Monologo - Mazinga in \"ACAB\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Mazinga, interpretato da Marco Giallini, è uno dei momenti chiave della serie ACAB. Questo discorso segna una frattura profonda tra due modi di concepire il lavoro del poliziotto: il metodo violento, diretto e radicato nelle tradizioni più dure del Reparto Mobile, incarnato da Mazinga, e quello idealista, riformista e progressista rappresentato dal nuovo comandante Michele Nobili (Adriano Giannini). È una scena che esplora il conflitto generazionale e culturale all’interno del corpo di polizia, ma anche il senso di appartenenza, tradimento e identità. Mazinga, un veterano indurito da anni di servizio nelle strade di Roma, parla con rabbia e disprezzo a Michele dopo un intervento che non è andato come previsto. Le parole di Mazinga sono cariche di frustrazione e rappresentano un microcosmo del dilemma morale che attraversa tutta la serie: fino a che punto l’ordine si può mantenere con la forza? E cosa succede quando i metodi tradizionali entrano in conflitto con un approccio più etico e "umano"?

Roma non arretra!

MINUTAGGIO: 22:40-23:35

RUOLO: Mazinga
ATTORE:
Marco Giallini
DOVE:
Netflix

ITALIANO


Questo non è il reparto rosa di Senigallia! Hai capito benissimo, “Reparto rosa”. Lo sai che in polizia lo chiamano tutti così! Questa è Roma. E Roma non arretra, mai. Non si nasconde, hai capito? Oggi ci hai mandato indietro come i gamberi: indietro, indietro… Ma lo vuoi capire o no che la Piazza non è quello che c’hai in testa tu. Beh, chiama quelli come te, no? Così magari te danno retta. Tu con noi non ci lavori più. Ci devi dimenticare.

A.C.A.B.

La serie ACAB su Netflix è un’espansione dell’universo narrativo già esplorato dal film di Stefano Sollima e dall’omonimo libro di Carlo Bonini. È un prodotto che affronta in sei episodi i dilemmi morali, le fratture interiori e le contraddizioni di una squadra del Reparto Mobile di Roma, chiamata a operare in una costante tensione tra ordine e caos.


La storia inizia in Val di Susa, durante uno scontro tra il Reparto Mobile e i manifestanti No Tav. È una sequenza intensa, che pone subito al centro il tema principale della serie: il fragile equilibrio tra il compito istituzionale di mantenere l’ordine e le ripercussioni personali di chi è coinvolto in questo ruolo. L’incidente del comandante Pietro Fura (Fabrizio Nardi), gravemente ferito negli scontri, lascia un vuoto che viene riempito dal nuovo comandante Michele Nobili (Adriano Giannini), un poliziotto con una visione più progressista e meno incline all’uso della forza. Questo cambio di leadership scatena attriti interni, in particolare con Ivano Valenti, detto Mazinga (Marco Giallini), un veterano legato ai “vecchi metodi”.


I PERSONAGGI


Mazinga (Marco Giallini): È un uomo che incarna l’archetipo del poliziotto vecchio stampo, abituato a risolvere tutto con la forza. Eppure, al di fuori del lavoro, Mazinga rivela un lato sorprendentemente pacifico, trovando sollievo nella cura delle sue piante. È un personaggio che oscilla tra il disincanto e una forma di ribellione silenziosa contro un sistema che lo ha prosciugato.


Michele Nobili (Adriano Giannini): Un idealista che crede in un approccio riformista, ma che presto si scontra con la realtà brutale della squadra che guida. Il suo passato e i conflitti privati, soprattutto con la moglie e la figlia lasciate a Senigallia, lo rendono un personaggio profondamente umano, incapace di mantenere la distanza tra il lavoro e la vita personale.


Marta Sarri (Valentina Bellè): Madre single e unica donna del gruppo, Marta lotta per bilanciare il suo ruolo di poliziotta e madre con le pressioni di un ex marito violento. Bellè porta una vulnerabilità palpabile al personaggio, che riesce a mantenere un’integrità emotiva anche di fronte alla brutalità del lavoro.


Salvatore Lovato (Pierluigi Gigante): Il personaggio più enigmatico del gruppo, un veterano con un passato militare in Kurdistan, che vive in caserma e coltiva una relazione a distanza mai concretizzata. La sua ossessione per la disciplina lo rende rigido e incapace di stabilire vere connessioni umane.


Un altro elemento significativo è la scelta di concentrarsi sulle conseguenze emotive e psicologiche del lavoro, piuttosto che sui soli eventi esterni. Questo approccio umanizza i personaggi e offre una prospettiva più profonda sul peso che la violenza esercita su chi la vive quotidianamente. Pur mantenendo alcuni elementi del film del 2012, come il personaggio di Mazinga, la serie si distingue per un tono più riflessivo e meno aggressivo. Dove il film era un’esplorazione cruda e diretta della violenza, la serie adotta un ritmo più lento e stratificato, che permette di approfondire i personaggi e le loro storie.

Analisi Monologo

"Questo non è il reparto rosa di Senigallia!": Mazinga inizia con una frase carica di sarcasmo e derisione. Con "reparto rosa", si riferisce al luogo di provenienza di Michele (Senigallia), che associa a un’immagine di debolezza e scarso realismo rispetto alla realtà brutale di Roma. Per Mazinga, Senigallia rappresenta una polizia lontana dalle piazze di fuoco della Capitale, dove ogni giorno si combatte una guerra non dichiarata. La scelta del termine "rosa" ha una connotazione dispregiativa, sottintendendo una mancanza di mascolinità o di durezza necessarie per il loro lavoro. Qui Mazinga sta difendendo il proprio senso di appartenenza al reparto e la sua visione della polizia come baluardo di forza e controllo.


"Questa è Roma. E Roma non arretra, mai. Non si nasconde, hai capito?": Mazinga contrappone Roma a Senigallia, quasi a definire un’identità collettiva della città e del Reparto Mobile. Roma è per lui un simbolo di resistenza, di forza indomabile. La città diventa metafora della squadra e del loro modo di operare: diretto, senza compromessi, senza passi indietro. L’idea di "arretrare" o "nascondersi" è inconcepibile per Mazinga, perché significherebbe tradire i valori su cui ha costruito la sua carriera e la sua stessa identità. "Oggi ci hai mandato indietro come i gamberi: indietro, indietro…": La ripetizione della parola "indietro" rafforza la frustrazione di Mazinga. Questo passaggio evidenzia come egli percepisca le azioni di Michele non solo come inefficaci, ma addirittura dannose per l’intera squadra. Per Mazinga, ogni passo indietro equivale a una sconfitta che mette in pericolo l’autorità e l’ordine che sono il fulcro della loro missione. Michele viene visto come un elemento destabilizzante, incapace di comprendere il linguaggio della "piazza".


"Ma lo vuoi capire o no che la piazza non è quello che c’hai in testa tu?": Qui Mazinga sfida apertamente la visione idealistica di Michele, accusandolo di essere scollegato dalla realtà. La "piazza", per Mazinga, è un campo di battaglia dove l’unico linguaggio compreso è quello della forza. Questa frase sottolinea il tema centrale del conflitto tra teoria e pratica, tra visione e pragmatismo. "Tu con noi non ci lavori più. Ci devi dimenticare.": La conclusione del monologo è una vera e propria dichiarazione di esclusione. Mazinga non riconosce più Michele come parte del gruppo. Questo momento è cruciale perché ribadisce l’idea del Reparto Mobile come una "tribù" con regole proprie, in cui chi non si conforma viene emarginato. È una chiusura definitiva, che spinge Michele a fare i conti con la sua posizione e il suo ruolo.

Conclusione

Il monologo di Mazinga è un momento di rottura emotiva e narrativa nella serie, ma una rappresentazione del conflitto tra due filosofie opposte. Mazinga è una voce che rappresenta la parte più radicata e tradizionalista delle forze dell’ordine, dove la violenza e la lealtà al gruppo sono le uniche risposte al caos della società. La scena mette lo spettatore di fronte a un dilemma morale: chi ha ragione? Mazinga, con il suo approccio brutale ma efficace, o Michele, che tenta di portare un cambiamento necessario ma forse utopico? La risposta, come spesso accade in ACAB, non è netta.

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