Monologo Milva The Witcher 4

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~ LA REDAZIONE DI RC

Analisi del monologo di Milva in "The Witcher 4"

Il monologo di Milva in The Witcher 4 è un intenso racconto di sopravvivenza, trauma e consapevolezza. In meno di due minuti, questo testo rivela la trasformazione di un personaggio abituato a combattere per gli altri, ma restio a lasciarsi amare. Analizzarlo per un’audizione significa lavorare su emozioni trattenute, ritmo narrativo e vulnerabilità nascosta. 

  • Scheda del monologo

  • Contesto del film

  • Testo del monologo (estratto+note)

  • Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa

  • Come prepararlo per un'audizione

  • Finale del film (con spoiler)

  • FAQ

  • Credits e dove trovarlo

Scheda del monologo

Serie: The Witcher 4 (2025)
Personaggio: Milva
Attrice: Meng'er Zhang
Minutaggio: 11:30-14:00 (Ep 5)

Durata: 3 minuti 30 secondi

Difficoltà: Media gestione controllata delle emozioni 

Emozioni chiave Dolore sedimentato, Senso di colpa e distacco emotivo Sopravvivenza e empatia frenata

Contesto ideale per un attore ruoli femminili forti, segnati dal passato ma ancora capaci di credere in un senso.

Dove vederlo: Netflix

Contesto della serie "The Witcher 4"

Dopo una terza stagione in cui le relazioni tra Geralt, Ciri e Yennefer venivano messe a dura prova da tradimenti, separazioni e battaglie sempre più epiche, The Witcher 4 rappresenta un punto di svolta. È la stagione dove le illusioni si rompono, le alleanze si frantumano e ogni personaggio viene costretto a fare i conti con il proprio destino. Il mondo è cambiato. Nilfgaard avanza, i regni del Nord sono divisi, e la magia è stata compromessa da un nemico che lavora nell’ombra: Vilgefortz, un mago che mira a utilizzare Ciri per scopi ben più grandi della conquista politica. Ma la ragazza non è dove dovrebbe essere. Dopo essere scappata alla fine della stagione precedente, Ciri si nasconde tra un gruppo di criminali, sotto un nuovo nome, mentre tutti – Geralt, Yennefer, Emhyr, Vilgefortz – la cercano per motivi diversi.

A cambiare è anche il tono. La stagione abbandona la struttura classica da “viaggio fantasy” per diventare un road drama crudo, disperato e profondo, dove ogni personaggio affronta qualcosa che non può combattere con la spada o con la magia: la perdita, il rimpianto, l’identità, il peso del sangue. Geralt non è più l’eroe invincibile. Yennefer non è più solo una maga potente. Ciri non è più solo la ragazza da proteggere. 

Testo del monologo + note

Il mio patrigno mi ha insegnato cos’è la paura. In cambio io gli ho insegnato cos’è la sofferenza. La rabbia mi ha sopraffatta, e ne è valsa la pena. Ho fatto il necessario per sopravvivere da sola. E presto, ho capito che potevo aiutare le persone come me. Le Driadi mi hanno offerto rifugio dopo averle salvate. Ho trovato una casa con loro a Brokilon. Scortavo gli Scoia’tael nella foresta, per proteggerli dagli umani. Ma a volte mi sentivo come la morte che conduce le anime nell’aldilà. Loro vivevano volutamente nel presente, ignorando l’oscurità che li circondava. Ma io mi sono tenuta a distanza, meglio non affezionarsi troppo. Fino all’ultima missione… quando finalmente ho capito il vero motivo del loro fervore. Quel legame, la ricerca della gioia, era per dimenticare la situazione. C’è stata un’imboscata il giorno dopo, sono morti tutti. Tornata a Brokilon ho trovato un nuovo compito. Un witcher bisognoso di cure.  

“Il mio patrigno mi ha insegnato cos’è la paura.” : apertura ferma ma sommessa; tono asciutto, senza tremore;

“In cambio io gli ho insegnato cos’è la sofferenza.: leggero cambio di ritmo, più tagliente; 

“La rabbia mi ha sopraffatta, e ne è valsa la pena.”: accento deciso su “rabbia”; piccolo sorriso di sfida a “ne è valsa la pena”; 

“Ho fatto il necessario per sopravvivere da sola.”: tono pratico, non eroico; voce più piana, sincera; 

“E presto, ho capito che potevo aiutare le persone come me.” : respiro profondo prima di iniziare la frase; tono più caldo, quasi materno; 

“Le Driadi mi hanno offerto rifugio dopo averle salvate.”: tono più descrittivo, quasi narrativo;

“Ho trovato una casa con loro a Brokilon.”“Brokilon” con affetto e nostalgia; pausa breve prima, come a onorare quel nome; 

“Scortavo gli Scoia’tael nella foresta, per proteggerli dagli umani.”: tono più concreto, ritmo più deciso; piccola pausa dopo “foresta”; 

“Ma a volte mi sentivo come la morte che conduce le anime nell’aldilà.”: rallentare il ritmo, lasciare spazio alle immagini; 

“Loro vivevano volutamente nel presente, ignorando l’oscurità che li circondava.”: tono osservativo, leggermente amaro;

“Ma io mi sono tenuta a distanza, meglio non affezionarsi troppo.”: abbassare il tono, più intimo; piccola pausa dopo “distanza”; 

“Fino all’ultima missione…”: sospensione. 

“Quando finalmente ho capito il vero motivo del loro fervore.”: tono riflessivo, voce più leggera; piccola pausa dopo “capito”; 

“Quel legame, la ricerca della gioia, era per dimenticare la situazione.”: frase più continua, ritmo fluido; voce dolce e triste; 

“C’è stata un’imboscata il giorno dopo, sono morti tutti.”: breve pausa prima di “sono morti tutti”; 

“Tornata a Brokilon ho trovato un nuovo compito.”: respirare, tono calmo ma deciso;

“Un witcher bisognoso di cure.”: chiusa dolce e ironica;

Analisi del monologo di Milva in "The Witcher 4"

Il monologo di Milva in The Witcher 4, pronunciato nell’episodio 5, è un racconto in prima persona che mescola trauma, sopravvivenza, distacco emotivo e redenzione. La scena ha luogo attorno al fuoco, in un momento di tregua e condivisione, in cui diversi personaggi raccontano la loro storia. Milva rompe il silenzio con un ricordo che pesa come un macigno, ma che rappresenta anche l'inizio del suo percorso di guarigione.

Il monologo si divide in tre blocchi:

Trauma e vendetta personale – Milva apre con una confessione tagliente: il patrigno le ha insegnato la paura, ma lei ha risposto con la sofferenza. È una frase che brucia, sia per chi ascolta che per chi la pronuncia. Qui il focus è sulla rabbia come impulso di sopravvivenza, sul rifiuto dell’oppressione, e sulla scelta consapevole di usare la violenza come risposta al dolore. Sopravvivenza e isolamento – Dopo la vendetta, Milva racconta la sua vita come combattente. Trova rifugio tra le Driadi, protegge gli Scoia’tael, ma rimane sempre distante. In questa parte il tono si fa più descrittivo, più “adulto”: non è più la ragazza ferita, è una combattente che ha imparato a vivere nel mondo. Tuttavia, il suo isolamento emotivo è ancora evidente. Qui emerge un concetto fondamentale: la distanza come meccanismo di difesa, per non affezionarsi, per non soffrire.

Rivelazione e nuova speranza – Il momento più emotivo del monologo arriva alla fine, quando Milva parla dell’ultima missione. È lì che comprende il senso profondo di quel legame tra guerrieri: la gioia come atto di resistenza. Capisce che ciò che aveva sempre evitato – la connessione con gli altri – era ciò che dava forza ai suoi compagni. Dopo l’imboscata e la morte di tutti, ritorna a Brokilon e trova un nuovo scopo: curare un witcher. Il ciclo si chiude con una scelta di cura, non di vendetta. È il momento in cui Milva smette di scappare e comincia a costruire qualcosa.

Il finale di "The Witcher 4" (Spoiler alert)

Dopo otto episodi, The Witcher 4 ci lascia con una serie di eventi che cambiano radicalmente il futuro dei protagonisti. I fili della trama si stringono attorno a tre grandi momenti che segnano il finale. L’episodio 8 si chiude con una delle sequenze più violente e dolorose dell’intera saga: Leo Bonhart, il cacciatore di witcher, massacra brutalmente tutti i Ratti, il gruppo di ladri e reietti con cui Ciri aveva stretto un legame. Lei arriva troppo tardi e viene catturata. Qui non si parla più di “discesa nell’oscurità”. Ciri è dentro. Costretta a guardare i corpi dei suoi amici, legata e impotente, urla il nome di Geralt, come se fosse un richiamo ancestrale. Ma non è solo un grido d’aiuto: è la rottura definitiva dell’illusione di poter avere una vita normale.

Nel frattempo, Geralt combatte una battaglia al fianco della Regina Meve e riceve il titolo di Cavaliere di Rivia. Una scena solenne, piena di onore e riconoscenza. Ma nel volto di Geralt c’è solo silenzio. Il suo sguardo è vuoto. È un’onorificenza che non cercava, e che non colma il senso di fallimento che lo accompagna. Ha capito che non ha protetto Ciri, che qualcosa di irreparabile è accaduto, e che il suo viaggio è appena diventato una guerra. L’ultima scena mostra Emhyr che, dopo aver scoperto la verità sulla falsa Ciri, attiva una caccia al Witcher con una creatura misteriosa capace di fiutare l’odore del Lupo Bianco. Siamo ben oltre la rivalità politica o militare: Geralt ora è il bersaglio diretto dell’Imperatore. Emhyr vuole sua figlia. Vilgefortz la vuole per dominarla. E Ciri… è sola.

Credits e dove vederlo

Registi: Sergio Mimica-Gezzan

Sceneggiatura: Lauren Schmidt Hissrich
Produttore: Mike Ostrowski

Cast: Liam Hemsworth (Geralt), Freya Allan (Ciri), Anya Chalotra (Yennefer), Mahesh Jadu (Vilgefortz), Laurence Fishburne (Regis)

Dove vederlo: Netflix

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