Monologo - Mila Kunis in \"Quattro buone giornate\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Molly (Mila Kunis) in Quattro Buone Giornate è uno dei momenti più crudi ed emotivamente devastanti del film. È una confessione in piena regola, un atto di trasparenza che lascia poco spazio all'illusione o all'autoindulgenza. Questo monologo non è solo una descrizione del ciclo distruttivo della dipendenza, ma anche un grido di disperazione e, allo stesso tempo, un tentativo disperato di ristabilire un dialogo con la madre.

Essere una tossica

MINUTAGGIO: 55:16-59:01

RUOLO: Molly
ATTRICE:
Mia Kunis
DOVE:
Netfix



INGLESE


Okay, so, um… I guess some of you may have heard about the heroin epidemic. Um… So, I, uh… I was a straight A student who never graduated high school. I live at home with my mom, but last week I was sleeping on the streets. Don’t have a job. Or any job skills or a dollar to my name. Some of my teeth aren’t even mine. See that, um, that lady in the back. It’s my mom. She drove me here today because I, uh… my license was suspended because of so many DUIs. But even if I did have my license, she wouldn’t trust me with her car. Because I have… I have robbed her blind. Money, jewelry, credit cards. And I have… degraded myself for drugs, in ways… In ways that you don’t want to know. The only thing… The only thing I care about is getting high because getting high makes me forget about the mess that I have made of my life getting high. Do you know how many times that I have told myself that? That I’m not going to let myself steal to get high? That I’m not gonna let myself lose custody of my children to get high? That I’m not gonna let myself stab a needle into my arm? I’m not going to let myself stab it into my chest. I have woken up almost every morning for the past couple of years and told myself that this is it. That today… Today I’m not going to get high. And an hour, an hour later, I am meeting up with my dealer to get high. I fail every single day. I’m so sorry, Mom.



ITALIANO


Si, ok, allora… molti di voi avranno sentito parlare dell’epidemia di eroina. Ehm… ok… Ah, dunque, io… ero una studentessa modello, che… non ha conseguito il diploma. Vivo a casa di mia madre, ma la scorsa settimana… ho dormito per strada. Non ho un lavoro, né una qualifica professionale, né un dollaro che mi appartenga. E molti dei miei denti non sono neanche… i miei. Vedete quella signora, in fondo? E’ mia madre. Lei mi ha portato qui. Perché, ecco… mi hanno tolto la patente, perché… spesso guidavo fatta. Ma tanto anche se ce l’avessi la patente non mi darebbe mai la macchina. Perché io l’ho sempre derubata. Soldi, gioielli, carte di credito… E mi sono… mi sono… degradata in molti modi per la droga. In modi… in modi che non vorreste conoscere. La sola cosa… la sola cosa di cui mi importa è farmi una dose, perché farmi una dose mi fa dimenticare dello sfacelo in cui ho mandato la mia vita per una dose. Sai quante volte mi sono ripetuta la stessa cosa? Che non avrei permesso a me stessa di rubare, per una dose? Che non avrei permesso a me stessa di perdere la custodia dei miei figli per una dose? Che non avrei permesso a me stessa di ficcarmi un ago, che non avrei permesso a me stessa di ficcarmelo nel petto? Mi sono svegliata quasi tutte le mattine in passato, negli ultimi anni, dicendo a me stessa: "Ora è finita. Da oggi, da oggi non mi farò più una dose". E un’ora dopo, un’ora dopo mi vedevo con lo spacciatore per farmi una dose. Continuo a fallire ogni singolo giorno. Mi dispiace tanto, mamma.

Quattro buone giornate

"Quattro Buone Giornate" (Four Good Days, 2020) è un intenso dramma diretto da Rodrigo García, che si concentra sul rapporto logorato e fragile tra una madre e sua figlia, messo alla prova da anni di dolore, dipendenze e tentativi di redenzione. Il film si ispira a un articolo del 2016 scritto da Eli Saslow per il Washington Post, intitolato "How’s Amanda? A Story of Truth, Lies and an American Addiction", che esplora le complessità della dipendenza da oppiacei e il suo impatto sulle relazioni familiari. La storia si svolge in un contesto estremamente intimo e dolorosamente realistico. Molly (interpretata da Mila Kunis) è una giovane donna che combatte da anni contro una grave dipendenza da eroina. Dopo l'ennesima ricaduta, si presenta alla porta di sua madre Deb (Glenn Close), implorando aiuto. Il loro rapporto è logoro, segnato da un passato di bugie, promesse infrante e dolore reciproco. Deb, stanca di soffrire per i continui tradimenti emotivi di Molly, è inizialmente riluttante ad accoglierla, ma decide comunque di offrirle un'ultima possibilità.


Il fulcro narrativo del film si basa su una speranza fragile e condizionata: Molly ha l'opportunità di ricevere un'iniezione di un farmaco che le impedirebbe di provare piacere dall'assunzione di oppiacei, ma per poterla fare deve rimanere pulita per quattro giorni consecutivi. È un'impresa che sembra semplice sulla carta, ma che, per chi ha vissuto la dipendenza, diventa un calvario emotivo e fisico.


Nel corso di quei quattro giorni, madre e figlia si ritrovano a confrontarsi con il peso del loro passato condiviso: le scelte sbagliate di Molly, i sacrifici di Deb e il senso di colpa di entrambe. Il film si addentra nelle sfide quotidiane del recupero, non solo per chi è dipendente, ma anche per chi è intorno a loro, esplorando il tema della fiducia e di come essa possa essere ricostruita, un passo alla volta.

Analisi Monologo

La scena si svolge durante una riunione di gruppo, dove Molly è chiamata a condividere la sua storia. Questo contesto amplifica l’impatto delle sue parole, perché ogni frase è pronunciata non solo davanti alla madre, ma anche a un gruppo di estranei che, pur avendo vissuto esperienze simili, rappresentano una sorta di specchio collettivo. Molly comincia il suo discorso in modo incerto, quasi balbettante – "Sì, ok, allora… molti di voi avranno sentito parlare dell’epidemia di eroina". La sua esitazione riflette anche la difficoltà di mettere a nudo i propri fallimenti davanti a persone che conoscono il peso della dipendenza.


La confessione diventa presto un ritratto implacabile di autodistruzione. Ogni frase aggiunge un tassello al quadro desolante della vita di Molly: da studentessa modello a senzatetto, da madre a donna che ha perso la custodia dei figli, da figlia a ladra che ha derubato la madre più volte. La lista di errori, perdite e degradazioni cresce in modo quasi insostenibile, portando lo spettatore a confrontarsi con la brutalità della dipendenza. La ripetizione della parola "dose" enfatizza l’ossessione di Molly e il modo in cui la droga è diventata il centro assoluto della sua esistenza, spazzando via ogni altra cosa. Uno degli aspetti più devastanti del monologo è la descrizione del ciclo compulsivo della dipendenza, che Molly espone senza sconti: "La sola cosa… la sola cosa di cui mi importa è farmi una dose, perché farmi una dose mi fa dimenticare dello sfacelo in cui ho mandato la mia vita per una dose." La struttura circolare della frase riflette il circolo vizioso della tossicodipendenza: la droga distrugge la sua vita, ma diventa anche il mezzo per sopportare la distruzione stessa. Questo paradosso è il cuore della lotta di Molly, e lo spettatore non può fare a meno di percepire l'impotenza che trasuda da ogni parola.


Il passaggio in cui Molly parla delle promesse fatte a se stessa – "Mi sono svegliata quasi tutte le mattine… dicendo a me stessa: Ora è finita. Da oggi, da oggi non mi farò più una dose." – è particolarmente straziante. Qui, il monologo tocca il tema del fallimento quotidiano, una realtà che schiaccia ogni tentativo di risalita. Il tono monotono e quasi rassegnato con cui Kunis pronuncia queste parole suggerisce che Molly ha perso la capacità di credere in se stessa.


Questo aspetto rende la scena ancora più dolorosa, perché lo spettatore è costretto a confrontarsi con l'idea che la forza di volontà da sola non basta a combattere una dipendenza così radicata. Nonostante la confessione sia apparentemente diretta al gruppo, il monologo è intriso di riferimenti alla madre di Molly, che è presente tra il pubblico. Molly si scusa esplicitamente alla fine – "Mi dispiace tanto, mamma." – ma ogni frase precedente è un modo implicito per chiedere perdono. La sua ammissione di aver rubato soldi e gioielli e di aver guidato sotto l’effetto di droghe serve non solo a riconoscere i propri errori, ma anche a spiegare alla madre che questi comportamenti non sono stati il frutto di una cattiveria intenzionale, ma della dipendenza che ha preso il controllo di ogni aspetto della sua vita.


Le scuse di Molly ,non sono semplici o prive di conflitto. Mentre da un lato chiede perdono, dall’altro sembra quasi dichiarare l’impossibilità di essere salvata: "Continuo a fallire ogni singolo giorno." Questo dualismo – il desiderio di redenzione contrapposto alla sensazione di essere intrappolata – rende il monologo autentico e dolorosamente umano.

Conclusione

Il monologo di Molly in Quattro Buone Giornate è una confessione cruda che rappresenta la disumanizzazione della tossicodipendenza e il devastante impatto che essa ha sulla vita di una persona e sulle sue relazioni. È una scena che non lascia spazio a speranze illusorie, ma al contempo suggerisce un barlume di umanità nella volontà di Molly di affrontare il proprio passato e chiedere perdono alla madre.

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