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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo è un adattamento di Tenebre di Lord Byron, una delle poesie più oscure e apocalittiche mai scritte. Il testo originale, composto nel 1816, rifletteva la paura e la disperazione di un’epoca segnata da eventi catastrofici: l'eruzione del vulcano Tambora nel 1815 aveva oscurato il cielo e portato al "Anno senza estate", causando carestie e devastazione. Byron immaginò un mondo in cui il sole si era spento e l'umanità era condannata all'oscurità eterna.
Nel contesto in cui viene inserito nella serie, questo monologo è una descrizione diretta del mondo post-apocalittico in cui si trovano i personaggi. Le parole di Byron, qui adattate, diventano quasi un'epigrafe per la condizione dell'umanità, un lamento funebre per una civiltà svanita.
STAGIONE 1 EPISODIO 5
MINUTAGGIO: Finale episodio
RUOLO: Kane Bradford
ATTORE: Gerald McRaney
DOVE: Disney+
INGLESE
The world was void. The populace and the powerful was a lump, seasonless, herbless, treeless, manless, lifeless. A lump of death, a chaos of hard clay. Ships, sailor-less, lay rotting on the sea... and their masts fell down piecemeal. As they dropped... they slept on the abyss without waves were dead. The tides were in their grave. The moon, their mistress, had expired before. The winds were withered in the stagnant air... and the clouds perished. Darkness had no need of aid from them. She was the universe.
ITALIANO
Il mondo era vuoto. Prima Popoloso e possente, era un grumo senza stagioni, erbe, alberi, uomini e vita Un grumo di morte. un caos di dura creta. navi senza equipaggio marcivano in mare e gli alberi cadevano in pezzi. Affondavano, giacendo a dormire nell’abisso senza flutti. Le onde, morte, e sepolte le maree. La luna, loro padrona si era spenta presto. Coi venti inariditi nell’aria stagnante, e le nubi dissolte. Le tenebre non avevano bisogno dell’aiuto delle nubi. Era loro, l’universo.
Paradise è una serie che prende il thriller politico e lo fonde con la fantascienza distopica, creando un racconto che esplora il potere, la manipolazione e la sopravvivenza in un mondo in cui le regole del passato non valgono più. Ideata da Dan Fogelman, autore di This Is Us, la serie ha debuttato su Disney+ e ha subito catturato l’attenzione per il suo mix di tensione, mistero e critica sociale. La storia ruota attorno a Xavier Collins (Sterling K. Brown), un agente speciale che un tempo era la guardia del corpo del Presidente degli Stati Uniti, Cal Bradford (James Marsden). Quando il Presidente viene assassinato in circostanze misteriose all’interno di una comunità d’élite, Collins si trova invischiato in un’indagine che lo porta a scoprire segreti inquietanti. Ma c’è un elemento che complica tutto: il mondo non è più quello di prima.
Una catastrofe – inizialmente poco chiara – ha sconvolto il pianeta, lasciando in piedi solo questa comunità chiusa, abitata dai più potenti esponenti del mondo politico ed economico.
A prendere il controllo dopo la morte di Bradford è una donna enigmatica conosciuta come “Sinatra”, un’oligarca senza scrupoli che governa con pugno di ferro e con una visione chiara: proteggere la sua comunità a ogni costo. Mentre Collins cerca la verità sulla morte del Presidente, inizia a rendersi conto che la vera domanda non è solo chi l’abbia ucciso, ma cosa stia accadendo fuori da quella comunità e quale sia il reale stato del mondo.
La serie utilizza una struttura che alterna passato e presente, unendo episodi autoconclusivi incentrati su singoli personaggi con una narrazione più ampia che svela, pezzo dopo pezzo, il quadro generale. I flashback sono essenziali per capire le dinamiche tra i protagonisti, ma anche il declino del mondo esterno e il ruolo che la comunità ha giocato nella crisi globale.
Come già fatto in serie come Lost, Paradise costruisce ogni episodio intorno a un personaggio o a un evento specifico, mantenendo però un filo conduttore che si dipana lungo l’intera stagione. Ci sono momenti di tensione altissima, seguiti da lunghe sequenze più riflessive che esplorano il significato del potere e delle scelte morali.
L’ambientazione trasmette il senso di isolamento e oppressione che pervade la serie. La comunità di Paradise è lussuosa, curata nei minimi dettagli, ma trasmette un’inquietudine costante: dietro l’eleganza si nasconde un mondo marcio, dominato da giochi di potere e manipolazioni. La fotografia, dai toni freddi e asettici, amplifica questa sensazione di controllo e sorveglianza costante.
Dal punto di vista tematico, la serie affronta in modo diretto la lotta tra apparenza e sostanza. Il Presidente, che in teoria è il leader della comunità, si rivela presto una figura quasi impotente, simbolo di come il potere vero sia nelle mani di chi controlla le risorse e le informazioni. Allo stesso modo, la presenza di una psicologa incaricata di rendere la transizione alla nuova realtà il meno traumatica possibile mostra come la manipolazione psicologica sia un’arma tanto potente quanto la forza bruta.
I Personaggi Chiave
Xavier Collins (Sterling K. Brown): Agente dei Servizi Segreti con un passato difficile, è il punto di vista dello spettatore all’interno della storia. La sua indagine sulla morte di Bradford lo porta a scoprire verità che mettono in discussione tutto ciò in cui credeva.
Cal Bradford (James Marsden): Presidente degli Stati Uniti, il cui omicidio è il punto di partenza della serie. Nei flashback scopriamo il suo rapporto con Collins e la sua posizione ambigua all’interno della comunità.
Sinatra: La donna che, dopo la morte di Bradford, assume il controllo della comunità. È spietata e calcolatrice, capace di qualsiasi cosa pur di mantenere il suo potere.
La Psicologa: Figura chiave nella costruzione della nuova società, il suo ruolo è quello di assicurarsi che i superstiti accettino la nuova realtà senza troppe domande. Il suo episodio dedicato è uno dei più affascinanti della stagione.
Paradise prende elementi del thriller politico e li innesta in un contesto fantascientifico che riecheggia molte paure del presente. Il riscaldamento globale, la paranoia per un possibile conflitto nucleare e la crescente influenza delle oligarchie economiche sono tutti temi che trovano spazio nella narrazione. La figura di Sinatra richiama il concetto di un’élite che si erge a salvatrice dell’umanità, ma che in realtà persegue solo il proprio interesse, un tema che ha fatto discutere molto negli Stati Uniti, soprattutto in relazione a figure come Elon Musk e Jeff Bezos.
"Il mondo era vuoto." L'apertura è netta, quasi brutale. Non c'è più niente. È una dichiarazione di fine, senza possibilità di redenzione.
"Prima popoloso e possente, era un grumo senza stagioni, erbe, alberi, uomini e vita." Qui c'è il contrasto tra il passato e il presente. Il mondo era popoloso, pieno di vita e forza. Ora è un grumo, una massa informe e senza più identità. Non ha più stagioni, non ha più movimento, non ha più persone. L’assenza di stagioni è un elemento cruciale. Significa che il tempo stesso si è fermato. Non c’è più il ciclo della vita, non c’è più evoluzione. Il mondo è diventato statico, congelato in una condizione di morte perenne.
"Un grumo di morte. Un caos di dura creta." L’immagine qui si fa ancora più viscerale. Il mondo non è solo morto, è diventato qualcosa di informe e solido. Non c’è più la fluidità della vita, solo materia grezza, come se la terra stessa fosse tornata a uno stato primordiale, senza forma né scopo. "Navi senza equipaggio marcivano in mare e gli alberi cadevano in pezzi." Questa immagine è potentissima. Le navi, simbolo dell’esplorazione, del viaggio, del commercio, sono alla deriva senza nessuno a guidarle. L’umanità, che un tempo solcava i mari e dominava il mondo, non esiste più. Gli alberi, che rappresentano la crescita e la vita, cadono in pezzi. Non vengono abbattuti, non bruciano. Si sgretolano. Anche la natura stessa si sta disfacendo, non perché qualcosa la distrugga, ma perché non ha più un motivo per esistere.
"Affondavano, giacendo a dormire nell’abisso senza flutti." Questa è un'immagine inquietante: le navi non si muovono più, il mare è immobile. Il verbo dormire trasforma il disfacimento in qualcosa di ancora più sinistro: il mondo non sta solo morendo, sta cadendo in un sonno eterno. "Le onde, morte, e sepolte le maree." Le onde sono morte. L’oceano, simbolo di forza inarrestabile, si è fermato. Le maree, che da sempre dipendono dall’attrazione lunare, sono sepolte. Qui si introduce un elemento ancora più catastrofico: se le maree sono morte, significa che la luna stessa è scomparsa o non ha più effetto sulla Terra.
"La luna, loro padrona, si era spenta presto." Questa è una delle frasi più inquietanti del monologo. La luna si è spenta. Non c’è più luce, non c’è più guida notturna. "Coi venti inariditi nell’aria stagnante, e le nubi dissolte." I venti sono inariditi. L’aria, che dovrebbe muoversi, è stagnante. Il pianeta stesso ha smesso di respirare. "Le tenebre non avevano bisogno dell’aiuto delle nubi." Questa frase è geniale nella sua costruzione. Di solito, il buio arriva con le nuvole, con la tempesta. Ma qui no.
"Era loro, l’universo." Questa chiusura è definitiva. Non c’è più un mondo. Non c’è più un pianeta. C’è solo l’oscurità. Le tenebre hanno vinto.
Questo monologo è un'epigrafe funebre per l’umanità. Ma cosa significa davvero? Questo monologo, è un atto di resa. E in un mondo come Paradise, dove il potere si basa sulla speranza e sulla paura, accettare che le tenebre abbiano già vinto è la più grande sconfitta possibile.
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