una famiglia fuori dalla famiglia biologica
L’AFC Richmond non è solo una squadra, ma una comunità. Ogni personaggio trova nel club un senso di appartenenza che va oltre il calcio: Rebecca si libera dall’ombra del suo ex-marito, Keeley costruisce una carriera indipendente, Jamie supera il trauma di un padre tossico.
Il concetto di successo
La serie decostruisce l’idea classica di successo. Ted vince senza vincere trofei, Jamie diventa un leader quando smette di pensare solo a sé stesso, Nathan capisce che l’ambizione fine a sé stessa non porta alla felicità.
"Ted Lasso" è una serie che parte da un’idea semplice – un allenatore di football americano nel mondo del calcio inglese – per raccontare qualcosa di molto più profondo: il valore dell’empatia, il peso delle aspettative, la necessità di affrontare i propri demoni. Lo fa con un tono leggero ma mai superficiale, costruendo personaggi credibili e situazioni che parlano a tutti, che si sia tifosi di calcio o meno.
Ted inizia con una dichiarazione brutale e diretta: "Secondo me è una stronzata." Non è una semplice opinione, è un muro che alza immediatamente tra sé e la psicologa. Qui Ted esprime tutto il suo scetticismo nei confronti della terapia, un’idea che percepisce come distante e artificiale. Questo atteggiamento è il risultato di una mentalità molto comune, soprattutto negli uomini della sua generazione e del suo background: l’idea che chiedere aiuto sia un segno di debolezza.
Subito dopo, Ted evidenzia quello che per lui è il problema principale della terapia: "Tu non mi conosci. Non abbiamo trascorsi. Eppure ti aspetti che mi metta a nudo e ti racconti i dettagli più turpi della mia vita. I litigi, gli errori, i miei segreti più oscuri." Qui si vede il conflitto interiore di Ted. Da un lato, il bisogno di proteggere la propria intimità; dall’altro, la consapevolezza che la terapia potrebbe costringerlo a fare i conti con tutto ciò che ha sempre evitato. Per Ted, la fiducia è qualcosa che si costruisce con il tempo, attraverso il rapporto umano, non in una stanza con una persona estranea.
Poi arriva il cuore del suo scetticismo: "Ma se mi ascolti non è perché mi vuoi bene. No. Tu mi ascolti solo perché sei pagata per ascoltarmi. Vieni pagata per buttare giù appunti e… e fare una diagnosi sulle mie lacrime. E poi dare la colpa ai miei genitori." Ted mette in discussione l’autenticità del rapporto tra paziente e terapeuta. Per lui, l’ascolto ha valore solo se nasce da un legame sincero, non da un obbligo professionale. Il fatto che la psicologa venga pagata per ascoltarlo gli fa percepire la terapia come un meccanismo freddo e impersonale, una procedura più che un vero scambio umano.
La frase "E poi dare la colpa ai miei genitori." è particolarmente rivelatrice. Non è solo uno stereotipo sulla psicoterapia, ma un’indicazione chiara del nodo emotivo che Ted sta evitando: il rapporto con il padre e il trauma della sua morte. Anche se non lo dice apertamente, è evidente che teme di dover affrontare verità scomode sul proprio passato.
Chiude con sarcasmo e amarezza: "Insomma, tu dici che ti interessa solo la verità, ma ti fai pagare un’ora e cinquanta minuti di lavoro. Una vera cazzata, come dicevo." Qui Ted riduce la terapia a un semplice scambio economico, tentando di invalidarne il valore. Il suo tono sarcastico è un meccanismo di difesa: minimizzare e ridicolizzare qualcosa lo aiuta a evitare il confronto con il dolore. Ma dietro queste parole c’è un’emozione evidente: la paura di essere vulnerabile.
Questo monologo è uno dei momenti più crudi e sinceri di Ted Lasso. Mostra un lato di lui che raramente emerge: un uomo ferito, arrabbiato e profondamente solo. La sua diffidenza verso la terapia non è un rifiuto razionale, ma emotivo: ammettere di aver bisogno di aiuto significherebbe riconoscere di non poter risolvere tutto da solo, e questo va contro tutto ciò che ha sempre creduto.
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